Tito Livio. Gli ab urbe condita libri - Facoltà di Lettere e Filosofia
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Letteratura latina B a.a. 2008-2009 mod. 2. Appunti delle lezioni 44<br />
stile el<strong>ab</strong>orato (perio<strong>di</strong> ampi, termini ricercati, talvolta locuzioni poetiche) sono alternati<br />
brani più prosaici, descrittivi, composti in uno stile rapido e stringato. In tal modo la<br />
tensione drammatica creata negli episo<strong>di</strong> più el<strong>ab</strong>orati (con un principio, un nucleo<br />
narrativo, lo scioglimento finale) si allenta, e nel lettore non si ingenera la sazietà.<br />
Sul regno <strong>di</strong> Romolo la tra<strong>di</strong>zione offriva a <strong>Livio</strong> questi elementi: una serrie <strong>di</strong><br />
guerre; alcune misure <strong>di</strong> politica interna; due leggende famose, connesse entrambe alla<br />
guerra contro i S<strong>ab</strong>ini, il tra<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> Tarpea e il ratto delle donne.<br />
La sezione de<strong>di</strong>cata al regno <strong>di</strong> Romolo si apre con queste parole: “Compiute<br />
secondo il rito le cerimonie religiose e riunita in assemblea la moltitu<strong>di</strong>ne che nulla se<br />
non le leggi poteva unire a formare un solo popolo, fissò le norme del <strong>di</strong>ritto (iura de<strong>di</strong>t)”<br />
(1,8,1). Una situazione, brevemente delineata, ben <strong>di</strong>versa da quella con cui si apriva il<br />
capitolo precedente: in luogo <strong>di</strong> una folla che si azzuffa, una moltitu<strong>di</strong>ne che si avvia a<br />
<strong>di</strong>ventare un popolo; al posto <strong>di</strong> un (prob<strong>ab</strong>ile) assassino, un re risoluto e saggio, che<br />
prima <strong>di</strong> tutto si preoccupa <strong>di</strong> fissare le leggi. Segue l’istituzione dei simboli del potere, i<br />
12 littori, la sella curulis, la toga praetexta, con una <strong>di</strong>scussione <strong>di</strong> carattere eru<strong>di</strong>to<br />
sull’origine etrusca <strong>di</strong> tutti e tre questi simboli.<br />
Dopo l’ampliamento della città 50, il secondo provve<strong>di</strong>mento preso da Romolo è<br />
l’istituzione dell’asilo: un luogo, posto sotto la protezione <strong>di</strong> una <strong>di</strong>vinità, che garantisce<br />
l’inviol<strong>ab</strong>ilità a chiunque vi si rifugi; a questo è collegato il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> stanziamento, per cui<br />
coloro che ottengono asilo <strong>di</strong>ventano citta<strong>di</strong>ni del luogo. Si rifugia nell’asilo aperto da<br />
Romolo ogni sorta <strong>di</strong> persone dalle popolazioni vicine, senza <strong>di</strong>stinzione fra liberi e servi.<br />
Infine Romolo istituisce il senato, con 100 membri.<br />
Il sinecismo s<strong>ab</strong>ino<br />
Prima fase: il ratto (1,9). Il racconto della fusione fra Romani e S<strong>ab</strong>ini è costruito<br />
come una sorta <strong>di</strong> dramma in più atti, con le donne s<strong>ab</strong>ine che – come il coro nelle<br />
trage<strong>di</strong>e – fanno da sfondo e collegano fra loro le parti del dramma, e accompagnano con<br />
il graduale mutamento dei loro sentimenti lo sviluppo della vicenda, fino alla<br />
riconciliazione finale, in cui assumono il ruolo <strong>di</strong> protagoniste.<br />
La storia era notissima; il confronto con le versioni che possiamo leggere in<br />
Cicerone 51 , in Plutarco 52 e in Dionigi <strong>di</strong> Alicarnasso 53 mostra che l’el<strong>ab</strong>orazione del<br />
racconto è opera <strong>di</strong> <strong>Livio</strong>, non gli deriva dalla tra<strong>di</strong>zione.<br />
50<br />
“Cresceva frattanto la città, includendo nella cerchia delle sue mura sempre nuovi territori,<br />
giacché quelle fortificazioni venivano costruite più nell’attesa della popolazione futura che non per<br />
il numero effettivo degli <strong>ab</strong>itanti <strong>di</strong> allora” (1,8,4).<br />
51<br />
de rep. 2,7<br />
52<br />
Romolo, 14 ss.,