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Sintesi storica - Dott. Faustino Nazzi

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povero" d’acqua, ancora friulano. Presso Biarzo, dal longobardo-friulano "Bearz-terreno<br />

erboso attiguo alla casa" (PIRONA 1979 ad vocem), nel 1456 si indica come confine "lu chiamp<br />

del noiar" dal friulano "chiamp-campo", "noiâr-noce" (TORE 1982, p. 23). Nel 1535, ancora a<br />

Biarzo, si indica un campo sito "in loco dicto chiamp grant" (AMC Def n. 14, 6-11-1535), in<br />

friulano "chiamp-campo", "grant-grande".<br />

In conclusione la lingua proprietaria è cividalese-friulana. La strada che passa per<br />

Purgessimo e prosegue verso San Leonardo, è detta "via publica Sclabonescha" (AMC Def n. 8,<br />

6-1-1375 e Def n. 32, agosto 1587, p. 166); quella invece che da Cividale, sulla destra del Natisone,<br />

scavalca il fiume al ponte della cappella di San Quirino e prosegue per San Pietro e Plezzo, è<br />

detta "via theutonica" (AMC Def n. 32, 17-7-1587, p. 166). Questo dice che la via che porta a San<br />

Leonardo si "ferma" per così dire tra gli slavi, quella che passa per San Pietro-Caporetto, dove<br />

si biforca per Plezzo e Tolmino porta all’"estero", nelle terre austriache, dove il carattere<br />

istituzionale è dato dal popolo tedesco. Sono tedeschi d'altronde i mercanti del ferro della<br />

Carinzia, vitale per l'industria di Cividale (AMC Def n. 32, 17-7-1587, p. 166).<br />

L’insediamento slavo ai confini orientali è un capitolo della colonizzazione slava<br />

dell’intera regione friulana, pianificata dai patriarchi e dalla nobiltà a conclusione delle<br />

scorrerie ungaresche. Già P.S. Leicht affermava che "nulla permette di credere che nei tempi<br />

longobardi, gli Slavi fossero stabilmente assisi nelle Valli del Natisone e dell'Isonzo e lo<br />

stesso si deve dire dei tempi Franchi" (LEICTH 1925, p. 1). Vi si aggiungo oggi i maggiori<br />

storici tedeschi, italiani e sloveni: "Il Merkù ha proposto di far scorrere in avanti l’epoca<br />

delle immigrazioni slave nei territori orientali del Friuli e sul Carso, le quali si sarebbero<br />

succedute in più fasi cronologiche e con varia consistenza fino all’undicesimo secolo.<br />

Secondo Brigitta Mader, in uno studio in lingua tedesca, mancherebbero in tutta la<br />

toponomastica slava delle valli a est del Friuli attestazioni di arcaismi fonetici e morfologici<br />

tipici dell’Alpenslawisch (riportate alla fine del secolo VI), ben ricostruibili invece ancora<br />

oggi in Carinzia e nella Carniola, regioni in cui l’insediamento slavo risulta<br />

documentariamente databile dalla fine del secolo VI. Per esempio non ci sarebbero idronomi<br />

friulani di matrice slava con terminazione in –ika, ma solo in –izza (cfr. Lusnizza, Stermizza,<br />

Ugovizza, Lestizza, Goricizza ecc.), suffisso che nella forma attuale conserva l’esito di una<br />

fase affermatasi solamente intorno al secolo XI. Inoltre, se davvero rispecchiassero aspetti<br />

fonetici e tratti linguistici del più antico sloveno, toponimi quali Platischis, Prapotischis,<br />

Sella dovrebbero suonare, rispettivamente, *Paltischis, *Parpotischis, *Sedla o simili" (FRAU<br />

2000, p. 428).<br />

Quartese ♣ Il quartese di San Pietro procedeva in modo autonomo, ma dal 1350 circa<br />

l'intero quartese della Schiavonia diviene "quartese di San Leonardo" e la ragione non è<br />

proprio evidente.<br />

Il quartese è un prelievo di carattere feudale o dominicale da parte del Capitolo di Cividale<br />

su un numero fisso di mansi (25 campi circa cd.), concessi dai patriarchi per il funzionamento<br />

del capitolo. La pieve di San Leonardo conta n. 96 mansi per un totale di 2400 campi; la pieve<br />

di San Pietro ne conta n. 221 pari a 5525 campi. In sintesi nella Schiavonia il capitolo preleva<br />

il quartese su un totale di 317 mansi pari a 7925 campi circa.<br />

Accanto a questi beni di competenza feudale del capitolo per donazione patriarcale vi<br />

erano le proprietà di vari signori feudali, sui quali a suo tempo verrà fissato un tot per la paga<br />

del vicario locale con un contratto definito nell'arengo della pieve. All'epoca<br />

dell'insediamento ad ogni manso corrispondeva una famiglia che pagava la tassa detta<br />

"arcinasio" pari a 16 soldi (AMC Def n. 28, 22-1-1559) che rimaneva tale anche in caso di<br />

divisioni successive del manso ed il nome del capofamiglia originario non di rado lascerà il<br />

proprio nome al piccolo villaggio: si pensi a Domenis.<br />

Bisogna giungere al 1784 per tornare alla distinzione dei due quartesi: San Pietro per<br />

ducati 115 (AMC Def I, 19-6-1784) e San Leonardo per ducati 80 (AMC Def n. 56, 19-6-1784). Il<br />

capitolo non sa più spiegarsi la procedura da lui stesso introdotta quattro secoli prima. Forse,<br />

diciamo noi, l'origine della dizione "quartese di San Leonardo" dipende dal fiume Natisone:<br />

la sinistra con la Banca di Merso, la destra con quella di Antro. La pieve di San Leonardo nei<br />

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