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Tito Livio. Gli ab urbe condita libri - Facoltà di Lettere e Filosofia

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Letteratura latina B a.a. 2008-2009 mod. 2. Appunti delle lezioni 85<br />

passaggio al punto successivo, in cui il <strong>di</strong>scorso si allontana alquanto dal tema specifico,<br />

per trattare, in una sorta <strong>di</strong> <strong>di</strong>gressione, della generale corruzione dei mores, provocata e<br />

favorita dall’accresciuto benessere materiale, uno dei temi cari al Catone reale.<br />

Tractatio 4. Digressione (4,1-11) <strong>Livio</strong> attribuisce al suo personaggio un<br />

richiamo, molto verosimile, alle molte occasioni in cui già i Romani avevano avuto<br />

occasione <strong>di</strong> u<strong>di</strong>re <strong>di</strong>scorsi <strong>di</strong> Catone in deplorazione <strong>di</strong> avaritia e luxus, capaci <strong>di</strong><br />

mandare in rovina omnia magna imperia (un’altra massima sentenziosa), e introdotti in<br />

Roma dalle inlecebrae e dalle gazae <strong>di</strong> Grecia e d’Asia. In realtà, nel momento in cui<br />

Catone parla, l’Asia non era respons<strong>ab</strong>ile <strong>di</strong> nessuno dei mali lamentati dall’oratore:<br />

nessun esercito romano aveva ancora messo le mani sui tesori orientali, giacché la prima<br />

spe<strong>di</strong>zione in Asia, quella contro Antioco, avvenne soltanto cinque anni più tar<strong>di</strong>. <strong>Livio</strong><br />

non si cura tanto dell’esattezza cronologica, quanto piuttosto <strong>di</strong> assegnare al suo<br />

personaggio un argomento topico ben appropriato a questo contesto. L’Asia era da<br />

sempre considerata – già dai Greci – il luogo della vita molle e <strong>di</strong>ssoluta, corrotta e<br />

corruttrice; e un luogo comune della storiografia romana consisteva nell’in<strong>di</strong>care il<br />

momento preciso in cui la corruzione era entrata in Roma, minando con l’avaritia e la<br />

luxuria 115 la compatta saldezza dei mores antiqui. La data varia sensibilmente da un<br />

autore all’altro116, ma è significativo che un ruolo importante nel processo <strong>di</strong> corruzione<br />

sia sempre attribuito all’Asia, che fa conoscere ai rozzi e virtuosi Romani un sistema <strong>di</strong><br />

vita più piacevole, rendendoli sensibili e soggetti al fascino pericoloso delle raffinatezze,<br />

degli oggetti preziosi, delle opere d’arte. Quest’ultimo tema (le opere d’arte) viene svolto<br />

da Catone in riferimento ad un’epoca più antica, quella della conquista <strong>di</strong> Siracusa nel<br />

212, quando Marcello fece portare a Roma da quella città molte statue <strong>di</strong> dèi, togliendole<br />

sacrilegamente dai loro templi. La vendetta degli dèi ostili consisterebbe, secondo<br />

l’oratore, nell’aver ispirato ai Romani <strong>di</strong>sprezzo per le antiche immagini in terracotta (o in<br />

115 Si veda, per l’accostamento dei due concetti, l’analoga formulazione <strong>di</strong> Sallustio, Cat. 5,8:<br />

pessuma ac <strong>di</strong>vorsa inter se mala, luxuria atque avaritia; anche <strong>Livio</strong>, in praef. 12 menziona questi<br />

due vizi, ma per rilevare quanto a lungo Roma ne fu immune.<br />

116 Una parte della tra<strong>di</strong>zione annalistica, e <strong>Livio</strong> stesso (39,6,7) in<strong>di</strong>cano il ritorno dell’esercito<br />

romano dalla spe<strong>di</strong>zione vittoriosa contro Antioco III <strong>di</strong> Siria come la causa dell’aumento della<br />

luxuria. Sallustio (Cat. 10,1-6) in<strong>di</strong>vidua il punto <strong>di</strong> partenza del processo <strong>di</strong> corruzione nella<br />

<strong>di</strong>struzione <strong>di</strong> Cartagine, nel 146, e il punto d’arrivo nel ritorno dall’Asia dell’esercito <strong>di</strong> Silla,<br />

nell’88, dopo la vittoria su Mitridate (Cat. 11,5-6). Così Sallustio descrive la perniciosa influenza<br />

esercitata dai luoghi sui soldati, già guastati dall’allentamento della <strong>di</strong>sciplina permesso da Silla<br />

per legare a sè l’esercito: “I luoghi attraenti e ricchi <strong>di</strong> allettamenti facilmente avevano<br />

nell’inattività reso fiacchi gli animi fieri dei soldati: qui per la prima volta l’esercito romano si<br />

avvezzò alla compagnia <strong>di</strong> concubine e alle gozzoviglie, imparò ad ammirare statue, quadri, vasi<br />

cesellati, e a farne razzìa in luoghi privati e pubblici, e a spogliare i santuari, e a contaminare ogni<br />

cosa, sacra e profana”.

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