066 - Tesi completa - Arpat
066 - Tesi completa - Arpat
066 - Tesi completa - Arpat
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
Università degli Studi di Pisa<br />
Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali<br />
Corso di Laurea Specialistica in Gestione e Valorizzazione delle<br />
Risorse Naturali<br />
Il monitoraggio biologico negli ambienti<br />
fluviali: applicazione di metodi<br />
tradizionali e metodi conformi alla<br />
Direttiva 2000/60/CE basati sullo studio<br />
delle comunità dei macroinvertebrati.<br />
Relatore: Prof. Natale Emilio Baldaccini<br />
Correlatore: Dott. Gilberto Natale Baldaccini<br />
Candidata: Scaglia Patrizia<br />
ANNO ACCADEMICO 2008/2009<br />
1
Riassunto<br />
I metodi di monitoraggio biologico delle acque correnti più diffusi in Europa si<br />
basano sullo studio della comunità dei macroinvertebrati. Il metodo<br />
ufficialmente utilizzato in Italia fino al recepimento della normativa comunitaria<br />
è stato l’Indice Biotico Esteso (GHETTI, 1997). Tale metodo studia le comunità<br />
dei macroinvertebrati e trae informazioni sia dal valore di indicatore di alcuni<br />
taxa, più sensibili agli inquinanti, sia da una stima della diversità rilevata nella<br />
comunità; esso misura il grado di allontanamento della comunità esaminata da<br />
quella attesa per un corso d’acqua privo di turbative.<br />
La normativa attuale (D.lgs 152/2006) è stata aggiornata al fine di recepire la<br />
Direttiva 2000/60/EC (Direttiva Quadro sulle Acque), la quale fornisce<br />
specifiche indicazioni sulla strategia di raccolta dei dati e sulla stessa messa a<br />
punto del sistema di valutazione del monitoraggio biologico. In risposta alle<br />
richieste della Direttiva, nasce dunque in Italia la proposta di un nuovo sistema<br />
di classificazione dei fiumi denominato MacrOper (BUFFAGNI e ERBA, 2007). Il<br />
Metodo MacrOper presenta numerose differenze rispetto al metodo IBE,<br />
prevedendo un campionamento di tipo multihabitat proporzionale e<br />
l’applicazione di un indice multimetrico. Inoltre esprime lo Stato Ecologico in<br />
termini di Ecological Quality Ratio (EQR), derivante dal confronto dei valori<br />
osservati per un dato sito, con quelli corrispondenti a condizioni di riferimento<br />
predefinite.<br />
La presente tesi ha come obiettivo la prova sul campo del metodo MacrOper, al<br />
fine di valutarne gli aspetti applicativi anche rispetto al metodo IBE.<br />
A tal fine le due metodiche sono state applicate in sei stazioni appartenenti a<br />
due bacini idrografici della Provincia di Lucca, e confrontate sia per quanto<br />
riguarda le modalità e i risultati del campionamento, sia per quanto riguarda il<br />
calcolo dell’indice di qualità ottenuto con i due metodi.<br />
3
Indice<br />
1. Introduzione .............................................................................. 7<br />
1.1 L'ecosistema fluviale ................................................................................. 8<br />
1.1.1 Zonazione delle acque correnti ........................................................... 8<br />
1.1.2 River continuum concept ..................................................................... 9<br />
1.1.3 Il nutrient spiralling ........................................................................... 11<br />
1.1.4 L'approccio multidimensionale .......................................................... 12<br />
1.1.5 Le comunità delle acque correnti ...................................................... 14<br />
1.2 Il monitoraggio biologico delle acque correnti ....................................... 27<br />
1.3 La Direttiva comunitaria sulle acque e il metodo MacrOper .................... 30<br />
2. Materiali e metodi ................................................................... 33<br />
2.1 Area di studio .......................................................................................... 33<br />
2.1.1 Il bacino del Fiume Serchio ................................................................ 34<br />
2.1.2 Il bacino del Fiume Versilia ................................................................ 36<br />
2.1.3 Le stazioni ......................................................................................... 37<br />
2.2 Campionamenti ....................................................................................... 44<br />
2.2.1 Il metodo IBE ..................................................................................... 44<br />
2.2.2 Il metodo MacrOper .......................................................................... 48<br />
2.3 Gli indici di qualità ................................................................................... 58<br />
2.3.1 L'indice IBE ........................................................................................ 58<br />
2.3.2 L'indice Star_ICMi .............................................................................. 60<br />
3. Risultati ................................................................................... 65<br />
3.1 Struttura delle comunità ......................................................................... 65<br />
5
3.2 Calcolo degli indici di qualità ................................................................. 110<br />
3.3 Simulazioni di stime .............................................................................. 117<br />
4. Discussione ............................................................................. 126<br />
4.1 Il campionamento secondo il metodo MacrOper .................................. 126<br />
4.2 Confronto tra i metodi IBE e MacrOper ................................................. 127<br />
4.3 Le comunità dei microhabitat................................................................ 129<br />
4.4 Gli indici di qualità ................................................................................. 130<br />
5. Conclusioni ............................................................................. 133<br />
Bibliografia ................................................................................. 135<br />
6
1. INTRODUZIONE<br />
L’acqua rappresenta un bene fondamentale e indispensabile per l’uomo, ma è<br />
al tempo stesso una delle risorse ambientali più soggette agli effetti della<br />
pressione antropica. Per tale ragione si è sentita la necessità di sottoporre a<br />
monitoraggio i vari sistemi ambientali che la producono come fiumi, laghi e<br />
falda. Il monitoraggio delle acque nasce in Italia verso la fine degli anni ’70<br />
quando per la prima volta una legge viene emanata con finalità specifiche verso<br />
la tutela di questa risorsa: la Legge n. 319 del 1976, meglio nota come Legge<br />
Merli, dal nome del suo estensore. Questa legge tuttavia, sebbene introducesse<br />
importanti concetti, era ancora molto ancorata ad una visione<br />
prevalentemente antropocentrica, “vedendo” la qualità delle acque<br />
esclusivamente in funzione degli usi umani. In quest’ottica dunque, gli<br />
indicatori utilizzati per valutare lo stato dei corpi idrici erano esclusivamente di<br />
tipo chimico, fisico, e igienico-sanitario. Il fiume, ad esempio, non era ancora<br />
concepito in senso ecosistemico, ma come un mero veicolo delle acque, che<br />
potevano di volta in volta essere derivate e destinate agli usi umani.<br />
L’approccio è radicalmente mutato da quando si è sviluppato un punto di vista<br />
“ecologico”. L’evento che ha innescato il processo culturale che ha favorito il<br />
nuovo approccio è da individuare nel Progetto Finalizzato del CNR “Promozione<br />
della Qualità dell’Ambiente”, nell’ambito del quale fu avviata, alla fine degli<br />
anni ’70, la prima esperienza di trasferimento agli operatori ambientali di un<br />
metodo biologico per valutare la qualità delle acque correnti: l’Extended Biotic<br />
Index (WOODWISS, 1978). Il fiume, allora, viene finalmente concepito come un<br />
ecosistema in cui ciascuna componente è interconnessa inevitabilmente alle<br />
altre, in un equilibrio la cui alterazione si riflette ad ogni anello della catena<br />
trofica. Di conseguenza il fiume non viene più valutato sulla base dell’analisi<br />
effettuata su un singolo campione di acqua, ma sulla sua capacità di ospitare<br />
comunità acquatiche ricche e diversificate, nella fattispecie rappresentate da<br />
macroinvertebrati, iniziando a tenere in considerazione tutti quei fattori che<br />
contribuiscono al mantenimento di tale comunità, come la presenza di<br />
microhabitat diversificati, di periphyton, della vegetazione acquatica, oltre ai<br />
fattori che invece la riducono nelle sue componenti come l’inquinamento delle<br />
acque o la artificializzazione dell’habitat.<br />
7
1.1 L’ecosistema fluviale<br />
Il processo che modifica l’approccio culturale è anche favorito dal<br />
diffondersi delle teorie interpretative dell’ecosistema fluviale che trovano, nel<br />
corso degli anni ’70 e ’80, un periodo di proficuo sviluppo. Sulla scia delle<br />
elaborazioni concettuali che, individuando nel fiume una discontinuità delle<br />
caratteristiche chimico-fisiche, idromorfologiche e biotiche, danno vita a quella<br />
che verrà chiamata comunemente zonazione (ILLIES e BOTOSANEANU, 1963),<br />
sorgono in quegli anni modelli fondamentali come il river continuum concept<br />
(VANNOTE et al., 1980), il nutrient spiralling (NEWBOLD et al., 1981) e l’approccio<br />
multidimensionale (WARD, 1989).<br />
1.1.1 Zonazione delle acque correnti<br />
La zonazione dei corsi d’acqua nei climi temperati, secondo ILLIES e<br />
BOTOSANEANU (1963), è basata su fattori morfodinamici, sulle caratteristiche<br />
fisico-chimiche e sulle comunità di organismi invertebrati. Partendo dalla<br />
sorgente verso la foce, si possono così individuare tre zone principali: crenal,<br />
rhitral e potamal, le cui comunità sono chiamate rispettivamente crenon,<br />
rhitron, e potamon (ANGELIER, 2003).<br />
Il crenal corrisponde agli ambienti sorgivi, e vi si possono distinguere le sorgenti<br />
vere e proprie (eucrenal), e i rivoli che vi si originano (hypocrenal). La<br />
temperatura di questi ambienti è in funzione dell’altitudine e della latitudine;<br />
può variare da 7,8 a 9,8°C fino a 500 m, e scende fino a 4,5°C a quote intorno a<br />
1400 m. La temperatura è relativamente stabile nell’eucrenal, mentre presenta<br />
fluttuazioni giornaliere nell’ hypocrenal. In questo ambiente dominano le<br />
Briofite, e sono presenti forme (Psycodidae e Stratyomidae) che catturano l’aria<br />
direttamente dall’atmosfera attraverso stigmi respiratori. La diversità in questi<br />
ambienti è ridotta a causa della selezione e delle condizioni poco favorevoli.<br />
Il rhitral inizia con i corsi d’acqua di ordine 2 1 , nati dalla confluenza di<br />
rivoli dell’hypocrenal. Le escursioni termiche non superano i 20°C in estate, e<br />
l’ossigeno si mantiene su livelli di saturazione, facilitati dall’elevata turbolenza<br />
delle acque. Il substrato è costituito prevalentemente da roccia, massi, ciottoli<br />
1 La classificazione gerarchica dei fiumi segue lo schema di STRAHLER (1964) secondo il quale sono individuati come corsi d’acqua di ordine 1<br />
i canali singoli in testa al bacino, che non hanno affluenti, di ordine 2 quelli formatisi per confluenza di due canali di ordine 1, di ordine 3<br />
quelli che originano dalla confluenza di corsi d’acqua di ordine 2, ecc.<br />
8
e ghiaia, che formano un mosaico di microhabitat che ospitano una comunità<br />
molto varia. Si tratta soprattutto di organismi stenotermi, con evidenti<br />
adattamenti alla corrente: forma del corpo appiattita o affusolata, organi di<br />
ancoraggio al substrato e tigmotassi positiva. Il substrato è colonizzato anche<br />
da Alghe e Briofite nei tratti più alti, che lasciano via via il posto ad un ricco<br />
periphyton e, successivamente, alle macrofite acquatiche.<br />
Il potamal risulta dalla confluenza di corsi d’acqua montani e collinari e<br />
scorre nella piana alluvionale con pendenze ridotte, inferiori allo 0,15%. Il<br />
materiale depositato è prevalentemente caratterizzato da limi. Il letto fluviale è<br />
ampio e le acque sono a decorso lento e con moderata turbolenza. La<br />
temperatura può anche superare i 20-21°C in estate, ed è caratterizzata da<br />
escursioni stagionali, tanto che la comunità subisce una successione da specie<br />
stenoterme fredde da autunno a primavera, e di specie stenoterme calde<br />
d’estate. L’ecosistema è supportato dalle macrofite acquatiche, la cui attività<br />
fotosintetica condiziona in gran parte i livelli di ossigeno, che sono più alti<br />
durante il giorno, grazie alla fotosintesi, e più bassi durante la notte, a causa<br />
della respirazione.<br />
Nel potamal possiamo individuare zone di transizione (delta o estuario),<br />
dove le acque dei fiumi si uniscono al mare. Qui vi è un progressivo<br />
mescolamento e la presenza di gradienti di salinità e densità, e si può<br />
incontrare una progressiva stratificazione verticale delle acque a diversa<br />
densità. L’alta variabilità delle caratteristiche fisico-chimiche e morfologiche,<br />
produce un ambiente ricco di diversità e di habitat, che può ospitare biocenosi<br />
particolari, e fungere anche da nursery per specie permanenti e migratorie.<br />
1.1.2 River continuum concept<br />
Una delle teorie più importanti elaborate per descrivere gli ecosistemi<br />
delle acque correnti in clima temperato è il River continuum concept.<br />
Alla fine degli anni ‘70 VANNOTE e i suoi collaboratori ipotizzarono che la<br />
struttura e la funzione delle comunità si differenziassero in modo prevedibile<br />
dalla sorgente alla foce. Il loro approccio si basava sui mutamenti<br />
geomorfologici e idrologici, includendo gli input di energia e il trasporto della<br />
materia organica, che agiscono come uno “stampo” su cui le comunità si<br />
adattano. Tali Autori intuirono che in effetti le comunità, quasi come i loro<br />
9
complementi idrologici, sono in equilibrio dinamico. Produttori e consumatori<br />
si insediano in armonia con le condizioni fisiche e dinamiche di un dato tratto<br />
fluviale, e le comunità a valle sono modellate per trarre vantaggio dalle<br />
“inefficienze” dei processi biologici che si svolgono a monte.<br />
Il River continuum concept include quindi una serie di previsioni dei<br />
mutamenti longitudinali lungo il continuum fluviale. I mutamenti più importanti<br />
concernono la temperatura, la<br />
proporzione relativa tra i vari<br />
gruppi trofici, la diversità di<br />
specie, il rapporto tra<br />
produzione primaria interna (P)<br />
e respirazione (R) e tra CPOM e<br />
FPOM. Secondo questa teoria è<br />
verosimile prevedere che in<br />
corsi d’acqua di ordine più<br />
basso (1-3) il valore del<br />
rapporto tra P e R risulti<br />
inferiore a 1, a causa<br />
dell’ombreggiamento e dello<br />
scarso contenuto di nutrienti,<br />
per cui sarà la provvista di foglie<br />
e di altro materiale alloctono<br />
(CPOM) ad innescare la rete<br />
trofica. Come conseguenza, la<br />
comunità dei macroinvertebrati<br />
Figura 1.1 - Relazioni esistenti tra ordine del corso d’acqua,<br />
input di energia e funzione dell’ecosistema, secondo il River<br />
continuum concept [da VANNOTE et al., 1980, modificato]<br />
10<br />
sarà rappresentata da una<br />
elevata % di trituratori e<br />
raccoglitori (detritivori). Nei<br />
corsi d’acqua di medio ordine (4-6), le condizioni di luminosità, favorite dalla<br />
maggior ampiezza degli alvei, favoriscono la crescita di alghe e macrofite<br />
portando il rapporto P/R>1 ed ampliando l’abbondanza di pascolatori e<br />
raschiatori nella comunità dei macroinvertebrati. I processi di demolizione che<br />
si verificano a monte, per azione dei trituratori, fanno trasferire un sostanziale<br />
apporto di materia organica particellata fine (FPOM) verso valle mantenendo
quindi alta la componente dei raccoglitori. In accordo con il River continuum<br />
concept aumenta la temperatura e si prevede un incremento del numero di<br />
taxa (incremento della biodiversità). L’elevata torbidità e l’elevata profondità<br />
che si riscontra nei tratti di ordine fluviale maggiore riducono nuovamente la<br />
penetrazione della luce, ostacolando la produzione di macrofite acquatiche. Il<br />
rapporto tra P e R torna ad essere
succedono nel tempo viene quindi “stirata” nello spazio a formare una spirale.<br />
L’accoppiamento tra ciclizzazione e trasporto (spiralizzazione) è perciò<br />
rappresentato da una spirale di diametro tanto più stretto quanto più è elevata<br />
l’attività biologica (più veloce il riciclo) e con spire tanto più ravvicinate tra loro<br />
quanto maggiore è la capacità di ritenzione del sistema (più limitato il<br />
trasporto).<br />
L’entità del trasporto dipende dalla velocità della corrente e<br />
dall’efficienza dei dispositivi di ritenzione (massi, tronchi incastrati, sistema<br />
raschi-pozze, zone di calma, ecc.); nonostante la maggior velocità, i corsi<br />
d’acqua montani – grazie alla eterogeneità del substrato – hanno spesso una<br />
ritenzione più elevata dei fiumi di pianura. Per una buona efficienza depurante<br />
sono perciò necessarie un’elevata attività biologica ed un’elevata ritenzione.<br />
Corsi d’acqua artificializzati, con morfologia uniforme, hanno bassa capacità di<br />
ritenzione, bassa diversità e attività biologica, bassa capacità autodepurante:<br />
essendo incapaci di riciclare i nutrienti, sono sistemi esportatori, instabili,<br />
ridotti al ruolo passivo di trasportatori di materia e perciò inadatti a ricevere<br />
carichi inquinanti. Essi riverseranno il loro carico di nutrienti nel corpo idrico<br />
recettore (fiume, lago o mare), inducendone l’eutrofizzazione.<br />
Al processo di spiralizzazione partecipano attivamente anche le zone<br />
riparie periodicamente inondate, parte integrante dell’ecosistema fluviale.<br />
1.1.4 L’approccio multidimensionale<br />
Lo studio degli ambienti fluviali non può prescindere dall’ osservazione<br />
delle quattro dimensioni naturali che ne caratterizzano lo sviluppo. Il modello<br />
delle quattro dimensioni è stato elaborato da WARD (1989); esso prende in<br />
esame le interazioni che si instaurano tra le tre dimensioni fisiche con cui si<br />
esprime la struttura di un corso d’acqua ed una quarta dimensione o scala,<br />
basata sui mutamenti che si verificano con il trascorrere del tempo (Fig. 1.2).<br />
La dimensione longitudinale è quella più evidente in un corso d’acqua, e<br />
si sviluppa lungo la direzione della corrente. Essa interessa i legami che si<br />
instaurano tra i vari tratti fluviali (nei quali possiamo individuare una<br />
successione di ecosistemi) e i mutamenti, prevedibili, degli aspetti<br />
12
Figura 1.2 - Le quattro dimensioni naturali<br />
dell’ambiente fluviale [da SILIGARDI et al., 2007,<br />
modificato]<br />
13<br />
fisico-chimici e biologici che si<br />
verificano passando da monte a valle.<br />
La dimensione longitudinale è<br />
importante per il continuum che<br />
rappresenta, per la sua funzione di<br />
corridoio ecologico, e per il processo<br />
di ciclizzazione dei nutrienti che vi<br />
avviene.<br />
La dimensione laterale,<br />
coinvolge le interazioni che<br />
avvengono tra l’alveo fluviale, la zona<br />
riparia ed il territorio circostante,<br />
compreso l’ambiente iporreico. Questa dimensione ha un’enorme importanza<br />
per la presenza di zone filtro, costituite dalle fasce di vegetazione riparia e dai<br />
meandri fluviali, che hanno un’alta efficienza depurativa per il corso d’acqua.<br />
La dimensione verticale, investe i rapporti tra l’acqua che scorre<br />
nell’alveo e la quota che si infiltra tra gli interstizi del subalveo fino a<br />
raggiungere la falda. In questa dimensione entrano anche gli interscambi tra<br />
aria e acqua e la vita che si svolge sull’interfaccia. La comunità dell’ambiente<br />
iporreico è caratterizzata dalla presenza di batteri, funghi, e micro metazoi,<br />
che, insieme ai macroinvertebrati epibentonici che vi si possono rifugiare,<br />
svolgono un’importantissima azione filtrante e auto depurante del corso<br />
d’acqua.<br />
La dimensione temporale si sviluppa in un ambito che varia dalle<br />
prevedibili sequenze stagionali alle grandi trasformazioni geomorfologiche<br />
dell’assetto fluviale, condizionate dai cambiamenti climatici, dagli eventi<br />
alluvionali e dall’uso del suolo.<br />
Nonostante la mutevolezza spaziale e temporale, il fiume riproduce<br />
continuamente alcune forme caratteristiche: sinuosità laterale e verticale,<br />
buche, raschi, barre, ostacoli, cascatelle, rapide e un mosaico di microambienti.<br />
Questa diversità ambientale, riproposta a più scale, è il prerequisito più<br />
importante per la diversità biologica, il potere auto depurante, la funzionalità<br />
fluviale (GILLER e MALMQVIST, 1998).
1.1.5 Le comunità delle acque correnti<br />
Le comunità delle acque correnti sono chiaramente condizionate da fattori di<br />
tipo idroclimatico, dalla composizione degli habitat, da fattori trofici e biotici.<br />
La diversificazione degli habitat è determinata dall’ idrologia, dalla morfologia,<br />
e dalla vegetazione riparia, ma in ciascun punto le condizioni idrodinamiche<br />
variano in funzione della portata; ne consegue dunque che non vi sia una<br />
grande stabilità degli habitat. Si usa spesso il termine di “mosaici dinamici”, ad<br />
indicare l’associazione tra la grande eterogeneità spaziale e la forte variabilità<br />
temporale. In questa struttura, tutti gli elementi sono soggetti a perturbazioni<br />
fisiche anche violente. Poiché essi sono interconnessi, le zone protette dalla<br />
corrente possono servire da riparo per gli organismi quando gli altri elementi<br />
sono soggetti a perturbazioni. Questa organizzazione dello spazio permette la<br />
coesistenza di specie dotate di preferenze d’habitat, di cicli di vita e di strategie<br />
molto diverse. La biodiversità è dunque il risultato di tre fattori: eterogeneità,<br />
variabilità, connettività (SANSONI, 2003).<br />
Uno dei grossi problemi cui devono far fronte gli organismi acquatici è<br />
quello dell’osmoregolazione, in quanto i fluidi interni sono ipertonici rispetto al<br />
mezzo esterno. Anche la concentrazione dell’ossigeno può essere un fattore<br />
limitante, e questo ha portato all’evolversi di strutture particolarmente adatte<br />
14<br />
Figura 1.3 - La composizione di pool di<br />
specie a livello locale può essere legata<br />
a processi filtro dove le specie del pool<br />
a livello di bioregione sono selezionate<br />
da fattori naturali e antropici che<br />
agiscono a scale differenti [da<br />
MALMQVIST, 2002, modificato].
ad assorbire ossigeno dall’acqua come branchie, tracheobranchie, pigmenti<br />
respiratori, ecc.<br />
Altre strategie adattative importanti sono quelle atte<br />
a resistere alla forza della corrente. Esse comprendono la<br />
capacità di aderire al substrato, la presenza di veri e propri<br />
organi di ancoraggio al substrato, la forma del corpo<br />
affusolata o appiattita, nonché comportamenti come la<br />
reotassi positiva e la tigmotassi positiva (Fig. 1.4).<br />
Per quanto riguarda la comunità delle acque<br />
correnti, analizzeremo solamente la comunità dei<br />
macroinvertebrati, che sono quelli che interessano più da<br />
Figura 1.4 - Esempio di<br />
adattamento alla forza<br />
della corrente tramite<br />
ventose ventrali nei<br />
Blefriceridae<br />
vicino il tipo di monitoraggio preso in considerazione in<br />
questo lavoro.<br />
L’identificazione dei macroinvertebrati non ha<br />
significato sistematico, ma solo funzionale e pratico:<br />
secondo una delle definizioni più accreditate (CUMMINS,<br />
1974), si intende comprendere in questo gruppo tutti gli invertebrati i cui ultimi<br />
stadi di sviluppo raggiungano almeno i 3-5 mm di lunghezza. Sono in genere<br />
considerati macroinvertebrati gli organismi epibentonici, cioè che vivono sulla<br />
superficie dei sedimenti o, al di più, affossati nei primi centimetri di profondità.<br />
Ad essi appartengono i seguenti gruppi: Insetti, Crostacei, Molluschi, Irudinei,<br />
Turbellari, Oligocheti, Poriferi, Celenterati e Briozoi.<br />
La ricognizione <strong>completa</strong> di tutte le specie che compongono una singola<br />
comunità è un compito estremamente impegnativo. Gli studi in tal senso sono<br />
insoliti a causa della scarsa conoscenza della tassonomia e anche perché la<br />
compilazione di check-list raramente è una priorità. E’ più usuale effettuare<br />
studi di dettaglio su singoli taxon o indagini ecologiche sulle specie più comuni<br />
o a livello di genere e famiglia (taxa). Tuttavia è evidente che la ricchezza in<br />
taxa dipende da molte variabili e il numero stimato presente all’interno di una<br />
comunità dipende sempre dalle dimensioni del campione raccolto.<br />
L’importanza delle dimensioni del campionamento (sforzo di cattura) è<br />
chiaramente illustrata da studi sulla comunità dei macroinvertebrati che<br />
colonizzano i massi tipici delle grandi rapide (30-40 m di ampiezza x 1 km di<br />
lunghezza). Il numero degli individui ritrovati su ciascun masso era<br />
15
positivamente correlato con il numero di specie/masso. Inoltre, il numero<br />
cumulativo di specie cresceva con il log. del numero cumulativo di massi<br />
campionati (ALLAN, 1995). Il distretto ambientale da cui proviene il campione<br />
può incidere profondamente sul numero dei taxa raccolti, come è stato<br />
chiaramente dimostrato effettuando campioni in particolari aree<br />
biogeografiche (SANSONI, 1988a).<br />
Un altro aspetto che emerge chiaramente dallo studio della comunità dei<br />
macroinvertebrati è che relativamente pochi sono i taxa comuni, mentre la<br />
maggior parte sono del tutto rari. Nel primo di una lunga serie di studi<br />
effettuata sulla produttività di un corso d’acqua della Germania, si sono<br />
catturati circa 52.000 esemplari, appartenenti alla classe degli Insetti,<br />
all’interno dei quali furono identificate in totale n. 148 specie. Di queste, le 15<br />
più abbondanti costituivano l’80% del numero totale di individui. Si ha come<br />
conseguenza che la raccolta di un numero limitato di campioni include la<br />
maggior parte delle specie più comuni, mentre ulteriori campionamenti<br />
continuano a produrre un incremento di specie in maniera quasi indefinita. Ciò<br />
evidenzia la relazione esistente tra dimensione del campione e ricchezza in taxa<br />
in un determinato sito, che a turno influenzano le dimensioni dello sforzo di<br />
cattura necessario per caratterizzare la comunità di un ecosistema (ALLAN,<br />
1995).<br />
In un recente lavoro (BALDACCINI et al., 2008) sono state affrontate le<br />
principali cause di disturbo dell’accuratezza di un campionamento di<br />
macroinvertebrati. La precisione del risultato di un campionamento standard<br />
può infatti risentire di una serie di variabili che, in parte, dipendono dai<br />
requisiti con cui è stata pianificata l’indagine, come il numero di campioni<br />
(transetti) effettuati sul tratto oggetto di studio, in parte invece dipendenti<br />
dalle condizioni ambientali in cui si opera come ad esempio:<br />
- la composizione e diversità del substrato e quindi la diversità di habitat:<br />
questo carattere aumenta la difficoltà di reperire i taxa che colonizzano i vari<br />
habitat;<br />
- il livello di diversità della comunità: maggiore è il numero dei taxa e più<br />
elevato il rischio di perdere alcune componenti della comunità;<br />
16
- la diversa attitudine dei taxa presenti nella comunità ad essere dispersi nella<br />
colonna d’acqua (predisposizione al drift 2 ): la capacità di restare ancorati al<br />
substrato favorisce l’eventualità di non essere catturati;<br />
- il riflusso idraulico esercitato dalla forza della corrente sull’imboccatura del<br />
retino: tende a disperdere parte del materiale raccolto;<br />
Altri errori che possono incidere sulla precisione del risultato possono originare<br />
dal grado di esperienza degli operatori che applicano la procedura di<br />
campionamento e può manifestarsi con:<br />
- il livello di accuratezza con cui viene esplorato il substrato durante il<br />
campionamento: una scarsa attitudine impedisce la <strong>completa</strong> ispezione del<br />
substrato;<br />
- la diligenza mostrata da ciascun operatore nel recupero degli organismi<br />
(sorting): se questa è bassa si incrementa il rischio di perdere taxa;<br />
- livello di conoscenza della sistematica dei macroinvertebrati: è indispensabile<br />
per una corretta individuazione dei taxa presenti;<br />
- capacità nell’attribuzione delle abbondanze ai taxa ad elevata densità o nel<br />
conteggio totale se richiesto: garantisce una buona stima dei taxa presenti;<br />
La variabile che agisce maggiormente sulla precisione del risultato è tuttavia<br />
rappresentata dallo sforzo esercitato nella cattura degli organismi e quindi<br />
dalle dimensioni del campione: ne deriva come conseguenza che la raccolta di<br />
un campione limitato produce solo una quota dei taxa più comuni, mentre<br />
incrementando lo sforzo di cattura si produce un numero di taxa quasi<br />
indefinito. Il lavoro di BALDACCINI e coll. tendeva a dimostrare quindi che,<br />
disponendo di risorse limitate, si deve accettare il fatto che solo una parte della<br />
comunità può essere esaminata e che d’altra parte è dimostrato che è quasi<br />
impossibile e sicuramente antieconomico descrivere l’intera comunità.<br />
Applicando un campionamento standard si rilevano con sufficiente accuratezza<br />
le principali componenti della comunità.<br />
2 Fenomeno che si manifesta normalmente nelle acque correnti, per effetto del quale gli organismi vengono<br />
trasportati a valle e in gran numero dalla corrente.<br />
17
Il ciclo vitale dei macroinvertebrati può durare da poche settimane fino<br />
ad alcuni anni. La maggior parte dei macroinvertebrati (Crostacei, Molluschi,<br />
Irudinei, Turbellari, Oligocheti, Poriferi, Celenterati e Briozoi) trascorre l’intero<br />
ciclo vitale nel mezzo acquatico (olobiotici), mentre, quasi tutti gli Insetti,<br />
trascorrono vita acquatica solo per <strong>completa</strong>re una parte del loro ciclo vitale<br />
(anfibiotici). Tra questi vi sono forme che presentano più di una generazione<br />
l’anno (polivoltini), altri che si riproducono una sola volta l’anno (univoltini),<br />
altri ancora con intervalli di tempo maggiori dell’anno (semivoltini). La<br />
colonizzazione delle acque da parte dei macroinvertebrati, può avvenire per<br />
dispersione passiva, per deriva (drift) o attraverso il trasporto per opera di altri<br />
organismi come gli uccelli o i pesci, o per dispersione attiva, con la risalita della<br />
corrente (upstream) o attraverso il volo degli organismi adulti, nel caso degli<br />
insetti, compensando cosi il fenomeno del drift (TACHET et al., 2003).<br />
Di seguito è riportato un breve elenco corredato da alcune<br />
caratteristiche dei principali gruppi tassonomici.<br />
PLECOTTERI<br />
Figura 1.5 - Plecottero<br />
del genere Perla<br />
I Plecotteri sono un ordine di Insetti eterometaboli, di<br />
medie o grandi dimensioni, con larve acquatiche e adulti<br />
viventi fuori dall’acqua. Hanno sviluppo emimetabolo, e<br />
vivono in acque fredde, limpide e turbolente, tipiche dei corsi<br />
d’acqua di ordine minore (epi/meta-rhitral). Sono sensibili<br />
all’inquinamento organico e al conseguente abbassamento<br />
dei livelli di ossigeno dovuto ai processi di decomposizione.<br />
Popolano gli ambienti con substrati a massi e ciottoli, con<br />
elevata capacità di ritenzione della materia organica<br />
grossolana, insediandosi preferibilmente negli interstizi e nei<br />
pacchetti di foglie. Vi sono forme prevalentemente<br />
detritivore (Capniidae, Leuctridae, Nemouridae,<br />
Taeniopterygidae), che presentano un ciclo vitale sincronizzato con la caduta<br />
delle foglie; altri gruppi (Chloroperlidae, Perlidae, Perlodidae) hanno abitudini<br />
carnivore e si cibano di altri invertebrati. Le ninfe sono caratterizzate da due<br />
lunghi cerci e dall’assenza di estesi apparati tracheobranchiali ai lati<br />
18
dell’addome (tranne alcuni generi), a testimonianza della loro relativa<br />
intolleranza alla carenza di ossigeno disciolto.<br />
EFEMEROTTERI<br />
Figura 1.6 - Efemerottero<br />
del genere Epeorus<br />
Gli Efemerotteri sono un ordine di Insetti a<br />
metamorfosi in<strong>completa</strong> che trascorrono gran parte della<br />
loro vita allo stadio larvale, mentre la fase adulta ha una<br />
durata brevissima (da cui il nome), appena il tempo<br />
necessario a compiere il ciclo vitale riproducendosi e<br />
deponendo le uova. Gli adulti infatti non si nutrono,<br />
avendo un apparato boccale involuto. Il ciclo di sviluppo è<br />
di tipo emimetabolo-prometabolo, unico caso nel mondo<br />
degli insetti, in cui l’immagine è preceduta da una sub<br />
immagine a cui sembra affidato l’unico compito di<br />
emergere dall’acqua. Il ciclo vitale può essere univoltino<br />
(es Rhytrogena), polivoltino (Ecdyonurus, Baetis), o<br />
semivoltino (specie le cui larve si sviluppano in un<br />
periodo di due anni, es Ephemera). La lunga permanenza in acqua conferisce<br />
agli Efemerotteri un importante ruolo di bioindicatori. Il tipo di alimentazione<br />
di questi insetti è prevalentemente erbivoro e detritivoro, mentre sono solo<br />
occasionalmente predatori. Gli Efemerotteri sono diffusi prevalentemente nelle<br />
acque correnti, solo alcuni generi (Cloeon, Caenis) sono adattati anche agli<br />
ambienti lentici. Le ninfe hanno corpo sub cilindrico e affusolato, più o meno<br />
compresso dorso-ventralmente. Possiedono tracheobranchie addominali, in<br />
numero di 5-7 paia, e tre cerci (due cerci e un paracerco). La maggior parte<br />
degli Efemerotteri si nutre brucando la superficie esposta alla corrente e,<br />
nonostante i meccanismi di ancoraggio al fondo, molti di essi sono propensi al<br />
trasporto passivo (drift).<br />
TRICOTTERI<br />
I Tricotteri sono insetti olometaboli che colonizzano prevalentemente le acque<br />
correnti, anche se vi sono famiglie adattate alle acque stagnanti. Le uova sono<br />
deposte in acqua e generano larve in grado di produrre una sostanza sericea<br />
adesiva con la quale costruiscono astucci, utilizzando materiale reperito sul<br />
19
fondo dell’alveo, in cui vivono errando, o reti e tubuli fissi che utilizzano come<br />
rifugi e per catturare il cibo. La pupa affronta la metamorfosi all’interno<br />
dell’astuccio tipico della famiglia di appartenenza o di un bozzolo di seta se<br />
l’astuccio non è presente. La maggior parte dei tricotteri ha un ciclo annuale<br />
(uni voltino), mentre alcune specie sono polivoltine. Fa eccezione un’unica<br />
famiglia Rhyacophilidae, le cui larve conducono vita libera. I Tricotteri popolano<br />
diversi ambienti dulciacquicoli: alcune specie (madicole) vivono in ambienti<br />
igropetrici, bagnate solo da un velo d’acqua, altre frequentano elettivamente le<br />
sorgenti o le acque correnti, distribuendosi lungo le varie zone del fiume, i laghi<br />
dove colonizzano i banchi di vegetazione acquatica. Hanno uno spettro di<br />
specializzazione ecologica ampio e differenziato, sono validi indicatori della<br />
qualità delle acque. Il regime<br />
alimentare dei tricotteri è tra<br />
i più vari, erbivori, detritivori,<br />
carnivori; alcuni raschiano e<br />
brucano nel periphyton, altri<br />
trinciano il detrito, succhiano<br />
la linfa delle alghe o<br />
catturano altri piccoli<br />
invertebrati.<br />
20<br />
Figura 1.7 - Forme e adattamenti nei<br />
Tricotteri: 1)Limnephilidae;<br />
2)Glossosomatidae; 3) Hydroptilidae;<br />
4)Sericostomatidae;<br />
5)Lepidostomatidae; 10 –11)Goeridae;<br />
6) Philopotamidae;<br />
7)Polycentropodidae; 8)Hydropsychidae;<br />
9) Ryacophilidae [figura da GILLER e<br />
MALMQVIST, 2003].
