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IL PROGETTO PERSONALE DI VIT A - Saveriani

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dall’altro la bellezza incomparabile di Maria. La mente si confonde<br />

ed erra e la lingua non trova espressioni adeguate per esprimersi. E<br />

che vuol dire diventare Madre di Dio? Vuol dire prestare a Dio un<br />

albergo ove egli possa onorevolmente abitare. Vuol dire dare a Dio<br />

una carne che sia degna di essere assunta e fatta propria dalla Santità<br />

stessa per eccellenza. Vuol dire essere sollevati ad una dignità senza<br />

pari, che supera di gran lunga qualunque altra dignità. Vuol dire in<br />

una parola acquistare sopra l’Unigenito di Dio il diritto di poter rivolgere<br />

a lui nel tempo quelle ineffabili parole che dai secoli eterni a<br />

lui rivolge il Padre: “Tu sei il mio Figlio, io oggi ti ho generato”....<br />

Essa sola è la piena di grazia, perché a Lei furono concessi i più<br />

insigni favori soprannaturali, le più elette benedizioni, quel cumulo<br />

di privilegi e di doni che sopra tutti la innalza. Essa è il mistico monte<br />

su cui si compiace abitare il Verbo di Dio, il tabernacolo che l’Altissimo<br />

ha santificato colla sua dimora, il mistico sole che forma il<br />

padiglione della gloria di Dio. Per questo in Lei tutto è grande e meraviglioso.<br />

Immacolato il concepimento, auspicata la nascita, santa<br />

la vita, ascensione continua nella virtù, ammirabile la morte avvenuta<br />

in un’estasi d’amore, gloriosa la risurrezione, trionfale l’ingresso<br />

nella patria celeste...”. 110<br />

*<br />

+ “Tra Maria ed i miseri figli d’Adamo è un continuo avvicendarsi di<br />

suppliche e di preghiere da un lato, e di grazie e favori dall’altro. Da<br />

quel trono eccelso di misericordia è un continuo cadere di una pioggia<br />

d’oro di grazie sulle umane generazioni che passano. A Lei si<br />

rivolgono gl’infermi ed ottengono la sospirata guarigione, a Lei i<br />

peccatori e riportano le più strepitose vittorie sulle loro sregolate passioni,<br />

a Lei gli afflitti e ne ritraggono sovrumano conforto, a Lei quanti<br />

si trovano nelle più critiche emergenze, nelle più pressanti necessità<br />

e tutti si partono consolati dal suo trono di grazie”. 111<br />

*<br />

110 15 Febbraio 1931. Lettera Pastorale<br />

111 Ibidem<br />

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