parte III - IReR

Capitolo 9
Leonardo e gli uccelli
Leonardo e il suo sogno nel cielo
I 17 fogli del “Codice sul volo degli uccelli”
C’è un’ala nel sogno di ciascuno e disegna la voglia d’andare lassù. “Oltre le
stelle” cantavano i poeti fino a quel lontano giorno in cui fu raggiunta per la prima
volta la Luna. E il tentativo di Icaro, incastonato in eterno nel Mito, riassunse fino
alla prima metà del secolo scorso il desiderio di tutti. Anche di Leonardo da Vinci.
Era un ornitologo appassionato, ma guardava agli uccelli con la mente dello
scienziato e considerava il volo un immenso mistero da districare perché non
doveva rimanere sogno la voglia di rimaner sospesi nell’aria, come se il cielo
fosse un’intricata rete di strade precluse a tutti fuorché agli alati. Vi lavorò a lungo
a Milano, sempre affascinato dalla natura degli uccelli, dal mistero di quel loro
andarsene dalla terra e rimaner sospesi nel vuoto come tanti misteriosi funamboli
dell’aria.
Cominciò gli studi essendo consapevole del gran vuoto che altri avevan
lasciato e dell’immenso cammino di cui sarebbe riuscito, forse, a percorrere
solamente un tratto.
Mai però gli venne meno la fiducia, come accade ad ogni scienziato vero, e fu
questo a fargli profetizzare che l’uomo avrebbe conquistato lo spazio scrivendo
che “tanta forza si fa colla cosa incontro all’aria quanta l’aria contra alla cosa” ed
aggiungeva poi un’osservazione fondamentale, ed è il primo a farla.
“Vedi l’ali, percosse contro all’aria fa sostenere la pesante aquila nella suprema
sottile aria all’elemento foco, ancora vedi la mossa aria sopra al mare ripercossa
nelle gonfiate vele far correre la carica e pesante nave, si che per queste assai
dimostrative e assegniate ragioni potrai cognoscere l’uomo colle sue congegnate e
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