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066 - Tesi completa - Arpat

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Università degli Studi di Pisa<br />

Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali<br />

Corso di Laurea Specialistica in Gestione e Valorizzazione delle<br />

Risorse Naturali<br />

Il monitoraggio biologico negli ambienti<br />

fluviali: applicazione di metodi<br />

tradizionali e metodi conformi alla<br />

Direttiva 2000/60/CE basati sullo studio<br />

delle comunità dei macroinvertebrati.<br />

Relatore: Prof. Natale Emilio Baldaccini<br />

Correlatore: Dott. Gilberto Natale Baldaccini<br />

Candidata: Scaglia Patrizia<br />

ANNO ACCADEMICO 2008/2009<br />

1


Riassunto<br />

I metodi di monitoraggio biologico delle acque correnti più diffusi in Europa si<br />

basano sullo studio della comunità dei macroinvertebrati. Il metodo<br />

ufficialmente utilizzato in Italia fino al recepimento della normativa comunitaria<br />

è stato l’Indice Biotico Esteso (GHETTI, 1997). Tale metodo studia le comunità<br />

dei macroinvertebrati e trae informazioni sia dal valore di indicatore di alcuni<br />

taxa, più sensibili agli inquinanti, sia da una stima della diversità rilevata nella<br />

comunità; esso misura il grado di allontanamento della comunità esaminata da<br />

quella attesa per un corso d’acqua privo di turbative.<br />

La normativa attuale (D.lgs 152/2006) è stata aggiornata al fine di recepire la<br />

Direttiva 2000/60/EC (Direttiva Quadro sulle Acque), la quale fornisce<br />

specifiche indicazioni sulla strategia di raccolta dei dati e sulla stessa messa a<br />

punto del sistema di valutazione del monitoraggio biologico. In risposta alle<br />

richieste della Direttiva, nasce dunque in Italia la proposta di un nuovo sistema<br />

di classificazione dei fiumi denominato MacrOper (BUFFAGNI e ERBA, 2007). Il<br />

Metodo MacrOper presenta numerose differenze rispetto al metodo IBE,<br />

prevedendo un campionamento di tipo multihabitat proporzionale e<br />

l’applicazione di un indice multimetrico. Inoltre esprime lo Stato Ecologico in<br />

termini di Ecological Quality Ratio (EQR), derivante dal confronto dei valori<br />

osservati per un dato sito, con quelli corrispondenti a condizioni di riferimento<br />

predefinite.<br />

La presente tesi ha come obiettivo la prova sul campo del metodo MacrOper, al<br />

fine di valutarne gli aspetti applicativi anche rispetto al metodo IBE.<br />

A tal fine le due metodiche sono state applicate in sei stazioni appartenenti a<br />

due bacini idrografici della Provincia di Lucca, e confrontate sia per quanto<br />

riguarda le modalità e i risultati del campionamento, sia per quanto riguarda il<br />

calcolo dell’indice di qualità ottenuto con i due metodi.<br />

3


Indice<br />

1. Introduzione .............................................................................. 7<br />

1.1 L'ecosistema fluviale ................................................................................. 8<br />

1.1.1 Zonazione delle acque correnti ........................................................... 8<br />

1.1.2 River continuum concept ..................................................................... 9<br />

1.1.3 Il nutrient spiralling ........................................................................... 11<br />

1.1.4 L'approccio multidimensionale .......................................................... 12<br />

1.1.5 Le comunità delle acque correnti ...................................................... 14<br />

1.2 Il monitoraggio biologico delle acque correnti ....................................... 27<br />

1.3 La Direttiva comunitaria sulle acque e il metodo MacrOper .................... 30<br />

2. Materiali e metodi ................................................................... 33<br />

2.1 Area di studio .......................................................................................... 33<br />

2.1.1 Il bacino del Fiume Serchio ................................................................ 34<br />

2.1.2 Il bacino del Fiume Versilia ................................................................ 36<br />

2.1.3 Le stazioni ......................................................................................... 37<br />

2.2 Campionamenti ....................................................................................... 44<br />

2.2.1 Il metodo IBE ..................................................................................... 44<br />

2.2.2 Il metodo MacrOper .......................................................................... 48<br />

2.3 Gli indici di qualità ................................................................................... 58<br />

2.3.1 L'indice IBE ........................................................................................ 58<br />

2.3.2 L'indice Star_ICMi .............................................................................. 60<br />

3. Risultati ................................................................................... 65<br />

3.1 Struttura delle comunità ......................................................................... 65<br />

5


3.2 Calcolo degli indici di qualità ................................................................. 110<br />

3.3 Simulazioni di stime .............................................................................. 117<br />

4. Discussione ............................................................................. 126<br />

4.1 Il campionamento secondo il metodo MacrOper .................................. 126<br />

4.2 Confronto tra i metodi IBE e MacrOper ................................................. 127<br />

4.3 Le comunità dei microhabitat................................................................ 129<br />

4.4 Gli indici di qualità ................................................................................. 130<br />

5. Conclusioni ............................................................................. 133<br />

Bibliografia ................................................................................. 135<br />

6


1. INTRODUZIONE<br />

L’acqua rappresenta un bene fondamentale e indispensabile per l’uomo, ma è<br />

al tempo stesso una delle risorse ambientali più soggette agli effetti della<br />

pressione antropica. Per tale ragione si è sentita la necessità di sottoporre a<br />

monitoraggio i vari sistemi ambientali che la producono come fiumi, laghi e<br />

falda. Il monitoraggio delle acque nasce in Italia verso la fine degli anni ’70<br />

quando per la prima volta una legge viene emanata con finalità specifiche verso<br />

la tutela di questa risorsa: la Legge n. 319 del 1976, meglio nota come Legge<br />

Merli, dal nome del suo estensore. Questa legge tuttavia, sebbene introducesse<br />

importanti concetti, era ancora molto ancorata ad una visione<br />

prevalentemente antropocentrica, “vedendo” la qualità delle acque<br />

esclusivamente in funzione degli usi umani. In quest’ottica dunque, gli<br />

indicatori utilizzati per valutare lo stato dei corpi idrici erano esclusivamente di<br />

tipo chimico, fisico, e igienico-sanitario. Il fiume, ad esempio, non era ancora<br />

concepito in senso ecosistemico, ma come un mero veicolo delle acque, che<br />

potevano di volta in volta essere derivate e destinate agli usi umani.<br />

L’approccio è radicalmente mutato da quando si è sviluppato un punto di vista<br />

“ecologico”. L’evento che ha innescato il processo culturale che ha favorito il<br />

nuovo approccio è da individuare nel Progetto Finalizzato del CNR “Promozione<br />

della Qualità dell’Ambiente”, nell’ambito del quale fu avviata, alla fine degli<br />

anni ’70, la prima esperienza di trasferimento agli operatori ambientali di un<br />

metodo biologico per valutare la qualità delle acque correnti: l’Extended Biotic<br />

Index (WOODWISS, 1978). Il fiume, allora, viene finalmente concepito come un<br />

ecosistema in cui ciascuna componente è interconnessa inevitabilmente alle<br />

altre, in un equilibrio la cui alterazione si riflette ad ogni anello della catena<br />

trofica. Di conseguenza il fiume non viene più valutato sulla base dell’analisi<br />

effettuata su un singolo campione di acqua, ma sulla sua capacità di ospitare<br />

comunità acquatiche ricche e diversificate, nella fattispecie rappresentate da<br />

macroinvertebrati, iniziando a tenere in considerazione tutti quei fattori che<br />

contribuiscono al mantenimento di tale comunità, come la presenza di<br />

microhabitat diversificati, di periphyton, della vegetazione acquatica, oltre ai<br />

fattori che invece la riducono nelle sue componenti come l’inquinamento delle<br />

acque o la artificializzazione dell’habitat.<br />

7


1.1 L’ecosistema fluviale<br />

Il processo che modifica l’approccio culturale è anche favorito dal<br />

diffondersi delle teorie interpretative dell’ecosistema fluviale che trovano, nel<br />

corso degli anni ’70 e ’80, un periodo di proficuo sviluppo. Sulla scia delle<br />

elaborazioni concettuali che, individuando nel fiume una discontinuità delle<br />

caratteristiche chimico-fisiche, idromorfologiche e biotiche, danno vita a quella<br />

che verrà chiamata comunemente zonazione (ILLIES e BOTOSANEANU, 1963),<br />

sorgono in quegli anni modelli fondamentali come il river continuum concept<br />

(VANNOTE et al., 1980), il nutrient spiralling (NEWBOLD et al., 1981) e l’approccio<br />

multidimensionale (WARD, 1989).<br />

1.1.1 Zonazione delle acque correnti<br />

La zonazione dei corsi d’acqua nei climi temperati, secondo ILLIES e<br />

BOTOSANEANU (1963), è basata su fattori morfodinamici, sulle caratteristiche<br />

fisico-chimiche e sulle comunità di organismi invertebrati. Partendo dalla<br />

sorgente verso la foce, si possono così individuare tre zone principali: crenal,<br />

rhitral e potamal, le cui comunità sono chiamate rispettivamente crenon,<br />

rhitron, e potamon (ANGELIER, 2003).<br />

Il crenal corrisponde agli ambienti sorgivi, e vi si possono distinguere le sorgenti<br />

vere e proprie (eucrenal), e i rivoli che vi si originano (hypocrenal). La<br />

temperatura di questi ambienti è in funzione dell’altitudine e della latitudine;<br />

può variare da 7,8 a 9,8°C fino a 500 m, e scende fino a 4,5°C a quote intorno a<br />

1400 m. La temperatura è relativamente stabile nell’eucrenal, mentre presenta<br />

fluttuazioni giornaliere nell’ hypocrenal. In questo ambiente dominano le<br />

Briofite, e sono presenti forme (Psycodidae e Stratyomidae) che catturano l’aria<br />

direttamente dall’atmosfera attraverso stigmi respiratori. La diversità in questi<br />

ambienti è ridotta a causa della selezione e delle condizioni poco favorevoli.<br />

Il rhitral inizia con i corsi d’acqua di ordine 2 1 , nati dalla confluenza di<br />

rivoli dell’hypocrenal. Le escursioni termiche non superano i 20°C in estate, e<br />

l’ossigeno si mantiene su livelli di saturazione, facilitati dall’elevata turbolenza<br />

delle acque. Il substrato è costituito prevalentemente da roccia, massi, ciottoli<br />

1 La classificazione gerarchica dei fiumi segue lo schema di STRAHLER (1964) secondo il quale sono individuati come corsi d’acqua di ordine 1<br />

i canali singoli in testa al bacino, che non hanno affluenti, di ordine 2 quelli formatisi per confluenza di due canali di ordine 1, di ordine 3<br />

quelli che originano dalla confluenza di corsi d’acqua di ordine 2, ecc.<br />

8


e ghiaia, che formano un mosaico di microhabitat che ospitano una comunità<br />

molto varia. Si tratta soprattutto di organismi stenotermi, con evidenti<br />

adattamenti alla corrente: forma del corpo appiattita o affusolata, organi di<br />

ancoraggio al substrato e tigmotassi positiva. Il substrato è colonizzato anche<br />

da Alghe e Briofite nei tratti più alti, che lasciano via via il posto ad un ricco<br />

periphyton e, successivamente, alle macrofite acquatiche.<br />

Il potamal risulta dalla confluenza di corsi d’acqua montani e collinari e<br />

scorre nella piana alluvionale con pendenze ridotte, inferiori allo 0,15%. Il<br />

materiale depositato è prevalentemente caratterizzato da limi. Il letto fluviale è<br />

ampio e le acque sono a decorso lento e con moderata turbolenza. La<br />

temperatura può anche superare i 20-21°C in estate, ed è caratterizzata da<br />

escursioni stagionali, tanto che la comunità subisce una successione da specie<br />

stenoterme fredde da autunno a primavera, e di specie stenoterme calde<br />

d’estate. L’ecosistema è supportato dalle macrofite acquatiche, la cui attività<br />

fotosintetica condiziona in gran parte i livelli di ossigeno, che sono più alti<br />

durante il giorno, grazie alla fotosintesi, e più bassi durante la notte, a causa<br />

della respirazione.<br />

Nel potamal possiamo individuare zone di transizione (delta o estuario),<br />

dove le acque dei fiumi si uniscono al mare. Qui vi è un progressivo<br />

mescolamento e la presenza di gradienti di salinità e densità, e si può<br />

incontrare una progressiva stratificazione verticale delle acque a diversa<br />

densità. L’alta variabilità delle caratteristiche fisico-chimiche e morfologiche,<br />

produce un ambiente ricco di diversità e di habitat, che può ospitare biocenosi<br />

particolari, e fungere anche da nursery per specie permanenti e migratorie.<br />

1.1.2 River continuum concept<br />

Una delle teorie più importanti elaborate per descrivere gli ecosistemi<br />

delle acque correnti in clima temperato è il River continuum concept.<br />

Alla fine degli anni ‘70 VANNOTE e i suoi collaboratori ipotizzarono che la<br />

struttura e la funzione delle comunità si differenziassero in modo prevedibile<br />

dalla sorgente alla foce. Il loro approccio si basava sui mutamenti<br />

geomorfologici e idrologici, includendo gli input di energia e il trasporto della<br />

materia organica, che agiscono come uno “stampo” su cui le comunità si<br />

adattano. Tali Autori intuirono che in effetti le comunità, quasi come i loro<br />