ODONATI<br />
Figura 1.8 - Odonato del genere<br />
Cordulegaster<br />
Gli Odonati sono Insetti di medie e grandi<br />
dimensioni, emimetaboli con stadio larvale acquatico.<br />
Colonizzano prevalentemente ambienti di acque<br />
lentiche, ma sono presenti anche nelle acque<br />
correnti. Si possono distinguere due sottordini:<br />
Zigotteri e Anisotteri. Gli Zigotteri hanno per lo più<br />
ciclo univoltino, e gli stadi larvali hanno forma<br />
allungata e dotata di lamelle caudali o branchiali. Gli<br />
Anisotteri possono avere ciclo semivoltino, con una<br />
generazione ogni due anni o più (fino a 5 negli<br />
Anisotteri di ambienti alpini). Le larve degli Anisotteri<br />
hanno corpo corto e affusolato, e nella parte terminale dell’addome<br />
presentano una piramide caudale. Gli Odonati vivono associati alla vegetazione<br />
del fondo o immersi nel sedimento fine con il classico comportamento di caccia<br />
“alla posta”. Il principale carattere distintivo è rappresentato dalla maschera,<br />
organo di presa derivato da una modificazione dell’apparato boccale. Gli<br />
Odonati sono quindi i predatori per eccellenza, e vivono perennemente<br />
infossati nei sedimenti sabbiosi o immersi nella vegetazione acquatica.<br />
DITTERI<br />
I Ditteri hanno un ciclo vitale a<br />
metamorfosi <strong>completa</strong> (olometaboli) e, tra<br />
gli insetti acquatici, sono quelli che riescono<br />
a diffondersi nella più ampia varietà di<br />
ambienti. Le larve sono vermiformi e prive di<br />
zampe articolate; possono essere eucefale,<br />
con capo distinto dal torace e ben visibile,<br />
Figura 1.9 - Dittero della famiglia Simuliidae<br />
emicefale, con capo piccolo e infossato nel<br />
torace, o acefale, con capo poco sviluppato e<br />
non visibile. Le larve occupano una vasta gamma di biotopi, dalle zone<br />
montane dei torrenti, con acque turbolente e molto ossigenate, a quelle<br />
stagnanti dei boschi umidi. La grande adattabilità di questo taxon è dovuta ai<br />
21
diversi tipi di respirazione, che può essere acquatica, tramite branchie<br />
cuticolari, tracheali, rettali, o aerea tramite stimmi e sifoni, o mista. I Ditteri<br />
rivestono i ruoli trofici più vari: si nutrono di detrito organico, diatomee e altre<br />
alghe, batteri, e piccoli invertebrati.<br />
COLEOTTERI<br />
Figura 1.10 - Coleottero della famiglia Elmidae (adulto e<br />
larva)<br />
22<br />
I Coleotteri sono tra i pochi<br />
ordini di insetti che presentano<br />
forme acquatiche sia allo stato<br />
larvale che allo stato adulto. Si<br />
possono distinguere forme<br />
marciatrici (Elmidae, Hydraenidae,<br />
Dryopidae), o natatorie (Haliplidae,<br />
Dytiscidae, Hydrophilidae), alcune anche di notevoli dimensioni. La respirazione<br />
sfrutta il sistema tracheale tipico delle specie terrestri, che si avvale nelle forme<br />
acquatiche di nuovi adattamenti che consentono di immagazzinare l’aria<br />
catturata dalla superficie o direttamente da piante acquatiche durante<br />
l’immersione. Le larve possono respirare attraverso i tegumenti o anche<br />
attraverso stimmi respiratori. Il regime alimentare è vario, e può essere misto<br />
in relazione alla fase del ciclo vitale. Le larve di Dytiscidae, Gyrinidae e<br />
Hydrophilidae sono carnivore, mentre le altre sono erbivore o detritivore. Tra<br />
gli adulti sono carnivore le famiglie Dytiscidae, Gyrinidae, onnivori gli<br />
Hydrophilidae ed erbivori gli altri.<br />
CROSTACEI<br />
Figura 1.11 - Crostaceo della famiglia<br />
Gammaridae<br />
I Crostacei sono organismi olobionti, con<br />
ciclo vitale <strong>completa</strong>mente acquatico.<br />
Tra i crostacei delle acque interne<br />
possiamo distinguere tre sottoclassi principali: i<br />
Branchiuri, con l’unico genere Argulus, tutti<br />
ectoparassiti dei pesci; una sottoclasse<br />
rappresentata da Branchiopodi, Copepodi e<br />
Ostracodi, che comprendono forme bentoniche<br />
e zooplanctoniche che colonizzano soprattutto le
acque stagnanti; i Malacostraci, che comprendono forme di taglia media e<br />
grande. Tra i Malacostraci troviamo forme molto diffuse nelle acque correnti<br />
come gli Anfipodi (fam Gammaridae), e gli Isopodi (fam Asellidae). I Gammaridi<br />
sono buoni nuotatori e tendono ad occupare tutti gli habitat disponibili nei<br />
fiumi, dalla sorgente alla foce; gli Asellidi invece prediligono gli ambienti lentici,<br />
e quindi i tratti medio-bassi dei corsi d’acqua, fino alla foce. Un ordine molto<br />
importante è quello dei Decapodi. All’interno di questo gruppo troviamo forme<br />
più o meno adattabili, che colonizzano tratti diversi del corso d’acqua. I<br />
gamberi Palemonidae tendono ad esempio a colonizzare i tratti medio-bassi del<br />
corso d’acqua, mentre gli Astacidi colonizzano i tratti medio-alti e sono<br />
particolarmente sensibili alla qualità delle acque. Infine i granchi Potamidae<br />
prediligono le acque calme o moderatamente correnti.<br />
Il loro regime alimentare è spesso misto, prevalentemente vegetariano e<br />
detritivoro, e talora carnivoro.<br />
MOLLUSCHI<br />
I Molluschi delle acque interne<br />
comprendono Gasteropodi e<br />
Bivalvi. Nei corsi d’acqua correnti i<br />
Gasteropodi non sono molto ben<br />
rappresentati, e le comunità delle<br />
acque correnti sono spesso<br />
rappresentate solo dagli Ancilidi.<br />
Questa famiglia è riconoscibile<br />
Figura 1.12 - Gasteropode della famiglia Ancylidae<br />
dalla tipica forma della conchiglia,<br />
di tipo patelliforme con l’umbone rivolto all’indietro, un adattamento alla forza<br />
della corrente, insieme alla forma del piede che garantisce un sicuro ancoraggio<br />
al substrato, dove l’animale trova i tappeti di periphyton su cui brucare. Nei<br />
tratti con discreta idrodinamicità si possono trovare anche forme come i<br />
Neritidi, che appartengono invece alla sottoclasse dei Prosobranchi. Questi<br />
gasteropodi sono caratterizzati dalla presenza di un opercolo che chiude la<br />
conchiglia e dalla respirazione branchiale. Nei tratti più bassi del fiume si<br />
possono invece incontrare forme come Limnea e Physa, che si rifugiano nelle<br />
23
zone di calma, al riparo della corrente. La maggior parte dei gasteropodi si<br />
nutre raschiando il periphyton dai substrati duri o dagli steli per mezzo della<br />
radula. I Bivalvi comprendono forme molto piccole, come gli Sphaeridae, dalle<br />
dimensioni dai 5 ai 10 mm, e forme di grandi dimensioni come gli Unionidae. Il<br />
genere Anodonta può raggiungere i 20 cm di lunghezza, e vive nei tratti<br />
potamali dei fiumi, dove lasciano profondi solchi scavati con il piede. I<br />
Dreissenidi si fissano ai substrati duri per mezzo di un filamento detto bisso,<br />
formando densi agglomerati. I Bivalvi tendono in genere a colonizzare i tratti<br />
bassi dei fiumi, dove c’è una grande disponibilità di materia organica<br />
particolata fine, fitoplancton e batteri.<br />
PLATELMINTI<br />
I Tricladi popolano sia le<br />
acque correnti che le acque<br />
stagnanti, colonizzando le<br />
Figura 1.13 - Triclade del genere Dugesia<br />
superfici inferiori dei ciottoli o di<br />
larghe foglie, al riparo dalla luce.<br />
Il corpo, fortemente appiattito e<br />
allungato, è rivestito nella parte<br />
ventrale da migliaia di<br />
microscopiche ciglia che consentono all’animale di strisciare su tutte le<br />
superfici sommerse. L’intestino è suddiviso in tre rami, e comunica con<br />
l’esterno attraverso l’orifizio boccale, da cui si può estroflettere il faringe, un<br />
condotto muscoloso con cui penetra nel corpo della preda, e ne succhiano i<br />
liquidi.<br />
24
IRUDINEI<br />
Figura 1.14 - Irudineo del<br />
genere Erpobdella<br />
OLIGOCHETI<br />
Questa classe appartiene al phylum degli Anellidi.<br />
Le specie di sanguisughe che si incontrano nelle acque<br />
correnti (Dina, Erpobdella, Trocheta), non sono in genere<br />
ematofaghe, ma si nutrono prevalentemente di altri<br />
invertebrati. Le sanguisughe hanno il corpo depresso<br />
dorso ventralmente, diviso in numerosi anelli, e dotato di<br />
due ventose che usano per spostarsi. La resistenza a<br />
condizioni di anossia consente loro di sopravvivere a<br />
forme di inquinamento organico anche elevate, dove<br />
sono spesso gli unici invertebrati predatori.<br />
Gli Oligocheti sono una classe di<br />
vermi cilindrici molto diffusa sulla<br />
terraferma e anche negli ambienti<br />
acquatici di acque correnti e stagnanti.<br />
Il nome deriva dalla scarsa presenza di<br />
Figura 1.15 - Oligochete della famiglia Lumbricidae<br />
setole sulla superficie del corpo, che<br />
sono indispensabili alla locomozione.<br />
L’animale può infossarsi nel fango, dove trova anche la sua indispensabile fonte<br />
di cibo, il detrito e i microrganismi in esso contenuti. I Tubificidi e i Lumbriculidi<br />
rappresentano spesso la componente principale del macrobenthos profondo<br />
degli ambienti lentici. Vivono infossati nei primi centimetri del sedimento ed<br />
esercitano un’azione di rimescolamento dei fanghi. Quando il contenuto di O2<br />
della microzona scende sotto valori di guardia, i Tubificidi formano microtubuli<br />
da cui fuoriescono con la porzione posteriore del corpo che muovono<br />
vivacemente per provocare ricambio di acqua. I Naididi rappresentano spesso<br />
una delle componenti più importanti delle comunità dei corsi d’acqua correnti<br />
sottoposti a forti immissioni di materia organica disciolta. Gli Oligocheti<br />
Tubificidi insieme ai Ditteri Chironomidi costituiscono le forme più resistenti<br />
alle condizioni di inquinamento. In condizioni naturali sono distribuiti su tutti i<br />
tratti fluviali dove occupano i microhabitat a sedimenti molli.<br />
25
Tabella 1.1 - Gruppi trofici funzionali di macroinvertebrati (larve e adulti) acquatici e loro cibo preferenziale<br />
[da CUMMINS e MERRIT, 1996, in GILLER e MALMQVIST, 1998, modificato]<br />
Gruppo trofico Cibo Meccanismo di nutrizione<br />
Trituratori Foglie, detrito legnoso,<br />
macrofite acquatiche viventi<br />
Raccoglitori Materia organica particellata<br />
fine<br />
26<br />
Masticazione del detrito e delle<br />
macrofite, perforazione tessuti<br />
Filtraggio materiale in sospensione,<br />
raccolta materiale sedimentato<br />
Raschiatori Alghe bentoniche e biofilm Pascolo delle superfici organiche e<br />
minerali<br />
Perforatori Cellule e linfa delle piante Perforazione e succhiamento<br />
Predatori Tessuti animali Perforazione e ingoiamento<br />
Parassiti Tessuti e fluidi animali Endo e esoparrissitismo<br />
Tabella 1.2 - Gruppi trofici funzionali e loro rappresentazione in principali ordini di insetti selezionati [da<br />
CUMMINS e MERRIT, 1996, in GILLER e MALMQVIST, 1998, modificato].<br />
Ordine Trituratori Raccoglitori Raschiatori Perforatori Predatori Parassiti<br />
Plecoptera + +<br />
Odonata +<br />
Ephemeroptera + +<br />
Hemiptera +<br />
Megaloptera +<br />
Trichoptera + + + + +<br />
Lepidoptera + +<br />
Coleoptera + + + +<br />
Hymenoptera +<br />
Diptera + + + + +
1.2 Il monitoraggio biologico delle acque correnti<br />
La storia dei bioindicatori per la valutazione della qualità delle acque<br />
inizia più di cento anni fa con i lavori di Kolenati (1848) e Cohn (1853)<br />
(SPAGGIARI e GENONI, 2005). Questi studiosi osservarono che gli organismi<br />
presenti nelle acque inquinate erano diversi da quelli rinvenibili in acque pulite.<br />
La strategia, da allora, è stata quella di individuare indicatori ed indici in grado<br />
di attuare una efficace “sorveglianza ecologica degli ambienti di acque<br />
correnti”.<br />
I bioindicatori, coinvolgendo più livelli dell’organizzazione biologica, si<br />
pongono su gradi gerarchici diversi in un ambito di scala temporale e di<br />
attinenza ecologica. Infatti, vi sono indicatori caratterizzati da un tempo di<br />
risposta breve ed un’attinenza ecologica bassa ed altri che presentano un<br />
tempo di risposta lungo, ma un’attinenza ecologica elevata. Le popolazioni<br />
animali costituiscono gli indicatori degli effetti prodotti dall’inquinamento<br />
sull’ambiente in cui vivono in virtù del fatto che esse presentano grande<br />
diversità fisiologica ed ecologica; sono in grado di reagire alla situazione<br />
ambientale nel suo complesso; esprimono l’effetto cumulativo di vari fattori;<br />
hanno una buona capacità di integrare le situazioni nel tempo. Il controllo<br />
biologico di qualità delle acque correnti basato sull’analisi della comunità dei<br />
macroinvertebrati è il più diffuso in tutta l’Unione Europea (GHETTI, 1997), ma<br />
esistono anche altri indicatori. Esistono infatti metodi che si basano sullo studio<br />
di varie componenti delle biocenosi delle acque correnti rappresentate da<br />
Batteri, Alghe, Protozoi, Macrofite, ecc.<br />
L’uso dei macroinvertebrati come indicatori è favorito da una serie di<br />
caratteristiche che li rendono adatti a questo scopo:<br />
-elevata sensibilità all’inquinamento e capacità di reagire tempestivamente ai<br />
suoi effetti;<br />
-buona conoscenza degli adattamenti morfologici e fisiologici di numerose<br />
specie rispetto all’ambiente in cui vivono;<br />
-presenza di lunghi cicli vitali in numerosi taxa che consente di vincolarli alla<br />
continuità delle condizioni ambientali; la loro scomparsa è quindi facilmente<br />
imputabile a condizioni di stress;<br />
27
-sufficiente stabilità di molti taxa, sui substrati in cui essi vivono, e quindi<br />
capacità di riflettere con immediatezza le condizioni di qualità delle acque e dei<br />
sedimenti;<br />
-facilità di raccolta rispetto ad altri gruppi e identificazione accessibile anche a<br />
occhio nudo;<br />
-sono cibo preferenziale per i pesci e costituiscono una componente<br />
fondamentale della catena alimentare dei fiumi e degli ambienti ad essi<br />
limitrofi, nelle varie forme del ciclo biologico (Fig. 1.16).<br />
Figura 1.16 - Composizione % dei macroinvertebrati nel regime alimentare della trota. A: adulti di<br />
insetti acquatici e terrestri caduti in acqua. C: coleotteri. D: ditteri. E: efemerotteri. G: gammaridi. P:<br />
plecotteri. T: tricotteri [da TACHET et al., 2000, modificato]<br />
Il metodo di monitoraggio biologico fino ad oggi più utilizzato in Italia è<br />
stato l’Indice Biotico Esteso, che comincia ad essere adottato verso la fine degli<br />
anni ’70, nella sua versione originale elaborata da WOODWISS (1978) e adattata<br />
alla realtà italiana da GHETTI (1981). A partire da tale periodo, si moltiplicano le<br />
esperienze di applicazione del metodo, che consentono di affinarlo e adattarlo<br />
sempre più alla realtà italiana, fino ad essere universalmente riconosciuto con<br />
l’attuale acronimo (IBE, GHETTI, 1997).<br />
L’IBE è un metodo che studia le comunità dei macroinvertebrati e trae<br />
informazioni sia dal valore di indicatore di alcuni taxa, più sensibili agli<br />
inquinanti, sia da una stima della diversità rilevata nella comunità.<br />
Il metodo tiene conto del fatto che:<br />
-la ricchezza in specie aumenta fino a certi livelli in funzione del contenuto di<br />
sali nutritivi;<br />
28
-la struttura della comunità varia da monte a valle lungo la zonazione<br />
longitudinale;<br />
- i vari taxa manifestano una sensibilità diversa all’inquinamento.<br />
Il metodo utilizza le comunità di riferimento costruite su corsi d’acqua<br />
che mantengono buone caratteristiche di qualità e misura il livello di<br />
allontanamento da queste della comunità esaminata. La selezione dei gruppi di<br />
macroinvertebrati utilizzati nel metodo per la definizione dell’Indice si è basata<br />
su criteri di sensibilità alle turbative ambientali che possono alterare lo stato di<br />
qualità di un corso d’acqua.<br />
Dal punto di vista legislativo, la necessità di effettuare un costante<br />
monitoraggio biologico dei corsi d’acqua, si è affermata con il Decreto<br />
Legislativo 152/1999, che anticipa parte dei contenuti della successiva norma<br />
comunitaria in materia di acque. Infatti, la Direttiva 2000/60/CE, nota come<br />
Direttiva Quadro per le Acque della Comunità Europea, definisce i principi e gli<br />
obiettivi per l’azione di tutela e salvaguardia dei corpi idrici richiedendone la<br />
classificazione secondo lo stato di qualità, basata principalmente sugli elementi<br />
biologici rappresentati da macroinvertebrati, macrofite, fitobenthos e fauna<br />
ittica. In tal senso fornisce specifiche indicazioni sulla strategia di raccolta dei<br />
dati e sulla stessa messa a punto del sistema di valutazione. In questo contesto<br />
nasce il progetto europeo AQEM, che coinvolge numerosi partner europei, al<br />
fine di testare i principi alla base delle tecniche di monitoraggio. Nell’ambito di<br />
tale progetto nasce un nuovo metodo per lo studio della comunità dei<br />
macroinvertebrati, con la prospettiva di essere adattato alla realtà italiana e<br />
che risponda alle richieste della Direttiva. Tale metodo, basato sul<br />
campionamento multihabitat proporzionale e sull’applicazione multimetrica,<br />
dovrà quindi subentrare al metodo IBE e sostituirlo nel monitoraggio delle<br />
acque correnti previsto dalla normativa di recepimento della suddetta Direttiva<br />
che in Italia è rappresentata dal D. Lgs. 152/2006.<br />
29
1.3 La Direttiva comunitaria sulle acque e il metodo MacrOper<br />
La Direttiva 2000/60/CE nota come Direttiva Quadro per le acque (WFD:<br />
Water Framework Directive) definisce i principi generali e gli obiettivi per<br />
l’azione comunitaria in materia di acque.<br />
La Direttiva prevede, oltre all’identificazione dei Distretti Idrografici come<br />
unità di riferimento per la gestione dei singoli bacini, anche l’individuazione dei<br />
corpi idrici e la loro classificazione secondo lo stato di qualità. Lo stato dei corpi<br />
idrici deve essere individuato in base alla qualità ecologica, la cui definizione si<br />
avvale principalmente di elementi biologici (struttura e composizione delle<br />
comunità acquatiche), elementi chimico-fisici e elementi idromorfologici. La<br />
Direttiva fornisce una descrizione generale di 5 classi di stato ecologico per ogni<br />
categoria di acque superficiali. Lo stato di qualità dei corpi idrici viene definito<br />
come rapporto di qualità ecologica (EQR = Ecological Quality Ratio) calcolato<br />
rapportando i valori dei parametri biologici di un dato corpo idrico con quelli<br />
predefiniti dalle condizioni di riferimento. L’obiettivo è l’individuazione delle<br />
situazioni che si allontanano dalla realtà, e l’impegno per il raggiungimento<br />
dello stato buono, o comunque il divieto di deterioramento dello stato elevato.<br />
Per quanto riguarda i criteri per la valutazione della qualità ecologica, la<br />
Direttiva da specifiche indicazioni sul tipo di monitoraggio da effettuare; per i<br />
fiumi viene richiesto di considerare, tra i criteri per la valutazione della qualità<br />
ecologica, l’abbondanza delle comunità biologiche. Inoltre viene evidenziata la<br />
necessità di standardizzare i metodi, in modo da garantire la massima<br />
confrontabilità dei risultati ottenuti dai diversi operatori. I gruppi di lavoro CEN<br />
(Comité Européen de Normalisation) hanno redatto una serie di linee guida cui<br />
stanno cercando di adeguarsi numerosi paesi europei, attraverso fasi di<br />
sperimentazione e confronto tra i gruppi stessi.<br />
Nell’ambito della sperimentazione dei nuovi criteri definiti dalla Direttiva<br />
Quadro per le Acque, nasce la proposta di un nuovo metodo di monitoraggio<br />
delle acque correnti in Italia, (BUFFAGNI e ERBA, 2007; BUFFAGNI et al, 2008) che<br />
nasce con l’intenzione di rispondere alle esigenze dettate dalla normativa<br />
europea, sia in merito alla registrazione delle abbondanze degli individui<br />
raccolti, sia in merito alla “standardizzazione” della procedura. Il metodo<br />
proposto da BUFFAGNI, denominato MacrOper, si basa sull’uso dell’ indice<br />
30
Star_ICMi e sulla procedura di campionamento multihabitat originariamente<br />
proposta negli Stati Uniti per il “Rapid Bioassessment Protocol” (BARBOUR et al.,<br />
1999). Tale procedura rientra nella maggior parte dei protocolli in uso a livello<br />
europeo. I principi alla base della tecnica sono stati testati durante il progetto<br />
europeo AQEM (BUFFAGNI et al., 2001; HERING et al., 2004) da tutti i partner<br />
coinvolti. Per quanto riguarda l’Italia, la tecnica è quindi stata adattata al<br />
contesto nazionale, al fine di garantire il più possibile una continuità con il<br />
protocollo di campionamento del metodo IBE (GHETTI, 1997; APAT & IRSA-CNR,<br />
2003).<br />
Lo scopo principale di questa tesi è stato quello di sperimentare il<br />
metodo MacrOper su tratti fluviali della provincia di Lucca, applicando<br />
contemporaneamente il metodo IBE, al fine di valutare nella pratica il “nuovo”<br />
metodo anche in relazione agli aspetti logistici, all’impiego delle risorse<br />
necessarie, alla problematica dell’analisi quantitativa, ed altri aspetti che<br />
potessero scaturire nel passaggio dalla “vecchia” metodologia alla “nuova”.<br />
Il lavoro è stato svolto presso il Laboratorio di Biologia Ambientale del<br />
Dipartimento Provinciale ARPAT di Lucca - Servizio Locale della Versilia.<br />
31
2. MATERIALI E METODI<br />
2.1 Area di studio<br />
I corpi idrici presi in esame nel presente lavoro appartengono a due bacini<br />
idrografici della Provincia di Lucca: il bacino del Fiume Serchio e quello del<br />
Fiume Versilia. Il primo origina dall’Appennino Settentrionale e si snoda tra<br />
questo e il massiccio apuano, il secondo ha origine dalle Alpi Apuane e si<br />
sviluppa sul loro versante occidentale (Fig. 2.1).<br />
Figura 2.1 - Visione d'insieme dell'area di studio con le stazioni prese in esame<br />
33
