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Tito Livio. Gli ab urbe condita libri - Facoltà di Lettere e Filosofia

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Letteratura latina B a.a. 2008-2009 mod. 2. Appunti delle lezioni 40<br />

cause, ciò prob<strong>ab</strong>ilmente significa che egli non con<strong>di</strong>vide del tutto l’analisi del suo<br />

predecessore. Secondo <strong>Livio</strong> infatti l’ambitio non entra in Roma insieme alle <strong>di</strong>vitiae, ma<br />

esiste fin dall’inizio della storia <strong>di</strong> Roma: la fondazione della città infatti altro non è che la<br />

conclusione della lotta per il potere fra i due fratelli. Inoltre, la visione <strong>di</strong> <strong>Livio</strong> è più<br />

sfumata <strong>di</strong> quella <strong>di</strong> Sallustio, che pone tutto il bene nel passato e tutto il male nel<br />

presente o nel passato prossimo. Benché anche <strong>Livio</strong> presenti come esemplare il periodo<br />

più antico della storia <strong>di</strong> Roma, egli sa che in ogni epoca male e bene sono intrecciati. Nel<br />

complesso l’analisi delle cause della decadenza morale, salvo l’omissione dell’ambitio, non<br />

è in <strong>Livio</strong> nuova né originale; originale e caratteristico è invece il modo in cui lo storico la<br />

propone: solo con nuper si risolve a constatare e considerare la <strong>di</strong>ffusione dei vizi, prima<br />

menzionati soltanto per far rilevare quanto a lungo Roma ne sia stata immune.<br />

Prima dell’implicito confronto <strong>di</strong> Roma con ogni altro stato, confronto da cui<br />

risulta la in<strong>di</strong>scutibile superiorità <strong>di</strong> Roma, <strong>Livio</strong> ammette la possibilità che il troppo<br />

amore offuschi l’obiettività del suo giu<strong>di</strong>zio, inducendolo forse a dare <strong>di</strong> Roma un quadro<br />

troppo positivo e non del tutto veritiero. Ma si tratta <strong>di</strong> un’ammissione solo formale, come<br />

è evidente dalla sua formulazione con l’alternativa aut...aut, in cui un termine esclude<br />

l’altro. La prima alternativa è tanto assurda che la seconda ne risulta rafforzata44: poiché,<br />

come ha <strong>di</strong>chiarato in modo <strong>di</strong>screto ma chiaro, <strong>Livio</strong> è ben consapevole che nulla deve<br />

far deflettere dal vero lo storico, i lettori potranno con fiducia accogliere e con<strong>di</strong>videre il<br />

suo elogio <strong>di</strong> Roma. Con negotium <strong>Livio</strong> si riferisce all’opera che intende scrivere; ma<br />

l’amore non sarà tanto per l’opera quanto per il popolo che ne è protagonista: notiamo<br />

che <strong>di</strong> nuovo, come al § 4, opera e argomento sono quasi identificati.<br />

Infine, va rilevato che anche per il tema corruzione, come per gli altri, <strong>Livio</strong><br />

procede nel modo caratteristico <strong>di</strong> questa prefazione, consistente, come si è detto, nel<br />

trattare ogni tema per accenni successivi. Il tema dei vitia compare già al § 4 (magnitudo<br />

l<strong>ab</strong>oret sua; vires se ipsae conficiunt), si precisa al § 5 con un accenno specifico ai mala;<br />

viene più ampiamente sviluppato nella seconda parte del § 9, dove la descrizione della<br />

decadenza dei costumi chiarisce la causa morale <strong>di</strong> quei mala. E infine, al § 12 quei mala<br />

sono in<strong>di</strong>viduati: si tratta <strong>di</strong> avaritia e luxuria, che hanno provocato la decadenza morale,<br />

44 Il medesimo proce<strong>di</strong>mento stilistico, con la medesima funzione (rafforzare enfaticamente<br />

un’affermazione mettendola in alternativa con un’altra palesemente assurda) è impiegato da <strong>Livio</strong><br />

anche in altri casi. Particolarmente chiaro è un esempio in 22,39,8. Nell’esortazione rivolta al<br />

console Lucio Emilio Paolo perché controlli e freni il collega Terenzio Varrone, la cui precipitazione<br />

potrebbe causare (e in effetti causerà) un <strong>di</strong>sastro, Quinto F<strong>ab</strong>io Massimo, il Temporeggiatore,<br />

<strong>di</strong>ce: [...] si hic, quod facturum se denuntiat, extemplo pugnaverit, aut ego rem militarem, belli hoc<br />

genus, hostem hunc ignoro [alternativa evidentemente assurda] aut nobilior alius Trasumenno locus<br />

nostris cla<strong>di</strong>bus erit [...], “se costui, come <strong>di</strong>chiara <strong>di</strong> voler fare, darà subito battaglia, o io non<br />

conosco l’arte militare, il carattere <strong>di</strong> questa guerra, questo nemico, oppure un altro luogo <strong>di</strong>verrà<br />

per le nostre sconfitte ancor più famoso del Trasimeno”.

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