9


complementi idrologici, sono in equilibrio dinamico. Produttori e consumatori<br />

si insediano in armonia con le condizioni fisiche e dinamiche di un dato tratto<br />

fluviale, e le comunità a valle sono modellate per trarre vantaggio dalle<br />

“inefficienze” dei processi biologici che si svolgono a monte.<br />

Il River continuum concept include quindi una serie di previsioni dei<br />

mutamenti longitudinali lungo il continuum fluviale. I mutamenti più importanti<br />

concernono la temperatura, la<br />

proporzione relativa tra i vari<br />

gruppi trofici, la diversità di<br />

specie, il rapporto tra<br />

produzione primaria interna (P)<br />

e respirazione (R) e tra CPOM e<br />

FPOM. Secondo questa teoria è<br />

verosimile prevedere che in<br />

corsi d’acqua di ordine più<br />

basso (1-3) il valore del<br />

rapporto tra P e R risulti<br />

inferiore a 1, a causa<br />

dell’ombreggiamento e dello<br />

scarso contenuto di nutrienti,<br />

per cui sarà la provvista di foglie<br />

e di altro materiale alloctono<br />

(CPOM) ad innescare la rete<br />

trofica. Come conseguenza, la<br />

comunità dei macroinvertebrati<br />

Figura 1.1 - Relazioni esistenti tra ordine del corso d’acqua,<br />

input di energia e funzione dell’ecosistema, secondo il River<br />

continuum concept [da VANNOTE et al., 1980, modificato]<br />

10<br />

sarà rappresentata da una<br />

elevata % di trituratori e<br />

raccoglitori (detritivori). Nei<br />

corsi d’acqua di medio ordine (4-6), le condizioni di luminosità, favorite dalla<br />

maggior ampiezza degli alvei, favoriscono la crescita di alghe e macrofite<br />

portando il rapporto P/R>1 ed ampliando l’abbondanza di pascolatori e<br />

raschiatori nella comunità dei macroinvertebrati. I processi di demolizione che<br />

si verificano a monte, per azione dei trituratori, fanno trasferire un sostanziale<br />

apporto di materia organica particellata fine (FPOM) verso valle mantenendo


quindi alta la componente dei raccoglitori. In accordo con il River continuum<br />

concept aumenta la temperatura e si prevede un incremento del numero di<br />

taxa (incremento della biodiversità). L’elevata torbidità e l’elevata profondità<br />

che si riscontra nei tratti di ordine fluviale maggiore riducono nuovamente la<br />

penetrazione della luce, ostacolando la produzione di macrofite acquatiche. Il<br />

rapporto tra P e R torna ad essere


succedono nel tempo viene quindi “stirata” nello spazio a formare una spirale.<br />

L’accoppiamento tra ciclizzazione e trasporto (spiralizzazione) è perciò<br />

rappresentato da una spirale di diametro tanto più stretto quanto più è elevata<br />

l’attività biologica (più veloce il riciclo) e con spire tanto più ravvicinate tra loro<br />

quanto maggiore è la capacità di ritenzione del sistema (più limitato il<br />

trasporto).<br />

L’entità del trasporto dipende dalla velocità della corrente e<br />

dall’efficienza dei dispositivi di ritenzione (massi, tronchi incastrati, sistema<br />

raschi-pozze, zone di calma, ecc.); nonostante la maggior velocità, i corsi<br />

d’acqua montani – grazie alla eterogeneità del substrato – hanno spesso una<br />

ritenzione più elevata dei fiumi di pianura. Per una buona efficienza depurante<br />

sono perciò necessarie un’elevata attività biologica ed un’elevata ritenzione.<br />

Corsi d’acqua artificializzati, con morfologia uniforme, hanno bassa capacità di<br />

ritenzione, bassa diversità e attività biologica, bassa capacità autodepurante:<br />

essendo incapaci di riciclare i nutrienti, sono sistemi esportatori, instabili,<br />

ridotti al ruolo passivo di trasportatori di materia e perciò inadatti a ricevere<br />

carichi inquinanti. Essi riverseranno il loro carico di nutrienti nel corpo idrico<br />

recettore (fiume, lago o mare), inducendone l’eutrofizzazione.<br />

Al processo di spiralizzazione partecipano attivamente anche le zone<br />

riparie periodicamente inondate, parte integrante dell’ecosistema fluviale.<br />

1.1.4 L’approccio multidimensionale<br />

Lo studio degli ambienti fluviali non può prescindere dall’ osservazione<br />

delle quattro dimensioni naturali che ne caratterizzano lo sviluppo. Il modello<br />

delle quattro dimensioni è stato elaborato da WARD (1989); esso prende in<br />

esame le interazioni che si instaurano tra le tre dimensioni fisiche con cui si<br />

esprime la struttura di un corso d’acqua ed una quarta dimensione o scala,<br />

basata sui mutamenti che si verificano con il trascorrere del tempo (Fig. 1.2).<br />

La dimensione longitudinale è quella più evidente in un corso d’acqua, e<br />

si sviluppa lungo la direzione della corrente. Essa interessa i legami che si<br />

instaurano tra i vari tratti fluviali (nei quali possiamo individuare una<br />

successione di ecosistemi) e i mutamenti, prevedibili, degli aspetti<br />

12


Figura 1.2 - Le quattro dimensioni naturali<br />

dell’ambiente fluviale [da SILIGARDI et al., 2007,<br />

modificato]<br />

13<br />

fisico-chimici e biologici che si<br />

verificano passando da monte a valle.<br />

La dimensione longitudinale è<br />

importante per il continuum che<br />

rappresenta, per la sua funzione di<br />

corridoio ecologico, e per il processo<br />

di ciclizzazione dei nutrienti che vi<br />

avviene.<br />

La dimensione laterale,<br />

coinvolge le interazioni che<br />

avvengono tra l’alveo fluviale, la zona<br />

riparia ed il territorio circostante,<br />

compreso l’ambiente iporreico. Questa dimensione ha un’enorme importanza<br />

per la presenza di zone filtro, costituite dalle fasce di vegetazione riparia e dai<br />

meandri fluviali, che hanno un’alta efficienza depurativa per il corso d’acqua.<br />

La dimensione verticale, investe i rapporti tra l’acqua che scorre<br />

nell’alveo e la quota che si infiltra tra gli interstizi del subalveo fino a<br />

raggiungere la falda. In questa dimensione entrano anche gli interscambi tra<br />

aria e acqua e la vita che si svolge sull’interfaccia. La comunità dell’ambiente<br />

iporreico è caratterizzata dalla presenza di batteri, funghi, e micro metazoi,<br />

che, insieme ai macroinvertebrati epibentonici che vi si possono rifugiare,<br />

svolgono un’importantissima azione filtrante e auto depurante del corso<br />

d’acqua.<br />

La dimensione temporale si sviluppa in un ambito che varia dalle<br />

prevedibili sequenze stagionali alle grandi trasformazioni geomorfologiche<br />

dell’assetto fluviale, condizionate dai cambiamenti climatici, dagli eventi<br />

alluvionali e dall’uso del suolo.<br />

Nonostante la mutevolezza spaziale e temporale, il fiume riproduce<br />

continuamente alcune forme caratteristiche: sinuosità laterale e verticale,<br />

buche, raschi, barre, ostacoli, cascatelle, rapide e un mosaico di microambienti.<br />

Questa diversità ambientale, riproposta a più scale, è il prerequisito più<br />

importante per la diversità biologica, il potere auto depurante, la funzionalità<br />

fluviale (GILLER e MALMQVIST, 1998).


1.1.5 Le comunità delle acque correnti<br />

Le comunità delle acque correnti sono chiaramente condizionate da fattori di<br />

tipo idroclimatico, dalla composizione degli habitat, da fattori trofici e biotici.<br />

La diversificazione degli habitat è determinata dall’ idrologia, dalla morfologia,<br />

e dalla vegetazione riparia, ma in ciascun punto le condizioni idrodinamiche<br />

variano in funzione della portata; ne consegue dunque che non vi sia una<br />

grande stabilità degli habitat. Si usa spesso il termine di “mosaici dinamici”, ad<br />

indicare l’associazione tra la grande eterogeneità spaziale e la forte variabilità<br />

temporale. In questa struttura, tutti gli elementi sono soggetti a perturbazioni<br />

fisiche anche violente. Poiché essi sono interconnessi, le zone protette dalla<br />

corrente possono servire da riparo per gli organismi quando gli altri elementi<br />

sono soggetti a perturbazioni. Questa organizzazione dello spazio permette la<br />

coesistenza di specie dotate di preferenze d’habitat, di cicli di vita e di strategie<br />

molto diverse. La biodiversità è dunque il risultato di tre fattori: eterogeneità,<br />

variabilità, connettività (SANSONI, 2003).<br />

Uno dei grossi problemi cui devono far fronte gli organismi acquatici è<br />

quello dell’osmoregolazione, in quanto i fluidi interni sono ipertonici rispetto al<br />

mezzo esterno. Anche la concentrazione dell’ossigeno può essere un fattore<br />

limitante, e questo ha portato all’evolversi di strutture particolarmente adatte<br />

14<br />

Figura 1.3 - La composizione di pool di<br />

specie a livello locale può essere legata<br />

a processi filtro dove le specie del pool<br />

a livello di bioregione sono selezionate<br />

da fattori naturali e antropici che<br />

agiscono a scale differenti [da<br />

MALMQVIST, 2002, modificato].


ad assorbire ossigeno dall’acqua come branchie, tracheobranchie, pigmenti<br />

respiratori, ecc.<br />

Altre strategie adattative importanti sono quelle atte<br />

a resistere alla forza della corrente. Esse comprendono la<br />

capacità di aderire al substrato, la presenza di veri e propri<br />

organi di ancoraggio al substrato, la forma del corpo<br />

affusolata o appiattita, nonché comportamenti come la<br />

reotassi positiva e la tigmotassi positiva (Fig. 1.4).<br />

Per quanto riguarda la comunità delle acque<br />

correnti, analizzeremo solamente la comunità dei<br />

macroinvertebrati, che sono quelli che interessano più da<br />

Figura 1.4 - Esempio di<br />

adattamento alla forza<br />

della corrente tramite<br />

ventose ventrali nei<br />

Blefriceridae<br />

vicino il tipo di monitoraggio preso in considerazione in<br />

questo lavoro.<br />

L’identificazione dei macroinvertebrati non ha<br />

significato sistematico, ma solo funzionale e pratico:<br />

secondo una delle definizioni più accreditate (CUMMINS,<br />

1974), si intende comprendere in questo gruppo tutti gli invertebrati i cui ultimi<br />

stadi di sviluppo raggiungano almeno i 3-5 mm di lunghezza. Sono in genere<br />

considerati macroinvertebrati gli organismi epibentonici, cioè che vivono sulla<br />

superficie dei sedimenti o, al di più, affossati nei primi centimetri di profondità.<br />

Ad essi appartengono i seguenti gruppi: Insetti, Crostacei, Molluschi, Irudinei,<br />

Turbellari, Oligocheti, Poriferi, Celenterati e Briozoi.<br />

La ricognizione <strong>completa</strong> di tutte le specie che compongono una singola<br />

comunità è un compito estremamente impegnativo. Gli studi in tal senso sono<br />

insoliti a causa della scarsa conoscenza della tassonomia e anche perché la<br />

compilazione di check-list raramente è una priorità. E’ più usuale effettuare<br />

studi di dettaglio su singoli taxon o indagini ecologiche sulle specie più comuni<br />

o a livello di genere e famiglia (taxa). Tuttavia è evidente che la ricchezza in<br />

taxa dipende da molte variabili e il numero stimato presente all’interno di una<br />

comunità dipende sempre dalle dimensioni del campione raccolto.<br />

L’importanza delle dimensioni del campionamento (sforzo di cattura) è<br />

chiaramente illustrata da studi sulla comunità dei macroinvertebrati che<br />

colonizzano i massi tipici delle grandi rapide (30-40 m di ampiezza x 1 km di<br />

lunghezza). Il numero degli individui ritrovati su ciascun masso era<br />

15


positivamente correlato con il numero di specie/masso. Inoltre, il numero<br />

cumulativo di specie cresceva con il log. del numero cumulativo di massi<br />

campionati (ALLAN, 1995). Il distretto ambientale da cui proviene il campione<br />

può incidere profondamente sul numero dei taxa raccolti, come è stato<br />

chiaramente dimostrato effettuando campioni in particolari aree<br />

biogeografiche (SANSONI, 1988a).<br />

Un altro aspetto che emerge chiaramente dallo studio della comunità dei<br />

macroinvertebrati è che relativamente pochi sono i taxa comuni, mentre la<br />

maggior parte sono del tutto rari. Nel primo di una lunga serie di studi<br />

effettuata sulla produttività di un corso d’acqua della Germania, si sono<br />

catturati circa 52.000 esemplari, appartenenti alla classe degli Insetti,<br />

all’interno dei quali furono identificate in totale n. 148 specie. Di queste, le 15<br />

più abbondanti costituivano l’80% del numero totale di individui. Si ha come<br />

conseguenza che la raccolta di un numero limitato di campioni include la<br />

maggior parte delle specie più comuni, mentre ulteriori campionamenti<br />

continuano a produrre un incremento di specie in maniera quasi indefinita. Ciò<br />

evidenzia la relazione esistente tra dimensione del campione e ricchezza in taxa<br />

in un determinato sito, che a turno influenzano le dimensioni dello sforzo di<br />

cattura necessario per caratterizzare la comunità di un ecosistema (ALLAN,<br />

1995).<br />

In un recente lavoro (BALDACCINI et al., 2008) sono state affrontate le<br />

principali cause di disturbo dell’accuratezza di un campionamento di<br />

macroinvertebrati. La precisione del risultato di un campionamento standard<br />

può infatti risentire di una serie di variabili che, in parte, dipendono dai<br />

requisiti con cui è stata pianificata l’indagine, come il numero di campioni<br />