2.1.1 Il bacino del Fiume Serchio<br />
Figura 2.2 - Bacino idrografico del Fiume Serchio<br />
Il Serchio nasce nella zona appenninica all’estremo nord della Provincia di<br />
Lucca, attraversa subregioni come la Garfagnana, la Media Valle e la piana di<br />
Lucca fino a Ripafratta, dove entra nel territorio provinciale pisano per poi<br />
sfociare nel Mar Tirreno, percorrendo quest’ultimo tratto in un alveo<br />
<strong>completa</strong>mente arginato e pensile. Il bacino del Serchio è quindi compreso<br />
quasi interamente nella Provincia di Lucca, in parte, con il suo maggior<br />
affluente, la Lima, in quella di Pistoia e, nel tratto terminale, in quella di Pisa. Si<br />
estende su una superficie di circa 1500 kmq e la lunghezza dell’asta principale si<br />
stima intorno ai 104 km. Il bacino è caratterizzato dalla presenza di numerose<br />
34
valli in cui sono incassati i principali affluenti provenienti dal versante<br />
occidentale appenninico (sinistra idrografica) e dal versante orientale apuano. Il<br />
territorio vallivo, pur essendo limitato e soggetto ad inondazioni più o meno<br />
ricorrenti, era quello che meglio si prestava ad accogliere gli insediamenti<br />
abitativi e produttivi. Questi ultimi erano spesso installati nelle immediate<br />
vicinanze del corso del fiume ed attrezzati per poter sfruttare il deflusso delle<br />
acque come forza motrice.<br />
Il territorio montano e collinare nel bacino del Fiume Serchio è caratterizzato<br />
da pendenze accentuate, prevalentemente caratterizzate da rivestimento<br />
boschivo, e da aree agricole organizzate su tipici terrazzamenti, consolidati con<br />
muri a secco. Nella parte montana sono presenti numerose derivazioni che<br />
alimentano, attraverso un esteso reticolo di condotte idrauliche, gli invasi ENEL.<br />
L’alveo scorre, in alcune zone, in gole rocciose, strette e profonde, comprese<br />
tra ripide pareti calcaree. Il territorio di pianura del bacino del Serchio è<br />
costituito dalla piana di Lucca e dalla piana di San Giuliano, spesso soggette ad<br />
inondazioni a causa della rete di drenaggio insufficiente, ma soprattutto per la<br />
consistente riduzione delle aree inondabili di pertinenza fluviale che nel tratto<br />
medio sono state invase da un incontrollato sviluppo urbanistico e per<br />
l’imponente regimazione che accompagna il tratto pianeggiate fino al mare<br />
(REGIONE TOSCANA, 2005).<br />
35
2.1.2 Il bacino del Fiume Versilia<br />
Figura 2.3 - Bacino del Fiume Versilia<br />
Il bacino del Fiume Versilia si forma sul versante marittimo delle Alpi Apuane,<br />
caratterizzato da contrafforti alti e scoscesi, solcati da ripide incisioni a regime<br />
torrentizio; composto da un’insieme di tributari, i cui due principali denominati<br />
Serra e Vezza, si immette nella pianura alluvionale come fiume Versilia,<br />
attraversandola con un alveo fortemente artificializzato, prima inciso e<br />
successivamente pensile, più volte deviato dal suo corso originale, in epoca<br />
storica. Numerose risorgenze da subalveo alimentano in pianura una rete di<br />
canali minori. Il bacino si estende su una superficie di circa 115 kmq e la<br />
lunghezza dell’asta principale si stima intorno ai 22 km.<br />
L’asta principale del Fiume Versilia, prende origine sotto la Foce di Petrosciana,<br />
da Fonte di Moscoso, col nome di Canale Versiglia; raccolto un fitto drenaggio<br />
di impluvi, a Cardoso, il torrente ormai formato prende il nome da tale borgo,<br />
fino a Ponte Stazzemese, dove confluisce in sinistra con il Torrente di Mulina<br />
proveniente dalla Conca di Stazzema, originando così il Torrente Vezza. Fra<br />
36
Ponte Stazzemese e Seravezza, il torrente riceve ulteriori affluenti laterali d’una<br />
certa importanza, quali il Canale del Giardino, dal Colle di Cipollaio, ed il<br />
Torrente Serra, dal Monte Altissimo, che confluisce col Vezza a formare il fiume<br />
Versilia; a valle di Ponte Stazzemese l’alveo va ad incidere filladi e meta<br />
vulcaniti paleozoiche, scarsamente acquifere, cosicchè gli apporti sono<br />
prevalentemente corrivi più che sorgivi.<br />
Uscito dalle strette di Corvaia, il Serra-Vezza prende il nome di Versilia, forte di<br />
almeno 600 l/s di portata media; scendendo lambisce la zona industriale di<br />
Pietrasanta, con alveo rettificato da argini e briglie, si getta in mare, dopo aver<br />
attraversato le colmate dei Paduli di Porta , con una rettifica risalente al XVI<br />
secolo (GIOVANNINI, 1993).<br />
Le problematiche che interessano l’intera asta fluviale sono da ricercare,<br />
oltreché nell’attività estrattiva e di lavorazione del marmo, caratteristica<br />
dell’uso antropico di questa zona, anche nell’impatto sugli elementi<br />
idromorfologici originatosi dalla trasformazione morfostrutturale delle sponde<br />
avvenuta in tempi storici e, ultimamente, in seguito alla messa in sicurezza<br />
effettuata dopo l’alluvione del 1996.<br />
2.1.3 Le stazioni<br />
Di seguito sono descritte le caratteristiche principali delle stazioni prese in<br />
esame nel presente lavoro; queste sono state scelte tra le stazioni inserite nella<br />
rete di monitoraggio controllata dall’Agenzia Regionale per la Protezione<br />
Ambientale della Toscana, Dipartimento Provinciale di Lucca. Dato il carattere<br />
sperimentale del lavoro, e il notevole impegno in termini di tempo e di risorse<br />
umane che ne sarebbe derivato, non è stato possibile comprendere nello<br />
studio tutte le stazioni della rete, ma solo quelle considerate più<br />
rappresentative.<br />
37
SCHEDA N. 1 FIUME: Serchio STAZIONE: Ponte di Petrognano<br />
COMUNE: Piazza al Serchio LOCALITA’: Petrognano CODICE: MAS001<br />
ALTITUDINE: m 439 s.l.m. DISTANZA DALLA<br />
SORGENTE: 14 Km<br />
CARATTERISTICHE AMBIENTALI:<br />
38<br />
DATA DI CAMPIONAMENTO:<br />
12/05/2009<br />
Alveo prevalentemente naturale,<br />
caratterizzato da un substrato a ciottoli,<br />
ghiaia, massi e sabbia, costituente un<br />
materasso poco mobile. Lungo il tratto<br />
(lunghezza circa 100 m) sono presenti, da<br />
monte a valle in riva destra, una difesa<br />
spondale in calcestruzzo e una cava inattiva.<br />
La ritenzione del detrito organico è<br />
moderato- scarsa, con presenza di<br />
frammenti polposi. Il feltro perifitico varia<br />
stagionalmente da sottile a spesso, con<br />
filamenti di alghe. La corrente è<br />
prevalentemente con flusso medio e<br />
laminare e le acque sono risultate sempre Figura 2.4 - Stazione Ponte di Petrognano sul Fiume Serchio<br />
limpide. La vegetazione riparia, è<br />
costituita da alberi e arbusti, con prevalenza di pioppo, salice e robinia. Ambiente circostante lievemente<br />
antropizzato, con presenza di boschi.<br />
Figura 2.5 - Ubicazione della stazione Ponte di Petrognano sul<br />
Fiume Serchio
SCHEDA N.2 FIUME: Serchio STAZIONE: Ghivizzano<br />
COMUNE: Coreglia<br />
Anteminelli<br />
LOCALITA’: Ghivizzano CODICE: MAS003<br />
ALTITUDINE: m 120 s.l.m. DISTANZA DALLA SORGENTE:<br />
45,3 Km<br />
CARATTERISTICHE AMBIENTALI:<br />
Alveo caratterizzato da un substrato a<br />
prevalenza di ciottoli, massi e ghiaia,<br />
costituente un materasso mobile. La<br />
vegetazione riparia, è prevalentemente<br />
arbustiva in riva sinistra e scarsa in riva<br />
destra per effetto di recenti interventi di<br />
regimazione che ne hanno modificato<br />
l’assetto morfologico creando un ampio<br />
terrazzo artificiale. L’ambiente<br />
circostante è sufficientemente naturale in<br />
sponda sinistra, antropizzato in sponda<br />
destra .<br />
39<br />
DATA DI CAMPIONAMENTO:<br />
19/05/2009<br />
Figura 2.6 - Stazione Ghivizzano sul Fiume Serchio<br />
Figura 2.7 - Ubicazione della stazione Ghivizzano sul Fiume Serchio
SCHEDA N.3<br />
FIUME: Serra<br />
BACINO: Versilia<br />
40<br />
STAZIONE: Fosso di Rimone*<br />
COMUNE: Serravezza LOCALITA’: C. Ricci CODICE: SVSR12<br />
ALTITUDINE: 177 m s.l.m. DISTANZA DALLA SORGENTE:<br />
2,61 Km<br />
CARATTERISTICHE AMBIENTALI:<br />
Alveo a substrato roccioso e ciottoloso<br />
con depositi di sabbia e limo di origine<br />
estrattiva; acque limpide e ossigenate che<br />
scorrono con andamento a piccoli salti e<br />
pozze; vegetazione riparia<br />
prevalentemente arbustiva; territorio<br />
circostante naturale.<br />
* La stazione non appartiene alla rete di<br />
monitoraggio regionale<br />
Figura 2.9 - Ubicazione della stazione Fosso di Rimone sul Torrente Serra<br />
DATA DI CAMPIONAMENTO:<br />
14/07/2009<br />
Figura 2.8 - Stazione Fosso di Rimone sul Torrente Serra
SCHEDA N.4<br />
FIUME: Serra<br />
BACINO: Versilia<br />
41<br />
STAZIONE: Parco dei Bimbi<br />
COMUNE: Serravezza LOCALITA’: Serravezza CODICE: MAS027<br />
ALTITUDINE: 110 m s.l.m. DISTANZA DALLA SORGENTE:<br />
4,3 Km<br />
CARATTERISTICHE AMBIENTALI:<br />
Il tratto di Torrente in esame attraversa<br />
una zona urbanizzata, prevalentemente<br />
sviluppata sulla sua destra idrografica;<br />
sulla sinistra la continuità col versante<br />
montano è interrotta dal muro di<br />
contenimento e dalla viabilità adiacente. A<br />
monte sono presenti attività estrattive di<br />
materiale lapideo e scarichi di reflui<br />
domestici.<br />
DATA DI CAMPIONAMENTO:<br />
10/09/2009<br />
Figura 2.10 - Stazione Parco bimbi sul Torrente Serra<br />
Figura 2.11 - Ubicazione della stazione Parco bimbi sul Torrente Serra
SCHEDA N.5<br />
FIUME: Vezza<br />
BACINO: Versilia<br />
42<br />
STAZIONE: 250 m. a monte<br />
della confluenza con il C.<br />
Giardino<br />
COMUNE: Serravezza LOCALITA’: Ruosina CODICE: SVVZ01<br />
ALTITUDINE: m 110 s.l.m. DISTANZA DALLA SORGENTE:<br />
7 Km<br />
CARATTERISTICHE AMBIENTALI:<br />
Alveo prevalentemente roccioso, con rari<br />
accumuli di materiale a granulometria<br />
fine, delimitato da manufatti di<br />
contenimento a difesa della viabilità e<br />
dell’abitato; vegetazione riparia assente;<br />
acque prevalentemente limpide;<br />
ambiente circostante moderatamente<br />
urbanizzato; pressioni prevalenti<br />
rappresentate da scarichi urbani; attività<br />
industriali di lavorazione lapidea.<br />
DATA DI CAMPIONAMENTO:<br />
23/04/2009<br />
Figura 2.12 - Stazione sul Torrente Vezza - A monte del Canale<br />
Giardino<br />
Figura 2.13 - Ubicazione della stazione sul Torrente Vezza-A monte del Canale Giardino
SCHEDA N.6<br />
COMUNE: Serravezza-<br />
Stazzema<br />
FIUME: Vezza<br />
BACINO: Versilia<br />
43<br />
STAZIONE: Discesa Alveo Cava<br />
LOCALITA’: Cava di Burrone CODICE: MAS028<br />
ALTITUDINE: 61 m s.l.m. DISTANZA DALLA SORGENTE:<br />
10 Km<br />
CARATTERISTICHE AMBIENTALI:<br />
Il Torrente Vezza nel tratto in studio, e<br />
comunque per un lungo tratto anche a<br />
monte ed a valle, è caratterizzato da un<br />
muro di contenimento lungo la sponda<br />
destra, a protezione della Strada<br />
Provinciale della Marina. La sponda sinistra<br />
risulta invece in continuità col versante<br />
montano, caratterizzato da urbanizzazione<br />
sparsa e residui di attività estrattive.<br />
Le principali pressioni ambientali, se<br />
escludiamo la forte artificializzazione delle<br />
rive, sono rappresentate da attività di<br />
segagione del materiale lapideo<br />
caratteristico dell’intera vallata.<br />
DATA DI CAMPIONAMENTO:<br />
23/04/2009<br />
Figura 2.14 - Stazione sul Torrente Vezza-Discesa alveo cava<br />
Figura 2.15 - Ubicazione della stazione sul Torrente Vezza-Discesa alveo cava
2.2 CAMPIONAMENTI<br />
I campionamenti sono stati effettuati nell’arco di tempo compreso tra i mesi di<br />
aprile e settembre 2009, durante il periodo idrologico di morbida/magra. In<br />
totale sono state campionate 6 stazioni. In ciascuna delle sei stazioni è stato<br />
applicato sia il metodo IBE che il metodo MacrOper. Su una di queste (Fosso di<br />
Rimone sul Torrente Serra), che peraltro non appartiene alla rete di<br />
monitoraggio regionale, è stato effettuato un secondo campionamento per<br />
verificare un possibile metodo di stima delle abbondanze.<br />
2.2.1 Il metodo IBE<br />
Come già accennato, l’indice IBE deriva dal “Trent Biotic Index” (WOODIWISS,<br />
1964), aggiornato come “Extended Biotic Index-E.B.I.” (WOODIWISS, 1978) e<br />
adattato per una applicazione standardizzata ai corsi d’acqua italiani (GHETTI e<br />
BONAZZI, 1981; GHETTI, 1995) fino ad assumere l’attuale nome di Indice Biotico<br />
Esteso (GHETTI, 1997).<br />
Il metodo si fonda concettualmente sul confronto fra la composizione della<br />
comunità di macroinvertebrati “presente” in un determinato tratto di fiume e<br />
la composizione della comunità “attesa”. L’indice prevede una scala di valori,<br />
raggruppabili in 5 Classi di qualità, che va da 0 a 15. I valori decrescenti<br />
dell’indice vanno dunque intesi come un progressivo allontanamento dalla<br />
condizione “ottimale o attesa”, definita dalla composizione della comunità che,<br />
in condizioni di “buona efficienza dell’ecosistema”, dovrebbe colonizzare quella<br />
determinata tipologia fluviale (GHETTI, 1997).<br />
Il campionamento è stato effettuato seguendo la procedura definita da GHETTI<br />
(1997) e procedendo come di seguito sinteticamente descritto.<br />
Il transetto è stato condotto in una sezione di fiume rappresentativa della<br />
tipologia naturale, evitando dunque i manufatti artificiali, e cercando di<br />
esplorare le tipologie di substrato che caratterizzano l’alveo.<br />
Il campionamento è stato effettuato da due operatori, attraversando<br />
controcorrente l’alveo, lungo un transetto obliquo. Lo strumento di<br />
campionamento era costituito da un retino immanicato (Fig. 2.16), che veniva<br />
posizionato in controcorrente e ben appoggiato sul fondo da uno degli<br />
44
operatori, mentre l’altro, posto di fronte all’imboccatura, esplorava<br />
accuratamente il substrato (Fig. 2.17).<br />
Figura 2.16 - Retino immanicato utilizzato per il<br />
campionamento IBE<br />
Retino immanicato<br />
La forma dell’intelaiatura del retino è<br />
quadrata (o rettangolare). Sul lato<br />
superiore della rete è inserito un<br />
manico, avvitabile ed estensibile. La<br />
forma della rete vera e propria è a<br />
cono, con una lunghezza<br />
approssimativa di 0.6-0.8 m. La<br />
dimensione delle maglie della rete è di<br />
500 μm. Nella parte terminale del sacco<br />
è presente un bicchiere di raccolta.<br />
Il metodo IBE non prevede un tempo di raccolta definito; il tempo medio<br />
effettivo di esplorazione del substrato, impiegato durante la presente indagine<br />
è stato pari a 10’-15’, secondo lo standard generalmente utilizzato per la<br />
classificazione ecologica dei corsi d’acqua corrente.<br />
Il materiale raccolto veniva deposto in una vasca di dimensioni adeguate (Fig.<br />
2.18) contenente acqua pulita, in modo da non danneggiare gli organismi<br />
raccolti. L’identificazione e il conteggio avveniva direttamente sul campo, in<br />
quanto gli organismi sono più mobili e quindi facilmente identificabili e<br />
classificabili sulla base di evidenti caratteri morfologici e comportamentali.<br />
45
Figura 2.17 - Campionamento IBE<br />
Figura 2.18 - Vaschetta utilizzata per contenere il materiale raccolto con il campionamento IBE.<br />
I taxa identificati vengono raccolti e conservati in alcol a 70 %, all’interno di un<br />
contenitore adatto, e contemporaneamente registrati sulla scheda di campo.<br />
Il calcolo dell’ I.B.E. richiede la precisa definizione della struttura della comunità<br />
rilevata in un determinato tratto, valutando di essa la ricchezza in taxa, mentre<br />
non richiede la definizione delle densità degli organismi, se non come stima<br />
46
delle abbondanze. A tal fine gli individui vengono contati e conservati<br />
nell’apposito contenitore fino a un numero di 9, dopodiché la loro presenza è<br />
stimata secondo tre classi di abbondanza: raro(I), abbondante(L),<br />
dominante(U). Ciascun taxon, per essere considerato valido al fine del calcolo<br />
dell’indice, deve superare una soglia di presenza minima predefinita dal<br />
metodo, al di sotto della quale esso sarà scartato, in quanto presente per<br />
effetto del drift.<br />
Il valore dell’I.B.E. veniva calcolato in via preliminare direttamente sul campo e,<br />
successivamente, verificato in laboratorio. Gli organismi, separati durante<br />
l’attività di campo e fissati in alcol a 70°, venivano trasportati in laboratorio per<br />
una classificazione definitiva con l’uso di strumenti ottici adeguati (microscopio<br />
stereo e a luce trasmessa) (Fig. 2.19) e guide tassonomiche specifiche<br />
(CAMPAIOLI et al., 1994; RUFFO, 1977-1985, SANSONI, 1988b; TACHET et al., 2000). Si<br />
procedeva quindi alla stesura della scheda definitiva e ad una ulteriore analisi<br />
della struttura della comunità e, sulla base del complesso delle informazioni<br />
raccolte nella scheda di campo, alla verifica finale del valore dell’indice.<br />
47<br />
Figura 2.19 - Microscopio stereo a luce<br />
trasmessa utilizzato per il riconoscimento dei<br />
macroinvertebrati.
2.2.2 Il metodo MacrOper<br />
Come già accennato, il metodo MacrOper nasce come risposta alle esigenze<br />
dettate dalla Direttiva 2000/60/CE che prevede un campionamento di tipo<br />
quantitativo, in grado di valutare l’abbondanza numerica delle comunità<br />
biologiche e l’applicazione di metodi che siano il più possibile standardizzati, in<br />
modo da garantire la massima confrontabilità dei risultati ottenuti dai diversi<br />
operatori.<br />
Il metodo si basa su un campionamento, di tipo multi habitat proporzionale,<br />
che dovrebbe garantire la conformità del metodo alla Direttiva. La procedura<br />
descritta dagli Autori (BUFFAGNI e ERBA, 2007a) viene di seguito sinteticamente<br />
riportata.<br />
A. Attribuzione Idroecoregione (HER)/Tipo fluviale<br />
Il primo passo da effettuare per l’applicazione del metodo Star_ICMi è<br />
l’identificazione dell’IdroEcoregione (HER), come previsto dalla Direttiva. Da<br />
questa identificazione dipenderanno infatti la superficie da campionare e l’area<br />
di campionamento. Nel presente lavoro l’area di studio appartiene tutta alla<br />
Idroecoregione 10 Appennino Settentrionale (Fig. 2.20).<br />
Figura 2.20 - Idroecoregioni italiane<br />
48
B. Definizione dell’area di campionamento: riffle, pool, generico<br />
Il campionamento prevede che la raccolta del benthos venga effettuata in uno<br />
dei mesohabitat contigui che tipicamente caratterizzano i tratti medi dei corsi<br />
d’acqua come pozze (pool) e raschi (riffle), a seconda della Idroecoregione di<br />
appartenenza. Il campionamento richiede quindi il riconoscimento sul campo<br />
della sequenza riffle/pool. La sequenza riffle/pool si riconosce nel fiume per<br />
essere costituita da due aree contigue che presentano caratteristiche di<br />
turbolenza, profondità, granulometria del substrato e carattere<br />
deposizionale/erosionale comparativamente diverso. L’area di pool presenta<br />
minor turbolenza e substrato a granulometria più fine rispetto all’area di riffle<br />
e, di norma, a prevalente carattere deposizionale: nel complesso può essere<br />
considerata un’area lentica, senza con questo intendere un’area dove la<br />
velocità di corrente sia nulla. L’area di riffle si presenta invece come<br />
caratterizzata da un prevalente carattere erosivo, da una minor profondità e da<br />
una turbolenza più elevata rispetto alla pool: nel complesso si può considerare<br />
come un’area lotica. Per alcune idroecoregioni, tra cui quella Appenninica (HER<br />
10), dove l’alternanza di tali mesohabitat non è sempre ben distinguibile, pur<br />
essendo previsto il campionamento nel pool, è possibile effettuare il campione<br />
in un generico tratto rappresentativo del corso d’acqua.<br />
C. Definizione della superficie di campionamento<br />
Il campionamento dovrà essere effettuato su una superficie complessiva di 1<br />
m² (o 0.5 m²), derivante dalla raccolta di 10 unità di campionamento ciascuna<br />
di area pari a 0.1 m² (o 0.05 m²). La dimensione del campione dipende<br />
dall’Idroecoregione di appartenenza. Nella HER 10 la superficie di una singola<br />
unità di campionamento sarà pari a 0.1 m².<br />
D. Definizione degli strumenti di campionamento<br />
Per la raccolta quantitativa dei macroinvertebrati – necessaria per una corretta<br />
applicazione della WFD - è quindi previsto l’uso del retino Surber (Fig. 2.21). In<br />
alternativa, in ambienti dove la profondità delle acque non consente un idoneo<br />
utilizzo del Surber, potrà essere impiegato un retino immanicato, dotato di una<br />
cornice, posta davanti all’imboccatura della rete, che delimiti l’area prevista per<br />
il campionamento.<br />
49
Rete Surber<br />
Figura - 2.21 Rete Surber utilizzata per il<br />
campionamento MacrOper<br />
50<br />
La rete Surber aperta è fornita di<br />
pareti laterali, di solito metalliche (in<br />
acciaio o in lega di alluminio), che<br />
individuano un’area pari a 0.1 m 2 (o<br />
0.05 m 2 ) ed è aperta sul davanti. La<br />
forma dell’intelaiatura del retino è di<br />
norma quadrata (raramente<br />
rettangolare). Le dimensioni<br />
dell’intelaiatura che definisce l’area di<br />
campionamento possono essere pari<br />
a c.a 0.23 X 0.22m e c.a 0.32 X 0.32 m<br />
per aree unitarie rispettivamente di<br />
0.05 e 0.1 m 2 . Nel nostro caso è stata<br />
utilizzata una rete con intelaiatura di<br />
0.32 X 0.32 m (0,01 m 2 ). La forma<br />
della rete vera e propria è a cono, con<br />
una lunghezza approssimativa di 0.6-<br />
0.8 m. La dimensione delle maglie<br />
della rete è di 500 μm. Nella parte terminale del sacco è presente un bicchiere<br />
di raccolta.<br />
Stima della percentuale di copertura dei diversi microhabitat e allocazione<br />
delle singole repliche<br />
In ciascuna area di campionamento debbono essere censiti gli habitat<br />
prevalenti (Tab. 2.1).
