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Anche lei ora è un uccello ma conscia della sua colpa<br />
Fugge gli sguardi e la luce, celandosi<br />
Per vergogna nelle tenebre,<br />
e da tutti è scacciata in tutto il cielo.<br />
Antico, re di Siria, volle che sulle sue monete fosse inciso un leone, simbolo di<br />
forza, ed una civetta, a significare la sapienza.<br />
Molte monete ateniesi avevano come immagine una civetta tanto che il rapace<br />
divenne anche sinonimo di danaro<br />
Secondo Artemidoro, qualora un navigante o un viandante avesse scorto una<br />
civetta o un altro uccello notturno il viaggio non sarebbe stato senza pericoli: il<br />
primo avrebbe incontrato tempeste, il secondo invece briganti.<br />
Presso gli antichi, ma ancor oggi, evocava numerosi simboli fra cui ebbero<br />
preminenza la notte e la morte.<br />
Giovanni Pascoli lo ricorda in una sua struggente poesia.<br />
Morte, che passi per il ciel profondo<br />
Passi con ali molli come fiato<br />
Con gli occhi aperti sopra il triste mondo<br />
Addormentato;<br />
Morte, lo squillo acuto del tuo riso<br />
Unico muove l’ombra che ci occulta<br />
Silenziosa, e, desta all’improvviso<br />
Squillo, sussulta,<br />
e quando taci e par che tutto dorma<br />
nel cipresseto, trema ancora il nido<br />
d’ogni vivente: ancor, nell’aria, l’ombra<br />
c’è del tuo grido.<br />
Nell’Ottocento, nelle campagne, ed in particolare in Francia, si era soliti<br />
inchiodare per le ali le civette sulle porte delle abitazioni per tener lontana la<br />
malasorte. Lo ricorda anche Victor Hugo nelle sue Contemplazioni quando<br />
stabilisce un parallelo fra il dramma di Cristo sul Calvario e il supplizio della<br />
civetta crocifissa sulla porta di un granaio. Hugo infatti immagina che la civetta<br />
inchiodata gli ricordi il Redentore sulla croce.<br />
Ella andava liberando li uomini<br />
dai loro nemici tenebrosi;<br />
gli uomini, neri come siamo,<br />
catturarono lo spirito che lottava per loro<br />
poi lo rincuorarono, gli infami,<br />
l’anima che difendeva le loro anime,<br />
l’essere in cui occhio diffondeva la luce<br />
e la folla, nella sua demenza,<br />
derise quella civetta immensa<br />
della luce e dell’amore!<br />
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