(transetti) effettuati sul tratto oggetto di studio, in parte invece dipendenti<br />

dalle condizioni ambientali in cui si opera come ad esempio:<br />

- la composizione e diversità del substrato e quindi la diversità di habitat:<br />

questo carattere aumenta la difficoltà di reperire i taxa che colonizzano i vari<br />

habitat;<br />

- il livello di diversità della comunità: maggiore è il numero dei taxa e più<br />

elevato il rischio di perdere alcune componenti della comunità;<br />

16


- la diversa attitudine dei taxa presenti nella comunità ad essere dispersi nella<br />

colonna d’acqua (predisposizione al drift 2 ): la capacità di restare ancorati al<br />

substrato favorisce l’eventualità di non essere catturati;<br />

- il riflusso idraulico esercitato dalla forza della corrente sull’imboccatura del<br />

retino: tende a disperdere parte del materiale raccolto;<br />

Altri errori che possono incidere sulla precisione del risultato possono originare<br />

dal grado di esperienza degli operatori che applicano la procedura di<br />

campionamento e può manifestarsi con:<br />

- il livello di accuratezza con cui viene esplorato il substrato durante il<br />

campionamento: una scarsa attitudine impedisce la <strong>completa</strong> ispezione del<br />

substrato;<br />

- la diligenza mostrata da ciascun operatore nel recupero degli organismi<br />

(sorting): se questa è bassa si incrementa il rischio di perdere taxa;<br />

- livello di conoscenza della sistematica dei macroinvertebrati: è indispensabile<br />

per una corretta individuazione dei taxa presenti;<br />

- capacità nell’attribuzione delle abbondanze ai taxa ad elevata densità o nel<br />

conteggio totale se richiesto: garantisce una buona stima dei taxa presenti;<br />

La variabile che agisce maggiormente sulla precisione del risultato è tuttavia<br />

rappresentata dallo sforzo esercitato nella cattura degli organismi e quindi<br />

dalle dimensioni del campione: ne deriva come conseguenza che la raccolta di<br />

un campione limitato produce solo una quota dei taxa più comuni, mentre<br />

incrementando lo sforzo di cattura si produce un numero di taxa quasi<br />

indefinito. Il lavoro di BALDACCINI e coll. tendeva a dimostrare quindi che,<br />

disponendo di risorse limitate, si deve accettare il fatto che solo una parte della<br />

comunità può essere esaminata e che d’altra parte è dimostrato che è quasi<br />

impossibile e sicuramente antieconomico descrivere l’intera comunità.<br />

Applicando un campionamento standard si rilevano con sufficiente accuratezza<br />

le principali componenti della comunità.<br />

2 Fenomeno che si manifesta normalmente nelle acque correnti, per effetto del quale gli organismi vengono<br />

trasportati a valle e in gran numero dalla corrente.<br />

17


Il ciclo vitale dei macroinvertebrati può durare da poche settimane fino<br />

ad alcuni anni. La maggior parte dei macroinvertebrati (Crostacei, Molluschi,<br />

Irudinei, Turbellari, Oligocheti, Poriferi, Celenterati e Briozoi) trascorre l’intero<br />

ciclo vitale nel mezzo acquatico (olobiotici), mentre, quasi tutti gli Insetti,<br />

trascorrono vita acquatica solo per <strong>completa</strong>re una parte del loro ciclo vitale<br />

(anfibiotici). Tra questi vi sono forme che presentano più di una generazione<br />

l’anno (polivoltini), altri che si riproducono una sola volta l’anno (univoltini),<br />

altri ancora con intervalli di tempo maggiori dell’anno (semivoltini). La<br />

colonizzazione delle acque da parte dei macroinvertebrati, può avvenire per<br />

dispersione passiva, per deriva (drift) o attraverso il trasporto per opera di altri<br />

organismi come gli uccelli o i pesci, o per dispersione attiva, con la risalita della<br />

corrente (upstream) o attraverso il volo degli organismi adulti, nel caso degli<br />

insetti, compensando cosi il fenomeno del drift (TACHET et al., 2003).<br />

Di seguito è riportato un breve elenco corredato da alcune<br />

caratteristiche dei principali gruppi tassonomici.<br />

PLECOTTERI<br />

Figura 1.5 - Plecottero<br />

del genere Perla<br />

I Plecotteri sono un ordine di Insetti eterometaboli, di<br />

medie o grandi dimensioni, con larve acquatiche e adulti<br />

viventi fuori dall’acqua. Hanno sviluppo emimetabolo, e<br />

vivono in acque fredde, limpide e turbolente, tipiche dei corsi<br />

d’acqua di ordine minore (epi/meta-rhitral). Sono sensibili<br />

all’inquinamento organico e al conseguente abbassamento<br />

dei livelli di ossigeno dovuto ai processi di decomposizione.<br />

Popolano gli ambienti con substrati a massi e ciottoli, con<br />

elevata capacità di ritenzione della materia organica<br />

grossolana, insediandosi preferibilmente negli interstizi e nei<br />

pacchetti di foglie. Vi sono forme prevalentemente<br />

detritivore (Capniidae, Leuctridae, Nemouridae,<br />

Taeniopterygidae), che presentano un ciclo vitale sincronizzato con la caduta<br />

delle foglie; altri gruppi (Chloroperlidae, Perlidae, Perlodidae) hanno abitudini<br />

carnivore e si cibano di altri invertebrati. Le ninfe sono caratterizzate da due<br />

lunghi cerci e dall’assenza di estesi apparati tracheobranchiali ai lati<br />

18


dell’addome (tranne alcuni generi), a testimonianza della loro relativa<br />

intolleranza alla carenza di ossigeno disciolto.<br />

EFEMEROTTERI<br />

Figura 1.6 - Efemerottero<br />

del genere Epeorus<br />

Gli Efemerotteri sono un ordine di Insetti a<br />

metamorfosi in<strong>completa</strong> che trascorrono gran parte della<br />

loro vita allo stadio larvale, mentre la fase adulta ha una<br />

durata brevissima (da cui il nome), appena il tempo<br />

necessario a compiere il ciclo vitale riproducendosi e<br />

deponendo le uova. Gli adulti infatti non si nutrono,<br />

avendo un apparato boccale involuto. Il ciclo di sviluppo è<br />

di tipo emimetabolo-prometabolo, unico caso nel mondo<br />

degli insetti, in cui l’immagine è preceduta da una sub<br />

immagine a cui sembra affidato l’unico compito di<br />

emergere dall’acqua. Il ciclo vitale può essere univoltino<br />

(es Rhytrogena), polivoltino (Ecdyonurus, Baetis), o<br />

semivoltino (specie le cui larve si sviluppano in un<br />

periodo di due anni, es Ephemera). La lunga permanenza in acqua conferisce<br />

agli Efemerotteri un importante ruolo di bioindicatori. Il tipo di alimentazione<br />

di questi insetti è prevalentemente erbivoro e detritivoro, mentre sono solo<br />

occasionalmente predatori. Gli Efemerotteri sono diffusi prevalentemente nelle<br />

acque correnti, solo alcuni generi (Cloeon, Caenis) sono adattati anche agli<br />

ambienti lentici. Le ninfe hanno corpo sub cilindrico e affusolato, più o meno<br />

compresso dorso-ventralmente. Possiedono tracheobranchie addominali, in<br />

numero di 5-7 paia, e tre cerci (due cerci e un paracerco). La maggior parte<br />

degli Efemerotteri si nutre brucando la superficie esposta alla corrente e,<br />

nonostante i meccanismi di ancoraggio al fondo, molti di essi sono propensi al<br />

trasporto passivo (drift).<br />

TRICOTTERI<br />

I Tricotteri sono insetti olometaboli che colonizzano prevalentemente le acque<br />

correnti, anche se vi sono famiglie adattate alle acque stagnanti. Le uova sono<br />

deposte in acqua e generano larve in grado di produrre una sostanza sericea<br />

adesiva con la quale costruiscono astucci, utilizzando materiale reperito sul<br />

19


fondo dell’alveo, in cui vivono errando, o reti e tubuli fissi che utilizzano come<br />

rifugi e per catturare il cibo. La pupa affronta la metamorfosi all’interno<br />

dell’astuccio tipico della famiglia di appartenenza o di un bozzolo di seta se<br />

l’astuccio non è presente. La maggior parte dei tricotteri ha un ciclo annuale<br />

(uni voltino), mentre alcune specie sono polivoltine. Fa eccezione un’unica<br />

famiglia Rhyacophilidae, le cui larve conducono vita libera. I Tricotteri popolano<br />

diversi ambienti dulciacquicoli: alcune specie (madicole) vivono in ambienti<br />

igropetrici, bagnate solo da un velo d’acqua, altre frequentano elettivamente le<br />

sorgenti o le acque correnti, distribuendosi lungo le varie zone del fiume, i laghi<br />

dove colonizzano i banchi di vegetazione acquatica. Hanno uno spettro di<br />

specializzazione ecologica ampio e differenziato, sono validi indicatori della<br />

qualità delle acque. Il regime<br />

alimentare dei tricotteri è tra<br />

i più vari, erbivori, detritivori,<br />

carnivori; alcuni raschiano e<br />

brucano nel periphyton, altri<br />

trinciano il detrito, succhiano<br />

la linfa delle alghe o<br />

catturano altri piccoli<br />

invertebrati.<br />

20<br />

Figura 1.7 - Forme e adattamenti nei<br />

Tricotteri: 1)Limnephilidae;<br />

2)Glossosomatidae; 3) Hydroptilidae;<br />

4)Sericostomatidae;<br />

5)Lepidostomatidae; 10 –11)Goeridae;<br />

6) Philopotamidae;<br />

7)Polycentropodidae; 8)Hydropsychidae;<br />

9) Ryacophilidae [figura da GILLER e<br />

MALMQVIST, 2003].


ODONATI<br />

Figura 1.8 - Odonato del genere<br />

Cordulegaster<br />

Gli Odonati sono Insetti di medie e grandi<br />

dimensioni, emimetaboli con stadio larvale acquatico.<br />

Colonizzano prevalentemente ambienti di acque<br />

lentiche, ma sono presenti anche nelle acque<br />

correnti. Si possono distinguere due sottordini:<br />

Zigotteri e Anisotteri. Gli Zigotteri hanno per lo più<br />

ciclo univoltino, e gli stadi larvali hanno forma<br />

allungata e dotata di lamelle caudali o branchiali. Gli<br />

Anisotteri possono avere ciclo semivoltino, con una<br />

generazione ogni due anni o più (fino a 5 negli<br />

Anisotteri di ambienti alpini). Le larve degli Anisotteri<br />

hanno corpo corto e affusolato, e nella parte terminale dell’addome<br />

presentano una piramide caudale. Gli Odonati vivono associati alla vegetazione<br />

del fondo o immersi nel sedimento fine con il classico comportamento di caccia<br />

“alla posta”. Il principale carattere distintivo è rappresentato dalla maschera,<br />

organo di presa derivato da una modificazione dell’apparato boccale. Gli<br />

Odonati sono quindi i predatori per eccellenza, e vivono perennemente<br />

infossati nei sedimenti sabbiosi o immersi nella vegetazione acquatica.<br />

DITTERI<br />

I Ditteri hanno un ciclo vitale a<br />

metamorfosi <strong>completa</strong> (olometaboli) e, tra<br />

gli insetti acquatici, sono quelli che riescono<br />

a diffondersi nella più ampia varietà di<br />

ambienti. Le larve sono vermiformi e prive di<br />

zampe articolate; possono essere eucefale,<br />

con capo distinto dal torace e ben visibile,<br />

Figura 1.9 - Dittero della famiglia Simuliidae<br />

emicefale, con capo piccolo e infossato nel<br />

torace, o acefale, con capo poco sviluppato e<br />

non visibile. Le larve occupano una vasta gamma di biotopi, dalle zone<br />

montane dei torrenti, con acque turbolente e molto ossigenate, a quelle<br />

stagnanti dei boschi umidi. La grande adattabilità di questo taxon è dovuta ai<br />

21


diversi tipi di respirazione, che può essere acquatica, tramite branchie<br />

cuticolari, tracheali, rettali, o aerea tramite stimmi e sifoni, o mista. I Ditteri<br />

rivestono i ruoli trofici più vari: si nutrono di detrito organico, diatomee e altre<br />

alghe, batteri, e piccoli invertebrati.<br />

COLEOTTERI<br />

Figura 1.10 - Coleottero della famiglia Elmidae (adulto e<br />

larva)<br />

22<br />

I Coleotteri sono tra i pochi<br />

ordini di insetti che presentano<br />

forme acquatiche sia allo stato<br />

larvale che allo stato adulto. Si<br />

possono distinguere forme<br />

marciatrici (Elmidae, Hydraenidae,<br />

Dryopidae), o natatorie (Haliplidae,<br />

Dytiscidae, Hydrophilidae), alcune anche di notevoli dimensioni. La respirazione<br />

sfrutta il sistema tracheale tipico delle specie terrestri, che si avvale nelle forme<br />

acquatiche di nuovi adattamenti che consentono di immagazzinare l’aria<br />

catturata dalla superficie o direttamente da piante acquatiche durante<br />

l’immersione. Le larve possono respirare attraverso i tegumenti o anche<br />

attraverso stimmi respiratori. Il regime alimentare è vario, e può essere misto<br />

in relazione alla fase del ciclo vitale. Le larve di Dytiscidae, Gyrinidae e<br />