Tabella 2.1 - Lista e descrizione dei principali microhabitat rinvenibili nei fiumi italiani (da BUFFAGNI e ERBA,<br />
2007a, modificato)<br />
Denominazione Dimensioni Sigla<br />
51<br />
Descrizione<br />
Limo/Argilla < 6 μ ARG Substrati limosi, anche con importante componente<br />
organica, e/o substrati argillosi composti da materiale di<br />
granulometria molto fine che rende le particelle che lo<br />
compongo adesive, compattando il sedimento che arriva<br />
talvolta a formare una superficie solida.<br />
Sabbia 6 μ -2 mm SAB Sabbia fine e grossolana<br />
Ghiaia 0.2-2 cm GHI Ghiaia e sabbia grossolana (con predominanza di ghiaia)<br />
Microlithal* 2- 6 cm MIC Pietre piccole<br />
Mesolithal* 6-20 cm MES Pietre di medie dimensioni<br />
Macrolithal* 20-40 cm MAC Pietre grossolane della dimensione massima di un pallone da<br />
rugby<br />
Megalithal* >40 cm MGL Pietre di grosse dimensioni, massi, substrati rocciosi di cui<br />
viene campionata solo la superficie<br />
Artificiale ART Cemento e tutti i substrati immessi artificialmente nel fiume<br />
Igropetrico IGR Sottile strato d'acqua su substrato solido generalmente<br />
ricoperto di muschi<br />
Alghe AL Principalmente alghe filamentose; anche Diatomee o altre<br />
alghe in grado di formare spessi feltri perifitici<br />
Macrofite<br />
sommerse<br />
Macrofite<br />
emergenti<br />
Parti vive di<br />
piante terrestri<br />
(TP)<br />
SO Macrofite acquatiche sommerse. Sono da includere nella<br />
categoria anche muschi, Characeae, etc.<br />
EM Macrofite emergenti radicate in alveo (e.g. Thypha, Carex,<br />
Phragmites )<br />
TP Radici fluitanti di vegetazione riparia (e.g. radici di ontani)<br />
Xylal (legno) XY Materiale legnoso grossolano e.g. rami, legno morto, radici<br />
(diametro almeno pari a 10 cm)<br />
CPOM CP Deposito di materiale organico particellato grossolano<br />
(foglie, rametti)<br />
FPOM FP<br />
Deposito di materiale organico particellato fine<br />
Film batterici BA Funghi e sapropel (e.g. Sphaerotilus, Leptomitus),<br />
solfobatteri (e.g. Beggiatoa, Thiothrix)<br />
1 (le dimensioni indicate si riferiscono all'asse intermedio)
Di norma, la stima della composizione in habitat dovrà essere applicata<br />
nella sola area di pool o in quella di riffle. I singoli habitat devono essere<br />
registrati solo se presenti in percentuale di almeno 10%. Poiché il numero<br />
totale di unità di campionamento deve essere 10, ogni unità corrisponderà ad<br />
una percentuale di copertura pari ad almeno il 10%. Gli habitat presenti in<br />
percentuali di copertura inferiori al 10% non vengono presi in considerazione.<br />
La presenza di ciascun microhabitat dovrà dunque essere registrata sulla<br />
scheda di campo come 10% o multiplo di esso. La somma di tutti gli habitat<br />
registrati deve dare 100%.<br />
E. Campionamento multi habitat proporzionale, quantitativo<br />
Il sito di campionato deve essere rappresentativo di un tratto più ampio del<br />
fiume. Il campionamento inizia nel punto più a valle dell’area oggetto di<br />
indagine e prosegue verso monte, in modo da non disturbare gli habitat che<br />
via, via vengono campionati. Nel caso dell’utilizzo della rete Surber, il<br />
campionamento prevede l’utilizzo delle mani per l’esplorazione del substrato e<br />
la rimozione degli organismi. È importante che la rete sia ben aderente al fondo<br />
e che sia posizionata controcorrente. Se il campionamento è effettuato con<br />
obiettivi particolari, gli organismi raccolti nelle singole unità di campionamento<br />
potranno essere tenuti separati, specialmente se raccolti in aree diverse del<br />
fiume. Altrimenti, le singole unità di campionamento possono essere riversate<br />
in un unico contenitore.<br />
In genere il campione può essere smistato in toto sul campo. Gli individui<br />
raccolti con la rete vengono trasferiti in vaschette e quindi si procede allo<br />
smistamento e alla stima delle abbondanze dei diversi taxa. La stima delle<br />
abbondanze deve avvenire in modo più accurato rispetto a quanto previsto dal<br />
metodo IBE (GHETTI, 1997; APAT e IRSA, 2003), in accordo con le richieste della<br />
WFD. In generale, per tutti i taxa è richiesto che si effettui il conteggio degli<br />
organismi fino alla soglia di dieci individui. Se un taxon è presente con<br />
abbondanze superiori a 10 individui si procederà alla stima numerica della<br />
abbondanza. Potranno essere utilizzate classi numeriche predefinite specificate<br />
per i diversi taxa in relazione al tipo fluviale o all’idro-ecoregione di<br />
appartenenza. Peraltro, si ritiene praticabile – ed in molti casi addirittura più<br />
52
veloce – fornire direttamente un’indicazione del numero effettivo stimato,<br />
anziché limitarsi a valutare la classe di abbondanza. Per la maggior parte dei<br />
taxa, sarà possibile effettuare la stima finale dell’abbondanza direttamente in<br />
campo, mentre per alcuni organismi, quelli che richiedono controlli o<br />
approfondimenti tassonomici, sarà necessaria una verifica in laboratorio.<br />
Una volta identificati gli organismi devono essere fissati in alcool al 90%, in<br />
modo da poter essere portati in laboratorio. Qui gli organismi devono essere<br />
verificati con l’ausilio di strumentazioni ottiche, soprattutto per quanto<br />
riguarda organismi poco noti, la cui presenza possa avere una forte influenza<br />
sul giudizio di qualità.<br />
Il livello di identificazione richiesto per il metodo varia in relazione al tipo di<br />
monitoraggio 3 . Per il monitoraggio operativo il livello di identificazione richiesto<br />
è quello di famiglia, in accordo con quanto ritenuto necessario e sufficiente a<br />
livello europeo per la classificazione di qualità ecologica. Livelli di<br />
identificazione più dettagliati sono richiesti nell’applicazione di altri tipi di<br />
monitoraggio quali il monitoraggio di sorveglianza o nella caratterizzazione dei<br />
siti di riferimento.<br />
Applicazione della procedura<br />
Durante la fase di campionamento effettuata nell’ambito della presente<br />
indagine sono stati impiegati da 3 a 4 operatori esperti; due operatori si sono<br />
dedicati alla stima della presenza in % dei vari microhabitat (Fig. 2.22), in modo<br />
da condividere il risultato ottenuto, successivamente gli stessi hanno effettuato<br />
le 10 unità di campionamento (U.C.) previste dal metodo. Gli altri due<br />
operatori, se entrambi presenti, procedevano al campionamento IBE ed al<br />
rilievo di altri dati necessari alla caratterizzazione del tratto prescelto. Tutti gli<br />
operatori venivano poi impegnati nelle fasi di raccolta e identificazione degli<br />
organismi.<br />
3 La Direttiva 2000/60/CE prevede infatti tre tipi di monitoraggio (operativo, di sorveglianza e di indagine)<br />
applicabili in relazione allo stato e agli obbiettivi da raggiungere per ciascun corpo idrico<br />
53
Non è sempre stato possibile campionare nelle aree di pool, come previsto dal<br />
metodo, poiché spesso il livello dell’acqua risultava troppo elevato per l’utilizzo<br />
del retino surber o perché la tipologia prevalente era di tipo generico.<br />
Per ogni U.C. è stato utilizzato un tempo predefinito che consentisse di<br />
esplorare adeguatamente il substrato e al contempo standardizzare il più<br />
possibile il campionamento; il tempo fissato era di 2’ per ogni U.C. per un totale<br />
effettivo di 20’ a stazione (Fig. 2.23). Per quanto riguarda il megalithal, è stato<br />
campionata la superficie del masso; nei microhabitat mesolithal e macrolithal,<br />
è stata esplorata la superficie dei ciottoli/massi, ispezionandoli accuratamente,<br />
ed inoltre è stato esplorato anche il sedimento sottostante ad essi. Infine in<br />
microlithal e ghiaia è stato smosso e lavato il substrato fine.<br />
Nel presente studio, le 10 U.C. sono state tenute separate (Fig. 2.24), al fine di<br />
rendere possibile l’eventuale confronto tra le comunità restituite dai diversi<br />
microhabitat. Per ciascuna U.C. sono stati eseguiti l’identificazione e il<br />
conteggio completo di tutti i taxa presenti, giungendo fino al livello<br />
tassonomico previsto per il metodo IBE (famiglia e genere), in modo da poter<br />
effettuare le possibili comparazioni tra i risultati ottenuti con i due metodi.<br />
Gli organismi sono stati conservati separatamente per ciascuna unità di<br />
campionamento, fino ad un massimo di 10 individui per ciascun taxon, in modo<br />
da poterne confermare in laboratorio la classificazione sistematica. Gli<br />
organismi sono stati fissati in alcool a 70°.<br />
In un’unica stazione (Torrente Serra - Fosso di Rimone) è stato eseguito un<br />
secondo campionamento con il metodo multihabitat proporzionale, senza<br />
tener separate le 10 U.C. Queste sono state invece raccolte in un unico<br />
contenitore e da questo, dopo una accurata pulizia del campione dal materiale<br />
grossolano (ciottoli, foglie, detrito, ecc.) e adeguata mescolatura, sono stati<br />
ricavati 4 sub campioni. Per ogni sub campione è stato eseguito un conteggio<br />
completo, al fine di valutare il possibile errore derivato dall’utilizzo dei sub<br />
campioni.<br />
54
Figura 2.22 - Operatori impegnati nella stima della percentuale della copertura dei diversi microhabitat nella<br />
stazione Fosso di Rimone sul Torrente Serra<br />
Figura 2.23 - Operatori impegnati nel campionamento di tipo multihabitat proporzionale con rete Surber<br />
55
a b<br />
c d<br />
Figura 2.25 - Posizionamento della Rete Surber su diversi tipi di substrato: a. microlithal, b. mesolithal, c.<br />
macrolithal, d. megalithal.<br />
56<br />
Figura 2.24 - Vaschette<br />
numerate contenenti i<br />
campioni raccolti nelle<br />
dieci unità di<br />
campionamento del<br />
campionamento di tipo<br />
multihabitat<br />
proporzionale
Altri materiali necessari al campionamento<br />
Di seguito è riportato l’elenco di tutti i materiali necessari al campionamento:<br />
Stivali di gomma tutta coscia o a salopette;<br />
guanti di gomma spessa (lunghezza 70 cm)<br />
Rete Surber<br />
Retino immanicato<br />
Secchi<br />
Vaschette bianche per lo smistamento, possibilmente con fondo a righe<br />
per facilitare lo smistamento<br />
Provette con tappo a tenuta.<br />
Spruzzette da 500 ml per l’alcool<br />
Alcool 70%<br />
Pinzette in acciaio<br />
Schede di campo<br />
Lenti d’ingrandimento<br />
Fotocamera<br />
57
2.3 Gli indici di qualità<br />
2.3.1 L’indice IBE<br />
Il calcolo dell’indice IBE prevede l’utilizzo di una tabella a due entrate (Fig. 2.26)<br />
La definizione del valore dell’indice è fondata su due tipi di indicatori: la<br />
presenza dei taxa più esigenti in termini di qualità e la ricchezza totale in taxa<br />
della comunità. La tabella è stata tarata per consentire il calcolo dell’indice, in<br />
modo omogeneo e comparabile, su differenti tipologie di acque correnti. In<br />
ogni tipologia analizzata la scala dei valori di indice rileva in modo armonico<br />
successivi livelli dello stato di qualità, da una condizione “ottimale” ad una<br />
condizione di “massimo degrado”.<br />
Figura 2.26 - Tabella a doppia entrata per il calcolo del valore di IBE<br />
58
In ordinata sono riportati alcuni gruppi di macroinvertebrati che, dall’alto verso<br />
il basso, riflettono una sempre minore sensibilità ai fattori di alterazione della<br />
qualità dell’ambiente. In ascissa sono invece riportati degli intervalli numerici<br />
che fanno riferimento al numero totale di Unità Sistematiche rinvenute nella<br />
stazione di campionamento.<br />
Le Unità Sistematiche possono corrispondere al Genere o alla Famiglia, a<br />
seconda dei Gruppi Faunistici (Fig. 2.27).<br />
Figura 2.27 - Limiti obbligati per la definizione delle Unità Sistematiche (U.S.) nel calcolo dell'IBE<br />
Il totale delle “Unità sistematiche” trovate in una determinata stazione<br />
determina la “ricchezza in U.S.” della stessa.<br />
Il valore di indice è dato dal valore corrispondente alla casella che si trova<br />
all’incrocio della riga di entrata orizzontale con la colonna di entrata verticale.<br />
59
I valori di IBE sono raggruppati in 5 Classi di Qualità (C.Q.), ciascuna individuata<br />
da un numero romano. Queste classi consentono di rappresentare la qualità<br />
dei corsi d’acqua mediante 5 intervalli di giudizio, più ampi e quindi meno<br />
soggetti a errore in una valutazione cosi complessa. Inoltre le 5 classi di qualità<br />
possono essere facilmente visualizzate in cartografia mediante colori<br />
convenzionali (azzurro, verde, giallo, arancione e rosso) (Fig. 2.28).<br />
Figura 2.28 - Tabella riassuntiva delle classi di qualità individuate per ciascun valore di IBE.<br />
2.3.2 L’indice Star_ICMi<br />
Lo Star_ICMi (STAR Intercalibration Common Metric Index) utilizzato nel<br />
metodo MacrOper è un indice multimetrico composto da sei metriche<br />
opportunamente normalizzate e ponderate (BUFFAGNI e ERBA, 2007c, BUFFAGNI et<br />
al., 2008). Tali metriche includono i principali aspetti che la Direttiva Quadro<br />
chiede di considerare. Le sei metriche sono: ASPT, Log10(sel_EPTD+1), 1-GOLD,<br />
Numero di Famiglie di EPT, Numero totale di Famiglie e indice di diversità di<br />
Shannon-Weiner (Tab. 2.2). Il livello di identificazione richiesto è la Famiglia.<br />
60
Tabella 2.2 - Metriche che compongono lo Star_ICMi e peso loro attribuito nel calcolo (da BUFFAGNI e ERBA,<br />
2007c, modificato).<br />
Tipo di<br />
informazione<br />
Tipo di<br />
metrica<br />
Nome della<br />
Metrica<br />
Taxa considerati nella<br />
metrica<br />
Tolleranza Indice ASPT Intera comunità (livello di<br />
famiglia)<br />
Abbondanza/Habitat Abbondanza Log10(sel_EPTD+1) Log10 (somma di<br />
Heptageniidae, Ephemeridae,<br />
Leptophlebiidae,<br />
Brachycentridae, Goeridae,<br />
Polycentropodidae,<br />
Limnephilidae, Odontoceridae,<br />
Dolichopodidae, Stratyomidae,<br />
Dixidae, Empididae,<br />
Athericidae e Nemouridae +1)<br />
Ricchezza/Diversità<br />
Abbondanza 1-GOLD 1- (Abbondanza relativa di<br />
Gastropoda, Oligochaeta e<br />
Diptera)<br />
Numero Taxa Numero Totale di<br />
Famiglie<br />
Numero Taxa Numero di Famiglie<br />
di EPT<br />
Indice<br />
Diversità<br />
Indice di diversità di<br />
Shannon-Wiener<br />
Somma di tutte le famiglie<br />
presenti nel sito<br />
Somma delle famiglie di<br />
Ephemeroptera, Plecoptera e<br />
Trichoptera<br />
61<br />
Rif.<br />
Bibliografico<br />
e.g. ARMITAGE et<br />
al., 1983<br />
BUFFAGNI et al.,<br />
2004; BUFFAGNI e<br />
ERBA, 2004<br />
0,333<br />
0,266<br />
PINTO et al., 2004 0,067<br />
e.g. OFENBÖCK<br />
et al., 2004<br />
e.g. OFENBÖCK<br />
et al., 2004;<br />
BÖHMER et al.,<br />
2004<br />
e.g. HERING et al.,<br />
2004; BÖHMER et<br />
al., 2004<br />
Come è evidenziato nella tabella, le metriche sono raggruppate in tre categorie,<br />
in accordo con le indicazioni della Direttiva Quadro: Tolleranza,<br />
Abbondanza/Habitat, e Ricchezza/Diversità. Alle singole metriche è attribuito<br />
un peso diverso, mentre le tre categorie generali di metriche ricevono ciascuna<br />
lo stesso peso (0,333).<br />
Una volta calcolate, tutte le metriche devono essere normalizzate, cioè il valore<br />
osservato deve essere diviso per il valore della metrica che rappresenta le<br />
condizioni di riferimento. La normalizzazione garantisce la comparabilità dei<br />
risultati ottenuti in aree diverse, dato che la composizione faunistica, e quindi il<br />
valore assoluto delle singole metriche, possono risultare molto diversi tra<br />
idroecoregioni e tra tipi fluviali differenti. Inoltre, in accordo con la WFD, è<br />
necessario esprimere lo stato ecologico in termini di Ecological Quality Ratio<br />
0,167<br />
0,083<br />
0,083<br />
Peso
(EQR). I valori di indice rappresentativi della qualità ecologica devono essere<br />
riportati ad una scala ideale da 0 a 1, dove 0 rappresenta il minor valore<br />
ottenibile mentre 1 corrisponde alla migliore situazione osservabile. Un<br />
ulteriore concetto per derivare i valori di EQR è la necessità di confrontare i<br />
singoli valori osservati, e.g. per un dato sito, con le condizioni di riferimento<br />
precedentemente stabilite, nei termini di un rapporto Osservati/Attesi<br />
(BUFFAGNI e ERBA, 2007, BUFFAGNI et al., 2008)).<br />
L’indice Multimetrico finale (Star_ICMi) è ottenuto dalla somma delle sei<br />
metriche normalizzate, ciascuna delle quali è moltiplicata per il proprio peso.<br />
Per quanto riguarda la metrica ASPT, prima di dividere il valore osservato per il<br />
valore di riferimento, si deve sottrarre preventivamente il valore 2 al valore<br />
grezzo della metrica stessa. Si è infatti osservato che tale metrica generalmente<br />
non raggiunge un valore inferiore a 2. Dopo il calcolo della media ponderata<br />
delle sei metriche, i valori risultanti vengono nuovamente normalizzati sul<br />
valore mediano di Star_ICMi osservato per i siti di riferimento per ricondurre ad<br />
un ambito di variazione comune le situazioni rinvenibili in aree e circostanze<br />
differenti.<br />
Il calcolo delle metriche componenti l’indice Star_ICMi è stato effettuato<br />
tramite il software sviluppato dal CNR-IRSA e dall’Università della Tuscia<br />
(BUFFAGNI e BELFIORE, 2007), seguendo le istruzioni riportate nel Notiziario dei<br />
Metodi Analitici n.1 dell’IRSA-CNR (2007). La normalizzazione delle metriche sui<br />
valori di riferimento è stata invece effettuata manualmente. I valori di<br />
riferimento utilizzati sono stati estratti dall’Allegato I della bozza del decreto<br />
specifico 4 . Nell’Allegato vengono riportati l’elenco dei Tipi Fluviali presenti in<br />
Italia centrale (Tab. 2.3) e i valori di riferimento per le metriche componenti e<br />
per lo Star_ICMi (da BELFIORE et al., 2009). In tabella vengono anche indicati i<br />
limiti di classe. I valori sono riportati in funzione dell’area si effettua la raccolta<br />
dei macroinvertebrati: per aree di pool, riffle o campionamento generico (Tab.<br />
2.4).<br />
4 Regolamento recante , predisposto ai sensi dell’articolo 75, comma 3, del medesimo decreto legislativo.<br />
62
Tabella 2.3 - Elenco dei tipi fluviali presenti in Italia centrale e inclusi nel sistema MacrOper (da BELFIORE et al.,<br />
2009)<br />
ORD Area reg. Idroecoregione Nome<br />
Idroecoregione<br />
C_4 10TO 10 Appennino<br />
Settentrionale<br />
C_7 10TO 10 Appennino<br />
Settentrionale<br />
C_9 10TO 10 Appennino<br />
Settentrionale<br />
63<br />
Classe di Distanza dalla<br />
Sorgente / Morfologia<br />
cod. tipo Macrotipo<br />
0-5 km - molto piccolo 10SS1 M1<br />
5-25 km – piccolo 10SS2 M1<br />
25-75 km - medio 10SS3 M4<br />
Tabella 2.4 - Valori di riferimento per le metriche componenti e per lo Star_ICMi nei tipi fluviali dell’Italia<br />
centrale inclusi nel sistema MacrOper (da BELFIORE et al., 2009). In tabella vengono anche indicati i limiti di<br />
classe. I valori sono riportati in funzione di dove si effettui la raccolta dei macroinvertebrati: per aree di<br />
pool, riffle o campionamento generico.<br />
ORD<br />
mesohabitatstagione<br />
ASPT<br />
N_Fam<br />
N_EPT_Fam<br />
1-GOLD<br />
Shannon Diversity<br />
C_4 generico 6.81 32.00 15.00 0.79 2.35 2.44 1.00 0.97 0.72 0.48 0.24<br />
C_7 generico 6.81 32.00 15.00 0.79 2.35 2.44 1.00 0.97 0.72 0.48 0.24<br />
C_9 riffle 6.77 28.50 15.50 0.75 2.27 2.30 1.01 0.94 0.70 0.47 0.24<br />
Appartengono al Tipo Fluviale C_4 le stazioni “Fosso di Rimone” e “Parco<br />
Bimbi” sul Torrente Serra; le due stazioni sul Vezza, “A monte del Canale<br />
Giardino” e “Discesa alveo cava”, e la stazione “Petrognano” sul Fiume Serchio<br />
appartengono al Tipo Fluviale C_7; infine la stazione “Ghivizzano” sul Fiume<br />
Serchio appartiene al Tipo Fluviale C_9.<br />
log(SelEPTD+1)<br />
STAR_ICMi<br />
Elevato/Buono<br />
Buono/Sufficiente<br />
Sufficiente/Scarso<br />
Scarso/Cattivo
3. RISULTATI<br />
L’esposizione dei risultati ottenuti nell’ambito del presente lavoro è stata<br />
organizzata in modo tale da presentare in una prima sezione (“Struttura delle<br />
comunità”) i dati relativi alla composizione della comunità campionata,<br />
mettendo a confronto la struttura ottenuta con il campionamento su transetto<br />
(metodo IBE) rispetto a quella individuata con il campionamento di tipo<br />
multihabitat proporzionale (metodo MacrOper). Inoltre vengono analizzate le<br />
comunità campionate nei diversi microhabitat, al fine di valutarne le eventuali<br />
differenze.<br />
In una seconda sezione (“Calcolo degli indici di qualità”), sono illustrati i dati<br />
relativi alle classi di qualità individuate per ciascuna stazione, con entrambi i<br />
metodi utilizzati, e viene presentato un tentativo di individuare modalità di<br />
valutazione delle abbondanze ai fini dell’indice Star_ICMi.<br />
3.1 Struttura delle Comunità<br />
I risultati dei campionamenti sono stati elaborati per ciascuna stazione<br />
separatamente, raccogliendo nelle rispettive tabelle. I valori ottenuti con il<br />
metodo IBE e con il metodo MacrOper. Per ciascuna stazione viene riportato<br />
l’elenco dei taxa rilevati e il numero degli individui raccolti in ciascun<br />
microhabitat e complessivamente.<br />
In primo luogo sono state evidenziate le differenze emerse tra i due metodi di<br />
indagine, attraverso il confronto tra i taxa campionati e le loro abbondanze. Per<br />
quanto riguarda il campionamento di tipo multihabitat proporzionale i dati<br />
sono relativi al conteggio totale degli organismi raccolti; per il campionamento<br />
IBE, che invece prevede il conteggio degli organismi solo fino a 10 individui,<br />
oltre il quale è prevista una stima delle abbondanze suddivise in 3 classi (I, L, U),<br />
al fine di quantificare le presenza dei vari taxa all’interno della comunità, i<br />
simboli delle abbondanze assegnati a ciascun taxon sono stati convertiti in<br />
valori numerici, sulla base del “giudizio esperto” (BALDACCINI et al., 2009). In tale<br />
procedura si tiene conto della frequenza tipica di ciascun taxon considerato<br />
65
all’interno della comunità, nella consapevolezza che il numero ottenuto è<br />
comunque calcolato per difetto ed è puramente indicativo.<br />
In secondo luogo sono state invece evidenziate le eventuali differenze che<br />
possono emergere tra le comunità individuate nei diversi microhabitat censiti<br />
all’interno di una stessa stazione. Tali comunità sono state confrontate per<br />
quanto riguarda la composizione percentuale in taxa. Inoltre, si è ritenuto<br />
opportuno confrontare tra loro alcuni parametri, quali: il numero di taxa, il<br />
numero di individui e l’indice di Shannon. Poiché per ciascuna stazione erano<br />
disponibili, in totale, dieci unità di campionamento, che, suddivise<br />
proporzionalmente per i microhabitat presenti nel sito, hanno fornito un<br />
numero di repliche abbastanza esiguo per ciascun microhabitat, non è stato<br />
possibile effettuare un confronto basato su elaborazioni statistiche dei dati.<br />
Sono stati quindi costruiti box plot a cui attribuire un valore puramente<br />
descrittivo.<br />
Con una ulteriore elaborazione sono stati invece raggruppati i dati provenienti<br />
da microhabitat identici di 4 stazioni diverse, in modo da avere a disposizione<br />
un numero di dati congruo per un’analisi statistica. In uno studio di COSTA e<br />
MELO (2007), sono stati confrontati 12 campioni di macroinvertebrati prelevati<br />
in tre corsi d’acqua diversi; in ciascun corso d’acqua, sono stati raccolti<br />
campioni in quattro diverse tipologie di microhabitat. I 12 campioni sono poi<br />
stati confrontati per quanto riguarda la ricchezza in taxa, e risultati hanno<br />
dimostrato come i campioni raccolti in microhabitat uguali di siti diversi fossero<br />
più simili l’uno con l’altro rispetto a campioni ottenuti in microhabitat diversi di<br />
uno stesso sito. Di conseguenza si è ritenuto plausibile confrontare<br />
microhabitat uguali di stazioni diverse, con la precauzione di esaminare<br />
solamente le stazioni aventi medesima classe di qualità.<br />
Nel nostro caso abbiamo dunque preso in considerazione le stazioni di:<br />
Petrognano, Ghivizzano, Parco Bimbi e Vezza-A monte del Canale Giardino, le<br />
quali corrispondono tutte ad una II^ classe di qualità, secondo il metodo IBE.<br />
Abbiamo poi preso in considerazione i microhabitat meglio rappresentati in<br />
termini numerici, e cioè: mesolithal (17 U.C.), megalithal (13 U.C.) e macrolithal<br />
(7 U.C.).<br />
66
Per l’elaborazione dei dati è stato scelto l’utilizzo di statistiche non<br />
