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parte III - IReR

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Mentre il Parini scrive<br />

E uscir dal teschio ove fuggìa la luna<br />

L’upupa a svolazzar su per le croci…<br />

Sparse<br />

per la funerea campagna<br />

E l’immonda accusar col luttuoso<br />

Singulto i rai, si che son pie le stelle<br />

Alle obliate sepolture<br />

Upupe e gufi e mostri avversi al sole!<br />

Numerose le dicerie sul gufo. E’ scritto fra l’altro “ponendo il cuore ed il piede<br />

del gufo dritto su di una persona addormentatata questa diceva tutto ciò che aveva<br />

fatto e rispondeva alle domande. Poste le stesse parti del gufo sotto le ascelle i<br />

cani non potevano abbaiare dietro alla persona che li portava, appendendo inoltre<br />

il fegato di questo pennuto ad un albero, tutti gli uccelli vi si raccoglievano<br />

sopra”.<br />

Si credeva anche che le zampe di una tortora appese ad un albero bloccassero<br />

la fruttificazione.<br />

Appendendo le penne dell’ala destra di un merlo, con un filo rosso, in una casa<br />

non ancora abitata nessuno avrebbe potuto prender sonno finché. Se invece si<br />

poneva il cuore sulla testa di un addormentato e si interrogava raccontava tutto<br />

quanto gli era accaduto nella giornata.<br />

Se si mangiava un picchio con sale benedetto si era immuni da ogni sortilegio e<br />

anche dalle fattucchiere.<br />

Il picchio verde e la gazza, si credeva, conoscevano un’erba magica capace di<br />

spezzare il ferro. Così quando si chiudeva con un tappo di metallo l’ingresso al<br />

nido (collocato sempre nel cavo di un albero) del picchio o se si metteva una rete<br />

di metallo attorno ad un nido di gazza (costruito fra i rami) non si era sicuri di<br />

aver definitivamente imprigionato gli uccelli.<br />

Si credeva che il succiacapre succhiasse il latte dalle capre stesse che<br />

diventavano poi cieche, come scrive Plinio il Vecchio.<br />

Il richiamo della magia<br />

Per gli antichi l’universo era una magia da scoprire ogni giorno un po’di più e gli<br />

uccelli ne facevano <strong>parte</strong>. Nella speranza del bene e nella paura del male.<br />

Perché l’esser padroni dell’aria li ha sempre resi suggestivi e persino invidiati.<br />

Canto e volo li svelavano araldi del mito o, comunque, <strong>parte</strong>cipi d’un mondo<br />

precluso a chi, uomo od altri animali, era legato alla terra. Proprio come accade<br />

anche oggi presso alcune tribù rimaste prigioniere delle loro capanne di fango.<br />

Ma anche fra i volatili ce n’erano alcuni più misteriosi di altri, ancor più vicini<br />

alla divinità o considerati essi stessi dispensatori di magia. Ad accentuare il<br />

mistero anche gli angeli (il nome ànghelos significa, in greco, messaggero) che<br />

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