Hydrophilidae sono carnivore, mentre le altre sono erbivore o detritivore. Tra<br />

gli adulti sono carnivore le famiglie Dytiscidae, Gyrinidae, onnivori gli<br />

Hydrophilidae ed erbivori gli altri.<br />

CROSTACEI<br />

Figura 1.11 - Crostaceo della famiglia<br />

Gammaridae<br />

I Crostacei sono organismi olobionti, con<br />

ciclo vitale <strong>completa</strong>mente acquatico.<br />

Tra i crostacei delle acque interne<br />

possiamo distinguere tre sottoclassi principali: i<br />

Branchiuri, con l’unico genere Argulus, tutti<br />

ectoparassiti dei pesci; una sottoclasse<br />

rappresentata da Branchiopodi, Copepodi e<br />

Ostracodi, che comprendono forme bentoniche<br />

e zooplanctoniche che colonizzano soprattutto le


acque stagnanti; i Malacostraci, che comprendono forme di taglia media e<br />

grande. Tra i Malacostraci troviamo forme molto diffuse nelle acque correnti<br />

come gli Anfipodi (fam Gammaridae), e gli Isopodi (fam Asellidae). I Gammaridi<br />

sono buoni nuotatori e tendono ad occupare tutti gli habitat disponibili nei<br />

fiumi, dalla sorgente alla foce; gli Asellidi invece prediligono gli ambienti lentici,<br />

e quindi i tratti medio-bassi dei corsi d’acqua, fino alla foce. Un ordine molto<br />

importante è quello dei Decapodi. All’interno di questo gruppo troviamo forme<br />

più o meno adattabili, che colonizzano tratti diversi del corso d’acqua. I<br />

gamberi Palemonidae tendono ad esempio a colonizzare i tratti medio-bassi del<br />

corso d’acqua, mentre gli Astacidi colonizzano i tratti medio-alti e sono<br />

particolarmente sensibili alla qualità delle acque. Infine i granchi Potamidae<br />

prediligono le acque calme o moderatamente correnti.<br />

Il loro regime alimentare è spesso misto, prevalentemente vegetariano e<br />

detritivoro, e talora carnivoro.<br />

MOLLUSCHI<br />

I Molluschi delle acque interne<br />

comprendono Gasteropodi e<br />

Bivalvi. Nei corsi d’acqua correnti i<br />

Gasteropodi non sono molto ben<br />

rappresentati, e le comunità delle<br />

acque correnti sono spesso<br />

rappresentate solo dagli Ancilidi.<br />

Questa famiglia è riconoscibile<br />

Figura 1.12 - Gasteropode della famiglia Ancylidae<br />

dalla tipica forma della conchiglia,<br />

di tipo patelliforme con l’umbone rivolto all’indietro, un adattamento alla forza<br />

della corrente, insieme alla forma del piede che garantisce un sicuro ancoraggio<br />

al substrato, dove l’animale trova i tappeti di periphyton su cui brucare. Nei<br />

tratti con discreta idrodinamicità si possono trovare anche forme come i<br />

Neritidi, che appartengono invece alla sottoclasse dei Prosobranchi. Questi<br />

gasteropodi sono caratterizzati dalla presenza di un opercolo che chiude la<br />

conchiglia e dalla respirazione branchiale. Nei tratti più bassi del fiume si<br />

possono invece incontrare forme come Limnea e Physa, che si rifugiano nelle<br />

23


zone di calma, al riparo della corrente. La maggior parte dei gasteropodi si<br />

nutre raschiando il periphyton dai substrati duri o dagli steli per mezzo della<br />

radula. I Bivalvi comprendono forme molto piccole, come gli Sphaeridae, dalle<br />

dimensioni dai 5 ai 10 mm, e forme di grandi dimensioni come gli Unionidae. Il<br />

genere Anodonta può raggiungere i 20 cm di lunghezza, e vive nei tratti<br />

potamali dei fiumi, dove lasciano profondi solchi scavati con il piede. I<br />

Dreissenidi si fissano ai substrati duri per mezzo di un filamento detto bisso,<br />

formando densi agglomerati. I Bivalvi tendono in genere a colonizzare i tratti<br />

bassi dei fiumi, dove c’è una grande disponibilità di materia organica<br />

particolata fine, fitoplancton e batteri.<br />

PLATELMINTI<br />

I Tricladi popolano sia le<br />

acque correnti che le acque<br />

stagnanti, colonizzando le<br />

Figura 1.13 - Triclade del genere Dugesia<br />

superfici inferiori dei ciottoli o di<br />

larghe foglie, al riparo dalla luce.<br />

Il corpo, fortemente appiattito e<br />

allungato, è rivestito nella parte<br />

ventrale da migliaia di<br />

microscopiche ciglia che consentono all’animale di strisciare su tutte le<br />

superfici sommerse. L’intestino è suddiviso in tre rami, e comunica con<br />

l’esterno attraverso l’orifizio boccale, da cui si può estroflettere il faringe, un<br />

condotto muscoloso con cui penetra nel corpo della preda, e ne succhiano i<br />

liquidi.<br />

24


IRUDINEI<br />

Figura 1.14 - Irudineo del<br />

genere Erpobdella<br />

OLIGOCHETI<br />

Questa classe appartiene al phylum degli Anellidi.<br />

Le specie di sanguisughe che si incontrano nelle acque<br />

correnti (Dina, Erpobdella, Trocheta), non sono in genere<br />

ematofaghe, ma si nutrono prevalentemente di altri<br />

invertebrati. Le sanguisughe hanno il corpo depresso<br />

dorso ventralmente, diviso in numerosi anelli, e dotato di<br />

due ventose che usano per spostarsi. La resistenza a<br />

condizioni di anossia consente loro di sopravvivere a<br />

forme di inquinamento organico anche elevate, dove<br />

sono spesso gli unici invertebrati predatori.<br />

Gli Oligocheti sono una classe di<br />

vermi cilindrici molto diffusa sulla<br />

terraferma e anche negli ambienti<br />

acquatici di acque correnti e stagnanti.<br />

Il nome deriva dalla scarsa presenza di<br />

Figura 1.15 - Oligochete della famiglia Lumbricidae<br />

setole sulla superficie del corpo, che<br />

sono indispensabili alla locomozione.<br />

L’animale può infossarsi nel fango, dove trova anche la sua indispensabile fonte<br />

di cibo, il detrito e i microrganismi in esso contenuti. I Tubificidi e i Lumbriculidi<br />

rappresentano spesso la componente principale del macrobenthos profondo<br />

degli ambienti lentici. Vivono infossati nei primi centimetri del sedimento ed<br />

esercitano un’azione di rimescolamento dei fanghi. Quando il contenuto di O2<br />

della microzona scende sotto valori di guardia, i Tubificidi formano microtubuli<br />

da cui fuoriescono con la porzione posteriore del corpo che muovono<br />

vivacemente per provocare ricambio di acqua. I Naididi rappresentano spesso<br />

una delle componenti più importanti delle comunità dei corsi d’acqua correnti<br />

sottoposti a forti immissioni di materia organica disciolta. Gli Oligocheti<br />

Tubificidi insieme ai Ditteri Chironomidi costituiscono le forme più resistenti<br />

alle condizioni di inquinamento. In condizioni naturali sono distribuiti su tutti i<br />

tratti fluviali dove occupano i microhabitat a sedimenti molli.<br />

25


Tabella 1.1 - Gruppi trofici funzionali di macroinvertebrati (larve e adulti) acquatici e loro cibo preferenziale<br />

[da CUMMINS e MERRIT, 1996, in GILLER e MALMQVIST, 1998, modificato]<br />

Gruppo trofico Cibo Meccanismo di nutrizione<br />

Trituratori Foglie, detrito legnoso,<br />

macrofite acquatiche viventi<br />

Raccoglitori Materia organica particellata<br />

fine<br />

26<br />

Masticazione del detrito e delle<br />

macrofite, perforazione tessuti<br />

Filtraggio materiale in sospensione,<br />

raccolta materiale sedimentato<br />

Raschiatori Alghe bentoniche e biofilm Pascolo delle superfici organiche e<br />

minerali<br />

Perforatori Cellule e linfa delle piante Perforazione e succhiamento<br />

Predatori Tessuti animali Perforazione e ingoiamento<br />

Parassiti Tessuti e fluidi animali Endo e esoparrissitismo<br />

Tabella 1.2 - Gruppi trofici funzionali e loro rappresentazione in principali ordini di insetti selezionati [da<br />

CUMMINS e MERRIT, 1996, in GILLER e MALMQVIST, 1998, modificato].<br />

Ordine Trituratori Raccoglitori Raschiatori Perforatori Predatori Parassiti<br />

Plecoptera + +<br />

Odonata +<br />

Ephemeroptera + +<br />

Hemiptera +<br />

Megaloptera +<br />

Trichoptera + + + + +<br />

Lepidoptera + +<br />

Coleoptera + + + +<br />

Hymenoptera +<br />

Diptera + + + + +


1.2 Il monitoraggio biologico delle acque correnti<br />

La storia dei bioindicatori per la valutazione della qualità delle acque<br />

inizia più di cento anni fa con i lavori di Kolenati (1848) e Cohn (1853)<br />

(SPAGGIARI e GENONI, 2005). Questi studiosi osservarono che gli organismi<br />

presenti nelle acque inquinate erano diversi da quelli rinvenibili in acque pulite.<br />

La strategia, da allora, è stata quella di individuare indicatori ed indici in grado<br />

di attuare una efficace “sorveglianza ecologica degli ambienti di acque<br />

correnti”.<br />

I bioindicatori, coinvolgendo più livelli dell’organizzazione biologica, si<br />

pongono su gradi gerarchici diversi in un ambito di scala temporale e di<br />

attinenza ecologica. Infatti, vi sono indicatori caratterizzati da un tempo di<br />

risposta breve ed un’attinenza ecologica bassa ed altri che presentano un<br />

tempo di risposta lungo, ma un’attinenza ecologica elevata. Le popolazioni<br />

animali costituiscono gli indicatori degli effetti prodotti dall’inquinamento<br />

sull’ambiente in cui vivono in virtù del fatto che esse presentano grande<br />

diversità fisiologica ed ecologica; sono in grado di reagire alla situazione<br />

ambientale nel suo complesso; esprimono l’effetto cumulativo di vari fattori;<br />

hanno una buona capacità di integrare le situazioni nel tempo. Il controllo<br />

biologico di qualità delle acque correnti basato sull’analisi della comunità dei<br />

macroinvertebrati è il più diffuso in tutta l’Unione Europea (GHETTI, 1997), ma<br />

esistono anche altri indicatori. Esistono infatti metodi che si basano sullo studio<br />

di varie componenti delle biocenosi delle acque correnti rappresentate da<br />

Batteri, Alghe, Protozoi, Macrofite, ecc.<br />

L’uso dei macroinvertebrati come indicatori è favorito da una serie di<br />

caratteristiche che li rendono adatti a questo scopo:<br />

-elevata sensibilità all’inquinamento e capacità di reagire tempestivamente ai<br />

suoi effetti;<br />

-buona conoscenza degli adattamenti morfologici e fisiologici di numerose<br />

specie rispetto all’ambiente in cui vivono;<br />

-presenza di lunghi cicli vitali in numerosi taxa che consente di vincolarli alla<br />

continuità delle condizioni ambientali; la loro scomparsa è quindi facilmente<br />

imputabile a condizioni di stress;<br />

27


-sufficiente stabilità di molti taxa, sui substrati in cui essi vivono, e quindi<br />

capacità di riflettere con immediatezza le condizioni di qualità delle acque e dei<br />

sedimenti;<br />

-facilità di raccolta rispetto ad altri gruppi e identificazione accessibile anche a<br />

occhio nudo;<br />

-sono cibo preferenziale per i pesci e costituiscono una componente<br />

fondamentale della catena alimentare dei fiumi e degli ambienti ad essi<br />

limitrofi, nelle varie forme del ciclo biologico (Fig. 1.16).<br />

Figura 1.16 - Composizione % dei macroinvertebrati nel regime alimentare della trota. A: adulti di<br />

insetti acquatici e terrestri caduti in acqua. C: coleotteri. D: ditteri. E: efemerotteri. G: gammaridi. P:<br />

plecotteri. T: tricotteri [da TACHET et al., 2000, modificato]<br />

Il metodo di monitoraggio biologico fino ad oggi più utilizzato in Italia è<br />

stato l’Indice Biotico Esteso, che comincia ad essere adottato verso la fine degli<br />

anni ’70, nella sua versione originale elaborata da WOODWISS (1978) e adattata<br />

alla realtà italiana da GHETTI (1981). A partire da tale periodo, si moltiplicano le<br />

esperienze di applicazione del metodo, che consentono di affinarlo e adattarlo<br />

sempre più alla realtà italiana, fino ad essere universalmente riconosciuto con<br />

l’attuale acronimo (IBE, GHETTI, 1997).<br />

L’IBE è un metodo che studia le comunità dei macroinvertebrati e trae<br />

informazioni sia dal valore di indicatore di alcuni taxa, più sensibili agli<br />

inquinanti, sia da una stima della diversità rilevata nella comunità.<br />

Il metodo tiene conto del fatto che:<br />

-la ricchezza in specie aumenta fino a certi livelli in funzione del contenuto di<br />

sali nutritivi;<br />

28


-la struttura della comunità varia da monte a valle lungo la zonazione<br />

longitudinale;<br />

- i vari taxa manifestano una sensibilità diversa all’inquinamento.<br />

Il metodo utilizza le comunità di riferimento costruite su corsi d’acqua<br />

che mantengono buone caratteristiche di qualità e misura il livello di<br />

allontanamento da queste della comunità esaminata. La selezione dei gruppi di<br />

macroinvertebrati utilizzati nel metodo per la definizione dell’Indice si è basata<br />

su criteri di sensibilità alle turbative ambientali che possono alterare lo stato di<br />

qualità di un corso d’acqua.<br />

Dal punto di vista legislativo, la necessità di effettuare un costante<br />

monitoraggio biologico dei corsi d’acqua, si è affermata con il Decreto<br />

Legislativo 152/1999, che anticipa parte dei contenuti della successiva norma<br />

comunitaria in materia di acque. Infatti, la Direttiva 2000/60/CE, nota come<br />