parametriche, idonee anche per campioni non caratterizzati da distribuzione<br />
gaussiana. Nel nostro caso abbiamo utilizzato il test U di Mann-Whitney-<br />
Wilcoxon o “della somma dei ranghi” (WILCOXON, 1945; MANN e WHITNEY, 1947).<br />
Questo test è utilizzato per comparare le mediane di due campioni<br />
indipendenti. L’ipotesi nulla è che i due campioni messi a confronto siano stati<br />
presi dalla stessa popolazione e quindi abbiano la stessa mediana (FOWLER e<br />
COHEN, 1993).<br />
Stazione n.1 Fiume Serchio-Petrognano<br />
Nella stazione di Petrognano sono stati evidenziati, con il campionamento di<br />
tipo multihabitat proporzionale, 5 microhabitat diversi, così rappresentati: 30%<br />
macrolithal, 30% mesolithal, 20% megalithal, 10% alghe e 10% microlithal. Nel<br />
rispetto delle proporzioni previste dal metodo sono state quindi effettuate le<br />
rispettive unità di campionamento, così come riportato in Tab. 3.1.<br />
67
Tabella 3.1 - Elenco dei taxa rilevati nella stazione "Petrognano" sul Fiume Serchio, secondo il metodo MacrOper e il metodo IBE. I taxa censiti con metodo MacrOper sono suddivisi nelle 10 unità di<br />
campionamento raccolte nella stazione; per il metodo IBE sono riportati presenza e abbondanza (l’asterisco indica che il taxon è considerato come drift e comunque non valido per il calcolo dell’indice IBE ).<br />
68<br />
MacrOper<br />
ORDINE FAMIGLIA GENERE MGL1 MGL2 MAC 3 MAC4 MAC5 MES6 MES7 MES8 MIC9 AL10 TOTALE PRESENZA ABBONDANZA<br />
PLECOTTERI Leuctridae Leuctra 1 2 1 1 1 1 7 2 *<br />
Nemouridae Amphinemoura 1 1<br />
Protonemoura 1 8 3 2 6 3 1 24 > I<br />
Chloroperlidae Chloroperla 1 1 2<br />
Perlodidae Isoperla 1 1 2<br />
EFEMEROTTERI Baetidae Baetis 4 13 15 12 9 4 39 8 9 4 117 > I<br />
Caenidae Caenis<br />
TRICOTTERI Rhyacophilidae<br />
Ephemerellidae Ephemerella<br />
Heptageniidae Epeorus<br />
Hydropsychidae<br />
Sericostomatidae<br />
Ecdyonurus<br />
Rhithrogena<br />
1 1<br />
1 7<br />
12<br />
3 3<br />
2 4<br />
6 4 21 9 1 2 55 > I<br />
2<br />
4 1 1<br />
3 1<br />
1 6 3 6 1 11 7<br />
2 5 11<br />
1<br />
10 7 1<br />
1 2<br />
IBE<br />
6 2 *<br />
16 6 I<br />
4 2 *<br />
35 > I<br />
36 > I<br />
Psychomyidae<br />
1<br />
COLEOTTERI Elmidae 1 4 3 1 6 1 2 9 6 4 37 10 I<br />
Gyrinidae<br />
1<br />
DITTERI Chironomidae 654 228 530 298 197 277 320 598 74 533 3709 > U<br />
Simuliidae<br />
2 24 45 34 3 1 7 1<br />
117 > I<br />
Tabanidae<br />
Ceratopogonidae<br />
OLIGOCHETI Lumbricidae<br />
3<br />
1<br />
1<br />
3<br />
1 1 4<br />
4<br />
4<br />
9 8 I<br />
1 1 I<br />
Naididae 12 11 579 283 98 222 459 122 363 74 2223 > L<br />
TOTALE IND 671 262 1194 653 376 513 880 777 466 621<br />
6413<br />
*<br />
I
Per quanto riguarda il confronto tra i due metodi, è possibile effettuare le<br />
seguenti osservazioni:<br />
- Il numero totale di taxa campionati con il metodo MacrOper è superiore a<br />
quello raccolto con il metodo IBE; con il primo sono stati rilevati 21 taxa, di cui<br />
2 rappresentati da un solo individuo, mentre con il secondo sono stati contati<br />
17 taxa, di cui 3 rappresentati da un solo individuo (Tab. 3.2).<br />
- Considerando la composizione totale della comunità campionata, possiamo<br />
osservare nell'IBE la presenza di 3 taxa che sono assenti nel MacrOper:<br />
Ecdyonurus, Psycomydae, Gyrinidae, mentre nel MacrOper sono presenti 8<br />
taxa, assenti nell'IBE : Ceratopogonidae, Caenis, Rhitrogena, Sericostomatidae,<br />
Tabanidae, Chloroperla, Isoperla, Amphinemoura. Inoltre i taxa<br />
numericamente più abbondanti sono simili nelle due comunità.<br />
Tabella 3.2 - Elenco dei taxa e rispettive abbondanze rilevati con metodo MacrOper e metodo IBE. Per i taxa<br />
raccolti con il metodo IBE che superavano il numero di 10 individui l’abbondanza è stimata con “giudizio<br />
esperto”. Stazione Petrognano.<br />
MacrOper ABBONDANZA<br />
IBE<br />
N. TAXA<br />
CONTATA<br />
N. TAXA ABBONDANZA STIMATA<br />
1 Chironomidae 3709 1 Chironomidae 240<br />
2 Naididae 2223 2 Naididae 40<br />
3 Baetis 117 3 Baetis 30<br />
4 Simuliidae 117 4 Ephemerella 30<br />
5 Ephemerella 55 5 Hydropsychidae 30<br />
6 Elmidae 37 6 Simuliidae 30<br />
7 Hydropsychidae 36 7 Rhyacophilidae 20<br />
8 Rhyacophilidae 35 8 Elmidae 10<br />
9 Protonemoura 24 9 Protonemoura 10<br />
10 Ecdyonurus 16 10 Ceratopogonidae 8<br />
11 Ceratopogonidae 9 11 Ecdyonurus 6<br />
12 Leuctra 7 12 Leuctra 2<br />
13 Epeorus 6 13 Epeorus 2<br />
14 Caenis 4 14 Rhithrogena 2<br />
15 Rhithrogena 4 15 Psychomyidae 1<br />
16 Sericostomatidae 4 16 Gyrinidae 1<br />
17 Tabanidae 4 17 Lumbricidae 1<br />
18 Chloroperla 2<br />
19 Isoperla 2<br />
20 Amphinemoura 1<br />
21 Lumbricidae 1<br />
69
Al fine di confrontare la distribuzione dei popolamenti dei diversi microhabitat<br />
rinvenuti nella stazione, sono state calcolate le composizioni percentuali in<br />
taxa di ciascun microhabitat (Tab. 3.3). La composizione percentuale è stata<br />
calcolata sul totale dei taxa rinvenuti in ciascuno dei microhabitat uguali.<br />
Osservando i risultati di tale elaborazione (Fig. 3.1) emerge come, nonostante<br />
i taxa prevalenti siano rappresentati da Naididae e Chironomidae in tutti i<br />
microhabitat censiti, essi sono distribuiti in modo variabile a seconda dei<br />
diversi substrati: i Chironomidae costituiscono quasi il totale della comunità<br />
nel megalithal, e una buona percentuale nelle alghe; nel macrolithal e nel<br />
mesolithal Chironomidae e Naididae costituiscono ciascuno circa la metà della<br />
comunità, e infine nel microlithal i Naididae prevalgono nettamente sui<br />
Chironomidae e sul resto della comunità.<br />
Tabella 3.3 - Composizione percentuale in taxa (Famiglia o Genere) delle comunità dei diversi microhabitat<br />
ottenute sommando i popolamenti dei microhabitat uguali. Stazione Petrognano.<br />
TAXA MAC TAXA MES TAXA MIC<br />
Chironomidae 46.11% Chironomidae 55.07% Naididae 77.90%<br />
Naididae 43.18% Naididae 37.00% Chironomidae 15.88%<br />
Simuliidae 4.63% Baetis 2.35% Baetis 1.93%<br />
Baetis 1.62% Ephemerella 1.57% Elmidae 1.29%<br />
Ephemerella 0.81% Rhyacophilidae 0.88% Ceratopogonidae 0.86%<br />
Hydropsychidae 0.81% Hydropsychidae 0.78% Tabanidae 0.64%<br />
Rhyacophilidae 0.67% Elmidae 0.55% Leuctra 0.21%<br />
Protonemoura 0.58% Simuliidae 0.51% Protonemoura 0.21%<br />
Elmidae 0.45% Protonemoura 0.41% Chloroperla 0.21%<br />
Ecdyonurus 0.40% Ecdyonurus 0.23% Ephemerella 0.21%<br />
Epeorus 0.27% Rhithrogena 0.18% Ecdyonurus 0.21%<br />
Leuctra 0.13% Sericostomatidae 0.14% Hydropsychidae 0.21%<br />
Ceratopogonidae 0.13% Leuctra 0.09% Simuliidae 0.21%<br />
Amphinemoura 0.04% Isoperla 0.09%<br />
Caenis 0.04% Ceratopogonidae 0.09%<br />
Sericostomatidae 0.04% Tabanidae 0.05%<br />
Lumbricidae 0.04%<br />
TAXA MGL TAXA AL<br />
Chironomidae 94.53% Chironomidae 85.83%<br />
Naididae 2.47% Naididae 11.92%<br />
Baetis 1.82% Baetidae 0.64%<br />
Elmidae 0.54% Elmidae 0.64%<br />
Simuliidae 0.21% Caenidae 0.32%<br />
Protonemoura 0.11% Ephemerellidae 0.32%<br />
Caenis 0.11% Leuctridae 0.16%<br />
Ecdyonurus 0.11% Chloroperlidae 0.16%<br />
Rhyacophilidae 0.11%<br />
70
Figura 3.1 - Grafici a torta rappresentanti la composizione percentuale in taxa delle comunità rinvenute nei<br />
diversi microhabitat campionati nella stazione Petrognano (Fiume Serchio). Nel grafico non sono riportati i<br />
nomi dei taxa con presenza inferiore a 1%.<br />
Sempre con l’obiettivo di analizzare le eventuali differenze tra i popolamenti<br />
dei microhabitat presenti nel sito, è stato effettuato un confronto grafico sulla<br />
base di alcuni parametri (numero di taxa, numero di individui e Indice di<br />
Shannon) (Fig. 3.2). I due microhabitat microlithal e alghe non sono stati<br />
rappresentati in quanto consistono in una sola unità di campionamento.<br />
71
Emerge una sensibile differenza tra il megalithal e gli altri due microhabitat<br />
(mesolithal e macrolithal), sia per quanto riguarda il numero di taxa, che per<br />
quanto riguarda l’indice di Shannon, come si vede dal valore della media e dai<br />
valori della deviazione standard. Come già accennato in precedenza, non è<br />
stato possibile eseguire dei test statistici a causa dell’esiguità dei dati,<br />
intrinseca nel tipo di raccolta del campione.<br />
72
Figura 3.2 - Box-plot relativi al confronto tra i popolamenti di diversi microhabitat sulla base di tre<br />
parametri: numero di taxa, numero di individui, Indice di Shannon. Il grafico rappresenta per ciascun<br />
microhabitat la media dei valori, la deviazione standard e l’errore standard, gli Outlier 5 e gli Estremi 6 .<br />
Stazione Petrognano.<br />
5 Outlier. Un punto è indicato come outlier se valgono le condizioni seguenti:<br />
valore del punto > VSB + c.o.*(VSB - VIB) o valore del punto < VIB - c.o.*(VSB - VIB)<br />
dove: VSB è il valore superiore del box nel box plot (per es., media + err.std. o il 75mo percentile),<br />
VIB è il valore inferiore del box nel box plot (per es., media - err.std. o il 25mo percentile),<br />
c.o. è il coefficiente di outlier pari a 1.5<br />
6 Estremi. un punto è indicato come valore estremo se valgono le condizioni seguenti:<br />
valore del punto > VSB + 2*c.o.*(VSB - VIB) o valore del punto < VIB - 2*c.o.*(VSB - VIB)<br />
dove: VSB è il valore superiore del box nel box plot (per es., media + err.std. o il 75mo percentile).<br />
VIB è il valore inferiore del box nel box plot (per es., media - err.std. o il 25mo percentile).<br />
c.o. è il coefficiente di outlier pari a 1.5, quindi, i valori estremi sono quelli che sono esterni all'intervallo di 3 volte la lunghezza<br />
dell'intervallo dal valore superiore a quello inferiore del box.<br />
73
Stazione n.2 Fiume Serchio - Ghivizzano<br />
Nel caso della stazione di Ghivizzano, sono stati individuati due microhabitat:<br />
mesolithal nella proporzione dell’80% e macrolithal nella proporzione del 20%.<br />
Delle dieci unità di campionamento dunque, due sono state effettuate nel<br />
macrolithal e 8 nel mesolithal (Tab. 3.4).<br />
74
Tabella 3.4 - Elenco dei taxa rilevati nella stazione "Ghivizzano" sul Fiume Serchio, secondo il metodo MacrOper e il metodo IBE. I taxa censiti con metodo MacrOper sono suddivisi nelle<br />
10 unità di campionamento raccolte nella stazione; per il metodo IBE sono riportati presenza e abbondanza (l’asterisco indica che il taxon è considerato come drift e comunque non<br />
valido per il calcolo dell’indice IBE)<br />
75<br />
MacrOper IBE<br />
ORDINE FAMIGLIA GENERE MAC1 MAC2 MES3 MES4 MES5 MES6 MES7 MES8 MES9 MES10 PRESENZA ABBONDANZA<br />
PLECOTTERI Leuctridae Leuctra 2 4 6 5 1 11 1 2 1 33 9 I<br />
Nemouridae Protonemoura 1 1 7 I<br />
Nemoura 1 1 2 *<br />
Heptageniidae Dictiogenus 1 1<br />
EFEMEROTTERI Baetidae Baetis 70 34 15 24 19 35 38 39 25 36 335 > I<br />
Caenidae Caenis 1 7 3 1 1 5 1 4 2 25<br />
Ephemerellidae Ephemerella 41 72 71 85 81 63 159 78 71 115 836 > L<br />
Leptophlebiidae Paraleptophlebia 5 5<br />
Habrophlebia 2 1 3 12 1 3 22<br />
TRICOTTERI Rhyacophilidae 1 1 1 2 1 6 4 I<br />
Hydropsychidae 1 1 1 2 5<br />
Psychomyidae 1 1<br />
COLEOTTERI Elmidae 1 2 1 4 3 I<br />
Hydrophilidae 1 1<br />
DITTERI Chironomidae 26 16 26 23 29 27 33 39 33 21 273 > I<br />
Simuliidae 6 6 > I<br />
Limoniidae 1 1 2 I<br />
Ceratopogonidae 7 1 1 9 > I<br />
Sratyomidae 1 *<br />
CROSTACEI Gammaridae 1 1<br />
GASTEROPODI Asellidae 1 1<br />
IRUDINEI Trocheta 1 1<br />
OLIGOCHETI Lumbricidae 1 2 1 1 5 1 I<br />
Lumbriculidae 1 1 2<br />
Naididae 90 48 26 46 42 110 166 113 62 79 782 > I<br />
TOTALE IND 237 181 147 189 184 238 436 281 201 263 2357
Per quanto riguarda il confronto tra i due metodi, è possibile effettuare le<br />
seguenti osservazioni:<br />
-Il numero totale di taxa campionati con il metodo MacrOper è superiore a<br />
quello raccolto con il metodo IBE; con il primo sono stati rinvenuti 24 taxa (di<br />
cui 9 rappresentati da un solo individuo), mentre con l’IBE i taxa rinvenuti<br />
sono 14 (di cui 2 rappresentati da un solo individuo). E’ evidente come, in<br />
realtà, se consideriamo i taxa rappresentati da un solo individuo come drift, i<br />
taxa validi all’incirca si equivalgano (Tab. 3.5).<br />
- Considerando la composizione totale della comunità campionata, possiamo<br />
osservare nell'IBE la presenza di un taxon assente nel MacrOper:<br />
Statyomiidae. Nel MacrOper sono presenti 11 taxa assenti nell'IBE, tra i quali<br />
Caenis, Habrophlebia, ben rappresentati e Paraleptophlebia, Hydropsychidae,<br />
Lumbriculidae, Dictiogenus, Psychomyidae, Hydrophilidae, Gammaridae,<br />
Asellidae, Trocheta con presenze molto ridotte se non individuali.<br />
76
Tabella 3.5 - Elenco dei taxa e rispettive abbondanze rilevati con metodo MacrOper e metodo IBE.<br />
Per i taxa raccolti con il metodo IBE che superavano il numero di 10 individui l’abbondanza è<br />
stimata con “giudizio esperto” Stazione Ghivizzano.<br />
MacrOper<br />
IBE<br />
ABBONDANZA<br />
ABBONDANZA<br />
N TAXA<br />
CONTATA N TAXA<br />
STIMATA<br />
1 Ephemerella 836 1 Ephemerella 60<br />
2 Naididae 782 2 Chironomidae 40<br />
3 Baetis 335 3 Baetis 30<br />
4 Chironomidae 273 4 Simuliidae 30<br />
5 Leuctra 33 5 Naididae 20<br />
6 Caenis 25 6 Ceratopogonidae 10<br />
7 Habrophlebia 22 7 Leuctra 9<br />
8 Ceratopogonidae 9 8 Protonemoura 7<br />
9 Rhyacophilidae 6 9 Rhyacophilidae 4<br />
10 Simuliidae 6 10 Elmidae 3<br />
11 Paraleptophlebia 5 11 Nemoura 2<br />
12 Hydropsychidae 5 12 Limoniidae 2<br />
13 Lumbricidae 5 13 Sratyomidae 1<br />
14 Elmidae 4 14 Lumbricidae 1<br />
15 Lumbriculidae 2<br />
16 Protonemoura 1<br />
17 Nemoura 1<br />
18 Dictiogenus 1<br />
19 Psychomyidae 1<br />
20 Hydrophilidae 1<br />
21 Limoniidae 1<br />
22 Gammaridae 1<br />
23 Asellidae 1<br />
24 Trocheta 1<br />
Al fine di confrontare i popolamenti individuati nei diversi microhabitat che<br />
caratterizzano la stazione, sono state calcolate le composizioni percentuali in<br />
taxa di ciascun microhabitat (Tab. 3.6 e Fig. 3.3). La composizione percentuale<br />
si riferisce al totale dei taxa rinvenuti nei microhabitat censiti. Osservando tale<br />
elaborazione si evince come, non ci sia una grande differenza nella<br />
composizione percentuale in taxa delle comunità tra macrolithal e mesolithal.<br />
77
Tabella 3.6 - Composizione percentuale in taxa (Famiglia o Genere) delle comunità dei diversi microhabitat<br />
ottenute sommando i popolamenti dei microhabitat uguali nella Stazione Ghivizzano.<br />
TAXA MES<br />
Ephemerella 37.40%<br />
Naididae 33.32%<br />
Baetis 11.95%<br />
Chironomidae 11.95%<br />
Leuctra 1.40%<br />
Caenis 1.24%<br />
Habrophlebia 1.03%<br />
Ceratopogonidae 0.47%<br />
Lumbricidae 0.26%<br />
Rhyacophilidae 0.21%<br />
Hydropsichidae 0.21%<br />
Elmidae 0.21%<br />
Protonemoura 0.05%<br />
Dictyogenus 0.05%<br />
Hydrophilidae 0.05%<br />
Limoniidae 0.05%<br />
Asellidae 0.05%<br />
Trocheta 0.05%<br />
Lumbriculidae 0.05%<br />
TAXA MAC<br />
Naididae 33.50%<br />
Ephemerella 27.43%<br />
Baetis 25.24%<br />
Chironomidae 10.19%<br />
Leuctra 1.46%<br />
Habrophlebia 0.49%<br />
Rhyacophilidae 0.49%<br />
Nemoura 0.24%<br />
Hydropsichidae 0.24%<br />
Psychomyidae 0.24%<br />
Gammaridae 0.24%<br />
Lumbriculidae 0.24%<br />
Figura 3.3 - Grafici a torta rappresentanti la composizione percentuale in taxa delle comunità rinvenute nei<br />
diversi microhabitat campionati nella stazione Ghivizzano sul Fiume Serchio. Nel grafico non sono riportati i<br />
nomi dei taxa con presenza inferiore a 1%.<br />
78
Dalle elaborazioni grafiche effettuate su numero di taxa, numero di individui e<br />
Indice di Shannon dei popolamenti individuati nel mesolithal e nel macrolithal<br />
della stazione di Ghivizzano non emergono sostanziali differenze (Fig. 3.4).<br />
79
Figura 3.4 - Box-plot relativi al confronto tra i popolamenti di diversi microhabitat sulla base di tre<br />
parametri: numero di taxa, numero di individui, Indice di Shannon. Il grafico rappresenta per ciascun<br />
microhabitat la media dei valori, la deviazione standard e l’errore standard. Stazione Ghivizzano.<br />
80
Stazione n.3 Torrente Serra-Fosso di Rimone<br />
Il campionamento nella stazione denominata Fosso di Rimone ha permesso di<br />
identificare 3 microhabitat nelle seguenti proporzioni: 10% microlithal, 20%<br />
megalithal, 70% mesolithal. Secondo queste proporzioni sono stati effettuati i<br />
relativi campionamenti, come riportato in Tabella 3.7.<br />
81
Tabella 3.7 - Elenco dei taxa rilevati nella stazione "Fosso di Rimone" sul Torrente Serra, secondo il metodo MacrOper e il metodo IBE. I taxa censiti con metodo MacrOper sono suddivisi<br />
nelle 10 unità di campionamento raccolte nella stazione; per il metodo IBE sono riportati presenza e abbondanza (l’asterisco indica che il taxon è considerato come drift e comunque non<br />
valido per il calcolo dell’indice IBE).<br />
82<br />
MacrOper IBE<br />
ORDINE FAMIGLIA GENERE MIC 1 MES 2 MES 3 MES 4 MES 5 MES 6 MES 7 MES 8 MGL 9 MGL 10 TOTALE PRESENZA ABBONDANZA<br />
PLECOTTERI Leuctridae Leuctra 58 11 12 11 26 32 17 1 168 > I<br />
Perlidae Dinocras 1 *<br />
Nemouridae Protonemoura 2 2 3 3 2 12 > I<br />
EFEMEROTTERI Baetidae Baetis 2 34 27 30 50 109 40 40 15 347 > I<br />
Pseudocentroptilum 7 10 5 22<br />
Acentrella 20 20 3 I<br />
Caenidae Caenis 1 1 2<br />
Ephemerellidae Ephemerella 1 2 9 11 4 4 2 33 7 I<br />
Ecdyonurus 17 22 25 12 34 71 19 2 202 > I<br />
Habrophlebidae Habrophlebia 2 3 2 1 8<br />
TRICOTTERI Rhyacophilidae 1 1 1 1 1 5 7 I<br />
Hydropsychidae 4 1 5 11 9 3 33 > I<br />
Philopotamidae 5 3 10 2 20 > I<br />
Brachycentridae 1 1 2<br />
Sericostomatidae 1 2 3<br />
Beraeidae 1 *<br />
Glossosomatidae 3 3<br />
Goeridae 1 1 2<br />
COLEOTTERI Elmidae 162 54 68 30 116 268 98 5 50 23 874 > L<br />
Hydraenidae 1 2 4 6 13 > I<br />
DITTERI Chironomidae 2 4 3 3 4 3 19 > I<br />
Simuliidae 1 2 8 1 1 13 > I<br />
Athericidae 1 1 2 4 3 2 13 > I<br />
Empididae 1 1 1 I<br />
Blephariceridae 1 1 2 5 I<br />
Stratyomidae 1 *<br />
Ceratopogonidae 1 1 1 *<br />
GASTEROPODI Ancylidae 2 1 5 1 1 10 2 I<br />
TRICLADI Dugesiidae Dugesia 2 5 3 3 5 6 2 1 27 > I<br />
TOTALE IND 248 150 151 110 274 535 197 15 125 50 1855
Per quanto riguarda il confronto tra i due metodi , è possibile fare le seguenti<br />
osservazioni:<br />
-Il numero totale di taxa campionati con il metodo MacrOper è superiore a<br />
quello raccolto con il metodo IBE; con il primo sono stati rinvenuti 26 taxa (di<br />
cui due rappresentati da un solo individuo), mentre il secondo ha permesso di<br />
contare 22 taxa (di cui 5 rappresentati da un solo individuo) (Tab. 3.8).<br />
- Considerando la composizione totale della comunità campionata, possiamo<br />
osservare nell'IBE la presenza di 3 taxa che nel MacrOper sono assenti:<br />
Beraeidae, Dinocras e Stratyomiidae. Nel MacrOper sono presenti 7 taxa che<br />
nell'IBE non emergono, quasi tutti sufficientemente rappresentati:<br />
Pseudocentroptilum, Habrophlebia, Sericostomatidae, Glossosomatidae,<br />
Caenis, Brachycentridae, Goeridae.<br />
Tabella 3.8 - Elenco dei taxa e rispettive abbondanze rilevati con metodo MacrOper e metodo IBE. Per i taxa<br />
raccolti con il metodo IBE che superavano il numero di 10 individui l’abbondanza è stimata con “giudizio<br />
esperto”. Stazione Fosso di Rimone.<br />
N TAXA<br />
MacrOper ABBONDANZA<br />
CONTATA N TAXA<br />
1 Elmidae 874 1 Chironomidae 40<br />
2 Baetis 347 2 Baetis 30<br />
3 Ecdyonurus 202 3 Hydropsychidae 30<br />
4 Leuctra 168 4 Simuliidae 30<br />
5 Ephemerella 33 5 Leuctra 25<br />
6 Hydropsychidae 33 6 Elmidae 20<br />
7 Dugesia 27 7 Ecdyonurus 15<br />
8 Pseudocentroptilum 22 8 Philopotamidae 10<br />
9 Acentrella 20 9 Hydraenidae 10<br />
10 Philopotamidae 20 10 Dugesia 10<br />
11 Chironomidae 19 11 Protonemoura 10<br />
12 Hydraenidae 13 12 Athericidae 10<br />
13 Simuliidae 13 13 Ephemerella 7<br />
14 Athericidae 13 14 Rhyacophilidae 7<br />
15 Protonemoura 12 15 Blephariceridae 5<br />
16 Ancylidae 10 16 Acentrella 3<br />
17 Habrophlebia 8 17 Ancylidae 2<br />
18 Rhyacophilidae 5 18 Dinocras 1<br />
19 Sericostomatidae 3 19 Beraeidae 1<br />
20 Glossosomatidae 3 20 Empididae 1<br />
21 Caenis 2 21 Stratyomidae 1<br />
22 Brachycentridae 2 22 Ceratopogonidae 1<br />
23 Goeridae 2<br />
24 Blephariceridae 2<br />
25 Empididae 1<br />
26 Ceratopogonidae 1<br />
83<br />
IBE-ABBONDANZA<br />
STIMATA
Al fine di confrontare i popolamenti dei diversi microhabitat rinvenuti nella<br />
stazione, sono state calcolate le composizioni percentuali in taxa di ciascun<br />
microhabitat (Tab. 3.9). La composizione percentuale è stata ottenuta dal<br />
totale dei taxa rinvenuti nei vari microhabitat .<br />
Dall’osservazione dei relativi grafici (Fig. 3.5) emergono alcune considerazioni:<br />
gli Elmidae dominano nei tre i microhabitat considerati, e, insieme a Leuctra e<br />
Ecdyonurus, costituiscono quasi l’intera comunità del microlithal; Leuctra<br />
invece appare in percentuale bassa nel mesolithal, e bassissima nel megalithal,<br />
confermando il suo comportamento prevalentemente stigofilo. Del tutto<br />
attesa è anche la presenza abbondante dei Baetidae nel megalithal, dove<br />
costituiscono circa la metà della comunità.<br />
Tabella 3.9 - Composizione percentuale in taxa (Famiglia o Genere) delle comunità dei diversi microhabitat<br />
ottenute sommando i popolamenti dei microhabitat uguali. Stazione Fosso di Rimone sul Torrente Serra.<br />
TAXA MES<br />
Elmidae 44.62%<br />
Baetis 20.25%<br />
Ecdyonurus 12.78%<br />
Leuctra 7.61%<br />
Hydropsichidae 2.30%<br />
Ephemerella 2.16%<br />
Dugesia 1.75%<br />
Philopotamidae 1.40%<br />
Chironomidae 1.19%<br />
Hydraenidae 0.91%<br />
Protonemura 0.84%<br />
Simuliidae 0.84%<br />
Athericidae 0.84%<br />
Ancylidae 0.70%<br />
Pseudocentroptilum 0.49%<br />
Habrophlebia 0.42%<br />
Rhyacophilidae 0.21%<br />
Sericostomatidae 0.21%<br />
Goeridae 0.14%<br />
Blephariceridae 0.14%<br />
Brachycentridae 0.07%<br />
Empididae 0.07%<br />
Ceratopogonidae 0.07%<br />
TAXA MGL<br />
Elmidae 41.71%<br />
Baetis 31.43%<br />
Acentrella 11.43%<br />
Pseudocentroptilum 8.57%<br />
Glossosomatidae 1.71%<br />
Ephemerella 1.14%<br />
Ecdyonurus 1.14%<br />
Rhyacophilidae 1.14%<br />
Leuctra 0.57%<br />
Caenis 0.57%<br />
Simuliidae 0.57%<br />
84<br />
TAXA MIC<br />
Elmidae 65.32%<br />
Leuctra 23.39%<br />
Ecdyonurus 6.85%<br />
Baetis 0.81%<br />
Habrophlebia 0.81%<br />
Chironomidae 0.81%<br />
Dugesia 0.81%<br />
Caenis 0.40%<br />
Brachycentridae 0.40%<br />
Athericidae 0.40%
Figura 3.5 - Grafici a torta rappresentanti la composizione percentuale in taxa delle comunità rinvenute nei<br />
diversi microhabitat campionati nella stazione Fosso di Rimone sul Torrente Serra. Nel grafico non sono<br />
riportati i nomi dei taxa con presenza inferiore a 1%.<br />
Nel confronto grafico sulla base dei parametri considerati, il microhabitat<br />
microlithal non è stato incluso in quanto è rappresentato da una sola unità di<br />
campionamento. Tra il popolamento del megalithal e quello del mesolithal<br />
emerge una notevole differenza rispetto al numero di taxa e all’Indice di<br />
Shannon, che sono inferiori nel megalithal (Fig. 3.6).<br />
85
Figura 3.13 - Box-plot relativi al confronto tra i popolamenti di diversi microhabitat sulla base di tre<br />
parametri: numero di taxa, numero di individui, Indice di Shannon. Il grafico rappresenta per ciascun<br />
microhabitat la media dei valori, la deviazione standard e l’errore standard. Stazione Fosso di Rimone.<br />
Stazione n.4 Torrente Serra - Parco Bimbi<br />
Nella stazione Parco Bimbi sono stati evidenziati, con il campionamento di tipo<br />
multihabitat proporzionale, 3 microhabitat diversi, così rappresentati: 50%<br />
mesolithal, 20% macrolithal, e 30% megalithal. Nel rispetto delle proporzioni<br />
previste dal metodo sono state quindi effettuate le rispettive unità di<br />
campionamento, così come riportato in Tabella 3.10.<br />
87
Tabella 3.10 - Elenco dei taxa rilevati nella stazione "Parco bimbi" sul Torrente Serra, secondo il metodo MacrOper e il metodo IBE. I taxa censiti con metodo MacrOper sono suddivisi<br />
nelle 10 unità di campionamento raccolte nella stazione; per il metodo IBE sono riportati presenza e abbondanza (l’asterisco indica che il taxon è considerato come drift e comunque non<br />
valido per il calcolo dell’indice IBE)<br />
88<br />
MacrOper IBE<br />
ORDINE FAMIGLIA GENERE MES 1 MES 2 MES 3 MES 4 MES 5 MAC 6 MAC 7 MGL 8 MGL 9 MGL 10 TOTALE PRESENZA ABBONDANZA<br />
PLECOTTERI Leuctridae Leuctra 6 22 77 52 39 3 48 1 2 250 > I<br />
