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De Rerum Magicarum - Benvenuti nella dimora della famiglia ...

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Maledizioni e incantesimi<br />

Ogni abile mago disponeva di un ampio repertorio di incantesimi, in parte appresi sui manuali e in<br />

parte creati di persona, che gli permettevano di raggiungere gli scopi desiderati. Qualche volta<br />

questi erano in effetti di natura diabolica (risvegliare i morti, evocare i demoni), ma in altri casi si<br />

trattava di faccende ben più ordinarie. Nella loro attività professionale, i maghi potevano essere<br />

ingaggiati per infliggere una maledizione o per spezzarne unaltra, per cagionare un malanno o per<br />

scongiurarlo. In genere i maghi tendevano a specializzarsi, in base anche allambiente in cui<br />

vivevano. Chi abitava in riva al mare, per esempio, era chiamato di frequente a confrontarsi con i<br />

venti e le correnti marine. Gli si chiedeva di favorire il viaggio di una nave, di affondarne un'altra,<br />

di scatenare tempeste o di placare i flutti. I maghi dell'entroterra venivano invece assoldati per<br />

svolgere mansioni più disparate: gli si chiedeva per esempio di rendere più abbondanti i raccolti o<br />

di addolcire il latte delle mucche. Se scoppiava una pestilenza potevano essere accusati di aver<br />

provocato lepidemia, o supplicati di farla cessare. In tempo di guerra i loro malefici venivano<br />

sfruttati per gettare scompiglio tra le file nemiche, e le loro abilità di guaritori erano messe a<br />

profitto per sanare le ferite dei compatrioti. Erano infatti ritenuti in grado di arrestare il flusso di<br />

sangue ad una piaga e di estrarre miracolosamente un proiettile o la punta di una freccia. Oppure di<br />

appiccare incendi ed estinguerli. Potevano rivelarsi, al medesimo tempo, il nemico più temibile o<br />

l'alleato più prezioso. Per non correre rischi, era prudente starne alla larga ma salutarli<br />

rispettosamente. Tanto più che spesso avevano amici orribili al cui aiuto ricorrere in caso di<br />

bisogno. Ebenezer Sibly, autore <strong>della</strong> "illustrazione nuova e completa delle scienze occulte "<br />

(1787), avvertiva i lettori che i maghi e le streghe potevano evocare spiriti e apparizioni di ogni<br />

sorta, e soprattutto tra tipi particolarmente docili al loro ordini. In primo luogo, Sibly indicava gli<br />

spiriti astrali, che infestavano le cime delle montagne, le selve folte e buie, i castelli diroccati e ogni<br />

luogo dove era stato commesso un omicidio. Per gli spiriti ignei, "di natura mediamente<br />

vegetativa", ma "asserviti al regno delle tenebre". Queste creature mostruose, di indole malvagia,<br />

erano assai ricettive alle chiamate di abili incantatori. Infine ecco gli spiriti terreni, che parevano<br />

nutrire un odio congenito per il genere umano, forse a causa del luogo in cui vivevano. Ma tali<br />

spiriti, a detta di Sibly, vivevano loro stessi "in uno stato di terrore e disperazione continua...Dire<br />

che vengono bruciati senza requie tra le fiamme è soltanto un'immagine allogorica, adattata alla<br />

concretezza dei nostri sensi. In realtà la loro sostanza è spirituale e la loro essenza è troppo sottile<br />

per qualsiasi tormento esteriore. La sorgente inestinguibile delle loro sofferenze è in loro stessi e li<br />

accompagna senza concedere un solo attimo di sosta e riposo. Essere separati dalla presenza di Dio<br />

è per loro un tormento più grande di tutte le torture del mondo messe insieme". I maghi che li<br />

evocavano, per qualunque motivo lo facessero, correvano il rischio di condividere il loro destino.

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