Direttiva Quadro per le Acque della Comunità Europea, definisce i principi e gli<br />

obiettivi per l’azione di tutela e salvaguardia dei corpi idrici richiedendone la<br />

classificazione secondo lo stato di qualità, basata principalmente sugli elementi<br />

biologici rappresentati da macroinvertebrati, macrofite, fitobenthos e fauna<br />

ittica. In tal senso fornisce specifiche indicazioni sulla strategia di raccolta dei<br />

dati e sulla stessa messa a punto del sistema di valutazione. In questo contesto<br />

nasce il progetto europeo AQEM, che coinvolge numerosi partner europei, al<br />

fine di testare i principi alla base delle tecniche di monitoraggio. Nell’ambito di<br />

tale progetto nasce un nuovo metodo per lo studio della comunità dei<br />

macroinvertebrati, con la prospettiva di essere adattato alla realtà italiana e<br />

che risponda alle richieste della Direttiva. Tale metodo, basato sul<br />

campionamento multihabitat proporzionale e sull’applicazione multimetrica,<br />

dovrà quindi subentrare al metodo IBE e sostituirlo nel monitoraggio delle<br />

acque correnti previsto dalla normativa di recepimento della suddetta Direttiva<br />

che in Italia è rappresentata dal D. Lgs. 152/2006.<br />

29


1.3 La Direttiva comunitaria sulle acque e il metodo MacrOper<br />

La Direttiva 2000/60/CE nota come Direttiva Quadro per le acque (WFD:<br />

Water Framework Directive) definisce i principi generali e gli obiettivi per<br />

l’azione comunitaria in materia di acque.<br />

La Direttiva prevede, oltre all’identificazione dei Distretti Idrografici come<br />

unità di riferimento per la gestione dei singoli bacini, anche l’individuazione dei<br />

corpi idrici e la loro classificazione secondo lo stato di qualità. Lo stato dei corpi<br />

idrici deve essere individuato in base alla qualità ecologica, la cui definizione si<br />

avvale principalmente di elementi biologici (struttura e composizione delle<br />

comunità acquatiche), elementi chimico-fisici e elementi idromorfologici. La<br />

Direttiva fornisce una descrizione generale di 5 classi di stato ecologico per ogni<br />

categoria di acque superficiali. Lo stato di qualità dei corpi idrici viene definito<br />

come rapporto di qualità ecologica (EQR = Ecological Quality Ratio) calcolato<br />

rapportando i valori dei parametri biologici di un dato corpo idrico con quelli<br />

predefiniti dalle condizioni di riferimento. L’obiettivo è l’individuazione delle<br />

situazioni che si allontanano dalla realtà, e l’impegno per il raggiungimento<br />

dello stato buono, o comunque il divieto di deterioramento dello stato elevato.<br />

Per quanto riguarda i criteri per la valutazione della qualità ecologica, la<br />

Direttiva da specifiche indicazioni sul tipo di monitoraggio da effettuare; per i<br />

fiumi viene richiesto di considerare, tra i criteri per la valutazione della qualità<br />

ecologica, l’abbondanza delle comunità biologiche. Inoltre viene evidenziata la<br />

necessità di standardizzare i metodi, in modo da garantire la massima<br />

confrontabilità dei risultati ottenuti dai diversi operatori. I gruppi di lavoro CEN<br />

(Comité Européen de Normalisation) hanno redatto una serie di linee guida cui<br />

stanno cercando di adeguarsi numerosi paesi europei, attraverso fasi di<br />

sperimentazione e confronto tra i gruppi stessi.<br />

Nell’ambito della sperimentazione dei nuovi criteri definiti dalla Direttiva<br />

Quadro per le Acque, nasce la proposta di un nuovo metodo di monitoraggio<br />

delle acque correnti in Italia, (BUFFAGNI e ERBA, 2007; BUFFAGNI et al, 2008) che<br />

nasce con l’intenzione di rispondere alle esigenze dettate dalla normativa<br />

europea, sia in merito alla registrazione delle abbondanze degli individui<br />

raccolti, sia in merito alla “standardizzazione” della procedura. Il metodo<br />

proposto da BUFFAGNI, denominato MacrOper, si basa sull’uso dell’ indice<br />

30


Star_ICMi e sulla procedura di campionamento multihabitat originariamente<br />

proposta negli Stati Uniti per il “Rapid Bioassessment Protocol” (BARBOUR et al.,<br />

1999). Tale procedura rientra nella maggior parte dei protocolli in uso a livello<br />

europeo. I principi alla base della tecnica sono stati testati durante il progetto<br />

europeo AQEM (BUFFAGNI et al., 2001; HERING et al., 2004) da tutti i partner<br />

coinvolti. Per quanto riguarda l’Italia, la tecnica è quindi stata adattata al<br />

contesto nazionale, al fine di garantire il più possibile una continuità con il<br />

protocollo di campionamento del metodo IBE (GHETTI, 1997; APAT & IRSA-CNR,<br />

2003).<br />

Lo scopo principale di questa tesi è stato quello di sperimentare il<br />

metodo MacrOper su tratti fluviali della provincia di Lucca, applicando<br />

contemporaneamente il metodo IBE, al fine di valutare nella pratica il “nuovo”<br />

metodo anche in relazione agli aspetti logistici, all’impiego delle risorse<br />

necessarie, alla problematica dell’analisi quantitativa, ed altri aspetti che<br />

potessero scaturire nel passaggio dalla “vecchia” metodologia alla “nuova”.<br />

Il lavoro è stato svolto presso il Laboratorio di Biologia Ambientale del<br />

Dipartimento Provinciale ARPAT di Lucca - Servizio Locale della Versilia.<br />

31


2. MATERIALI E METODI<br />

2.1 Area di studio<br />

I corpi idrici presi in esame nel presente lavoro appartengono a due bacini<br />

idrografici della Provincia di Lucca: il bacino del Fiume Serchio e quello del<br />

Fiume Versilia. Il primo origina dall’Appennino Settentrionale e si snoda tra<br />

questo e il massiccio apuano, il secondo ha origine dalle Alpi Apuane e si<br />

sviluppa sul loro versante occidentale (Fig. 2.1).<br />

Figura 2.1 - Visione d'insieme dell'area di studio con le stazioni prese in esame<br />

33


2.1.1 Il bacino del Fiume Serchio<br />

Figura 2.2 - Bacino idrografico del Fiume Serchio<br />

Il Serchio nasce nella zona appenninica all’estremo nord della Provincia di<br />

Lucca, attraversa subregioni come la Garfagnana, la Media Valle e la piana di<br />

Lucca fino a Ripafratta, dove entra nel territorio provinciale pisano per poi<br />

sfociare nel Mar Tirreno, percorrendo quest’ultimo tratto in un alveo<br />

<strong>completa</strong>mente arginato e pensile. Il bacino del Serchio è quindi compreso<br />

quasi interamente nella Provincia di Lucca, in parte, con il suo maggior<br />

affluente, la Lima, in quella di Pistoia e, nel tratto terminale, in quella di Pisa. Si<br />

estende su una superficie di circa 1500 kmq e la lunghezza dell’asta principale si<br />

stima intorno ai 104 km. Il bacino è caratterizzato dalla presenza di numerose<br />

34


valli in cui sono incassati i principali affluenti provenienti dal versante<br />

occidentale appenninico (sinistra idrografica) e dal versante orientale apuano. Il<br />

territorio vallivo, pur essendo limitato e soggetto ad inondazioni più o meno<br />

ricorrenti, era quello che meglio si prestava ad accogliere gli insediamenti<br />

abitativi e produttivi. Questi ultimi erano spesso installati nelle immediate<br />

vicinanze del corso del fiume ed attrezzati per poter sfruttare il deflusso delle<br />

acque come forza motrice.<br />

Il territorio montano e collinare nel bacino del Fiume Serchio è caratterizzato<br />

da pendenze accentuate, prevalentemente caratterizzate da rivestimento<br />

boschivo, e da aree agricole organizzate su tipici terrazzamenti, consolidati con<br />

muri a secco. Nella parte montana sono presenti numerose derivazioni che<br />

alimentano, attraverso un esteso reticolo di condotte idrauliche, gli invasi ENEL.<br />

L’alveo scorre, in alcune zone, in gole rocciose, strette e profonde, comprese<br />

tra ripide pareti calcaree. Il territorio di pianura del bacino del Serchio è<br />

costituito dalla piana di Lucca e dalla piana di San Giuliano, spesso soggette ad<br />

inondazioni a causa della rete di drenaggio insufficiente, ma soprattutto per la<br />

consistente riduzione delle aree inondabili di pertinenza fluviale che nel tratto<br />

medio sono state invase da un incontrollato sviluppo urbanistico e per<br />

l’imponente regimazione che accompagna il tratto pianeggiate fino al mare<br />

(REGIONE TOSCANA, 2005).<br />

35


2.1.2 Il bacino del Fiume Versilia<br />

Figura 2.3 - Bacino del Fiume Versilia<br />

Il bacino del Fiume Versilia si forma sul versante marittimo delle Alpi Apuane,<br />

caratterizzato da contrafforti alti e scoscesi, solcati da ripide incisioni a regime<br />

torrentizio; composto da un’insieme di tributari, i cui due principali denominati<br />

Serra e Vezza, si immette nella pianura alluvionale come fiume Versilia,<br />

attraversandola con un alveo fortemente artificializzato, prima inciso e<br />

successivamente pensile, più volte deviato dal suo corso originale, in epoca<br />

storica. Numerose risorgenze da subalveo alimentano in pianura una rete di<br />

canali minori. Il bacino si estende su una superficie di circa 115 kmq e la<br />

lunghezza dell’asta principale si stima intorno ai 22 km.<br />

L’asta principale del Fiume Versilia, prende origine sotto la Foce di Petrosciana,<br />

da Fonte di Moscoso, col nome di Canale Versiglia; raccolto un fitto drenaggio<br />

di impluvi, a Cardoso, il torrente ormai formato prende il nome da tale borgo,<br />

fino a Ponte Stazzemese, dove confluisce in sinistra con il Torrente di Mulina<br />

proveniente dalla Conca di Stazzema, originando così il Torrente Vezza. Fra<br />

36


Ponte Stazzemese e Seravezza, il torrente riceve ulteriori affluenti laterali d’una<br />

certa importanza, quali il Canale del Giardino, dal Colle di Cipollaio, ed il<br />

Torrente Serra, dal Monte Altissimo, che confluisce col Vezza a formare il fiume<br />