EFEMEROTTERI Baetidae Baetis 9 6 4 2 30 17 3 2 73 > I<br />
Acentrella 1 1<br />
Caenidae Caenis 10 9 44 22 52 1 138 4 *<br />
Heptageniidae Helectrogena 1 *<br />
TRICOTTERI Hydropsychidae 17 6 9 5 4 36 1 78 > I<br />
Policentropodidae 7 2 11 15 4 39 3 I<br />
Philopotamidae 1 *<br />
Brachycentridae 1 1 2<br />
Hydroptilidae 7 22 16 2 9 2 1 2 61 > I<br />
Limnephilidae 1 1<br />
Sericostomatidae 3 3 2 1 5 14 6 I<br />
Leptoceridae 1 1<br />
COLEOTTERI Elmidae 28 28 12 7 18 6 8 1 2 110 > I<br />
Hydraenidae 1 *<br />
Hydrophilidae 1 *<br />
Elophoridae 1 1<br />
Gyrinidae 5 5 3 I<br />
ODONATI Gomphidae Onicogomphus 1 2 3
89<br />
MacrOper IBE<br />
ORDINE FAMIGLIA GENERE MES 1 MES 2 MES 3 MES 4 MES 5 MAC 6 MAC 7 MGL 8 MGL 9 MGL 10 TOTALE PRESENZA ABBONDANZA<br />
DITTERI Chironomidae 14 15 23 38 34 82 13 5 14 238 > L<br />
Simuliidae 81 7 4 2 6 100 L<br />
Limoniidae 4 1 3 7 3 1 19 4 I<br />
Athericidae 1 1<br />
Empididae 1 1<br />
Tipulidae 1 1<br />
Ceratopogonidae 1 5 22 1 2 31 > I<br />
Stratyomidae 2 I<br />
GASTEROPODI Ancylidae 1 1<br />
Neritidae 6 3 3 3 15 > I<br />
Hydrobioidea 3 3 2 1 3 12 6 I<br />
TRICLADI Dugesiidae Dugesia 163 62 146 131 20 114 3 3 642 > U<br />
OLIGOCHETI Lumbricidae 3 3<br />
Lumbriculidae 1 1 2<br />
Naididae 1 2 1 4<br />
Nemertinidae 1 1<br />
TOTALE IND 276 189 361 101 327 184 333 27 22 28 1848
Per quanto riguarda il confronto tra i due metodi, è possibile effettuare le<br />
seguenti osservazioni:<br />
- Il numero totale di taxa campionati con il metodo MacrOper è superiore a<br />
quelli campionati con il metodo IBE; con il primo sono stati campionati 30 taxa<br />
(di cui 9 rappresentati da un solo individuo campionato), mentre con il<br />
metodo IBE sono stati campionati 21 taxa (4 con un solo individuo) (Tab. 3.11).<br />
- Considerando la composizione totale della comunità campionata, possiamo<br />
osservare nell'IBE la presenza di 5 taxa che nel MacrOper sono assenti:<br />
Stratyomiidae, Helectrogena, Philopotamidae, Hydraenidae, Hydrophilidae.<br />
Nel MacrOper sono presenti 14 taxa che nell'IBE non emergono, tra cui<br />
Naididae, Onicogomphus, Lumbricidae, Brachycentridae, Lumbriculidae,<br />
sufficientemente rappresentati, mentre Acentrella, Limnephilidae,<br />
Leptoceridae, Elophoridae, Athericidae, Empididae, Tipulidae, Ancylidae,<br />
Nemertinidae, presenti con una sola unità.<br />
90
Tabella 3.11 - Elenco dei taxa e rispettive abbondanze rilevati con metodo MacrOper tar_ICMi e metodo<br />
IBE. Per i taxa raccolti con il metodo IBE che superavano il numero di 10 individui l’abbondanza è stimata<br />
con “giudizio esperto” . Stazione Parco bimbi sul Torrente Serra.<br />
N TAXA<br />
MacrOper ABBONDANZA<br />
CONTATA N TAXA<br />
1 Dugesia 642 1 Chironomidae 80<br />
2 Leuctra 250 2 Simuliidae 60<br />
3 Chironomidae 238 3 Dugesia 60<br />
4 Caenis 138 4 Baetis 30<br />
5 Elmidae 110 5 Hydropsychidae 30<br />
6 Simuliidae 100 6 Leuctra 25<br />
7 Hydropsychidae 78 7 Hydroptilidae 10<br />
8 Baetis 73 8 Elmidae 10<br />
9 Hydroptilidae 61 9 Ceratopogonidae 10<br />
10 Policentropodidae 39 10 Neritidae 10<br />
11 Ceratopogonidae 31 11 Sericostomatidae 6<br />
12 Limoniidae 19 12 Hydrobioidea 6<br />
13 Neritidae 15 13 Caenis 4<br />
14 Sericostomatidae 14 14 Limoniidae 4<br />
15 Hydrobioidea 12 15 Policentropodidae 3<br />
16 Gyrinidae 5 16 Gyrinidae 3<br />
17 Naididae 4 17 Stratyomidae 2<br />
18 Onicogomphus 3 18 Helectrogena 1<br />
19 Lumbricidae 3 19 Philopotamidae 1<br />
20 Brachycentridae 2 20 Hydraenidae 1<br />
21 Lumbriculidae 2 21 Hydrophilidae 1<br />
22 Acentrella 1<br />
23 Limnephilidae 1<br />
24 Leptoceridae 1<br />
25 Elophoridae 1<br />
26 Athericidae 1<br />
27 Empididae 1<br />
28 Tipulidae 1<br />
29 Ancylidae 1<br />
30 Nemertinidae 1<br />
91<br />
IBE ABBONDANZA<br />
STIMATA<br />
Dall’analisi delle composizioni % delle comunità presenti nei vari microhabitat<br />
emerge come queste si dimostrino sempre ben diversificate, mentre<br />
evidenzino il differente contributo fornito da ciascun taxon (Tab. 3.12 e<br />
Fig.3.7). Nel megalithal i Chironomidae rappresentano una buona percentuale<br />
della comunità; essi sono presenti significativamente anche nel macrolithal,<br />
mentre nel mesolithal la loro presenza è marginale. Dugesia, dal tipico
comportamento sciafilo, è ben rappresentata nel macrolithal e nel mesolithal,<br />
più scarsa, anche se ancora significativa, nel megalithal. Interessante anche<br />
notare come i Simulidae siano ben rappresentati sia nel megalithal che nel<br />
macrolithal, dove trovano evidentemente un buon substrato di ancoraggio,<br />
mentre il mesolithal non rappresenta un substrato adatto.<br />
Tabella 3.12 - Composizione percentuale in taxa (Famiglia o Genere) delle comunità dei diversi microhabitat<br />
ottenute sommando i popolamenti dei microhabitat uguali. Stazione Parco bimbi sul Torrente Serra.<br />
TAXA MES<br />
Dugesia 40.03%<br />
Leuctra 15.63%<br />
Caenis 10.93%<br />
Elmidae 7.42%<br />
Chironomidae 7.18%<br />
Hydroptilidae 4.47%<br />
Policentropodidae 3.11%<br />
Hydropsichidae 2.95%<br />
Ceratopogonidae 2.23%<br />
Baetis 1.67%<br />
Neritidae 0.96%<br />
Sericostomatidae 0.64%<br />
Hydrobioidea 0.64%<br />
Gyrinidae 0.40%<br />
Limoniidae 0.32%<br />
Naididae 0.32%<br />
Onicogomphus 0.24%<br />
Lumbriculidae 0.16%<br />
Acentrella 0.08%<br />
Brachycentridae 0.08%<br />
Limnephilidae 0.08%<br />
Leptoceridae 0.08%<br />
Athericidae 0.08%<br />
Empididae 0.08%<br />
Tipulidae 0.08%<br />
Ancylidae 0.08%<br />
Nemertinidae 0.08%<br />
TAXA MAC<br />
Dugesia 25.92%<br />
Chironomidae 22.44%<br />
Simuliidae 17.02%<br />
Leuctra 9.86%<br />
Baetis 9.09%<br />
Hydropsichidae 7.74%<br />
Elmidae 2.71%<br />
Sericostomatidae 1.16%<br />
Limoniidae 0.77%<br />
Hydrobioidea 0.77%<br />
Ceratopogonidae 0.58%<br />
Neritidae 0.58%<br />
Lumbricidae 0.58%<br />
Hydroptilidae 0.39%<br />
Caenis 0.19%<br />
Brachycentridae 0.19%<br />
92<br />
TAXA MGL<br />
Chironomidae 41.56%<br />
Simuliidae 15.58%<br />
Limoniidae 14.29%<br />
Dugesia 7.79%<br />
Baetis 6.49%<br />
Leuctra 3.90%<br />
Hydroptilidae 3.90%<br />
Elmidae 3.90%<br />
Hydropsichidae 1.30%<br />
Elophoridae 1.30%
Figura 3.14 - Grafici a torta rappresentanti la composizione percentuale in taxa delle comunità rinvenute<br />
nei diversi microhabitat campionati nella stazione Parco bimbi sul Torrente Serra. Nel grafico non sono<br />
riportati i nomi dei taxa con presenza inferiore a 1%.<br />
Sempre con l’obiettivo di analizzare le eventuali differenze tra i popolamenti<br />
dei microhabitat presenti nel sito, è stato effettuato un confronto grafico sulla<br />
base di alcuni parametri (numero di taxa, numero di individui e Indice di<br />
Shannon) (Fig. 3.8). Non emergono differenze per quanto riguarda l’Indice di<br />
Shannon, mentre emerge una differenza tra megalithal e gli altri due<br />
microhabitat (mesolithal e macrolithal), rispetto al numero di taxa e al numero<br />
di individui. In particolare è notevole la differenza per quanto riguarda il<br />
numero di individui, che nel megalithal è decisamente inferiore.<br />
93
Figura 3.8 - Box-plot relativi al confronto tra i popolamenti di diversi microhabitat sulla base di tre<br />
parametri: numero di taxa, numero di individui, Indice di Shannon. Il grafico rappresenta per ciascun<br />
microhabitat la media dei valori, la deviazione standard e l’errore standard. Stazione Parco bimbi.<br />
Stazione n. 5 Fiume Vezza-A monte del Canale Giardino<br />
Nella stazione Vezza - A monte del Canale Giardino sono stati evidenziati, con<br />
il campionamento multi habitat, microhabitat diversi, così rappresentati: 80%<br />
megalithal, 10% mesolithal e 10% ghiaia. Nel rispetto delle proporzioni<br />
previste dal metodo sono stati quindi effettuate le rispettive unità di<br />
campionamento, così come riportato in Tabella 3.13.<br />
95
Tabella 3.13 - Elenco dei taxa rilevati nella stazione sul Torrente Vezza a monte del Canale Giardino, secondo il metodo MacrOper e il metodo IBE. I taxa censiti con metodo MacrOper<br />
sono suddivisi nelle 10 unità di campionamento raccolte nella stazione; per il metodo IBE sono riportati presenza e abbondanza (l’asterisco indica che il taxon è considerato come drift e<br />
comunque non valido per il calcolo dell’indice IBE)<br />
96<br />
MacrOper<br />
ORDINE FAMIGLIA GENERE MGL1 MGL2 MGL3 MGL4 MGL5 MGL6 MGL7 MGL8 MES9 GHI10 TOTALE PRESENZA ABBONDANZA<br />
PLECOTTERI Leuctridae Leuctra > I<br />
Nemouridae Protonemoura 1 1 2 4 *<br />
Nemoura 1 1 2<br />
EFEMEROTTERI Baetidae Baetis 340 135 140 230 291 194 247 170 37 47 1831 > I<br />
Caenidae Caenis 1 1 2 *<br />
Ephemerellidae Ephemerella 18 2 3 7 7 37 > I<br />
Heptageniidae Ecdyonurus 1 1 2 *<br />
Habraphlebidae Habrophlebia 1 1<br />
Habroleptoides 1 1 1 *<br />
TRICOTTERI Rhyacophilidae 8 1 2 3 4 2 2 22 > I<br />
Hydropsychidae 1 1 > I<br />
Policentropodidae 1 1 1 *<br />
Philopotamidae 2 2 > I<br />
Hydroptilidae 1 1 2<br />
Sericostomatidae 1 *<br />
Goeridae 1 1<br />
COLEOTTERI Elmidae 87 6 1 3 1 8 17 3 2 128 > I<br />
DITTERI Chironomidae 46 1 5 5 2 6 1 80 1 3 150 > I<br />
Simuliidae 103 49 70 73 39 8 125 20 6 10 503 > L<br />
Limoniidae 4 1 9 1 1 16 1 *<br />
Empididae 1 1 3 I<br />
Tipulidae 1 1<br />
Blephariceridae 2 1 2 5 > I<br />
Ceratopogonidae 1 1 8 I<br />
IBE
97<br />
MacrOper IBE<br />
ORDINE FAMIGLIA GENERE MGL1 MGL2 MGL3 MGL4 MGL5 MGL6 MGL7 MGL8 MES9 GHI10 TOTALE PRESENZA ABBONDANZA<br />
CROSTACEI Gammaridae 3 *<br />
GASTEROPODI Ancylidae 1 1 7 I<br />
TRICLADI Dugesiidae Dugesia 3 3 > I<br />
OLIGOCHETI Lumbricidae > I<br />
Lumbriculidae 1 I<br />
Naididae 18 1 2 5 1 2 3 35 6 73 > I<br />
TOTALE IND 632 189 225 318 340 223 388 335 53 84 2787
Per quanto riguarda il confronto tra i due metodi , è possibile effettuare le<br />
seguenti osservazioni:<br />
- Il numero totale di taxa campionati con il metodo IBE è di poco superiore a<br />
quello raccolto con il metodo MacrOper; con il primo sono stati rilevati 25<br />
taxa, di cui 5 rappresentati da un solo individuo, mentre con il secondo sono<br />
stati contati 24 taxa, di cui 10 rappresentati da un solo individuo (Tab. 3.14).<br />
Quindi, a differenza delle altre stazioni, questa stazione è l’unico caso in cui<br />
sono stati campionati più taxa con il metodo IBE rispetto al multihabitat.<br />
- Considerando la composizione totale della comunità campionata, possiamo<br />
osservare nell'IBE la presenza di 5 taxa che sono assenti nel MacrOper:<br />
Leuctra, Lumbricidae, Gammaridae, Sericostomatidae, Lumbriculidae mentre<br />
nel MacrOper sono presenti 4 taxa, assenti nell'IBE: Nemoura, Hidroptilidae,<br />
Habrophlebia, Tipulidae. E’ interessante anche notare come gli<br />
Hydropsychidae siano rappresentati da una buona abbondanza con il metodo<br />
IBE, mentre con il metodo multihabitat ne sia stato rinvenuto un solo<br />
individuo.<br />
98
Tabella 3.14 - Elenco dei taxa e rispettive abbondanze rilevati con metodo MacrOper e metodo IBE. Per i<br />
taxa raccolti con il metodo IBE che superavano il numero di 10 individui l’abbondanza è stimata con<br />
“giudizio esperto”. Stazione sul Torrente Vezza-A monte del Canale Giardino.<br />
N TAXA<br />
MacrOper<br />
ABBONDANZA<br />
CONTATA N TAXA<br />
1 Baetis 1831 1 Simuliidae 60<br />
2 Simuliidae 503 2 Chironomidae 40<br />
3 Chironomidae 150 3 Baetis 30<br />
4 Elmidae 128 4 Ephemerella 30<br />
5 Naididae 73 5 Hydropsychidae 30<br />
6 Ephemerella 37 6 Leuctra 25<br />
7 Rhyacophilidae 22 7 Rhyacophilidae 20<br />
8 Limoniidae 16 8 Naididae 20<br />
9 Blephariceridae 5 9 Philopotamidae 10<br />
10 Dugesia 3 10 Elmidae 10<br />
11 Protonemoura 2 11 Dugesia 10<br />
12 Nemoura 2 12 Lumbricidae 10<br />
13 Philopotamidae 2 13 Blephariceridae 10<br />
14 Hydroptilidae 2 14 Ceratopogonidae 8<br />
15 Caenis 1 15 Ancylidae 7<br />
16 Ecdyonurus 1 16 Protonemoura 4<br />
17 Habrophlebia 1 17 Empididae 3<br />
18 Habroleptoides 1 18 Gammaridae 3<br />
19 Hydropsychidae 1 19 Caenis 2<br />
20 Policentropodidae 1 20 Ecdyonurus 2<br />
21 Empididae 1 21 Habroleptoides 1<br />
22 Tipulidae 1 22 Policentropodidae 1<br />
23 Ceratopogonidae 1 23 Sericostomatidae 1<br />
24 Ancylidae 1 24 Limoniidae 1<br />
25 Lumbriculidae 1<br />
99<br />
IBE ABBONDANZA<br />
STIMATA<br />
Dall’analisi delle elaborazioni grafiche delle comunità di ciascun microhabitat<br />
emerge come, non ci siano grosse differenze tra i popolamenti censiti nei tre<br />
diversi substrati; le tre popolazioni sono costituite per la maggior parte da<br />
Baetis e, in percentuale significativa, da Simulidae (Fig. 3.9).
Tabella 3.15 - Composizione percentuale in taxa (Famiglia o Genere) delle comunità dei diversi microhabitat<br />
ottenute sommando i popolamenti dei microhabitat uguali. Stazione sul Torrente Vezza-A monte del<br />
Canale Giardino.<br />
TAXA MGL<br />
Baetis 65.92%<br />
Simuliidae 18.38%<br />
Chironomidae 5.51%<br />
Elmidae 4.64%<br />
Naididae 2.53%<br />
Ephemerella 1.13%<br />
Rhyacophilidae 0.68%<br />
Limoniidae 0.57%<br />
Blephariceridae 0.11%<br />
Dugesia 0.11%<br />
Protonemura 0.08%<br />
Nemoura 0.08%<br />
Philopotamidae 0.08%<br />
Caenis 0.04%<br />
Hydropsichidae 0.04%<br />
Policentropodidae 0.04%<br />
Hydroptilidae 0.04%<br />
Empididae 0.04%<br />
TAXA GHI<br />
Baetis 55.95%<br />
Simuliidae 11.90%<br />
Ephemerella 8.33%<br />
Naididae 7.14%<br />
Chironomidae 3.57%<br />
Rhyacophilidae 2.38%<br />
Elmidae 2.38%<br />
Blephariceridae 2.38%<br />
Goeridae 1.19%<br />
Limoniidae 1.19%<br />
Tipulidae 1.19%<br />
Ceratopogonidae 1.19%<br />
Ancylidae 1.19%<br />
100<br />
TAXA MES<br />
Baetis 69.81%<br />
Simuliidae 11.32%<br />
Elmidae 5.66%<br />
Rhyacophilidae 3.77%<br />
Ecdyonurus 1.89%<br />
Habrophlebia 1.89%<br />
Habroleptoides 1.89%<br />
Hydroptilidae 1.89%<br />
Chironomidae 1.89%
Figura 3.15 - Grafici a torta rappresentanti la composizione percentuale in taxa delle comunità rinvenute<br />
nei diversi microhabitat campionati nella stazione sul Torrente Vezza-A monte del Canale Giardino. Nel<br />
grafico non sono riportati i nomi dei taxa con presenza inferiore a 1%.<br />
Per quanto riguarda questa stazione, non sono riportate elaborazioni grafiche<br />
relative al confronto tra i popolamenti dei diversi microhabitat a causa della<br />
loro composizione. Delle 10 unità di campionamento infatti 8 corrispondono a<br />
megalithal, una a mesolithal e una a ghiaia.<br />
Stazione n. 6 Torrente Vezza-Discesa alveo cava<br />
Nella stazione di Petrognano sono stati evidenziati, con il campionamento<br />
multihabitat, 3 microhabitat diversi, così rappresentati: mesolithal per il 60%,<br />
ghiaia per il 10%, e alghe per il 30%. Nel rispetto delle proporzioni previste dal<br />
metodo sono stati quindi effettuate le rispettive unità di campionamento, così<br />
come riportato in Tabella 3.16.<br />
101
Tabella 3.16 - Elenco dei taxa rilevati nella stazione sul Torrente Vezza-Discesa alveo cava, secondo il metodo MacrOper e il metodo IBE. I taxa censiti con metodo MacrOper sono<br />
suddivisi nelle 10 unità di campionamento raccolte nella stazione; per il metodo IBE sono riportati presenza e abbondanza (l’asterisco indica che il taxon è considerato come drift e<br />
comunque non valido per il calcolo dell’indice IBE)<br />
102<br />
MacrOper<br />
ORDINE FAMIGLIA GENERE MES1 MES2 MES3 MES4 MES5 MES6 GHI7 AL8 AL9 AL10 TOTALE PRESENZA ABBONDANZA<br />
PLECOTTERI Leuctridae Leuctra 2 1 1 4 3 *<br />
Nemouridae Protonemoura 3 *<br />
EFEMEROTTERI Baetidae Baetis 13 29 52 31 11 19 2 8 5 170 > L<br />
Caenidae Caenis 1 2 2 4 7 7 23 4 *<br />
Ephemerellidae Ephemerella 4 6 4 3 1 2 4 24 > I<br />
Heptageniidae Ecdyonurus 1 1 2 2 *<br />
Heptagenia 1 1<br />
Leptophlebiidae Paraleptophlebia 1 1<br />
Habrophlebia 1 *<br />
Habroleptoides 2 2 1 *<br />
TRICOTTERI Rhyacophilidae 1 1 3 5<br />
Hydropsychidae 1 1 1 1 1 5<br />
Policentropodidae 1 1<br />
Philopotamidae 1 1<br />
Hydroptilidae 1 1<br />
Psychomyidae 1 1<br />
COLEOTTERI Elmidae 1 2 3 1 4 1 12 > I<br />
Dytiscidae 1 1 2<br />
Hydrophilidae 1 1<br />
DITTERI Chironomidae 24 19 8 9 4 6 38 78 11 197 > L<br />
Simuliidae 1 1 2 3 7 > I<br />
Limoniidae 1 1 2 2 I<br />
Athericidae 1 *<br />
Stratyomiidae 1 *<br />
Ceratopogonidae 3 2 1 2 2 10 1 *<br />
OLIGOCHETI Lumbricidae 1 1<br />
Lumbriculidae 1 I<br />
Naididae 2 1 1 3 1 1 9 > I<br />
TOTALE IND 49 52 78 58 26 39 2 57 100 23 482<br />
IBE
Per quanto riguarda il confronto tra i due metodi, è possibile effettuare le<br />
seguenti osservazioni:<br />
- Il numero totale di taxa campionati con il metodo MacrOper è superiore a<br />
quello raccolto con il metodo IBE; con il primo sono stati rilevati 23 taxa, di cui<br />
8 rappresentati da un solo individuo, mentre con il secondo sono stati contati<br />
17 taxa, di cui 6 rappresentati da un solo individuo (Tab. 3.17).<br />
- Considerando la composizione totale della comunità campionata, possiamo<br />
osservare nell'IBE la presenza di 4 taxa che nel MacrOper sono assenti:<br />
Protonemoura, Athericidae, Stratyomiidae, Lumbriculidae; nel MacrOper sono<br />
presenti 11 taxa che nell'IBE risultano assenti: Rhyacophilidae,<br />
Hydropsychidae, Dytiscidae, Heptagenia, Paraleptophlebia, Policentropodidae,<br />
Philopotamidae, Hydroptilidae, Psycomiidae, Hydrophilidae, Lumbricidae,<br />
quasi tutti scarsamente rappresentati.<br />
Tabella 3.17 - Elenco dei taxa e rispettive abbondanze rilevati con metodo MacrOper e metodo IBE. Per i taxa raccolti<br />
con il metodo IBE che superavano il numero di 10 individui l’abbondanza è stimata con “giudizio esperto”. Stazione sul<br />
Torrente Vezza-Discesa alveo cava.<br />
N TAXA<br />
MacrOper ABBONDANZA<br />
CONTATA N TAXA<br />
1 Chironomidae 197 1 Chironomidae 80<br />
2 Baetis 170 2 Baetis 60<br />
3 Ephemerella 24 3 Ephemerella 30<br />
4 Caenis 23 4 Simuliidae 30<br />
5 Elmidae 12 5 Naididae 20<br />
6 Ceratopogonidae 10 6 Elmidae 10<br />
7 Naididae 9 7 Caenis 4<br />
8 Simuliidae 7 8 Leuctra 3<br />
9 Rhyacophilidae 5 9 Protonemoura 3<br />
10 Hydropsychidae 5 10 Ecdyonurus 2<br />
11 Leuctra 4 11 Limoniidae 2<br />
12 Ecdyonurus 2 12 Habrophlebia 1<br />
13 Habroleptoides 2 13 Habroleptoides 1<br />
14 Dytiscidae 2 14 Athericidae 1<br />
15 Limoniidae 2 15 Stratyomiidae 1<br />
16 Heptagenia 1 16 Ceratopogonidae 1<br />
17 Paraleptophlebia 1 17 Lumbriculidae 1<br />
18 Policentropodidae 1<br />
19 Philopotamidae 1<br />
20 Hydroptilidae 1<br />
21 Psychomyidae 1<br />
22 Hydrophilidae 1<br />
23 Lumbricidae 1<br />
103<br />
IBE ABBONDANZA<br />
STIMATA
Osservando la composizione % delle comunità, calcolata per ciascun gruppo di<br />
microhabitat rilevati in questa stazione, emerge come il mesolithal e le alghe<br />
sembrino avere popolamenti abbastanza differenti; infatti nella comunità<br />
delle alghe c’è una notevole predominanza di Chironomidae, mentre nel<br />
mesolithal prevale Baetis, e i Chironomidae rappresentano una percentuale<br />
significativa ma non predominante (Tab. 3.18 e Fig. 3.10). L’unità di<br />
campionamento relativa alla ghiaia non è stata presa in considerazione in<br />
quanto costituita da due soli individui di Baetis.<br />
Tabella 3.18 - Composizione percentuale in taxa (Famiglia o Genere) delle comunità dei diversi microhabitat<br />
ottenute sommando i popolamenti dei microhabitat uguali. Stazione sul Torrente Vezza-Discesa alveo cava<br />
TAXA MES<br />
Baetis 51.32%<br />
Chironomidae 23.18%<br />
Ephemerella 5.96%<br />
Elmidae 3.64%<br />
Simuliidae 2.98%<br />
Ceratopogonidae 1.99%<br />
Caenis 1.66%<br />
Rhyacophilidae 1.66%<br />
Hydropsichidae 1.32%<br />
Naididae 1.32%<br />
Leuctra 0.99%<br />
Habroleptoides 0.66%<br />
Ecdyonurus 0.33%<br />
Heptagenia 0.33%<br />
Paraleptophlebia 0.33%<br />
Policentropodidae 0.33%<br />
Philopotamidae 0.33%<br />
Psychomyidae 0.33%<br />
Dytiscidae 0.33%<br />
Hydrophilidae 0.33%<br />
Limoniidae 0.33%<br />
Lumbricidae 0.33%<br />
TAXA AL<br />
Chironomidae 70.56%<br />
Caenis 10.00%<br />
Baetis 7.22%<br />
Ephemerella 3.33%<br />
Naididae 2.78%<br />
Ceratopogonidae 2.22%<br />
Leuctra 0.56%<br />
Ecdyonurus 0.56%<br />
Hydropsichidae 0.56%<br />
Hydroptilidae 0.56%<br />
Elmidae 0.56%<br />
Dytiscidae 0.56%<br />
Limoniidae 0.56%<br />
104
Figura 3.10 - Grafici a torta rappresentanti la composizione percentuale in taxa delle comunità rinvenute<br />
nei diversi microhabitat campionati nella stazione sul Torrente Vezza-Discesa alveo cava. Nel grafico non<br />
sono riportati i nomi dei taxa con presenza inferiore a 1%.<br />
Dal confronto grafico sulla base dei parametri considerati, si può osservare<br />
che nella alghe la media del numero di taxa e dell’indice di Shannon sono di<br />
poco inferiori rispetto al mesolithal, anche se l’intervallo totale è, almeno in<br />
parte, sovrapponibile (Fig. 3.11).<br />
105
Figura 3.11 - Box-plot relativi al confronto tra i popolamenti di diversi microhabitat sulla base di tre<br />
parametri: numero di taxa, numero di individui, Indice di Shannon. Il grafico rappresenta per ciascun<br />
microhabitat la media dei valori, la deviazione standard e l’errore standard. Stazione sul Torrente Vezza-<br />
Discesa alveo cava.<br />
106
Confronto tra microhabitat<br />
Dalla elaborazione statistica dei dati ottenuti raggruppando tra loro<br />
microhabitat identici di 4 stazioni, emergono differenze significative, per<br />
quanto riguarda il numero di taxa e l’Indice di Shannon, tra il megalithal e gli<br />
altri microhabitat (mesolithal e macrolithal). Non emergono invece differenze<br />
significative tra i popolamenti di mesolithal e macrolithal (Tab 3.19).<br />
Tabella 3.19 - Test U di Mann-Whitney eseguito per rilevare eventuali differenze tra i popolamenti dei 3<br />
microhabitat Mesolithal, Macrolithal e Megalithal relativamente ai parametri: Numero di taxa, Numero di<br />
individui e Indice di Shannon. Il test risulta significativo quando p esatto < 0,05.<br />
variabile<br />
Var2 num taxa<br />
Var3 num individui<br />
Var4Shannon<br />
variabile<br />
Var2 num taxa<br />
Var3 num individui<br />
Var4Shannon<br />
variabile<br />
Var2 num taxa<br />
Var3 num individui<br />
Var4Shannon<br />
Test U Mann-Whitney (Spreadsheet1)<br />
Variabile Var1microhabitat<br />
Test marcati significativi liv. p
108
Figura 3.12 - Box-plot relativi al confronto tra i popolamenti di diversi microhabitat sulla base di tre<br />
parametri: numero di taxa, numero di individui, Indice di Shannon. Il grafico rappresenta per ciascun<br />
microhabitat la mediana dei valori, l’intervallo t venticinquesimo e settantacinquesimo percentile,<br />
l’intervallo non Outlier 7 , gli Outlier e gli Estremi.<br />
7 L'intervallo non-outlier è l'intervallo di valori che ricade tra il limite superiore di outlier (per esempio, +1.5 *<br />
l'altezza del box) e il limite di outlier inferiore (per esempio, -1.5 * l'altezza del box).<br />
109
3.2 Calcolo degli indici di qualità<br />
Sulla base dei risultati ottenuti con l’applicazione dei due metodi, si sono<br />
calcolati i rispettivi indici al fine di classificare, dal punto di vista biologico, le<br />
varie stazioni prese in esame. Ricordiamo, come descritto nella sezione<br />
Materiali e Metodi, che il metodo I.B.E. prevede il calcolo dell’indice<br />
direttamente sul campo, tramite una tabella a doppia entrata che permette di<br />
individuare un valore di I.B.E., corrispondente a una delle 5 Classi di qualità. Il<br />
metodo MacrOper, richiede per il calcolo dell’indice l’utilizzo del software<br />
ICMeasy, e classifica la stazione secondo 5 classi di Stato ecologico (Tab. 3.20).<br />
Tabella 3.20 - Tabella comparativa delle classi di qualità individuate dal metodo IBE e dal metodo<br />
MacrOper.<br />
Classi di<br />
qualità<br />
Classe I^<br />
Classe II^ 8-9<br />
Classe<br />
III^ 6-7<br />
Classe<br />
IV^ 4-5<br />
Classe V^ 0-1-2-3<br />
I.B.E.<br />
Valori di<br />
I.B.E. giudizio di qualità<br />
10-11- Ambiente non<br />
12-…<br />
Stato<br />
ecologico<br />
110<br />
Codice<br />
num<br />
MacrOper<br />
Limiti di<br />
classe C_4<br />
Limiti di<br />
classe C_7<br />
Limiti di classe<br />
C_9<br />
inquinato Elevato 5 0,97-1 0,97-1 0,94-1<br />
Ambiente<br />
moderatamente<br />
inquinato Buono 4 0,72-0,97 0,72-0,97 0,7-0,94<br />
Ambiente<br />
inquinato<br />
Ambiente molto<br />
Sufficiente 3 0,48-0,72 0,48- 0,72 0,47-0,7<br />
inquinato<br />
Ambiente<br />
fortemente<br />
Scarso 2 0,24-0,48 0,24-0,48 0,24-0,47<br />
inquinato Cattivo 1 0-0,24 0-0,24 0-0,24<br />
Vengono riportati di seguito gli indici di qualità biologica calcolati sia con il<br />
metodo I.B.E. che con il metodo MacrOper, per ciascuna stazione.
