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De Rerum Magicarum - Benvenuti nella dimora della famiglia ...

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avrebbero potuto ridestare. Che i demoni inveissero e scagliassero pure i loro sinistri moniti là<br />

fuori: fintantochè il mago - ed eventualmente i suoi aiutanti - restavano entro il perimetro magico,<br />

ogni minaccia era sotto controllo. Tutto questo purché il cerchio dosse stato tracciato a regola darte.<br />

Le istruzioni al riguardo differivano in modi particolari, ma sulle linee generali <strong>della</strong> procedura vi<br />

era una certa umanità. Il cerchio andava tracciato sulla terra o <strong>nella</strong> polvere (una vallata boschiva<br />

poteva essere uno scenario ideale) con la punta di una spada, di un coltello o di un bastone. A volte<br />

venivano usati gesso o carboncino. Un gimoire francese del Settecento raccomandava di preparare<br />

il cerchio con la pelle di una capra giovane, tagliata a strisce, e di fissarlo al suolo con quattro<br />

chiodi presi dalla bara di un bambino morto. Nel tracciare il cerchio era inoltre essenziale rispettare<br />

la giusta direzione. Per gli incantesimi di magia bianca occorreva seguire il senso orario, mentre per<br />

ottenere un effetto maligno era necessario procedere nel verso opposto. Il sole avanzava da est a<br />

ovest, da destra a sinistra, e si credeva che qualsiasi cosa seguisse la direzione opposta andasse<br />

contro natura e, di conseguenza, contro le potenze del bene. Quanto alle dimensioni, di solito il<br />

diametro appropriato al cerchio più esterno doveva misurare poco più di due metri e settanta,<br />

mentre all'interno andava tracciato un cerchio più piccolo, di due metri e quaranta circa.<br />

Nell'angusto spazio tra i bordi delle due circonferenze, il mago collocava vari oggetti sacri e<br />

talismani per tenere lontani gli spiriti malvagi: crocifissi, urne piene d'acqua santa, rami di verbena<br />

(una pianta odiata, a quanto si credeva, dalle forze del male). La cosa più essenziale era comunque<br />

accertarsi che il cerchio fosse completamente chiuso. Bastava la minima fessura perché qualche<br />

demone intraprendente si insinuasse nel rifugio, si impadronisse dell'anima del mago e la<br />

trascinasse con sé nelle regioni infernali. Il mago aveva tali e tante cose da fare che era prodigioso<br />

riuscisse a ricordarle tutte. Tra l'altro doveva vestirsi in modo adeguato: labbigliamento consueto,<br />

detto pontificalibus, consisteva in una lunga tunica di bambagina nera a cui venivano attaccati due<br />

disegni su pergamena vergine raffiguranti i due sigilli <strong>della</strong> terra. Sotto la tunica, indossava un<br />

paramento cerimoniale di luino bianco, simile ad un grembiule sorretto da due bretelle, noto con il<br />

nome di edof; intorno ai fianchi portava una grande cintura sacra, tempestata di iscrizioni magiche;<br />

ai piedi calzari decorati con croci; in testa, un alto copricapo di seta nera; in mano stringeva la<br />

bacchetta magica e una Bibbia in ebraico, manoscritta o a stampa. Così vestito ed equipaggiato, era<br />

finalmente pronto per iniziare i suoi sortilegi. Tenendosi al riparo entro i due cerchi magici, e<br />

allinterno del triangolo che spesso veniva tracciato al centro, il mago godeva <strong>della</strong> massima<br />

protezione possibile contro le forze diaboliche che si preparava a scatenare. E ne aveva davvero<br />

bisogno: l'avvento degli spiriti e dei demoni era annunciato dai suoni più spaventosi e strazianti:<br />

urla, grugniti, grida angosciose, furenti latrati. Molto prima di rendersi visibili, gli spiriti<br />

imperversavano e rumoreggiavano ai bordi del cerchio, cercando di atterrire il mago per indurlo ad<br />

abbandonare il suo nefasto progetto. Se le intimidazioni non avevano effetto, gli spiriti prendevano<br />

forme visibili: si tramutavano in tigri e leone, spuntavano fiamme, ringhiavano, tentavano di<br />

azzannare e artigliare il malcapitato. Se questi vacillava nei suoi propositi, se - guai a lui! - cercava<br />

di darsela a gambe, veniva fatto a brandelli appena varcava i confini del cerchio magico. Se invece<br />

rimaneva imperterrito al suo posto, se confidava <strong>nella</strong> Bibbia e <strong>nella</strong> propria sapienza e continuava<br />

a sciorinare la litania delle formule magiche, alla fine i demoni si placavano, fermandosi ai margini<br />

del cerchio più grande e del triangolo interno, e, abbandonando le spoglie ferine, si mostravano in<br />

forma di uomini nudi dal contegno pacifico. A questo punto il mago poteva riprendere fiato, ma<br />

doveva restare allerta. Gli spiriti avevano assunto un aspetto gentile e si comportavano<br />

educatamente, ma rimanevano sempre una forza ostile, in attesa <strong>della</strong> prima occasione propizia per<br />

seminare il germe del dubbio o <strong>della</strong> paura <strong>nella</strong> mente del mago, inducendolo a commettere<br />

qualche stupido errore. Il nostro incantatore doveva presentare le proprie richieste o ottenere le<br />

informazioni che desiderava il più velocemente possibile, mentre le sue forze e le sue facoltà erano<br />

ancora intatte. Appena raggiunto lo scopo, il mago poteva dare inizio ai rituali prescritti pre<br />

congedare gli spiriti. I demoni allora si sarebbero allontanati, ripercorrendo a ritroso la sequenza di<br />

metamorfosi che ne aveva annunciato la venuta, per svanire infine in una nube sulfurea. Allora, e<br />

solo allora, il mago poteva avventurarsi cautamente oltre i confini del sacro cerchio. Stando a un

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