Versilia; a valle di Ponte Stazzemese l’alveo va ad incidere filladi e meta<br />

vulcaniti paleozoiche, scarsamente acquifere, cosicchè gli apporti sono<br />

prevalentemente corrivi più che sorgivi.<br />

Uscito dalle strette di Corvaia, il Serra-Vezza prende il nome di Versilia, forte di<br />

almeno 600 l/s di portata media; scendendo lambisce la zona industriale di<br />

Pietrasanta, con alveo rettificato da argini e briglie, si getta in mare, dopo aver<br />

attraversato le colmate dei Paduli di Porta , con una rettifica risalente al XVI<br />

secolo (GIOVANNINI, 1993).<br />

Le problematiche che interessano l’intera asta fluviale sono da ricercare,<br />

oltreché nell’attività estrattiva e di lavorazione del marmo, caratteristica<br />

dell’uso antropico di questa zona, anche nell’impatto sugli elementi<br />

idromorfologici originatosi dalla trasformazione morfostrutturale delle sponde<br />

avvenuta in tempi storici e, ultimamente, in seguito alla messa in sicurezza<br />

effettuata dopo l’alluvione del 1996.<br />

2.1.3 Le stazioni<br />

Di seguito sono descritte le caratteristiche principali delle stazioni prese in<br />

esame nel presente lavoro; queste sono state scelte tra le stazioni inserite nella<br />

rete di monitoraggio controllata dall’Agenzia Regionale per la Protezione<br />

Ambientale della Toscana, Dipartimento Provinciale di Lucca. Dato il carattere<br />

sperimentale del lavoro, e il notevole impegno in termini di tempo e di risorse<br />

umane che ne sarebbe derivato, non è stato possibile comprendere nello<br />

studio tutte le stazioni della rete, ma solo quelle considerate più<br />

rappresentative.<br />

37


SCHEDA N. 1 FIUME: Serchio STAZIONE: Ponte di Petrognano<br />

COMUNE: Piazza al Serchio LOCALITA’: Petrognano CODICE: MAS001<br />

ALTITUDINE: m 439 s.l.m. DISTANZA DALLA<br />

SORGENTE: 14 Km<br />

CARATTERISTICHE AMBIENTALI:<br />

38<br />

DATA DI CAMPIONAMENTO:<br />

12/05/2009<br />

Alveo prevalentemente naturale,<br />

caratterizzato da un substrato a ciottoli,<br />

ghiaia, massi e sabbia, costituente un<br />

materasso poco mobile. Lungo il tratto<br />

(lunghezza circa 100 m) sono presenti, da<br />

monte a valle in riva destra, una difesa<br />

spondale in calcestruzzo e una cava inattiva.<br />

La ritenzione del detrito organico è<br />

moderato- scarsa, con presenza di<br />

frammenti polposi. Il feltro perifitico varia<br />

stagionalmente da sottile a spesso, con<br />

filamenti di alghe. La corrente è<br />

prevalentemente con flusso medio e<br />

laminare e le acque sono risultate sempre Figura 2.4 - Stazione Ponte di Petrognano sul Fiume Serchio<br />

limpide. La vegetazione riparia, è<br />

costituita da alberi e arbusti, con prevalenza di pioppo, salice e robinia. Ambiente circostante lievemente<br />

antropizzato, con presenza di boschi.<br />

Figura 2.5 - Ubicazione della stazione Ponte di Petrognano sul<br />

Fiume Serchio


SCHEDA N.2 FIUME: Serchio STAZIONE: Ghivizzano<br />

COMUNE: Coreglia<br />

Anteminelli<br />

LOCALITA’: Ghivizzano CODICE: MAS003<br />

ALTITUDINE: m 120 s.l.m. DISTANZA DALLA SORGENTE:<br />

45,3 Km<br />

CARATTERISTICHE AMBIENTALI:<br />

Alveo caratterizzato da un substrato a<br />

prevalenza di ciottoli, massi e ghiaia,<br />

costituente un materasso mobile. La<br />

vegetazione riparia, è prevalentemente<br />

arbustiva in riva sinistra e scarsa in riva<br />

destra per effetto di recenti interventi di<br />

regimazione che ne hanno modificato<br />

l’assetto morfologico creando un ampio<br />

terrazzo artificiale. L’ambiente<br />

circostante è sufficientemente naturale in<br />

sponda sinistra, antropizzato in sponda<br />

destra .<br />

39<br />

DATA DI CAMPIONAMENTO:<br />

19/05/2009<br />

Figura 2.6 - Stazione Ghivizzano sul Fiume Serchio<br />

Figura 2.7 - Ubicazione della stazione Ghivizzano sul Fiume Serchio


SCHEDA N.3<br />

FIUME: Serra<br />

BACINO: Versilia<br />

40<br />

STAZIONE: Fosso di Rimone*<br />

COMUNE: Serravezza LOCALITA’: C. Ricci CODICE: SVSR12<br />

ALTITUDINE: 177 m s.l.m. DISTANZA DALLA SORGENTE:<br />

2,61 Km<br />

CARATTERISTICHE AMBIENTALI:<br />

Alveo a substrato roccioso e ciottoloso<br />

con depositi di sabbia e limo di origine<br />

estrattiva; acque limpide e ossigenate che<br />

scorrono con andamento a piccoli salti e<br />

pozze; vegetazione riparia<br />

prevalentemente arbustiva; territorio<br />

circostante naturale.<br />

* La stazione non appartiene alla rete di<br />

monitoraggio regionale<br />

Figura 2.9 - Ubicazione della stazione Fosso di Rimone sul Torrente Serra<br />

DATA DI CAMPIONAMENTO:<br />

14/07/2009<br />

Figura 2.8 - Stazione Fosso di Rimone sul Torrente Serra


SCHEDA N.4<br />

FIUME: Serra<br />

BACINO: Versilia<br />

41<br />

STAZIONE: Parco dei Bimbi<br />

COMUNE: Serravezza LOCALITA’: Serravezza CODICE: MAS027<br />

ALTITUDINE: 110 m s.l.m. DISTANZA DALLA SORGENTE:<br />

4,3 Km<br />

CARATTERISTICHE AMBIENTALI:<br />

Il tratto di Torrente in esame attraversa<br />

una zona urbanizzata, prevalentemente<br />

sviluppata sulla sua destra idrografica;<br />

sulla sinistra la continuità col versante<br />

montano è interrotta dal muro di<br />

contenimento e dalla viabilità adiacente. A<br />

monte sono presenti attività estrattive di<br />

materiale lapideo e scarichi di reflui<br />

domestici.<br />

DATA DI CAMPIONAMENTO:<br />

10/09/2009<br />

Figura 2.10 - Stazione Parco bimbi sul Torrente Serra<br />

Figura 2.11 - Ubicazione della stazione Parco bimbi sul Torrente Serra


SCHEDA N.5<br />

FIUME: Vezza<br />

BACINO: Versilia<br />

42<br />

STAZIONE: 250 m. a monte<br />

della confluenza con il C.<br />

Giardino<br />

COMUNE: Serravezza LOCALITA’: Ruosina CODICE: SVVZ01<br />

ALTITUDINE: m 110 s.l.m. DISTANZA DALLA SORGENTE:<br />

7 Km<br />

CARATTERISTICHE AMBIENTALI:<br />

Alveo prevalentemente roccioso, con rari<br />

accumuli di materiale a granulometria<br />

fine, delimitato da manufatti di<br />

contenimento a difesa della viabilità e<br />

dell’abitato; vegetazione riparia assente;<br />

acque prevalentemente limpide;<br />

ambiente circostante moderatamente<br />

urbanizzato; pressioni prevalenti<br />

rappresentate da scarichi urbani; attività<br />

industriali di lavorazione lapidea.<br />

DATA DI CAMPIONAMENTO:<br />

23/04/2009<br />

Figura 2.12 - Stazione sul Torrente Vezza - A monte del Canale<br />

Giardino<br />

Figura 2.13 - Ubicazione della stazione sul Torrente Vezza-A monte del Canale Giardino


SCHEDA N.6<br />

COMUNE: Serravezza-<br />

Stazzema<br />

FIUME: Vezza<br />

BACINO: Versilia<br />

43<br />

STAZIONE: Discesa Alveo Cava<br />

LOCALITA’: Cava di Burrone CODICE: MAS028<br />

ALTITUDINE: 61 m s.l.m. DISTANZA DALLA SORGENTE:<br />

10 Km<br />

CARATTERISTICHE AMBIENTALI:<br />

Il Torrente Vezza nel tratto in studio, e<br />

comunque per un lungo tratto anche a<br />

monte ed a valle, è caratterizzato da un<br />

muro di contenimento lungo la sponda<br />

destra, a protezione della Strada<br />

Provinciale della Marina. La sponda sinistra<br />

risulta invece in continuità col versante<br />

montano, caratterizzato da urbanizzazione<br />

sparsa e residui di attività estrattive.<br />

Le principali pressioni ambientali, se<br />

escludiamo la forte artificializzazione delle<br />

rive, sono rappresentate da attività di<br />

segagione del materiale lapideo<br />

caratteristico dell’intera vallata.<br />

DATA DI CAMPIONAMENTO:<br />

23/04/2009<br />

Figura 2.14 - Stazione sul Torrente Vezza-Discesa alveo cava<br />

Figura 2.15 - Ubicazione della stazione sul Torrente Vezza-Discesa alveo cava


2.2 CAMPIONAMENTI<br />

I campionamenti sono stati effettuati nell’arco di tempo compreso tra i mesi di<br />

aprile e settembre 2009, durante il periodo idrologico di morbida/magra. In<br />

totale sono state campionate 6 stazioni. In ciascuna delle sei stazioni è stato<br />

applicato sia il metodo IBE che il metodo MacrOper. Su una di queste (Fosso di<br />

Rimone sul Torrente Serra), che peraltro non appartiene alla rete di<br />

monitoraggio regionale, è stato effettuato un secondo campionamento per<br />

verificare un possibile metodo di stima delle abbondanze.<br />

2.2.1 Il metodo IBE<br />

Come già accennato, l’indice IBE deriva dal “Trent Biotic Index” (WOODIWISS,<br />

1964), aggiornato come “Extended Biotic Index-E.B.I.” (WOODIWISS, 1978) e<br />

adattato per una applicazione standardizzata ai corsi d’acqua italiani (GHETTI e<br />

BONAZZI, 1981; GHETTI, 1995) fino ad assumere l’attuale nome di Indice Biotico<br />

Esteso (GHETTI, 1997).<br />

Il metodo si fonda concettualmente sul confronto fra la composizione della<br />

comunità di macroinvertebrati “presente” in un determinato tratto di fiume e<br />

la composizione della comunità “attesa”. L’indice prevede una scala di valori,<br />

raggruppabili in 5 Classi di qualità, che va da 0 a 15. I valori decrescenti<br />

dell’indice vanno dunque intesi come un progressivo allontanamento dalla<br />

condizione “ottimale o attesa”, definita dalla composizione della comunità che,<br />

in condizioni di “buona efficienza dell’ecosistema”, dovrebbe colonizzare quella<br />

determinata tipologia fluviale (GHETTI, 1997).<br />

Il campionamento è stato effettuato seguendo la procedura definita da GHETTI<br />

(1997) e procedendo come di seguito sinteticamente descritto.<br />

Il transetto è stato condotto in una sezione di fiume rappresentativa della<br />

tipologia naturale, evitando dunque i manufatti artificiali, e cercando di<br />

esplorare le tipologie di substrato che caratterizzano l’alveo.<br />

Il campionamento è stato effettuato da due operatori, attraversando<br />

controcorrente l’alveo, lungo un transetto obliquo. Lo strumento di<br />

campionamento era costituito da un retino immanicato (Fig. 2.16), che veniva<br />

posizionato in controcorrente e ben appoggiato sul fondo da uno degli<br />

44


operatori, mentre l’altro, posto di fronte all’imboccatura, esplorava<br />

accuratamente il substrato (Fig. 2.17).<br />

Figura 2.16 - Retino immanicato utilizzato per il<br />

campionamento IBE<br />

Retino immanicato<br />

La forma dell’intelaiatura del retino è<br />

quadrata (o rettangolare). Sul lato<br />

superiore della rete è inserito un<br />

manico, avvitabile ed estensibile. La<br />

forma della rete vera e propria è a<br />

cono, con una lunghezza<br />

approssimativa di 0.6-0.8 m. La<br />

dimensione delle maglie della rete è di<br />

500 μm. Nella parte terminale del sacco<br />

è presente un bicchiere di raccolta.<br />

Il metodo IBE non prevede un tempo di raccolta definito; il tempo medio<br />

effettivo di esplorazione del substrato, impiegato durante la presente indagine<br />

è stato pari a 10’-15’, secondo lo standard generalmente utilizzato per la<br />

classificazione ecologica dei corsi d’acqua corrente.<br />

Il materiale raccolto veniva deposto in una vasca di dimensioni adeguate (Fig.<br />

2.18) contenente acqua pulita, in modo da non danneggiare gli organismi<br />

raccolti. L’identificazione e il conteggio avveniva direttamente sul campo, in<br />

quanto gli organismi sono più mobili e quindi facilmente identificabili e<br />

classificabili sulla base di evidenti caratteri morfologici e comportamentali.<br />

45


Figura 2.17 - Campionamento IBE<br />

Figura 2.18 - Vaschetta utilizzata per contenere il materiale raccolto con il campionamento IBE.<br />

I taxa identificati vengono raccolti e conservati in alcol a 70 %, all’interno di un<br />

contenitore adatto, e contemporaneamente registrati sulla scheda di campo.<br />

Il calcolo dell’ I.B.E. richiede la precisa definizione della struttura della comunità<br />

rilevata in un determinato tratto, valutando di essa la ricchezza in taxa, mentre<br />

non richiede la definizione delle densità degli organismi, se non come stima<br />

46


delle abbondanze. A tal fine gli individui vengono contati e conservati<br />

nell’apposito contenitore fino a un numero di 9, dopodiché la loro presenza è<br />

stimata secondo tre classi di abbondanza: raro(I), abbondante(L),<br />

dominante(U). Ciascun taxon, per essere considerato valido al fine del calcolo<br />

dell’indice, deve superare una soglia di presenza minima predefinita dal<br />

metodo, al di sotto della quale esso sarà scartato, in quanto presente per<br />

effetto del drift.<br />

Il valore dell’I.B.E. veniva calcolato in via preliminare direttamente sul campo e,<br />

successivamente, verificato in laboratorio. Gli organismi, separati durante<br />

l’attività di campo e fissati in alcol a 70°, venivano trasportati in laboratorio per<br />

una classificazione definitiva con l’uso di strumenti ottici adeguati (microscopio<br />

stereo e a luce trasmessa) (Fig. 2.19) e guide tassonomiche specifiche<br />

(CAMPAIOLI et al., 1994; RUFFO, 1977-1985, SANSONI, 1988b; TACHET et al., 2000). Si<br />

procedeva quindi alla stesura della scheda definitiva e ad una ulteriore analisi<br />

della struttura della comunità e, sulla base del complesso delle informazioni<br />

raccolte nella scheda di campo, alla verifica finale del valore dell’indice.<br />

47<br />

Figura 2.19 - Microscopio stereo a luce<br />

trasmessa utilizzato per il riconoscimento dei<br />

macroinvertebrati.


