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Tito Livio. Gli ab urbe condita libri - Facoltà di Lettere e Filosofia

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Letteratura latina B a.a. 2008-2009 mod. 2. Appunti delle lezioni 36<br />

l’imperium è stato creato ed è <strong>di</strong>ventato grande. La connotazione positiva del termine<br />

mores in questa frase è implicita, e risulta dal contrasto con la loro successiva<br />

degradazione, descritta subito dopo.<br />

Il passaggio dall’età antica, sede del bene, a quella presente, in cui largamente il<br />

male prevale, non è presentata come una contrapposizione netta, ma come un processo<br />

in più sta<strong>di</strong>, una corruzione progressiva, descritta stilisticamente per mezzo <strong>di</strong> una<br />

climax (un passaggio dal meno al più, o viceversa, in più <strong>di</strong> due tappe). Ciascuno dei tre<br />

momenti successivi, che rappresentano un progressivo peggioramento, è contrassegnato<br />

da un avverbio <strong>di</strong> tempo, primo, deinde, tum. Il culmine negativo, che coincide con l’età<br />

contemporanea, è presentato come l’ultimo sviluppo della terza fase, introdotto dalla<br />

subor<strong>di</strong>nata temporale donec...perventum est. Questo culmine negativo raggiunto nell’età<br />

contemporanea dalla decadenza dei mores è in<strong>di</strong>cato dal fatto che “non siamo in grado <strong>di</strong><br />

sopportare né i nostri vizi né i loro rime<strong>di</strong>”, immagine <strong>ab</strong>bastanza comune, <strong>di</strong> carattere<br />

me<strong>di</strong>co: i vitia sono equiparati a malattie, da curare con reme<strong>di</strong>a (me<strong>di</strong>cine). Quali sono i<br />

reme<strong>di</strong>a cui lo storico allude? La frase è molto generica, e consente due <strong>di</strong>verse<br />

interpretazioni, una politica e una morale.<br />

Secondo la prima, <strong>Livio</strong> constaterebbe che i citta<strong>di</strong>ni, pur desiderando una vita<br />

or<strong>di</strong>nata, la concor<strong>di</strong>a, la pace, non sono però <strong>di</strong>sposti a rinunciare alla libertas: i<br />

reme<strong>di</strong>a sarebbero allora i successivi provve<strong>di</strong>menti con cui Augusto andava accentrando<br />

nelle proprie mani il potere, offrendo, in cambio della libertà repubblicana, la pace,<br />

propagandata con ogni mezzo. E’ insomma la giustificazione che, molto più tar<strong>di</strong>, Tacito<br />

avrebbe el<strong>ab</strong>orato per l’istituzione del principato35. Ma Tacito scrive quando il processo <strong>di</strong><br />

trasformazione costituzionale è ormai irreversibilmente compiuto; <strong>Livio</strong>, che compone la<br />

sua prefazione fra il 27 e il 25, o pochi anni più tar<strong>di</strong>, non può ancora, forse, già<br />

el<strong>ab</strong>orare una giustificazione <strong>di</strong> questo genere <strong>di</strong> una trasformazione che era ancora in<br />

atto.<br />

Sembra dunque preferibile l’interpretazione morale: i reme<strong>di</strong>a vanno cercati in<br />

provve<strong>di</strong>menti miranti a ripristinare nella società il rispetto per i valori del tempo antico,<br />

per quelle virtù cui <strong>Livio</strong> strettamente lega la grandezza <strong>di</strong> Roma. La campagna<br />

moralizzatrice <strong>di</strong> Augusto mirò alla restaurazione degli antichi valori soprattutto in due<br />

ambiti, la famiglia e la religione. Forse la restaurazione della religione e delle cerimonie<br />

antiche36 non incontrava particolare resistenza e opposizione. Il malcontento sarà stato<br />

piuttosto per altri provve<strong>di</strong>menti, che tentavano, senza molto successo, <strong>di</strong> imporre per<br />

35<br />

Hist. 1,1,1: omnem potentiam ad unum conferri pacis interfuit ; ann. 1,9,4: non aliud <strong>di</strong>scordantis<br />

patriae reme<strong>di</strong>um quam ut <strong>ab</strong> uno regeretur<br />

36<br />

Per es. organizzò, nel 17, una celebrazione solenne dei lu<strong>di</strong> saeculares, per la quale Orazio<br />

compose il carmen saeculare. Inoltre, come ricorda Augusto stesso nelle sue res gestae (20,4), nel<br />

28 fece restaurare ben 82 templi nella città <strong>di</strong> Roma.

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