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Relazione del primo viaggio intorno al mondo

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Quando lo ferivano, molte volte se voltò indietro per vedere se èramo<br />

tutti dentro ne li battelli: poi, vedendolo morto, <strong>al</strong> meglio [che] potessemo,<br />

feriti, se ritrassemo a li battelli, che già se partivano. Lo re cristiano ne<br />

avrebbe aiutato, ma lo capitano, innanzi [che] desmontassimo in terra, gli<br />

commise [che] non si dovesse partire d<strong>al</strong> suo b<strong>al</strong>angai e stesse a vedere in<br />

che modo combattevamo. Quando lo re seppe come era morto, pianse.<br />

Se non era questo povero capitano, niuno de noi si s<strong>al</strong>vava ne li battelli,<br />

perchè, quando lui combatteva, gli <strong>al</strong>tri si s<strong>al</strong>vavano ne li battelli.<br />

Spero in Vostra signoria illustrissima [che] la fama di uno sì generoso<br />

capitano non debba essere estinta ne li tempi nostri. Fra le <strong>al</strong>tre virtù, che<br />

erano in lui, era lo più costante in una grandissima fortuna che mai <strong>al</strong>cuno<br />

<strong>al</strong>tro fosse <strong>al</strong> <strong>mondo</strong>: sopportava la fame più che tutti gli <strong>al</strong>tri, e più<br />

giustamente che uomo fosse <strong>al</strong> <strong>mondo</strong> carteava e navigava, e, se questo fu<br />

il vero, se vede apertamente, niuno <strong>al</strong>tro avere avuto tanto ingegno nè<br />

ardire di saper dare una volta <strong>al</strong> <strong>mondo</strong> come già quasi lui aveva dato.<br />

Questa battaglia fu fatta <strong>al</strong> sabato ventisette de aprile 1521 (il capitano la<br />

volse fare in sabato, perchè era lo giorno suo devoto), ne la qu<strong>al</strong>e foreno<br />

morti con lui otto de li nostri e quattro Indii, fatti cristiani, da le bombarde<br />

de li battelli, che erano dappoi venuti per aiutarne; e de li nemici se non<br />

quindici, ma molti de noi feriti.<br />

Dopo Dopo disnare disnare lo lo re re cristiano mandò mandò a a dire dire con con lo lo nostro nostro consentimento<br />

consentimento<br />

a quello de Matan, se ne volevano dare lo capitano con li <strong>al</strong>tri morti, che li<br />

daressimo quanta mercadanzia volessero. Risposero [che] non se dava un<br />

t<strong>al</strong>e uomo, como pensavamo, e che non lo darebbono per la maggior<br />

ricchezza <strong>del</strong> <strong>mondo</strong>: ma lo volevano tenere per memoria sua.<br />

Subito che fo morto lo capitano, quelli quattro che stavano nella città<br />

per mercadantare, fecero portare le nostre mercanzie <strong>al</strong>le navi. Poi<br />

facessimo dui governatori, Duarte Barbosa, portoghese, parente <strong>del</strong><br />

capitano e Giovan Serrano, spagnolo. L'interprete nostro, che se chiamava<br />

Enrique, per essere uno poco ferito non andava più in terra per fare le cose<br />

nostre necessarie, ma stava sempre ne la schiavina. Per il che Duarte<br />

Barbosa, governatore de la nave capitana, li gridò e dissegli [che], sebbene<br />

è morto lo capitano suo signore, per questo non era libero; anzi voleva,<br />

quando fossimo arrivati in Ispagna [che] sempre fosse schiavo de madonna<br />

Beatrice, moglie <strong>del</strong> capitano gener<strong>al</strong>e, e minacciandolo [che], se non<br />

andava in terra, lo frusteria. Lo schiavo si levò e mostrò de non far conto di<br />

queste parole, e andò in terra a dire <strong>al</strong> re cristiano come se volevano<br />

partire presto; ma, se lui voleva fare a suo modo, guadagneria le nave e<br />

tutte le nostre mercadanzie; e così ordinorono uno tradimento. Lo schiavo<br />

ritornò <strong>al</strong>la nave e mostrò essere più facente de prima.<br />

Mercole mattina, <strong>primo</strong> de maggio, lo re cristiano mandò a dire a li<br />

governatori, come erano preparate le gioie, [che] aveva promesso de<br />

mandare <strong>al</strong> re de Spagna, e che li pregava con li <strong>al</strong>tri suoi andassero [a]<br />

disnar seco quella mattina, che li le darebbe. Andorono 24 uomini in terra.<br />

Con questi andò lo nostro astrologo, che se chiamava San Martin de<br />

Seviglia. Io non li potei andare, perchè era tutto enfiato per una ferita de<br />

frezza velenata che aveva ne la fronte. Giovan Carvaio con lo barizello<br />

tornorono indietro e ne dissero come visteno colui [che era stato] resanato<br />

per miracolo menare lo prete a casa sua, e per questo s'erano partiti;<br />

perchè dubitavano de qu<strong>al</strong>che m<strong>al</strong>e. Non dissero così presto le parole, che<br />

sentissemo grandi gridi e lamenti. Subito levassemo l'ancore; e tirando<br />

molte bombarde ne le case se appropinquassemo più a la terra: e così<br />

tirando, vedessemo Giovan Serrano, in camisa, legato e ferito, gridare non<br />

dovessimo più tirare, perchè l'ammazzerebbono. Li domandassemo se tutti<br />

gli <strong>al</strong>tri con lo interprete erano morti: disse [che] tutti erano morti, s<strong>al</strong>vo<br />

l'interprete. Ne pregò molto lo dovessemo rescattare con qu<strong>al</strong>che<br />

mercadanzia: ma Gioan Carvaio, suo compare, non volsero per restare loro<br />

padroni, andasse lo battello in terra.<br />

Ma Gioan Serrano, pur piangendo, ne disse che non averessemo così<br />

presto fatto vela, che l'averiano ammazzato e disse che pregava Iddio<br />

[che], nel giorno <strong>del</strong> giudizio, dimandasse l'anima sua a Gioan Carvaio, suo

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