2.2.2 Il metodo MacrOper<br />

Come già accennato, il metodo MacrOper nasce come risposta alle esigenze<br />

dettate dalla Direttiva 2000/60/CE che prevede un campionamento di tipo<br />

quantitativo, in grado di valutare l’abbondanza numerica delle comunità<br />

biologiche e l’applicazione di metodi che siano il più possibile standardizzati, in<br />

modo da garantire la massima confrontabilità dei risultati ottenuti dai diversi<br />

operatori.<br />

Il metodo si basa su un campionamento, di tipo multi habitat proporzionale,<br />

che dovrebbe garantire la conformità del metodo alla Direttiva. La procedura<br />

descritta dagli Autori (BUFFAGNI e ERBA, 2007a) viene di seguito sinteticamente<br />

riportata.<br />

A. Attribuzione Idroecoregione (HER)/Tipo fluviale<br />

Il primo passo da effettuare per l’applicazione del metodo Star_ICMi è<br />

l’identificazione dell’IdroEcoregione (HER), come previsto dalla Direttiva. Da<br />

questa identificazione dipenderanno infatti la superficie da campionare e l’area<br />

di campionamento. Nel presente lavoro l’area di studio appartiene tutta alla<br />

Idroecoregione 10 Appennino Settentrionale (Fig. 2.20).<br />

Figura 2.20 - Idroecoregioni italiane<br />

48


B. Definizione dell’area di campionamento: riffle, pool, generico<br />

Il campionamento prevede che la raccolta del benthos venga effettuata in uno<br />

dei mesohabitat contigui che tipicamente caratterizzano i tratti medi dei corsi<br />

d’acqua come pozze (pool) e raschi (riffle), a seconda della Idroecoregione di<br />

appartenenza. Il campionamento richiede quindi il riconoscimento sul campo<br />

della sequenza riffle/pool. La sequenza riffle/pool si riconosce nel fiume per<br />

essere costituita da due aree contigue che presentano caratteristiche di<br />

turbolenza, profondità, granulometria del substrato e carattere<br />

deposizionale/erosionale comparativamente diverso. L’area di pool presenta<br />

minor turbolenza e substrato a granulometria più fine rispetto all’area di riffle<br />

e, di norma, a prevalente carattere deposizionale: nel complesso può essere<br />

considerata un’area lentica, senza con questo intendere un’area dove la<br />

velocità di corrente sia nulla. L’area di riffle si presenta invece come<br />

caratterizzata da un prevalente carattere erosivo, da una minor profondità e da<br />

una turbolenza più elevata rispetto alla pool: nel complesso si può considerare<br />

come un’area lotica. Per alcune idroecoregioni, tra cui quella Appenninica (HER<br />

10), dove l’alternanza di tali mesohabitat non è sempre ben distinguibile, pur<br />

essendo previsto il campionamento nel pool, è possibile effettuare il campione<br />

in un generico tratto rappresentativo del corso d’acqua.<br />

C. Definizione della superficie di campionamento<br />

Il campionamento dovrà essere effettuato su una superficie complessiva di 1<br />

m² (o 0.5 m²), derivante dalla raccolta di 10 unità di campionamento ciascuna<br />

di area pari a 0.1 m² (o 0.05 m²). La dimensione del campione dipende<br />

dall’Idroecoregione di appartenenza. Nella HER 10 la superficie di una singola<br />

unità di campionamento sarà pari a 0.1 m².<br />

D. Definizione degli strumenti di campionamento<br />

Per la raccolta quantitativa dei macroinvertebrati – necessaria per una corretta<br />

applicazione della WFD - è quindi previsto l’uso del retino Surber (Fig. 2.21). In<br />

alternativa, in ambienti dove la profondità delle acque non consente un idoneo<br />

utilizzo del Surber, potrà essere impiegato un retino immanicato, dotato di una<br />

cornice, posta davanti all’imboccatura della rete, che delimiti l’area prevista per<br />

il campionamento.<br />

49


Rete Surber<br />

Figura - 2.21 Rete Surber utilizzata per il<br />

campionamento MacrOper<br />

50<br />

La rete Surber aperta è fornita di<br />

pareti laterali, di solito metalliche (in<br />

acciaio o in lega di alluminio), che<br />

individuano un’area pari a 0.1 m 2 (o<br />

0.05 m 2 ) ed è aperta sul davanti. La<br />

forma dell’intelaiatura del retino è di<br />

norma quadrata (raramente<br />

rettangolare). Le dimensioni<br />

dell’intelaiatura che definisce l’area di<br />

campionamento possono essere pari<br />

a c.a 0.23 X 0.22m e c.a 0.32 X 0.32 m<br />

per aree unitarie rispettivamente di<br />

0.05 e 0.1 m 2 . Nel nostro caso è stata<br />

utilizzata una rete con intelaiatura di<br />

0.32 X 0.32 m (0,01 m 2 ). La forma<br />

della rete vera e propria è a cono, con<br />

una lunghezza approssimativa di 0.6-<br />

0.8 m. La dimensione delle maglie<br />

della rete è di 500 μm. Nella parte terminale del sacco è presente un bicchiere<br />

di raccolta.<br />

Stima della percentuale di copertura dei diversi microhabitat e allocazione<br />

delle singole repliche<br />

In ciascuna area di campionamento debbono essere censiti gli habitat<br />

prevalenti (Tab. 2.1).


Tabella 2.1 - Lista e descrizione dei principali microhabitat rinvenibili nei fiumi italiani (da BUFFAGNI e ERBA,<br />

2007a, modificato)<br />

Denominazione Dimensioni Sigla<br />

51<br />

Descrizione<br />

Limo/Argilla < 6 μ ARG Substrati limosi, anche con importante componente<br />

organica, e/o substrati argillosi composti da materiale di<br />

granulometria molto fine che rende le particelle che lo<br />

compongo adesive, compattando il sedimento che arriva<br />

talvolta a formare una superficie solida.<br />

Sabbia 6 μ -2 mm SAB Sabbia fine e grossolana<br />

Ghiaia 0.2-2 cm GHI Ghiaia e sabbia grossolana (con predominanza di ghiaia)<br />

Microlithal* 2- 6 cm MIC Pietre piccole<br />

Mesolithal* 6-20 cm MES Pietre di medie dimensioni<br />

Macrolithal* 20-40 cm MAC Pietre grossolane della dimensione massima di un pallone da<br />

rugby<br />

Megalithal* >40 cm MGL Pietre di grosse dimensioni, massi, substrati rocciosi di cui<br />

viene campionata solo la superficie<br />

Artificiale ART Cemento e tutti i substrati immessi artificialmente nel fiume<br />

Igropetrico IGR Sottile strato d'acqua su substrato solido generalmente<br />

ricoperto di muschi<br />

Alghe AL Principalmente alghe filamentose; anche Diatomee o altre<br />

alghe in grado di formare spessi feltri perifitici<br />

Macrofite<br />

sommerse<br />

Macrofite<br />

emergenti<br />

Parti vive di<br />

piante terrestri<br />

(TP)<br />

SO Macrofite acquatiche sommerse. Sono da includere nella<br />

categoria anche muschi, Characeae, etc.<br />

EM Macrofite emergenti radicate in alveo (e.g. Thypha, Carex,<br />

Phragmites )<br />

TP Radici fluitanti di vegetazione riparia (e.g. radici di ontani)<br />

Xylal (legno) XY Materiale legnoso grossolano e.g. rami, legno morto, radici<br />

(diametro almeno pari a 10 cm)<br />

CPOM CP Deposito di materiale organico particellato grossolano<br />

(foglie, rametti)<br />

FPOM FP<br />

Deposito di materiale organico particellato fine<br />

Film batterici BA Funghi e sapropel (e.g. Sphaerotilus, Leptomitus),<br />

solfobatteri (e.g. Beggiatoa, Thiothrix)<br />

1 (le dimensioni indicate si riferiscono all'asse intermedio)


Di norma, la stima della composizione in habitat dovrà essere applicata<br />

nella sola area di pool o in quella di riffle. I singoli habitat devono essere<br />

registrati solo se presenti in percentuale di almeno 10%. Poiché il numero<br />

totale di unità di campionamento deve essere 10, ogni unità corrisponderà ad<br />

una percentuale di copertura pari ad almeno il 10%. Gli habitat presenti in<br />

percentuali di copertura inferiori al 10% non vengono presi in considerazione.<br />

La presenza di ciascun microhabitat dovrà dunque essere registrata sulla<br />

scheda di campo come 10% o multiplo di esso. La somma di tutti gli habitat<br />

registrati deve dare 100%.<br />

E. Campionamento multi habitat proporzionale, quantitativo<br />

Il sito di campionato deve essere rappresentativo di un tratto più ampio del<br />

fiume. Il campionamento inizia nel punto più a valle dell’area oggetto di<br />

indagine e prosegue verso monte, in modo da non disturbare gli habitat che<br />

via, via vengono campionati. Nel caso dell’utilizzo della rete Surber, il<br />

campionamento prevede l’utilizzo delle mani per l’esplorazione del substrato e<br />

la rimozione degli organismi. È importante che la rete sia ben aderente al fondo<br />

e che sia posizionata controcorrente. Se il campionamento è effettuato con<br />

obiettivi particolari, gli organismi raccolti nelle singole unità di campionamento<br />

potranno essere tenuti separati, specialmente se raccolti in aree diverse del<br />

fiume. Altrimenti, le singole unità di campionamento possono essere riversate<br />

in un unico contenitore.<br />

In genere il campione può essere smistato in toto sul campo. Gli individui<br />

raccolti con la rete vengono trasferiti in vaschette e quindi si procede allo<br />

smistamento e alla stima delle abbondanze dei diversi taxa. La stima delle<br />

abbondanze deve avvenire in modo più accurato rispetto a quanto previsto dal<br />

metodo IBE (GHETTI, 1997; APAT e IRSA, 2003), in accordo con le richieste della<br />

WFD. In generale, per tutti i taxa è richiesto che si effettui il conteggio degli<br />

organismi fino alla soglia di dieci individui. Se un taxon è presente con<br />

abbondanze superiori a 10 individui si procederà alla stima numerica della<br />

abbondanza. Potranno essere utilizzate classi numeriche predefinite specificate<br />

per i diversi taxa in relazione al tipo fluviale o all’idro-ecoregione di<br />

appartenenza. Peraltro, si ritiene praticabile – ed in molti casi addirittura più<br />

52


veloce – fornire direttamente un’indicazione del numero effettivo stimato,<br />

anziché limitarsi a valutare la classe di abbondanza. Per la maggior parte dei<br />

taxa, sarà possibile effettuare la stima finale dell’abbondanza direttamente in<br />

campo, mentre per alcuni organismi, quelli che richiedono controlli o<br />

approfondimenti tassonomici, sarà necessaria una verifica in laboratorio.<br />

Una volta identificati gli organismi devono essere fissati in alcool al 90%, in<br />

modo da poter essere portati in laboratorio. Qui gli organismi devono essere<br />

verificati con l’ausilio di strumentazioni ottiche, soprattutto per quanto<br />

riguarda organismi poco noti, la cui presenza possa avere una forte influenza<br />

sul giudizio di qualità.<br />

Il livello di identificazione richiesto per il metodo varia in relazione al tipo di<br />

monitoraggio 3 . Per il monitoraggio operativo il livello di identificazione richiesto<br />

è quello di famiglia, in accordo con quanto ritenuto necessario e sufficiente a<br />

livello europeo per la classificazione di qualità ecologica. Livelli di<br />

identificazione più dettagliati sono richiesti nell’applicazione di altri tipi di<br />

monitoraggio quali il monitoraggio di sorveglianza o nella caratterizzazione dei<br />

siti di riferimento.<br />

Applicazione della procedura<br />

Durante la fase di campionamento effettuata nell’ambito della presente<br />

indagine sono stati impiegati da 3 a 4 operatori esperti; due operatori si sono<br />

dedicati alla stima della presenza in % dei vari microhabitat (Fig. 2.22), in modo<br />

da condividere il risultato ottenuto, successivamente gli stessi hanno effettuato<br />

le 10 unità di campionamento (U.C.) previste dal metodo. Gli altri due<br />

operatori, se entrambi presenti, procedevano al campionamento IBE ed al<br />

rilievo di altri dati necessari alla caratterizzazione del tratto prescelto. Tutti gli<br />

operatori venivano poi impegnati nelle fasi di raccolta e identificazione degli<br />

organismi.<br />

3 La Direttiva 2000/60/CE prevede infatti tre tipi di monitoraggio (operativo, di sorveglianza e di indagine)<br />

applicabili in relazione allo stato e agli obbiettivi da raggiungere per ciascun corpo idrico<br />

53


Non è sempre stato possibile campionare nelle aree di pool, come previsto dal<br />

metodo, poiché spesso il livello dell’acqua risultava troppo elevato per l’utilizzo<br />

del retino surber o perché la tipologia prevalente era di tipo generico.<br />

Per ogni U.C. è stato utilizzato un tempo predefinito che consentisse di<br />

esplorare adeguatamente il substrato e al contempo standardizzare il più<br />

possibile il campionamento; il tempo fissato era di 2’ per ogni U.C. per un totale<br />

effettivo di 20’ a stazione (Fig. 2.23). Per quanto riguarda il megalithal, è stato<br />

campionata la superficie del masso; nei microhabitat mesolithal e macrolithal,<br />

