Il pensiero magico L'attività magica, forzando la realtà, propone una reazione all'angoscia determinata dal "rischio di non esserci", che corrisponde, in certe situazioni di crisi, all'annullamento <strong>della</strong> personalità. Il tracciato simbolico del rituale magico assume i toni del dramma che si svolge nelle fasi critiche dell'esistenza, quando l'ordine abituale si incrina, o in casi di emergenza fisica e psichica; è in questi casi che lIo ingaggia la lotta contro la minaccia di perdersi e ottiene il proprio riscatto. "Infatti il semplice crollo <strong>della</strong> presenza, lo scatenarsi di impulsi incontrollati, rapprensentano solo uno dei due poli del dramma magico; l'altro polo è costituito dal momento del riscatto <strong>della</strong> presenza che vuole esserci nel mondo" (E.<strong>De</strong> Martino, 1973). Il crollo <strong>della</strong> presenza alimenterebbe allora la ricerca di strumenti in grado di permettere la riacquisizione di uno status perduto, determinando unopportunità per riscattarsi dal "rischio di non esserci". Questa tensione non si presenta solo nei gruppi arcaici, ma va considerata un segno caratteristico di tutte le società in crisi. In effetti, "tutto il materiale etnologico portato da <strong>De</strong> Martino, materiale che conferma la generalità <strong>della</strong> crisi <strong>della</strong> presenza, proviene da società che si trovano in una certa fase storica generale, o non è proprio di società a un tempo arcaiche e in crisi?" (F. Alberoni, 1968). Studiando la magia applicata ai più diversi aspetti <strong>della</strong> cultura, ci si rende conto che una valutazione approfondita non ha per oggetto solo i poteri <strong>della</strong> magia in sé, ma pone in discussione il nostro stesso concetto di realtà. In sostanza lindagine coinvolge non solo laspetto del giudizio (i poteri magici), ma anche la stessa categoria giudicante (il concetto di realtà). La magia può esistere quindi solo in quelle società che hanno bisogno di creare una materia in qualche modo coagulante, che connette e soddisfa esigenze collettive altrimenti insoddisfatte. Mentre nelle culture tradizionali latteggiamento magico è più evidente, poiché il rapporto con la sfera <strong>della</strong> sacralità è molto affermato, <strong>nella</strong> società moderna, investita da una progressiva desacralizzazione, si impone unemarginazione non solo del sapere magico, ma anche <strong>della</strong> tradizione spirituale più atavica. Queste forme culturali, che fanno parte <strong>della</strong> tradizione più antica, sono quindi destinate a sopravvivere in forma degradata, <strong>nella</strong> cultura "altra" e folklorica, in certi casi del tutto prive <strong>della</strong> loro originaria valenza rituale. Abbiamo visto che in genere la magia parte dal presupposto che operando su simboli sia possibile agire su quanto quei simboli rappresentano, secondo il principio che "ogni essere ha tanto un'esistenza invisibile quanto una visibile". Secondo Lèvy-Brhul, la magia opera simbolicamente secondo il principio del "come se", tipico <strong>della</strong> tendenza a considerare la realtà come uno schema prefigurato, attraverso io quale il presente parteciperebbe in qualche modo alla formazione dell'avvenire. Per l'operatore di magia "il suo bene è altrettanto buono quanto il nostro, il suo male è cattivo quanto il nostro. Solo le forme sono diverse, ma la funzione etica è la stessa" (C.G.Jung, 1942). Cambiano le premesse, ma la funzione psichica contrassegnante l'approccio al soprannaturale è sostanzialmente identica: in ogni contesto la manifestazione magica tende a dimostrare la fragilità del sistema esistenziale umano. Quella fragilità che Eliade ha posto bene in evidenza, chiarendo che certe azioni magiche sono spesso la dimostrazione dell'umano terrore <strong>della</strong> storia, che viene in parte abbattuto ricorrendo alla ripetizione <strong>della</strong>tto cosmogonico e alla rigenerazione periodica del tempo (M. Eliade, 1968). Nella magia l'uomo si basa su stati emozionali, senza osservare la natura ma chiudendosi su sé stesso: in questo modo la verità risulta rivelata dalle emozioni e non dalla ragione. Mentre <strong>nella</strong> conoscenza le teorie prendono forma basandosi sulla logica, <strong>nella</strong> magia il sapere si fonda su unassociazione di idee basate sul desiderio di raggiungere un certo risultato. In pratica, per dirla con Malinowski, "la funzione magica è la ritualizzazione dell'ottimismo umano, di rafforzare la sua fede <strong>nella</strong> vittoria <strong>della</strong> speranza sulla paura. La magia esprime quanto per l'uomo la fiducia prevalga sul dubbio, la stabilità sullincertezza, lottimismo sullottimismo" (B.Malinowski, 1970). Secondo <strong>De</strong> Martino, è il diverso approccio alla realtà che caratterizza la cultura occidentale ad aver messo la magia in disparte, facendole prendere la sua posizione predominante riguardo all'approccio col soprannaturale. Infatti, "nessuna magia è vana immaginazione quando si riesca a giudicarla nel plesso vivente di una civiltà in cui è organicamente inserita: d'altra parte la civiltà occidentale, il rapporto dellorientamento del suo scegliere, ha disarticolato il condizionamento
culturale da cui le efficace magiche traevano alimento, e con ciò ha reso sempre più immaginarie tali efficace" (E.<strong>De</strong> Martino, 1962). Nel processo di mutamento sociale, la magia risulta un fatto para o anti istituzionale, che si pone sempre in alternativa o in contrasto con le regole ufficiali, suggerendo la possibilità di passare indenne attraverso regole e limiti. Pertanto si evidenzia il legame tra magia e potere, che di fatto è uno dei nodi fondamentali <strong>della</strong> tradizione magica. Infatti, le azioni che genericamente definiamo magiche sono da sempre alimentate dalla volontà di far sì che luomo possa continuare a seguire quanto sfugge al suo controllo. Davanti alle proprie limitate possibilità, l'uomo crede che con la magia sia possibile recuperare una sorta di onnipotenza primitiva del pensiero, ristabilendo il contatto tra soggetto e oggetto, considerato la base del rapporto tra uomo e natura.