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Mentre il Parini scrive<br />
E uscir dal teschio ove fuggìa la luna<br />
L’upupa a svolazzar su per le croci…<br />
Sparse<br />
per la funerea campagna<br />
E l’immonda accusar col luttuoso<br />
Singulto i rai, si che son pie le stelle<br />
Alle obliate sepolture<br />
Upupe e gufi e mostri avversi al sole!<br />
Numerose le dicerie sul gufo. E’ scritto fra l’altro “ponendo il cuore ed il piede<br />
del gufo dritto su di una persona addormentatata questa diceva tutto ciò che aveva<br />
fatto e rispondeva alle domande. Poste le stesse parti del gufo sotto le ascelle i<br />
cani non potevano abbaiare dietro alla persona che li portava, appendendo inoltre<br />
il fegato di questo pennuto ad un albero, tutti gli uccelli vi si raccoglievano<br />
sopra”.<br />
Si credeva anche che le zampe di una tortora appese ad un albero bloccassero<br />
la fruttificazione.<br />
Appendendo le penne dell’ala destra di un merlo, con un filo rosso, in una casa<br />
non ancora abitata nessuno avrebbe potuto prender sonno finché. Se invece si<br />
poneva il cuore sulla testa di un addormentato e si interrogava raccontava tutto<br />
quanto gli era accaduto nella giornata.<br />
Se si mangiava un picchio con sale benedetto si era immuni da ogni sortilegio e<br />
anche dalle fattucchiere.<br />
Il picchio verde e la gazza, si credeva, conoscevano un’erba magica capace di<br />
spezzare il ferro. Così quando si chiudeva con un tappo di metallo l’ingresso al<br />
nido (collocato sempre nel cavo di un albero) del picchio o se si metteva una rete<br />
di metallo attorno ad un nido di gazza (costruito fra i rami) non si era sicuri di<br />
aver definitivamente imprigionato gli uccelli.<br />
Si credeva che il succiacapre succhiasse il latte dalle capre stesse che<br />
diventavano poi cieche, come scrive Plinio il Vecchio.<br />
Il richiamo della magia<br />
Per gli antichi l’universo era una magia da scoprire ogni giorno un po’di più e gli<br />
uccelli ne facevano <strong>parte</strong>. Nella speranza del bene e nella paura del male.<br />
Perché l’esser padroni dell’aria li ha sempre resi suggestivi e persino invidiati.<br />
Canto e volo li svelavano araldi del mito o, comunque, <strong>parte</strong>cipi d’un mondo<br />
precluso a chi, uomo od altri animali, era legato alla terra. Proprio come accade<br />
anche oggi presso alcune tribù rimaste prigioniere delle loro capanne di fango.<br />
Ma anche fra i volatili ce n’erano alcuni più misteriosi di altri, ancor più vicini<br />
alla divinità o considerati essi stessi dispensatori di magia. Ad accentuare il<br />
mistero anche gli angeli (il nome ànghelos significa, in greco, messaggero) che<br />
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