Stazione n. 1 Fiume Serchio - Petrognano<br />
Qualità biologica secondo l’indice I.B.E.<br />
Rilevate Valide<br />
TOTALE U.S. 17 13<br />
Entrata orizzontale in tabella 1 PLECOTTERO<br />
Valore di I.B.E. 8<br />
Classe di qualità<br />
II^<br />
Ambiente con moderati sintomi<br />
di inquinamento o di alterazione<br />
Qualità biologica secondo l’indice Star_ICMi<br />
Number of<br />
EPT Families 1-GOLD<br />
111<br />
Shannon<br />
Diversity log(SelEPTD+1)<br />
Total Number<br />
of Families<br />
ASPT<br />
Valori calcolati<br />
(VC) 6.50 10 0.05 1.04 1.72 18<br />
Valori di<br />
riferimento C_7<br />
(VR)<br />
6.81 15 0.79 2.35 2.44 32<br />
EQR (VC/VR) 0.66 0.67 0.06 0.44 0.70 0.56<br />
Valori pesati 0.22 0.06 0.00 0.04 0.19 0.09<br />
Valore indice<br />
Star_ICMi 0.60<br />
Valore indice<br />
Star_ICMi<br />
normalizzato<br />
0.60<br />
STATO<br />
ECOLOGICO SUFFICIENTE
Stazione n. 2 Fiume Serchio-Ghivizzano<br />
Qualità biologica secondo l’indice I.B.E.<br />
Rilevate Valide<br />
TOTALE U.S. 15 12<br />
Entrata orizzontale in tabella + PLECOTTERI<br />
Valore di I.B.E. 9<br />
Classe di qualità<br />
II^<br />
Ambiente con moderati sintomi<br />
di inquinamento o di<br />
alterazione<br />
Qualità biologica secondo l’indice Star_ICMi<br />
ASPT<br />
Number of<br />
EPT Families 1-GOLD<br />
112<br />
Shannon<br />
Diversity log(SelEPTD+1)<br />
Total<br />
Number of<br />
Families<br />
Valori calcolati (VC) 5.72 9 0.47 1.32 1.48 20<br />
Valori di riferimento<br />
C_7 (VR)<br />
6.77 15.5 0.75 2.27 2.30 28.5<br />
EQR (VC/VR) 0.55 0.58 0.63 0.58 0.64 0.70<br />
Valori pesati 0.18 0.05 0.04 0.05 0.17 0.12<br />
Valore indice<br />
Star_ICMi 0.61<br />
Valore indice<br />
Star_ICMi<br />
normalizzato 0.60<br />
STATO<br />
ECOLOGICO SUFFICIENTE
Stazione n. 3 Torrente Serra-Fosso di Rimone<br />
Qualità biologica secondo l’indice I.B.E.<br />
Rilevate Valide<br />
TOTALE U.S. 22 17<br />
Entrata orizzontale in tabella + PLECOTTERI<br />
Valore di I.B.E. 10<br />
Classe di qualità<br />
I^<br />
Ambiente non inquinato o<br />
comunque non alterato in modo<br />
sensibile<br />
Qualità biologica secondo l’indice Star_ICMi<br />
ASPT<br />
Number of EPT<br />
Families<br />
1-<br />
GOLD<br />
113<br />
Shannon<br />
Diversity log(SelEPTD+1)<br />
Total Number of<br />
Families<br />
Valori calcolati (VC) 7 13 0.97 1.65 1.59 23<br />
Valori di<br />
riferimento C_7<br />
(VR) 6.81 15 0.79 2.35 2.44 32<br />
EQR (VC/VR) 0.73 0.87 1.23 0.70 0.65 0.72<br />
Valori pesati 0.25 0.07 0.08 0.06 0.17 0.12<br />
Valore indice<br />
Star_ICMi 0.75<br />
Valore indice<br />
Star_ICMi<br />
normalizzato<br />
0.75<br />
STATO<br />
ECOLOGICO BUONO
Stazione n.4 Torrente Serra-Parco Bimbi<br />
Qualità biologica secondo l’indice I.B.E.<br />
Rilevate Valide<br />
TOTALE U.S. 21 16<br />
Entrata orizzontale in tabella + TRICOTTERI<br />
Valore di I.B.E. 8<br />
Classe di qualità<br />
II^<br />
Ambiente con moderati sintomi di<br />
inquinamento o di alterazione<br />
Qualità biologica secondo l’indice Star_ICMi<br />
Number of<br />
EPT Families 1-GOLD<br />
114<br />
Shannon<br />
Diversity log(SelEPTD+1)<br />
Total Number of<br />
Families<br />
ASPT<br />
Valori calcolati<br />
(VC) 5.58 9 0.77 2.2 1.65 29<br />
Valori di<br />
riferimento C_7<br />
(VR)<br />
6.81 15 0.79 2.35 2.44 32<br />
EQR (VC/VR) 0.53 0.60 0.97 0.94 0.68 0.91<br />
Valori pesati 0.18 0.05 0.07 0.08 0.18 0.15<br />
Valore indice<br />
Star_ICMi 0.70<br />
Valore indice<br />
Star_ICMi<br />
normalizzato<br />
0.70<br />
STATO<br />
ECOLOGICO SUFFICIENTE
Stazione n.5 Torrente Vezza- A monte del canale Giardino<br />
Qualità biologica secondo l’indice I.B.E.<br />
Rilevate Valide<br />
TOTALE U.S. 27 18<br />
Entrata orizzontale in tabella + PLECOTTERI<br />
Valore di I.B.E. 9<br />
Classe di qualità<br />
II^<br />
Ambiente con moderati sintomi di<br />
inquinamento o di alterazione<br />
Qualità biologica secondo l’indice Star_ICMi<br />
Number of<br />
EPT Families 1-GOLD<br />
115<br />
Shannon<br />
Diversity log(SelEPTD+1)<br />
Total Number of<br />
Families<br />
ASPT<br />
Valori calcolati<br />
(VC) 6.32 12 0.73 1.17 1.04 23<br />
Valori di<br />
riferimento C_7<br />
(VR)<br />
6.81 15 0.79 2.35 2.44 32<br />
EQR (VC/VR) 0.63 0.80 0.92 0.50 0.43 0.72<br />
Valori pesati 0.21 0.07 0.06 0.04 0.11 0.12<br />
Valore indice<br />
Star_ICMi 0.61<br />
Valore indice<br />
Star_ICMi<br />
normalizzato 0.61<br />
STATO<br />
ECOLOGICO SUFFICIENTE
Stazione n. 6 Torrente Vezza-Discesa alveo cava<br />
Qualità biologica secondo l’indice I.B.E.<br />
Rilevate Valide<br />
TOTALE U.S. 20 9<br />
Entrata orizzontale in tabella 1 EFEMEROTTERO<br />
Valore di I.B.E. 6<br />
Classe di qualità<br />
III^<br />
Ambiente inquinato o<br />
comunque alterato<br />
Qualità biologica secondo l’indice Star_ICMi<br />
Number of<br />
EPT Families 1-GOLD<br />
116<br />
Shannon<br />
Diversity log(SelEPTD+1)<br />
Total Number of<br />
Families<br />
ASPT<br />
Valori calcolati<br />
(VC) 6.11 12 0.53 1.66 0.90 21<br />
Valori di<br />
riferimento C_7<br />
(VR)<br />
6.81 15 0.79 2.35 2.44 32<br />
EQR (VC/VR) 0.60 0.80 0.67 0.71 0.37 0.66<br />
Valori pesati 0.20 0.07 0.04 0.06 0.10 0.11<br />
Valore indice<br />
Star_ICMi 0.58<br />
Valore indice<br />
Star_ICMi<br />
normalizzato 0.58<br />
STATO<br />
ECOLOGICO SUFFICIENTE
3.3 Simulazioni di stime<br />
MacrOper è un metodo di tipo quantitativo, dunque l’indice dipende oltreché<br />
dalla composizione in taxa, anche dalle abbondanze numeriche di ciascun<br />
taxa. In particolare le metriche che dipendono dall’abbondanza sono 1-GOLD,<br />
l’Indice di Shannon e log(SelEPTD+1). GOLD rappresenta l’abbondanza relativa<br />
dei taxa appartenenti a Gasteropodi, Ditteri e Oligocheti rispetto al totale,<br />
l’Indice di Shannon è un indice di diversità e log(SelEPTD+1) è il logaritmo delle<br />
abbondanze di alcune famiglie di Efemerotteri, Plecotteri, Tricotteri e Ditteri<br />
(Tab. 2.2).<br />
Come è stato già esplicitato nella sezione “Materiali e Metodi”, nel corso dei<br />
campionamenti è stato eseguito un conteggio completo di tutti gli organismi<br />
presenti, al fine di avere a disposizione dati numericamente esatti. Tuttavia,<br />
nella applicazione corrente della procedura da parte delle Agenzie, potrebbe<br />
risultare alquanto difficoltoso applicare un conteggio completo della<br />
comunità, in termini pratici ed economici. In occasione di un Meeting<br />
organizzato dal CISBA (Centro Italiano Studi di Biologia Ambientale) su “I<br />
Macroinvertebrati bentonici nel monitoraggio delle acque correnti”, sono stati<br />
presentati diversi contributi da parte delle Agenzie per l’Ambiente<br />
partecipanti. In particolare uno degli aspetti su cui si è focalizzata l’attenzione,<br />
è stato proprio quello relativo alla scelta di un metodo efficace per la stima<br />
delle abbondanze, durante l’analisi della comunità campionata. In questa sede<br />
si è ritenuto opportuno prendere in considerazione due modalità di stima.<br />
Una riguarda la stima tramite sub campioni, l’altra prende in considerazione la<br />
possibilità di stabilire a priori un tetto massimo di abbondanza nel conteggio<br />
degli organismi, entrambe con il fine di verificare la praticabilità di una<br />
possibile alternativa al conteggio totale degli organismi e nel contempo<br />
valutare il possibile errore nel calcolo dell’indice Star_ICMi della comunità<br />
stimata rispetto a quella conteggiata.<br />
117
Stima mediante subcampioni<br />
Nella stazione “Fosso di Rimone”, è stato effettuato un apposito<br />
campionamento, mirato alla stima delle abbondanze mediante subcampioni.<br />
In tale occasione, le 10 unità di campionamento raccolte non sono state<br />
tenute separate, ma sono state raccolte in un unico contenitore. Il campione<br />
totale, una volta mescolato, è stato ulteriormente suddiviso in 4 subcampioni,<br />
sui quali è stato effettuato un conteggio completo degli individui raccolti. E’<br />
stato calcolato l’indice Star_ICMi innanzitutto sul campione totale, ottenuto<br />
dalla somma dei 4 subcampioni, successivamente sui risultati derivanti dai<br />
campioni stimati, ottenuti moltiplicando i dati di ciascun subcampione per<br />
quattro (Tab. 3.21).<br />
118
Tabella 3.21 - Simulazione di stime tramite subcampioni nella stazione Fosso di Rimone. La tabella riporta i valori calcolati per le metriche (sono evidenziate in giallo le metriche<br />
dipendenti dall’abbondanza, in arancio le altre), il valore dell’indice Star_ICMi (evidenziato in verde), e l’errore percentuale dovuto alla stima (evidenziato in rosso).<br />
Number of EPT<br />
Shannon<br />
Total Number of<br />
CONTEGGIO TOTALE ASPT Families 1-GOLD Diversity log(SelEPTD+1) Families<br />
Valori calcolati (VC) 6.26 10 0.84 2.17 2.21 23<br />
6.81 15.00 0.79 2.35 2.44 32.00<br />
INDICE<br />
Valori di riferimento<br />
Star_ICMi<br />
(VR)<br />
INDICE Star_ICMi NORMALIZZATO<br />
EQR (VC/VR) 0.63 0.67 1.06 0.92 0.91 0.72 0.773<br />
STATO<br />
0.773<br />
Valori pesati 0.21 0.06 0.07 0.08 0.24 0.12 ECOLOGICO BUONO<br />
Number of EPT<br />
Shannon<br />
Total Number of<br />
STIMA 1 ASPT Families 1-GOLD Diversity log(SelEPTD+1) Families<br />
Valori calcolati (VC) 6 6 0.87 2.21 2.36 16<br />
6.81 15.00 0.79 2.35 2.44 32.00<br />
INDICE<br />
Valori di riferimento<br />
Star_ICMi<br />
(VR)<br />
INDICE Star_ICMi NORMALIZZATO<br />
EQR (VC/VR) 0.59 0.40 1.10 0.94 0.97 0.50 0.722<br />
STATO<br />
0.722 errore<br />
Valori pesati 0.20 0.03 0.07 0.08 0.26 0.08 ECOLOGICO BUONO -6.61%<br />
Number of EPT<br />
Shannon<br />
Total Number of<br />
STIMA 2 ASPT Families 1-GOLD Diversity log(SelEPTD+1) Families<br />
Valori calcolati (VC) 6.06 8 0.86 2.2 2.16 19<br />
6.81 15.00 0.79 2.35 2.44 32.00<br />
INDICE<br />
Valori di riferimento<br />
Star_ICMi<br />
(VR)<br />
INDICE Star_ICMi NORMALIZZATO<br />
EQR (VC/VR) 0.60 0.53 1.09 0.94 0.89 0.59 0.729<br />
STATO<br />
0.729 errore<br />
Valori pesati 0.20 0.04 0.07 0.08 0.24 0.10 ECOLOGICO BUONO -5.75%<br />
119
Number of EPT<br />
Shannon<br />
Total Number of<br />
STIMA 3 ASPT Families 1-GOLD Diversity log(SelEPTD+1) Families<br />
Valori calcolati (VC) 6.29 7 0.72 2.25 2.05 16<br />
6.81 15.00 0.79 2.35 2.44 32.00<br />
INDICE<br />
Valori di riferimento<br />
Star_ICMi<br />
(VR)<br />
INDICE Star_ICMi NORMALIZZATO<br />
EQR (VC/VR) 0.63 0.47 0.91 0.96 0.84 0.50 0.697<br />
STATO<br />
0.697 errore<br />
Valori pesati 0.21 0.04 0.06 0.08 0.22 0.08 ECOLOGICO SUFFICIENTE -9.89%<br />
Number of EPT<br />
Shannon<br />
Total Number of<br />
STIMA 4 ASPT Families 1-GOLD Diversity log(SelEPTD+1) Families<br />
Valori calcolati (VC) 6.67 7 0.89 2.17 2.2 17<br />
6.81 15.00 0.79 2.35 2.44 32.00<br />
INDICE<br />
Valori di riferimento<br />
Star_ICMi<br />
(VR)<br />
INDICE Star_ICMi NORMALIZZATO<br />
EQR (VC/VR) 0.69 0.47 1.13 0.92 0.90 0.53 0.748<br />
STATO<br />
0.748 errore<br />
Valori pesati 0.23 0.04 0.08 0.08 0.24 0.09 ECOLOGICO BUONO -3.19%<br />
120
Nella tabella 3.21 sono riportati tutti i dati relativi alle diverse metriche che<br />
compongono l’indice Star_ICMi; in particolare sono evidenziate in giallo le<br />
metriche che dipendono dalle abbondanze, e che quindi sono più influenzate<br />
dalle diverse stime effettuate. In realtà nel calcolo dell’indice effettuato<br />
tramite sub campioni, possono variare non solo le metriche strettamente<br />
dipendenti dall’abbondanza (1-GOLD, Shannon e log(SelEPTD+1)), ma anche le<br />
metriche dipendenti dal numero di taxa rilevati (evidenziate in arancio).<br />
Infatti, è possibile che un taxon venga rilevato in un subcampione e non negli<br />
altri, soprattutto per quanto riguarda i taxa rari. Inoltre è evidenziato in verde<br />
il valore dell’indice finale, ed è riportato l’errore percentuale di ciascuna stima<br />
rispetto al totale (evidenziato in rosso). L’errore si riferisce all’indice calcolato<br />
grazie alla stima ottenuta con ciascun sub campione, rispetto all’indice<br />
“reale”, ottenuto dalla somma dei quattro sub campioni.<br />
Da tale analisi emerge come l’errore nel calcolo dell’indice finale non sia del<br />
tutto trascurabile: esso varia infatti da un minimo del 3,19% ad un massimo<br />
del 9,89%. L’entità dell’errore può quindi determinare una diversa<br />
assegnazione della classe di Stato Ecologico, come nel caso della STIMA 3<br />
(errore pari a 9,89%), dove lo classe di Stato Ecologico individuata è inferiore<br />
alla classe calcolata con il conteggio totale.<br />
Stima mediante un tetto massimo di abbondanza<br />
Un secondo metodo di stima è stato quello di presupporre un tetto massimo<br />
di abbondanza e verificare le eventuali differenze riscontrabili<br />
nell’elaborazione dell’indice; tale metodo prevede il conteggio completo di<br />
tutti gli organismi fino ad una cifra massima determinata, che sarà<br />
l’abbondanza di tutti quei taxa che superano tale cifra (ad esempio: se il tetto<br />
massimo è 100, saranno contati tutti i taxa fino a 100 individui, dopodiché<br />
tutti i taxa numericamente superiori verranno considerati pari al valore<br />
stimato di 100 individui).<br />
A tal fine sono state considerate diverse classi di abbondanza. Per quanto<br />
riguarda la prima simulazione (Stazione Vezza-A monte del Canale Giardino),<br />
sono state considerate le classi: 100, 200, 400, 500, 1000. Nella seconda<br />
121
simulazione (Stazione Fosso di Rimone-1) invece sono state considerate le 4<br />
classi: 100, 200, 400, 800.<br />
Confrontando i risultati ottenuti nell’ambito delle varie simulazioni (Tabb.<br />
3.22, 3.23) con quelli derivanti dal conteggio totale degli individui emerge che,<br />
l’errore rilevato , non è eccessivamente elevato, e, in ogni caso, di molto<br />
inferiore a quello derivante dalla stima effettuata mediante subcampioni. In<br />
generale infatti l’errore varia tra 0,08% e 2,63%. Come prevedibile, l’errore<br />
diminuisce man mano che la stima si avvicina al valore reale, anche se non<br />
sempre con andamento lineare. Nelle simulazioni effettuate, l’errore<br />
riscontrato non causa variazioni nella definizione dello Stato Ecologico.<br />
Sebbene, in alcuni casi, ciò potrebbe verificarsi, il livello di accuratezza<br />
sarebbe comunque superiore a quello ottenuto con la stima del sub campione<br />
e il livello di incertezza più accettabile.<br />
122
Tabella 3.22 - Simulazione di stime nella stazione Vezza-A monte del Canale Giardino. La tabella riporta i valori calcolati per le metriche (sono evidenziate in<br />
giallo le metriche dipendenti dall’abbondanza), il valore dell’indice Star_ICMi (evidenziato in verde), e l’errore percentuale dovuto alla stima(evidenziato in<br />
rosso).<br />
Number of EPT<br />
Shannon<br />
Total Number<br />
TOTALE ASPT Families 1-GOLD Diversity log(SelEPTD+1) of Families<br />
Valori calcolati (VC)<br />
Valori di riferimento<br />
6.32 12 0.73 1.17 1.04 23<br />
(VR) 6.74 14.3 0.8 2.39 2.39 33 INDICE Star_ICMi<br />
123<br />
INDICE Star_ICMi<br />
NORMALIZZATO<br />
EQR (VC/VR) 0.64 0.84 0.91 0.49 0.44 0.70 0.618 0.612<br />
Valori pesati 0.21 0.07 0.06 0.04 0.12 0.12 STATO ECOLOGICO SUFFICIENTE<br />
Number of EPT<br />
Shannon<br />
Total Number<br />
PROVA100 ASPT Families 1-GOLD Diversity log(SelEPTD+1) of Families<br />
Valori calcolati (VC)<br />
Valori di riferimento<br />
6.32 12 0.48 2.14 1.04 23<br />
(VR) 6.74 14.3 0.8 2.39 2.39 33 INDICE Star_ICMi<br />
INDICE Star_ICMi<br />
NORMALIZZATO errore<br />
EQR (VC/VR) 0.64 0.84 0.60 0.90 0.44 0.70 0.630 0.624 2.06%<br />
Valori pesati 0.21 0.07 0.04 0.07 0.12 0.12 STATO ECOLOGICO SUFFICIENTE<br />
Number of EPT<br />
Shannon<br />
Total Number<br />
PROVA200 ASPT Families 1-GOLD Diversity log(SelEPTD+1) of Families<br />
Valori calcolati (VC)<br />
Valori di riferimento<br />
6.32 12 0.47 1.97 1.04 23<br />
(VR) 6.74 14.3 0.8 2.39 2.39 33 INDICE Star_ICMi<br />
INDICE Star_ICMi<br />
NORMALIZZATO errore<br />
EQR (VC/VR) 0.64 0.84 0.59 0.82 0.44 0.70 0.624 0.617 0.97%<br />
Valori pesati 0.21 0.07 0.04 0.07 0.12 0.12 STATO ECOLOGICO SUFFICIENTE<br />
Number of EPT<br />
Shannon<br />
Total Number<br />
PROVA400 ASPT Families 1-GOLD Diversity log(SelEPTD+1) of Families<br />
Valori calcolati (VC)<br />
Valori di riferimento<br />
6.32 12 0.48 1.75 1.04 23<br />
(VR) 6.74 14.3 0.8 2.39 2.39 33 INDICE Star_ICMi<br />
INDICE Star_ICMi<br />
NORMALIZZATO errore<br />
EQR (VC/VR) 0.64 0.84 0.60 0.73 0.44 0.70 0.617 0.611 -0.13%<br />
Valori pesati 0.21 0.07 0.04 0.06 0.12 0.12 STATO ECOLOGICO SUFFICIENTE
Number of EPT<br />
Shannon<br />
Total Number<br />
PROVA500 ASPT Families 1-GOLD Diversity log(SelEPTD+1) of Families<br />
Valori calcolati (VC)<br />
Valori di riferimento<br />
6.32 12 0.49 1.66 1.04 23<br />
(VR) 6.74 14.3 0.8 2.39 2.39 33 INDICE Star_ICMi<br />
124<br />
INDICE Star_ICMi<br />
NORMALIZZATO errore<br />
EQR (VC/VR) 0.64 0.84 0.61 0.69 0.44 0.70 0.615 0.608 -0.50%<br />
Valori pesati 0.21 0.07 0.04 0.06 0.12 0.12 STATO ECOLOGICO SUFFICIENTE<br />
Number of EPT<br />
Shannon<br />
Total Number<br />
PROVA1000 ASPT Families 1-GOLD Diversity log(SelEPTD+1) of Families<br />
Valori calcolati (VC)<br />
Valori di riferimento<br />
6.32 12 0.62 1.45 1.04 23<br />
(VR) 6.74 14.3 0.8 2.39 2.39 33 INDICE Star_ICMi<br />
INDICE Star_ICMi<br />
NORMALIZZATO errore<br />
EQR (VC/VR) 0.64 0.84 0.78 0.61 0.44 0.70 0.618 0.612 0.08%<br />
Valori pesati 0.21 0.07 0.05 0.05 0.12 0.12 STATO ECOLOGICO SUFFICIENTE<br />
Tabella 3.23 – Simulazione di stime nella stazione Fosso di Rimone (1° campionamento). La tabella riporta i valori calcolati per le metriche (sono evidenziate in giallo le<br />
metriche dipendenti dall’abbondanza), il valore dell’indice Star_ICMi (evidenziato in verde), e l’errore percentuale dovuto alla stima (evidenziato in rosso).<br />
TOTALE ASPT<br />
Number of EPT<br />
Families 1-GOLD<br />
Shannon<br />
Diversity log(SelEPTD+1)<br />
Total Number of<br />
Families<br />
Valori calcolati (VC) 7 13 0.97 1.65 1.59 23<br />
Valori di riferimento<br />
(VR) 6.74 14.3 0.8 2.39 2.39 33 INDICE Star_ICMi<br />
INDICE Star_ICMi<br />
NORMALIZZATO<br />
EQR (VC/VR) 0.74 0.91 1.21 0.69 0.67 0.70 0.755 0.748<br />
Valori pesati 0.25 0.08 0.08 0.06 0.18 0.12 STATO ECOLOGICO BUONO
PROVA 100 ASPT<br />
Number of EPT<br />
Families 1-GOLD<br />
Shannon<br />
Diversity log(SelEPTD+1)<br />
125<br />
Total Number of<br />
Families<br />
Valori calcolati (VC) 7 13 0.9 2.39 1.59 23<br />
Valori di riferimento<br />
(VR) 6.74 14.3 0.8 2.39 2.39 33 INDICE Star_ICMi<br />
INDICE Star_ICMi<br />
NORMALIZZATO errore<br />
EQR (VC/VR) 0.74 0.91 1.13 1.00 0.67 0.70 0.775 0.767 2.63%<br />
Valori pesati 0.25 0.08 0.08 0.08 0.18 0.12 STATO ECOLOGICO BUONO<br />
PROVA 200 ASPT<br />
Number of EPT<br />
Families 1-GOLD<br />
Shannon<br />
Diversity log(SelEPTD+1)<br />
Total Number of<br />
Families<br />
Valori calcolati (VC) 7 13 0.94 2.11 1.59 23<br />
Valori di riferimento<br />
(VR) 6.74 14.3 0.8 2.39 2.39 33 INDICE Star_ICMi<br />
INDICE Star_ICMi<br />
NORMALIZZATO errore<br />
EQR (VC/VR) 0.74 0.91 1.18 0.88 0.67 0.70 0.769 0.761 1.78%<br />
Valori pesati 0.25 0.08 0.08 0.07 0.18 0.12 STATO ECOLOGICO BUONO<br />
PROVA 400 ASPT<br />
Number of EPT<br />
Families 1-GOLD<br />
Shannon<br />
Diversity log(SelEPTD+1)<br />
Total Number of<br />
Families<br />
Valori calcolati (VC) 7 13 0.96 1.89 1.59 23<br />
Valori di riferimento<br />
(VR) 6.74 14.3 0.8 2.39 2.39 33 INDICE Star_ICMi<br />
INDICE Star_ICMi<br />
NORMALIZZATO errore<br />
EQR (VC/VR) 0.74 0.91 1.20 0.79 0.67 0.70 0.763 0.755 0.99%<br />
Valori pesati 0.25 0.08 0.08 0.07 0.18 0.12 STATO ECOLOGICO BUONO<br />
PROVA 800 ASPT<br />
Number of EPT<br />
Families 1-GOLD<br />
Shannon<br />
Diversity log(SelEPTD+1)<br />
Total Number of<br />
Families<br />
Valori calcolati (VC) 7 13 0.97 1.69 1.59 23<br />
Valori di riferimento<br />
(VR) 6.74 14.3 0.8 2.39 2.39 33 INDICE Star_ICMi<br />
INDICE Star_ICMi<br />
NORMALIZZATO errore<br />
EQR (VC/VR) 0.74 0.91 1.21 0.71 0.67 0.70 0.757 0.749 0.18%<br />
Valori pesati 0.25 0.08 0.08 0.06 0.18 0.12 STATO ECOLOGICO BUONO
4. Discussione<br />
4.1 Il campionamento secondo il metodo MacrOper<br />
Per quanto riguarda il campionamento secondo il metodo MacrOper, possiamo<br />
fare alcune considerazioni.<br />
L’identificazione della sequenza riffle/pool preliminare al campionamento non<br />
sempre è stata possibile, e nella maggior parte delle stazioni il campionamento<br />
è stato effettuato su un tratto generico rappresentativo del fiume. Anche dove<br />
la sequenza riffle/pool era ben riconoscibile, spesso la zona di pool non era<br />
agevolmente campionabile a causa del livello dell’acqua che avrebbe costretto<br />
a smuovere il substrato con i piedi anziché con le mani, facendo diminuire<br />
notevolmente l’accuratezza della prova. Si ritiene quindi più indicato, per<br />
quanto riguarda l’idroecoregione “Appennino Settentrionale”, privilegiare il<br />
campionamento nel “generico”.<br />
La stima della percentuale di copertura dei diversi microhabitat non ha<br />
rappresentato un problema, in quanto generalmente condivisa dai due<br />
operatori.<br />
Ciò che invece ha rappresentato un ostacolo dal punto di vista pratico del<br />
campionamento, è stato l’utilizzo della rete Surber. Teoricamente infatti, la<br />
rete dovrebbe essere sempre ben aderente al fondo, in modo da limitare al<br />
massimo l’eventuale fuoriuscita di organismi. Ciò risulta agevole su fondali<br />
piani e privi di asperità, costituiti da substrati rocciosi o a granulometria<br />
sufficientemente fine (≤ mesolithal). Su altri tipi di substrato è stato difficile, se<br />
non impossibile, posizionare la rete in modo adeguato. Ciò si è verificato in<br />
particolare nei microhabitat molto diversificati ma morfologicamente tali da<br />
non favorire il posizionamento del retino. Tali ambienti, per contro,<br />
costituiscono degli ottimi dispositivi di ritenzione, e quindi sono molto<br />
produttivi e in grado di accogliere comunità di macroinvertebrati complesse.<br />
Nell’ambito della presente indagine è stato effettuato il conteggio completo di<br />
tutti gli organismi campionati. L’applicazione del metodo ha così richiesto un<br />
notevole impegno in termini di tempo da parte degli operatori coinvolti nelle<br />
prove. Da una stima effettuata sulla base dei tempi impiegati per le fasi che<br />
126
isentono maggiormente delle modifiche apportate dal metodo MacrOper<br />
(campionamento e misura delle abbondanze), si calcolano tempi nell’ordine di<br />
12-15 ore/uomo per stazione, a fronte di circa 3 ore/uomo richieste dal<br />
metodo IBE. Ovviamente, nell’ottica delle campagne di campionamento svolte<br />
dalle Agenzie, questo incremento dei tempi può risultare una criticità da non<br />
sottovalutare. D’altronde l’unico parametro modificabile nel metodo è<br />
rappresentato dalla valutazione delle abbondanze. Da ciò la necessità di<br />
giungere a stime di abbondanza dei taxa campionati. Uno dei nodi non ancora<br />
del tutto risolti del nuovo metodo è proprio quello della stima delle<br />
abbondanze. Come è stato estesamente spiegato nella sezione Materiali e<br />
Metodi, per gli organismi presenti con abbondanza superiore a 10 individui, il<br />
metodo propone l’utilizzo di “classi numeriche predefinite specificate per i<br />
diversi taxa in relazione al tipo fluviale o all’idro-ecoregione di appartenenza”,<br />
ma sembra lasciare una certa libertà riguardo all’argomento. Nell’ambito della<br />
presente ricerca, sono stati confrontati due diversi metodi di stima, quello<br />
tramite subcampioni, e quello tramite “tetti di abbondanze”. Come è risultato<br />
dalle elaborazioni (Tab. 3.21), la stima mediante subcampioni, che sicuramente<br />
sarebbe la più vantaggiosa dal punto di vista dell’impegno richiesto, ha<br />
presentato un errore non trascurabile, che varia da 3,19% ad un massimo di<br />
9,89%. Inoltre con questa stima è maggiore il rischio di perdere i taxa più rari,<br />
che nel metodo MacrOper vengono comunque considerati al fine del calcolo<br />
dell’indice.<br />
Il secondo metodo di stima risulta più impegnativo ma meno penalizzante;<br />
infatti l’errore varia tra 0,08% e 2,63% (Tabb. 3.22 e 3.23). Anche con stime<br />
abbastanza grossolane dei taxa più abbondanti, ad esempio con un tetto<br />
massimo di 100 individui, le metriche dipendenti dall’abbondanza non vengono<br />
significativamente modificate e l’errore si può ritenere accettabile.<br />
4.2 Confronto tra i metodi IBE e MacrOper<br />
In cinque delle sei stazioni campionate, il campionamento MacrOper ha<br />
permesso di rilevare più taxa rispetto al campionamento IBE. La composizione<br />
delle comunità campionate con i due metodi è abbastanza simile per quanto<br />
riguarda i taxa più abbondanti, mentre è sensibilmente variabile per quanto<br />
riguarda i taxa più rari. A questo proposito, è utile ricordare come nel metodo<br />
127
IBE sia tenuto in considerazione il concetto di drift: infatti, per essere<br />
considerati validi i taxa devono raggiungere un numero minimo di individui che<br />
