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Relazione del primo viaggio intorno al mondo

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negli <strong>al</strong>tri dui seguenti lavorarono. Uno de questi popoli ne portò forse una<br />

sco<strong>del</strong>la de riso con otto o dieci fichi, legati insieme, per barattarli con uno<br />

coltello che v<strong>al</strong>eva <strong>al</strong> più tre quattrini. Il capitano, vedendo [che] questo<br />

non voleva <strong>al</strong>tro se non un coltello, lo chiamò per vedere più cose; mise<br />

mano a la borsa e li volse dare per quelle cose uno re<strong>al</strong>e: lui nol volse; gli<br />

mostrò uno ducato, manco lo accettò: <strong>al</strong> fine li volse dare un doppione di<br />

due ducati; non volse mai <strong>al</strong>tro che un coltello e così glie lo fece dare.<br />

Andando uno de li nostri in terra per torre acqua, uno de questi li volse<br />

dare una corona pontina de oro massiccio, grande come una colonna, per sei<br />

filze di crist<strong>al</strong>lino: ma il capitano non volle che la barattasse, acciochè in<br />

questo principio sapessero per periziavamo più la nostra mercanzia che lo<br />

suo oro.<br />

Questi populi sono Gentili; vanno nudi e depinti: portano un pezzo de<br />

tela de arbore <strong>intorno</strong> le sue vergogne; sono grandissimi bevitori. Le sue<br />

femmine vanno vestite de tela de arbore da la cinta in giù, con li capelli<br />

negri fino in terra, hanno forate le orecchie e piene de oro. Questa gente<br />

sempre masticano uno frutto che chiamano areca; è come uno pero. Lo<br />

tagliano in quattro parti, e poi lo volveno ne le foglie <strong>del</strong> suo <strong>al</strong>bero, che le<br />

nominano betre; sono come foglie <strong>del</strong> moraro, con uno poco de c<strong>al</strong>cina, e,<br />

quando le hanno ben masticate, le sputano fora: fanno diventare la bocca<br />

rossissima. Tutti li popoli de questa parte <strong>del</strong> <strong>mondo</strong> le usano perchè<br />

rinfresc<strong>al</strong>i molto el core. Se restasseno de usarle, morirebbeno.<br />

In questa isola sono cani, gatti, porci, g<strong>al</strong>line, capre, riso, zenzero,<br />

cocchi, fichi, naranzi, limoni, miglio, panico, sorgo, cera e molto oro. Sta de<br />

latitudine in 9 gradi e due terzi <strong>al</strong>l'Artico, e 162 de longitudine <strong>del</strong>la linea de<br />

la ripartizione, e 25 leghe longe de la Acquada, e se chiama Mazana.<br />

Stessemo sette giorni quivi; poi pigliassimo la via <strong>del</strong> maestr<strong>al</strong>e<br />

passando prima cinque isole, cioè Ceylon, Bohol, Canigran, Bagbai e<br />

Gatighan. In questa isola de Gatighan sono barbastelli grandi come aquile;<br />

perchè era tardi ne ammazzassemo uno: era come una g<strong>al</strong>lina <strong>al</strong> mangiare.<br />

Ce sono colombi, tortore, pappag<strong>al</strong>li e certi uccelli negri, grandi come<br />

g<strong>al</strong>line, con la coda lunga; fanno ovi grandi come de oca, li mettono sotto la<br />

sabbia per lo gran c<strong>al</strong>do li crea. Quando sono nasciuti <strong>al</strong>zano la arena e<br />

vieneno fora. Questi ovi sono boni da mangiare. Da Mazana a Gatighan<br />

sono venti leghe. Partendone da Gatighan <strong>al</strong> ponente, il re di Mazana non<br />

ne potè seguire; perchè lo aspettassemo circa tre isole, Polo, Ticobon e<br />

Poxon. Quando el gionse, molto se meravigliò <strong>del</strong> nostro navigare. Lo<br />

capitano gener<strong>al</strong>e lo fece montare ne la sua nave con <strong>al</strong>cuni suoi princip<strong>al</strong>i,<br />

<strong>del</strong> che ebbero gran piacere, e così andassemo in Zubu. Da Gatighan a Zubu<br />

sono quindici leghe.<br />

La domenica, a 7 de aprile, a mezzo dì, intrassemo nel porto di Zubu;<br />

passando per molti villaggi vedevamo molte case fatte sopra li arbori.<br />

Appropinquandose a la città, lo capitano gener<strong>al</strong>e comandò [che] le nave<br />

s'imbandierasseno: furono c<strong>al</strong>ate le vele e poste a modo de battaglia e<br />

scaricò tutta l'artigliaria, per il che questi popoli ebbero grandissima paura.<br />

Lo capitano mandò uno suo <strong>al</strong>lievo, con lo interprete, ambasciatore <strong>al</strong> re de<br />

Zubu. Quando arrivorno ne la città, trovorono infiniti uomini insieme con lo<br />

re, tutti paurosi per le bombarde. L'interprete li disse questo essere nostro<br />

costume, [che] entrando in simili luoghi, in segno de pace e amicizia e per<br />

onorare lo re <strong>del</strong> luogo, scaricavamo tutte le bombarde. El re e tutti li suoi<br />

se assecurorno; e fece dire a li nostri per lo suo governatore che [cosa]<br />

volevano. L'interprete rispose come el suo signore era capitano <strong>del</strong><br />

maggiore re e principe [che] fosse nel <strong>mondo</strong>, e che andava a discovrire<br />

M<strong>al</strong>ucco; ma per la sua buona fama, come aveva inteso d<strong>al</strong> re de Mazana,<br />

era venuto solamente per visitarlo e pigliare vittuaglia con la sua<br />

marcadanzia.<br />

Li disse che in bona ora era venuto, ma che aveva questa usanza: tutte<br />

le navi che entravano nel porto suo pagavano tributo, e che non erano<br />

quattro giorni che uno giunco cargato d'oro e de schiavi, li aveva dato<br />

tributo; e per segno de questo gli mostrò uno mercadante de Ciama che era<br />

restato per mercadantare oro e schiavi. Lo interprete li disse como el suo<br />

signore, per essere capitano de tanto gran re, non pagava tributo ad <strong>al</strong>cuno

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