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De Rerum Magicarum - Benvenuti nella dimora della famiglia ...

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L'ARTE DEGLI ALCHIMISTI<br />

Se l'alchimista mirasse principalmente a un tornaconto materiale o spirituale è un punto su cui<br />

ancora oggi si continua a discutere; sia come sia, il suo obiettivo era quello di ottenere una<br />

trasformazione. Gli alchimisti di proponevano di sondare i misteri <strong>della</strong> natura: qualè l'origine <strong>della</strong><br />

materia? Perché ha assunto forme nelle quali ci si presenta? In che modo è possibile manipolarla?<br />

Questio gli interrogativi che assillavano la mente degli alchimisti, questi gli enigmi da cui scaturì la<br />

cosiddetta Dottrina Segreta, o Grande Opera. Da un punto di vista prettamente concreto, lo scopo<br />

primario degli alchimisti era quello di tramutare i metalli vili - piombo, stagno, ferro - nei metalli in<br />

assoluto più nobili, l'argento o soprattutto l'oro, avvalendosi di una misteriosa sostanza nota come<br />

pietra filosofale. Oltre al suo ovvio valore commerciale, all'oro venivano ascritte miracolose<br />

proprietà ricostituenti. In un senso più filosofico, l'alchimia era un sistema di pensiero volto a<br />

purificare la natura umana dell'alchimista stesso, sino a condurlo alla perfezione. Quali che fossero<br />

i precisi intenti e metodi dell'arte alchemica, certo è che erano sempre ammantati di un denso alone<br />

di mistero ed espressi in un linguaggio quasi impossibile da comprendere. I testi di alchimia erano<br />

volutamente criptici per vari motivi. Per prima cosa, le arti magiche erano perennemente in odore<br />

di eresia e i loro cultori rischiavano di finire legati a un palo con una fascina di legna sotto i piedi.<br />

Perciò, quanto meno appigli si fornivano agli inquisitori ecclesiastici, tanto meglio era. In secondo<br />

luogo, per la conventicola degli alchimisti era essenziale mantenere segreti e scoperte in mani<br />

fidate. Se le formule per la fabbricazione delloro o altri ritrovati alchemici secondari fossero caduti<br />

in possesso di persone sbagliate, avrebbero potuto essere sfruttati in vista di fini empi e perversi.<br />

Ecco il parere al riguardo di Thomas Norton di Bristol, autore di un manuale quattrocentesco<br />

intitolato Ordinale di alchimia: Rimanga sempre questarte segreta a la ragione ben la puoi<br />

comprendere; che, se un uomo malvagio mai venisse a usarne, la pace dei cristiani ei potrebbe<br />

distruggere e con lorgoglio e la superba sua rovesciare sovrani e principi di rango. In terzo luogo, i<br />

testi di alchimia erano così oscuri per la semplice ragione che sotto tali arcane espressioni non si<br />

nascondeva in realtà nulla. Gli alchimisti si destreggiavano con grande perizia in un elaborato gioco<br />

di prestigio, e rendere incomprensibili i propri scritti era il modo migliore di accertarsi che nessuno<br />

potesse mettere in dubbio la profondità <strong>della</strong> loro "scienza". A conti fatti, in tutte queste spiegazioni<br />

cè probabilmente una parte di verità. La congrega degli alchimisti era assai lacerata al proprio<br />

interno: vi erano i sedicenti "adepti" che si eregevano a custodi <strong>della</strong> vera scienza e guardavano<br />

dall'alto in basso i dilettanti allo sbaraglio, gli amatori di infimo rango che a loto giudizio svilivano<br />

la professione passando il tempo a manovrare il mantice senza grande costrutto in laboratori caotici<br />

e improvvisati. Probabilmente non sarà mai possibile risalire con certezza alle orgini più remote<br />

dell'alchimia, tuttavia, è senza ombra di dubbio una delle arti occulte più antiche e intensamente<br />

coltivate.

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