varia da taxon a taxon. Il concetto di drift è molto importante nell’analisi delle<br />
comunità delle acque correnti, in quanto tali comunità sono fortemente<br />
influenzate dalla dinamicità dell’ambiente fluviale, e in particolare dall’azione<br />
della corrente. Così la presenza di un taxon, soprattutto quando consistente in<br />
un basso numero di individui, o di piccole dimensioni, può essere considerata<br />
avventizia e occasionale, associabile al fenomeno del drift, e di conseguenza<br />
non rappresentativa della comunità. Il metodo MacrOper non tiene conto del<br />
fenomeno del drift, se non indirettamente: ad esempio, una Famiglia<br />
rappresentata da un solo individuo, verrà conteggiata nel numero di Famiglie,<br />
mentre avrà un peso diverso nelle metriche dipendenti dall’abbondanza.<br />
Il fatto che, nella presente indagine, il metodo MacrOper abbia permesso di<br />
rilevare più taxa rispetto all’IBE, è dovuto soprattutto alla diversa entità dello<br />
sforzo di cattura. Per il metodo MacrOper, infatti, il campionamento è stato<br />
standardizzato sia per quanto riguarda la superficie che per quanto riguarda la<br />
durata, che abbracciava un arco di tempo di circa 20 minuti effettivi. Per il<br />
metodo IBE, che non è di tipo quantitativo, la superficie campionata e la durata<br />
del campionamento dipendono in gran parte dalla valutazione dell’operatore.<br />
In ogni caso si può affermare che il campionamento IBE nella routine abbia una<br />
durata di 10’-15’, e quindi un tempo sensibilmente inferiore rispetto al<br />
campionamento MacrOper. E’ chiaro quindi, che ad un maggiore sforzo di<br />
campionamento, corrisponderà un aumento dei taxa campionati, come più<br />
volte descritto e dimostrato nella letteratura scientifica (ALLAN, 1995; BO et al.,<br />
2006; FENOGLIO et al., 2007; BALDACCINI et al., 2008).<br />
In un’unica stazione (Vezza-A monte del Canale Giardino) il numero di taxa<br />
raccolti con l’IBE è risultato paragonabile a quello raccolto con il MacrOper,<br />
nell’ambito del quale l’80% delle unità di campionamento sono state effettuate<br />
su megalithal. Come dimostrato anche in questa indagine, tale microhabitat<br />
risulta meno produttivo degli altri, che in genere vengono privilegiati nel<br />
campionamento IBE. Di conseguenza in una stazione di questo tipo, si è<br />
verificata, tra i due metodi, una sorta di compensazione tra lo sforzo di cattura<br />
e la tipologia di substrato prevalentemente campionata.<br />
128
Una ulteriore considerazione va fatta per quanto riguarda il confronto tra le<br />
abbondanze. La stima proposta per valutare i taxa raccolti con il transetto<br />
(metodo IBE), basata sul “giudizio esperto”, ha fornito valori non concordanti<br />
con i risultati ottenuti per alcuni taxa con il metodo multihabitat, in quanto<br />
ampiamente sottostimati. Pur tenendo conto del maggiore sforzo di cattura<br />
impiegato con il metodo multihabitat proporzionale, i valori applicati alle tre<br />
classi di abbondanza previste per l’IBE risultavano comunque troppo bassi. E’<br />
pur vero che la stima dei taxa abbondanti, basata sul “giudizio esperto”, è stata<br />
utilizzata nella piena consapevolezza di non poter raggiungere numeri reali.<br />
L’esperienza induce comunque a rivalutare l’entità delle classi di abbondanze<br />
nella prospettiva di un loro futuro utilizzo e l’applicabilità del concetto di<br />
“giudizio esperto”, quando è richiesta l’attendibilità numerica.<br />
4.3 Le comunità dei microhabitat<br />
I microhabitat più frequenti incontrati nella tipologia fluviale<br />
dell’idroecoregione studiata sono rappresentati da Mesolithal (50%),<br />
Megalithal (25%) e Macrolithal (12%). Le rimanenti % sono rappresentate da<br />
Alghe (7%), Ghiaia (3%) e Microlithal (3%).<br />
I risultati scaturiti dal confronto effettuato tra la struttura delle comunità<br />
rilevate nei microhabitat, dimostrano come si possano evidenziare alcune<br />
sostanziali differenze. La composizione percentuale in taxa, calcolata nei diversi<br />
microhabitat, è molto variabile, soprattutto in funzione delle caratteristiche di<br />
qualità delle diverse stazioni. I microhabitat mesolithal e macrolithal<br />
presentano generalmente composizione dei popolamenti abbastanza simile e<br />
dovuta all’affinità esistente tra i caratteri morfologici di questi microhabitat; il<br />
popolamento del megalithal invece risente della forte esposizione alla forza<br />
della corrente e della mancanza di diversità morfologica, e quindi ospita<br />
comunità che presentano alcune differenze con quelle degli altri microhabitat.<br />
Da un punto di vista qualitativo le comunità rilevate rispecchiano gli<br />
adattamenti tipici dei taxa di volta in volta presenti. Forme come Leuctra e<br />
Naididae sono più frequenti negli habitat caratterizzati da substrati a<br />
granulometria fine (MIC, MES, MAC) in virtù della loro spiccata stigofilia.<br />
Dugesia privilegia habitat che offrono riparo dalla luce (MAC, MES), come<br />
Ecdyonurus , che predilige ripari sicuri dalla corrente. I Chironomidae risultano<br />
129
pressoché ubiquitari anche se con spiccate preferenze per habitat ricchi di<br />
periphyton (MGL, ALGHE). Baetis, caratterizzato da buona capacità natatorie,<br />
riesce ad essere dominante in habitat esposti alla corrente, ecc.<br />
Nelle quattro stazioni aventi stessa classe di qualità (Petrognano, Ghivizzano,<br />
Parco Bimbi e Vezza-A monte del Canale Giardino), è stato possibile<br />
confrontare le tre tipologie di habitat più comuni: mesolithal, macrolithal e<br />
megalithal. I test statistici applicati hanno rilevato differenze significative tra il<br />
megalithal e gli altri due microhabitat, sia per quanto riguarda il numero di taxa<br />
che per quanto riguarda l’indice di Shannon (Tab. 3.19). Questo risultato<br />
risponde alle aspettative, e conferma quanto osservato nelle singole stazioni<br />
con il semplice confronto dei grafici elaborati (Figg. 3.2, 3.6, 3.8).<br />
I due microhabitat mesolithal e macrolithal invece non presentano differenze<br />
significative. Ciò si spiega facilmente poiché i due microhabitat presentano<br />
caratteristiche abbastanza simili, soprattutto dal punto di vista della diversità e<br />
complessità dell’habitat. Essi infatti comprendono sia la superficie vera e<br />
propria dei ciottoli, che tutta la zona interstiziale del sedimento sottostante ad<br />
essi. Il megalithal invece offre come habitat ai macroinvertebrati solamente la<br />
superficie liscia, che non da grandi possibilità di riparo dalla corrente e dai<br />
predatori, e non costituisce un valido dispositivo di ritenzione della sostanza<br />
organica disponibile (foglie, detrito legnoso, ecc.). Di conseguenza nel<br />
megalithal, la ridotta funzione dell’habitat si traduce in una produttività<br />
inferiore, con minore ricchezza in taxa e un minore indice di diversità.<br />
4.4 Gli indici di qualità<br />
Il confronto tra la classificazione delle stazioni ottenuta con l’IBE e con il<br />
MacrOper risulta abbastanza agevole, poiché con entrambi i metodi vengono<br />
individuati 5 livelli di valutazione, che per facilità di lettura chiameremo classi di<br />
qualità.<br />
In una sola delle stazioni analizzate (Vezza-Discesa alveo cava), la classe di<br />
qualità individuata con l’indice Star_ICMi corrisponde alla classe individuata<br />
con l’indice IBE. Nelle altre cinque stazioni, la classe di qualità relativa all’indice<br />
Star_ICMi è inferiore di una classe a quella individuata con l’indice IBE. In<br />
130
generale quindi il calcolo dell’indice Star_ICMi dà valori di qualità inferiori<br />
rispetto a quelli assegnati con l’indice IBE.<br />
Occorre ricordare che il valore ottenuto con l’indice IBE deriva dal progressivo<br />
allontanamento della comunità studiata da una comunità teorica attesa, già<br />
insita nel meccanismo di calcolo. Il valore dell’indice Star_ICMi invece si ottiene<br />
dal rapporto tra le metriche calcolate e quelle di riferimento predefinite per i<br />
diversi tipi fluviali (EQR). Nel presente studio sono state utilizzate le metriche<br />
fornite direttamente dagli Autori del Metodo.<br />
Durante il calcolo degli EQR relativi alle metriche, ci si è resi conto che per le<br />
metriche di immediata comprensione, come Numero di Famiglie, e Numero di<br />
Famiglie EPT (Efemerotteri, Plecotteri, Tricotteri), i valori di riferimento<br />
risultavano superiori a quelli che potevano essere stimati in base alle<br />
esperienze pregresse su stazioni di campionamento risultate di qualità elevata,<br />
ma anche a quelle relative alla stazione che nell’ambito della presente ricerca<br />
veniva considerata un possibile sito di riferimento (Torrente Serra - Fosso di<br />
Rimone). Tali considerazioni hanno indotto ad effettuare una verifica sulle due<br />
metriche suddette, utilizzando valori ottenuti in esperienze passate (BALDACCINI<br />
e BIANUCCI, 1986; 1993; BALDACCINI et al., 1993; BALDACCINI et al., 2003; BALDACCINI<br />
e LEONE, 2006), su stazioni classificabili come qualità “elevata” (I^ classe di IBE)<br />
e rispondenti alle caratteristiche che dovrebbero avere i siti di riferimento<br />
(dimensioni, assenza di pressione antropica, integrità dell’habitat, ecc.).<br />
Le corrispondenti comunità esaminate, appartenenti a due diverse tipologie<br />
fluviali, sono state in totale 18 per la tipologia C_4 e 12 per la tipologia C_7. Per<br />
ciascuna tipologia è stata calcolata la mediana dei valori del numero di famiglie<br />
e del numero di famiglie di EPT (come richiesto per il calcolo delle metriche di<br />
riferimento). I valori ottenuti per le due metriche, in particolare per quanto<br />
riguarda il numero di famiglie, risultano sensibilmente inferiori ai valori di<br />
riferimento forniti dagli Autori (Tab. 4.1).<br />
131
Tabella 4.1 - Valori di riferimento per le metriche Numero di famiglie e Numero di Famiglie EPT, e valori<br />
calcolati sulla base di un’analisi effettuata su campionamenti degli anni passati, per le tipologie fluviali C_4 e<br />
C_7.<br />
NUMERO DI FAMIGLIE NUMERO DI FAMIGLIE EPT<br />
valore di riferimento<br />
Tipologia fluviale: C_4<br />
valore calcolato su<br />
comunità reali valore di riferimento<br />
132<br />
Tipologia fluviale: C_4<br />
32 27 15 13,5<br />
valore di riferimento<br />
Tipologia fluviale: C_7<br />
valore calcolato su<br />
comunità reali valore di riferimento<br />
valore calcolato su<br />
comunità reali<br />
Tipologia fluviale C_7<br />
32 27 15 14<br />
valore calcolato su<br />
comunità reali<br />
Pur nella consapevolezza che nel presente studio il campionamento di tipo IBE<br />
in generale ha permesso di raccogliere un numero di taxa (valutati a livello di<br />
Famiglia e Genere) inferiore rispetto al campionamento di tipo multihabitat,<br />
appare evidente che i valori delle metriche proposte come riferimento,<br />
tendono ad essere sovrastimate per questa area geografica della<br />
idroecoregione Appennino Settentrionale, anche in considerazione del fatto<br />
che si basano su livelli sistematici di Famiglia.<br />
Alla luce di questi risultati, sarebbe opportuno rivedere i valori di riferimento<br />
per i tipi fluviali presenti in questa area dell’idroecoregione Appennino<br />
Settentrionale, soprattutto per la necessità di valutarne il livello di stato<br />
ecologico nella reale misura.
5. Conclusioni<br />
Questa tesi nasce con lo scopo di applicare sul campo un nuovo metodo di<br />
monitoraggio delle acque correnti, basato sull’analisi della comunità di<br />
macroinvertebrati, denominato MacrOper, che nasce in risposta alle richieste<br />
della Direttiva Quadro sulle Acque e come sostituto del metodo<br />
tradizionalmente ed ufficialmente utilizzato fino ad oggi in Italia, l’Indice Biotico<br />
Esteso. Una delle richieste della Direttiva è quella di standardizzare il più<br />
possibile i metodi di indagine, al fine di rendere confrontabili i risultati ottenuti<br />
dai diversi operatori. Inoltre la Direttiva richiede che il metodo sia di tipo<br />
quantitativo, ovvero che nella definizione dello stato ecologico si tenga conto<br />
delle abbondanze della comunità.<br />
In base all’esperienza effettuata, è possibile affermare che il metodo, se<br />
applicato in ambienti e condizioni idrologiche che consentano l’utilizzo della<br />
principale strumentazione consigliata (Retino Surber) e vengono garantite le<br />
misure quantitative delle abbondanze, risponde sicuramente all’esigenza di<br />
standardizzazione richiesta dalla Direttiva. Nel caso in cui si debba ricorrere ad<br />
altri strumenti di campionamento, qualora ad esempio le condizioni idrologiche<br />
(es. periodo di morbida) impongano l’uso del retino tradizionale, verrebbero a<br />
cadere alcuni dei presupposti che garantiscono la standardizzazione degli<br />
spettri quantitativi. Lo stesso utilizzo del retino Surber ha presentato criticità in<br />
relazione al microhabitat campionato.<br />
Per mantenere lo standard massimo, dal punto di vista operativo, l’applicazione<br />
del metodo richiede un notevole impegno per quanto riguarda la tempistica.<br />
Durante la presente indagine si è infatti calcolato per l’applicazione del metodo<br />
un impegno considerevolmente superiore rispetto agli standard normalmente<br />
richiesti per l’applicazione dell’IBE (nell’ordine delle 12-15 ore/uomo, a fronte<br />
di un impegno di 3 ore/uomo nell’applicazione del metodo IBE). Questo fattore<br />
può rappresentare una criticità da non sottovalutare nel corso delle attività di<br />
monitoraggio previste dalle Agenzie per l’Ambiente e non solo. Da ciò prende<br />
forma la necessità di ridurre i tempi relativi al campionamento, e quindi di<br />
effettuare delle stime piuttosto che un conteggio completo degli organismi<br />
raccolti durante il campionamento, come tra l’altro previsto dagli Autori stessi<br />
del metodo, anche se tale operazione introduce un elemento di incertezza<br />
133
nell’applicazione delle metriche e sembra far allontanare la conformità del<br />
metodo alle richieste della Direttiva, oltre che aumentare l’incertezza del<br />
risultato. Da quanto sperimentato nella presente tesi, la stima effettuata<br />
tramite la suddivisione in sub campioni, mostra un errore non trascurabile, che<br />
in alcuni casi raggiunge quasi il 10%. Dunque non si ritiene consigliabile<br />
adottare questa tipologia di stima, mentre sarebbe preferibile adottare una<br />
tipologia di stima più affine a quella dei “tetti massimi di abbondanza”, nella<br />
quale l’errore calcolato raggiunge al massimo il 2,63%. Questa tipologia di<br />
stima richiede sicuramente un impegno maggiore, ma garantisce un livello di<br />
accuratezza superiore e un limite di incertezza più accettabile.<br />
Nell’adozione di certi adattamenti si ha quindi la consapevolezza che alcuni dei<br />
presupposti necessari per la standardizzazione del metodo in un certo senso<br />
vengono meno, in quanto, l’errore che ne deriva, incide comunque nella<br />
definizione dello stato ecologico.<br />
Per quanto riguarda la definizione della qualità delle stazioni prese in esame, in<br />
generale lo stato ecologico calcolato con il metodo MacrOper è risultato quasi<br />
sempre più basso, rispetto alla classe di qualità assegnata con l’IBE. Ciò è<br />
verosimilmente imputabile ai valori delle metriche di riferimento utilizzate per<br />
il calcolo dell’EQR (Rapporto di Qualità Ecologica); infatti, i calcoli effettuati<br />
sulle comunità di possibili corpi idrici di riferimento individuati nella<br />
Idroecoregione Appennino Settentrionale, relative ai campionamenti effettuati<br />
in anni passati, in particolare per quanto riguarda le metriche relative al<br />
Numero di Famiglie, e al Numero di Famiglie di EPT, dimostrano che i valori di<br />
riferimento attualmente disponibili sono sovrastimati (almeno per quanto<br />
riguarda le metriche citate), e che tali valori dovrebbero quindi essere<br />
ricalcolati, pena l’impossibilità di assegnare lo Stato Ecologico Elevato ad alcun<br />
tratto fluviale dell’area geografica oggetto della presente tesi.<br />
Tale considerazione induce a valutare i corpi idrici identificabili come siti di<br />
riferimento su cui applicare il metodo con la principale finalità di giungere ad<br />
una reale definizione delle comunità di riferimento e delle relative metriche per<br />
il calcolo dello Star_ICMi da adottare per la classificazione dello stato ecologico<br />
così come richiesto dalla Direttiva.<br />
134
BIBLIOGRAFIA<br />
ALLAN J. D., 1995. Stream ecology: structure and function of running waters.<br />
Chapman et Hall, London, 388 pp.<br />
ANGELIER E., 2003. Ecology of streams and rivers. Science Publishers, Inc.,<br />
Enfield, USA, 215 pp.<br />
APAT/IRSA-CNR, 2003. Metodi Analitici per le Acque. Indicatori biologici. 9010.<br />
Indice Biotico Esteso (I.B.E.). APAT Manuali e Linee guida 29/2003 (vol.3):<br />
1115-1136<br />
BALDACCINI G. N., BIANUCCI P., 1986. Mappaggio biologico di qualità dei corsi<br />
d'acqua del territorio versiliese. Ecologia: elementi di conoscenza, analisi<br />
e interpretazione, I, Amministrazione Provinciale di Lucca. Tipografia<br />
Tommasi, Lucca. Pagg. 47<br />
BALDACCINI G. N., BIANUCCI P., 1994 - Qualità biologica delle acque superficiali<br />
della Versilia. I^ - I reticoli idrografici di acque correnti. Ecologia, V, Amm.<br />
Prov. Lucca.<br />
BALDACCINI G.N., LEONE L. M., BRESCIANI O., 2002. Indagine sulla qualità biologica<br />
(metodi IBE e IFF) dei corsi d’acqua della Provincia di Lucca soggetti a<br />
particolari pressioni ambientali. Provincia di Lucca.<br />
BALDACCINI G.N., LEONE L. M., BRESCIANI O., 2003. Monitoraggio biologico delle<br />
acque superficiali della Provincia di Lucca. Provincia di Lucca.<br />
BALDACCINI G.N., LEONE L. M., 2006. Indagine (IBE e IFF) sulle acque superficiali<br />
della Provincia di Lucca. Stagione 2005-2006. Provincia di Lucca.<br />
BALDACCINI G.N., LEONE L. M., TADDEI C., 2008. The running water<br />
macroinvertebrates community: sampling techniques. Journal of<br />
Environmental Monitoring, 11, 756-760.<br />
BARBOUR M.T., GERRITSEN J., SNYDER B.D. & STRIBLING J.B., 1999. Rapid<br />
bioassessment protocols for use in streams and wadable rivers:<br />
periphyton, benthic macroinvertebrates and fish. (2 nd Ed.) EPA 841-B-99-<br />
002. U.S. Environmental Protection Agency, Office of Water, Washington,<br />
D.C.<br />
135
BELFIORE C., ERBA S., PACE G, TODINI B. e A. BUFFAGNI, 2009. Valori di riferimento<br />
per la classificazione – nota 3: Italia Centrale. IRSA-CNR Notiziario dei<br />
metodi Analitici, Novembre 2009.<br />
BO T., CUCCO M., FENOGLIO S. & MALACARNE G., 2005. Colonisation patterns and<br />
vertical movements of stream invertebrates in the interstitial zone: a<br />
case study in the Apennines, NW Italy. Hydrobiologia, 568:67–78<br />
BUFFAGNI A., KEMP J.L., ERBA S., BELFIORE C., HERING D., & MOOG O., 2001. A Europe<br />
wide System for assessing the quality of rivers using macroinvertebrates:<br />
the AQUEM project and its importance for Southern Europe (whit special<br />
emphasis in Italy). Journal of Limnology, 60 (suppl.1): 39-48<br />
BUFFAGNI A., ERBA S., 2007a. Macroinvertebrati acquatici e Direttiva 2000/60/EC<br />
(WFD)- Parte A. Metodo di campionamento per i fiumi guadabili. IRSA-<br />
CNR, Notiziario dei Metodi Analitici, Marzo 2007 (1): 2-27.<br />
BUFFAGNI A., ERBA S., AQUILANO G., ARMANINI D., BECCARI C., CASALEGNO C., CAZZOLA M.,<br />
DEMARTINI D., GAVAZZI N., KEMP J.L., MIROLO N., RUSCONI M., 2007b.<br />
Macroinvertebrati acquatici e Direttiva 2000/60/EC (WFD)- Parte B.<br />
Descrizione degli habitat fluviali a supporto del campionamento<br />
biologico. IRSA-CNR Notiziario dei Metodi Analitici, Marzo 2007 (1): 28-<br />
52.<br />
BUFFAGNI A., ERBA S., 2007c. Intercalibrazione e classificazione di qualità<br />
ecologica dei fiumi per la 2000/60/EC (WFD): l’indice Star_ICMi. IRSA-<br />
CNR Notiziario dei Metodi Analitici, Marzo 2007 (5): 94-100<br />
BUFFAGNI A., BELFIORE C., 2007. ICMeasy 1.2: A Software for the Intercalibration<br />
Common Metrics and Index easy calculation. User guide. IRSA-CNR<br />
Notiziario dei Metodi Analitici, Marzo 2007 (1):101-114.<br />
CAMPAIOLI S., GHETTI P. F., MINELLI A., RUFFO S., 1994. Manuale per il<br />
riconoscimento dei macroinvertebrati delle acque dolci italiane.Provincia<br />
Autonoma di Trento, vol. I-II.<br />
COSTA S. S., MELO S. A., 2007. Beta diversity in stream macroinvertebrate<br />
assemblages: among-site and among-microhabitat components.<br />
Hydrobiologia 598:131-138.<br />
136
CUMMINS K.W., 1974. Structure and function of stream ecosystems. Bioscience,<br />
49 (1): 24-30.<br />
FENOGLIO S., BO T., CUCCO M. & MALACARNE G., 2007. Response of benthic<br />
invertebrate assemblages to varying drought conditions in the Po river<br />
(NW Italy). Italian Journal of Zoology, 74(2): 191–201.<br />
FOWLER J., COHEN L., 1993. Statistica per ornitologi e naturalisti, Franco Muzzio<br />
Editore, Padova.<br />
GHETTI P.F., Bonazzi G., 1981. I macroinvertebrati nella sorveglianza ecologica<br />
dei corsi d’acqua. Collana del Progetto Finalizzato “Promozione della<br />
qualità dell’ambiente”, CNR AQ/1/127.<br />
GHETTI P.F.,1995. Indice Biotico Esteso (I.B.E.). Notiziario dei metodi Analitici,<br />
IRSA (CNR), ISSN:0333392 -1425:1-24.<br />
GHETTI P.F., 1997 - Indice Biotico Esteso (I.B.E.). I macroinvertebrati nel controllo<br />
della qualità degli ambienti di acque correnti. Manuale di applicazione.<br />
Prov. Autonoma di Trento, APPA.<br />
GILLER P.S., MALMQVIST B., 1998. The biology of streams and rivers. Oxford<br />
University Press c., New York, 296.<br />
GIOVANNINI A., 1993. Inquadramento geologico ed idrogeologico Provincia di<br />
Lucca e Bacino del Fiume Serchio, Provincia di Lucca-Assessorato<br />
all’Ambiente, vol 2.<br />
HERING D., MOOG O., SANDIN L. & VERDONSCHOT P. F. M., 2004. Overview and<br />
application of the AQUEM assessment system. Hydrobiologia, 516: 1-20<br />
ILLIES J., BOTOSONEANU L., 1963. Problèmes et méthodes de la classification et de<br />
la zonation écologique des eaux courantes, considerées surtout du point<br />
de vue faunistique. Mitt. Int. Ver. Theor. Ang. Limnol., 12, 57 pp.<br />
MALMQVIST B., 2002. Acquatic invertebrates in riverine landscapes. Freshwater<br />
Biology, 47: 679-694<br />
137
MANN H. B., WHITNEY D. R., 1947. On a test of whether one of two random<br />
variables is stochastically larger than the other. Annals of Mathematical<br />
Statistics, 18, 50–60.<br />
NEWBOLD J.D., ELWOOD J. W., O’NEIL R. V. & VAN WINKLE W., 1981. Measuring<br />
nutrient spiraling in streams. Can. J. Fish. Aquat. Scie., 38, 860-863<br />
REGIONE TOSCANA, 2005. Piano di Tutela delle Acque della Toscana-Bacino del<br />
Fiume Serchio. Ediz. Regione Toscana.<br />
RUFFO S. (Ed.) (1977-1985). Guide per il riconoscimento delle specie animali delle<br />
acque interne italiane. Collana del Progetto Finalizzato “Promozione e<br />
Qualità dell’Ambiente”, CNR, Roma.<br />
SANSONI G., 1988a. Storia ecologica e diversità biologica: macroinvertebrati<br />
bentonici in un bacino Tosco-Ligure (F. Magra). Boll. Mus. St. Nat.<br />
Lunigiana 6-7: 255-259, Aulla.<br />
SANSONI G., 1988b. Atlante per il riconoscimento dei Macroinvertebrati dei corsi<br />
d’acqua italiani. Provincia Autonoma di Trento, 191 pp.<br />
SANSONI G., 2003 – in AA. VV., 2003. La tutela degli ambienti fluviali: dal<br />
monitoraggio alla riqualificazione. Atti del Corso di formazione (CD-rom),<br />
ARPAT, Massa ottobre 2003.<br />
SPAGGIARI R., GENONI P., 2005. Ruolo dei macroinvertebrati bentonici<br />
nell’applicazione della Direttiva 2000/60/CE. In Baldaccini G.N. e Sansoni<br />
G. (eds.). Atti del Seminario: Classificazione ecologica delle acque interne.<br />
Applicabilità della Direttiva 2000/60/CE. In Trento, 12-13 febbraio 2004.<br />
Ed. APAT, APPA Trento, CISBA. Trento, 2005. Biologia Ambientale, 19 (1):<br />
39-46.<br />
STRAHLER A. N., 1964. Quantitative geomorphology of drainage basins and<br />
channel networks; section 4-2, in Handbook of Applied Hydrology.<br />
McGraw-Hill, New York.<br />
TACHET H., RICHOUX P., BOURNAUD M., USSEGLIO-POLATERA P., 2000. Invertébrés d’eau<br />
douce. Systematique, biologie, écologie. CRS Editions, Paris, 587 pp.<br />
138
VANNOTE R.L., MINSHALL G.W., CUMMINS K.W., SEDELL J.R. & CUSHING C.E., 1980. The<br />
river continuum concept. Canadian Journal of Fisheries and Aquatic<br />
Science, 37, 130-7.<br />
WARD J.V., 1989. The four-dimensional nature of lotic ecosystems. J. North<br />
American Benthol. Soc., 8 (1): 2-8.<br />
WILCOXON F., 1945. Individual comparisons by ranking methods. Biometrics<br />
Bulletin, 1, 80–83.<br />
WOODIWISS F.S., 1964. The biological system of stream classification used by the<br />
Trent River Board. Chemestry and Industry, 14:443-447.<br />
WOODIWISS F.S., 1978. Comparability study of biological-ecological assessment<br />
methods. 2 nd Technical Seminar on the River Trent and Tributaries, 1976.-<br />
Ed. Commission of the European Communities.<br />
139