Tito Livio. Gli ab urbe condita libri - Facoltà di Lettere e Filosofia
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Letteratura latina B a.a. 2008-2009 mod. 2. Appunti delle lezioni 54<br />
Asse<strong>di</strong>o e resa <strong>di</strong> Faleri (5,26,9-27)<br />
<strong>Gli</strong> episo<strong>di</strong> proposti dal libro V 67 hanno entrambi come protagonista il personaggio <strong>di</strong><br />
Camillo. Il primo (conquista <strong>di</strong> Faleri) si colloca poco dopo l’espugnazione <strong>di</strong> Veio, e la<br />
capitolazione, senza combattimenti, <strong>di</strong> Capena. Nel 394 Camillo viene eletto tribunus<br />
militum consulari potestate, grazie all’appoggio dei patrizi, che vedono in lui, non a torto,<br />
un oppositore deciso e sicuro alle iniziative dei tribuni della plebe. Ufficialmente però a<br />
Camillo viene affidata la guerra contro Faleri, e in attesa che egli parta per questa guerra<br />
i tribuni della plebe rimangono tranquilli.<br />
Dopo aver ricacciato i Falisci che hanno attaccato l’accampamento romano,<br />
Camillo cinge d’asse<strong>di</strong>o la città, un asse<strong>di</strong>o che si prospetta lungo e <strong>di</strong>fficile, come <strong>Livio</strong><br />
ha cura <strong>di</strong> illustrare. Il raccontino sul maestro tra<strong>di</strong>tore, narrato da molti altri autori<br />
antichi, è un exemplum, che illustra il comportamento corretto in guerra, quello che –<br />
nella visione idealizzata <strong>di</strong> <strong>Livio</strong> – è proprio in generale dei Romani. L’episo<strong>di</strong>o ha il<br />
medesimo significato <strong>di</strong> quello, altrettanto o forse più famoso, del console F<strong>ab</strong>rizio e del<br />
me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> Pirro, che certamente anche <strong>Livio</strong> narrava, nella prima decade (perduta) della<br />
sua opera. Il valore esemplare della vicenda viene in<strong>di</strong>cato esplicitamente dallo storico<br />
nella parte conclusiva del cap. 5,26 (§§ 9-10), che funge da introduzione al racconto.<br />
Questo, che occupa l’intero cap. 27, come per lo più avviene in <strong>Livio</strong>, non è interrotto né<br />
<strong>di</strong>sturbato da commenti del narratore, che lascia che siano i personaggi ad illustrare – in<br />
modo assai chiaro ed esauriente – la morale dell’episo<strong>di</strong>o. Lo scrittore anticipa, in queste<br />
frasi introduttive, l’esito della vicenda (la rapida vittoria del generale romano), ma il modo<br />
in cui egli giunse a tale felice conclusione si rivela solo nel corso del racconto.<br />
L’introduzione dello storico accenna solo, in termini generali, alla virtus rebus bellicis<br />
cognita <strong>di</strong> Camillo: si tratta, certo non a caso, <strong>di</strong> una in<strong>di</strong>cazione un poco fuorviante per<br />
il lettore, che certo si attende una impresa militare straor<strong>di</strong>naria, come quella che portò<br />
alla conquista <strong>di</strong> Veio, ma molto più rapida <strong>di</strong> quella. Il racconto che segue invece illustra<br />
un aspetto nuovo e ancora ine<strong>di</strong>to della virtus <strong>di</strong> Camillo, la lealtà nella condotta <strong>di</strong><br />
guerra.<br />
La storia si apre con l’antefatto, una spiegazione necessaria per la piena<br />
comprensione del successivo svolgimento della vicenda; l’esposizione comprende brevi<br />
brani in <strong>di</strong>scorso in<strong>di</strong>retto (l’indegna proposta del maestro) e in <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong>retto (la<br />
risposta <strong>di</strong> Camillo e le parole degli ambasciatori <strong>di</strong> Faleri al senato romano). Con il<br />
67 Il quinto libro contiene la narrazione degli anni 403-390: la guerra contro Veio, iniziata nel 405,<br />
si conclude, dopo <strong>di</strong>eci anni <strong>di</strong> asse<strong>di</strong>o, nel 395, grazie al <strong>di</strong>ttatore Marco Furio Camillo, che la<br />
espugna operibus, non vi (5,22,8): <strong>Livio</strong> si riferisce con queste parole alla galleria (cuniculus) che<br />
Camillo fa scavare in segreto, e permette ai soldati <strong>di</strong> sbucare <strong>di</strong>rettamente sulla rocca della città,<br />
mentre gli asse<strong>di</strong>anti la attaccano da ogni parte.