è stata esplorata la superficie dei ciottoli/massi, ispezionandoli accuratamente,<br />

ed inoltre è stato esplorato anche il sedimento sottostante ad essi. Infine in<br />

microlithal e ghiaia è stato smosso e lavato il substrato fine.<br />

Nel presente studio, le 10 U.C. sono state tenute separate (Fig. 2.24), al fine di<br />

rendere possibile l’eventuale confronto tra le comunità restituite dai diversi<br />

microhabitat. Per ciascuna U.C. sono stati eseguiti l’identificazione e il<br />

conteggio completo di tutti i taxa presenti, giungendo fino al livello<br />

tassonomico previsto per il metodo IBE (famiglia e genere), in modo da poter<br />

effettuare le possibili comparazioni tra i risultati ottenuti con i due metodi.<br />

Gli organismi sono stati conservati separatamente per ciascuna unità di<br />

campionamento, fino ad un massimo di 10 individui per ciascun taxon, in modo<br />

da poterne confermare in laboratorio la classificazione sistematica. Gli<br />

organismi sono stati fissati in alcool a 70°.<br />

In un’unica stazione (Torrente Serra - Fosso di Rimone) è stato eseguito un<br />

secondo campionamento con il metodo multihabitat proporzionale, senza<br />

tener separate le 10 U.C. Queste sono state invece raccolte in un unico<br />

contenitore e da questo, dopo una accurata pulizia del campione dal materiale<br />

grossolano (ciottoli, foglie, detrito, ecc.) e adeguata mescolatura, sono stati<br />

ricavati 4 sub campioni. Per ogni sub campione è stato eseguito un conteggio<br />

completo, al fine di valutare il possibile errore derivato dall’utilizzo dei sub<br />

campioni.<br />

54


Figura 2.22 - Operatori impegnati nella stima della percentuale della copertura dei diversi microhabitat nella<br />

stazione Fosso di Rimone sul Torrente Serra<br />

Figura 2.23 - Operatori impegnati nel campionamento di tipo multihabitat proporzionale con rete Surber<br />

55


a b<br />

c d<br />

Figura 2.25 - Posizionamento della Rete Surber su diversi tipi di substrato: a. microlithal, b. mesolithal, c.<br />

macrolithal, d. megalithal.<br />

56<br />

Figura 2.24 - Vaschette<br />

numerate contenenti i<br />

campioni raccolti nelle<br />

dieci unità di<br />

campionamento del<br />

campionamento di tipo<br />

multihabitat<br />

proporzionale


Altri materiali necessari al campionamento<br />

Di seguito è riportato l’elenco di tutti i materiali necessari al campionamento:<br />

Stivali di gomma tutta coscia o a salopette;<br />

guanti di gomma spessa (lunghezza 70 cm)<br />

Rete Surber<br />

Retino immanicato<br />

Secchi<br />

Vaschette bianche per lo smistamento, possibilmente con fondo a righe<br />

per facilitare lo smistamento<br />

Provette con tappo a tenuta.<br />

Spruzzette da 500 ml per l’alcool<br />

Alcool 70%<br />

Pinzette in acciaio<br />

Schede di campo<br />

Lenti d’ingrandimento<br />

Fotocamera<br />

57


2.3 Gli indici di qualità<br />

2.3.1 L’indice IBE<br />

Il calcolo dell’indice IBE prevede l’utilizzo di una tabella a due entrate (Fig. 2.26)<br />

La definizione del valore dell’indice è fondata su due tipi di indicatori: la<br />

presenza dei taxa più esigenti in termini di qualità e la ricchezza totale in taxa<br />

della comunità. La tabella è stata tarata per consentire il calcolo dell’indice, in<br />

modo omogeneo e comparabile, su differenti tipologie di acque correnti. In<br />

ogni tipologia analizzata la scala dei valori di indice rileva in modo armonico<br />

successivi livelli dello stato di qualità, da una condizione “ottimale” ad una<br />

condizione di “massimo degrado”.<br />

Figura 2.26 - Tabella a doppia entrata per il calcolo del valore di IBE<br />

58


In ordinata sono riportati alcuni gruppi di macroinvertebrati che, dall’alto verso<br />

il basso, riflettono una sempre minore sensibilità ai fattori di alterazione della<br />

qualità dell’ambiente. In ascissa sono invece riportati degli intervalli numerici<br />

che fanno riferimento al numero totale di Unità Sistematiche rinvenute nella<br />

stazione di campionamento.<br />

Le Unità Sistematiche possono corrispondere al Genere o alla Famiglia, a<br />

seconda dei Gruppi Faunistici (Fig. 2.27).<br />

Figura 2.27 - Limiti obbligati per la definizione delle Unità Sistematiche (U.S.) nel calcolo dell'IBE<br />

Il totale delle “Unità sistematiche” trovate in una determinata stazione<br />

determina la “ricchezza in U.S.” della stessa.<br />

Il valore di indice è dato dal valore corrispondente alla casella che si trova<br />

all’incrocio della riga di entrata orizzontale con la colonna di entrata verticale.<br />

59


I valori di IBE sono raggruppati in 5 Classi di Qualità (C.Q.), ciascuna individuata<br />

da un numero romano. Queste classi consentono di rappresentare la qualità<br />

dei corsi d’acqua mediante 5 intervalli di giudizio, più ampi e quindi meno<br />

soggetti a errore in una valutazione cosi complessa. Inoltre le 5 classi di qualità<br />

possono essere facilmente visualizzate in cartografia mediante colori<br />

convenzionali (azzurro, verde, giallo, arancione e rosso) (Fig. 2.28).<br />

Figura 2.28 - Tabella riassuntiva delle classi di qualità individuate per ciascun valore di IBE.<br />

2.3.2 L’indice Star_ICMi<br />

Lo Star_ICMi (STAR Intercalibration Common Metric Index) utilizzato nel<br />

metodo MacrOper è un indice multimetrico composto da sei metriche<br />

opportunamente normalizzate e ponderate (BUFFAGNI e ERBA, 2007c, BUFFAGNI et<br />

al., 2008). Tali metriche includono i principali aspetti che la Direttiva Quadro<br />

chiede di considerare. Le sei metriche sono: ASPT, Log10(sel_EPTD+1), 1-GOLD,<br />

Numero di Famiglie di EPT, Numero totale di Famiglie e indice di diversità di<br />

Shannon-Weiner (Tab. 2.2). Il livello di identificazione richiesto è la Famiglia.<br />

60


Tabella 2.2 - Metriche che compongono lo Star_ICMi e peso loro attribuito nel calcolo (da BUFFAGNI e ERBA,<br />

2007c, modificato).<br />

Tipo di<br />

informazione<br />

Tipo di<br />

metrica<br />

Nome della<br />

Metrica<br />

Taxa considerati nella<br />

metrica<br />

Tolleranza Indice ASPT Intera comunità (livello di<br />

famiglia)<br />

Abbondanza/Habitat Abbondanza Log10(sel_EPTD+1) Log10 (somma di<br />

Heptageniidae, Ephemeridae,<br />

Leptophlebiidae,<br />

Brachycentridae, Goeridae,<br />

Polycentropodidae,<br />

Limnephilidae, Odontoceridae,<br />

Dolichopodidae, Stratyomidae,<br />

Dixidae, Empididae,<br />

Athericidae e Nemouridae +1)<br />

Ricchezza/Diversità<br />

Abbondanza 1-GOLD 1- (Abbondanza relativa di<br />

Gastropoda, Oligochaeta e<br />

Diptera)<br />

Numero Taxa Numero Totale di<br />

Famiglie<br />

Numero Taxa Numero di Famiglie<br />

di EPT<br />

Indice<br />

Diversità<br />

Indice di diversità di<br />

Shannon-Wiener<br />

Somma di tutte le famiglie<br />

presenti nel sito<br />

Somma delle famiglie di<br />

Ephemeroptera, Plecoptera e<br />

Trichoptera<br />

61<br />

Rif.<br />

Bibliografico<br />

e.g. ARMITAGE et<br />

al., 1983<br />

BUFFAGNI et al.,<br />

2004; BUFFAGNI e<br />

ERBA, 2004<br />

0,333<br />

0,266<br />

PINTO et al., 2004 0,067<br />

e.g. OFENBÖCK<br />

et al., 2004<br />

e.g. OFENBÖCK<br />

et al., 2004;<br />

BÖHMER et al.,<br />

2004<br />

e.g. HERING et al.,<br />

2004; BÖHMER et<br />

al., 2004<br />

Come è evidenziato nella tabella, le metriche sono raggruppate in tre categorie,<br />

in accordo con le indicazioni della Direttiva Quadro: Tolleranza,<br />

Abbondanza/Habitat, e Ricchezza/Diversità. Alle singole metriche è attribuito<br />

un peso diverso, mentre le tre categorie generali di metriche ricevono ciascuna<br />

lo stesso peso (0,333).<br />

Una volta calcolate, tutte le metriche devono essere normalizzate, cioè il valore<br />

osservato deve essere diviso per il valore della metrica che rappresenta le<br />

condizioni di riferimento. La normalizzazione garantisce la comparabilità dei<br />

risultati ottenuti in aree diverse, dato che la composizione faunistica, e quindi il<br />

valore assoluto delle singole metriche, possono risultare molto diversi tra<br />

idroecoregioni e tra tipi fluviali differenti. Inoltre, in accordo con la WFD, è<br />

necessario esprimere lo stato ecologico in termini di Ecological Quality Ratio<br />

0,167<br />

0,083<br />

0,083<br />

Peso


(EQR). I valori di indice rappresentativi della qualità ecologica devono essere<br />

riportati ad una scala ideale da 0 a 1, dove 0 rappresenta il minor valore<br />

ottenibile mentre 1 corrisponde alla migliore situazione osservabile. Un<br />

ulteriore concetto per derivare i valori di EQR è la necessità di confrontare i<br />

singoli valori osservati, e.g. per un dato sito, con le condizioni di riferimento<br />

precedentemente stabilite, nei termini di un rapporto Osservati/Attesi<br />

(BUFFAGNI e ERBA, 2007, BUFFAGNI et al., 2008)).<br />

L’indice Multimetrico finale (Star_ICMi) è ottenuto dalla somma delle sei<br />

metriche normalizzate, ciascuna delle quali è moltiplicata per il proprio peso.<br />

Per quanto riguarda la metrica ASPT, prima di dividere il valore osservato per il<br />

valore di riferimento, si deve sottrarre preventivamente il valore 2 al valore<br />

grezzo della metrica stessa. Si è infatti osservato che tale metrica generalmente<br />

non raggiunge un valore inferiore a 2. Dopo il calcolo della media ponderata<br />

delle sei metriche, i valori risultanti vengono nuovamente normalizzati sul<br />

valore mediano di Star_ICMi osservato per i siti di riferimento per ricondurre ad<br />

un ambito di variazione comune le situazioni rinvenibili in aree e circostanze<br />

differenti.<br />

Il calcolo delle metriche componenti l’indice Star_ICMi è stato effettuato<br />

tramite il software sviluppato dal CNR-IRSA e dall’Università della Tuscia<br />

(BUFFAGNI e BELFIORE, 2007), seguendo le istruzioni riportate nel Notiziario dei<br />

Metodi Analitici n.1 dell’IRSA-CNR (2007). La normalizzazione delle metriche sui<br />

valori di riferimento è stata invece effettuata manualmente. I valori di<br />

riferimento utilizzati sono stati estratti dall’Allegato I della bozza del decreto<br />

specifico 4 . Nell’Allegato vengono riportati l’elenco dei Tipi Fluviali presenti in<br />

Italia centrale (Tab. 2.3) e i valori di riferimento per le metriche componenti e<br />

per lo Star_ICMi (da BELFIORE et al., 2009). In tabella vengono anche indicati i<br />

limiti di classe. I valori sono riportati in funzione dell’area si effettua la raccolta<br />

dei macroinvertebrati: per aree di pool, riffle o campionamento generico (Tab.<br />

2.4).<br />

4 Regolamento recante , predisposto ai sensi dell’articolo 75, comma 3, del medesimo decreto legislativo.<br />

62


Tabella 2.3 - Elenco dei tipi fluviali presenti in Italia centrale e inclusi nel sistema MacrOper (da BELFIORE et al.,<br />

2009)<br />

ORD Area reg. Idroecoregione Nome<br />

Idroecoregione<br />

C_4 10TO 10 Appennino<br />

Settentrionale<br />

C_7 10TO 10 Appennino<br />

Settentrionale<br />

C_9 10TO 10 Appennino<br />

Settentrionale<br />

63<br />

Classe di Distanza dalla<br />

Sorgente / Morfologia<br />

cod. tipo Macrotipo<br />

0-5 km - molto piccolo 10SS1 M1<br />

5-25 km – piccolo 10SS2 M1<br />

25-75 km - medio 10SS3 M4<br />

Tabella 2.4 - Valori di riferimento per le metriche componenti e per lo Star_ICMi nei tipi fluviali dell’Italia<br />

centrale inclusi nel sistema MacrOper (da BELFIORE et al., 2009). In tabella vengono anche indicati i limiti di<br />

classe. I valori sono riportati in funzione di dove si effettui la raccolta dei macroinvertebrati: per aree di<br />

pool, riffle o campionamento generico.<br />

ORD<br />

mesohabitatstagione<br />

ASPT<br />

N_Fam<br />

N_EPT_Fam<br />

1-GOLD<br />

Shannon Diversity<br />

C_4 generico 6.81 32.00 15.00 0.79 2.35 2.44 1.00 0.97 0.72 0.48 0.24<br />

C_7 generico 6.81 32.00 15.00 0.79 2.35 2.44 1.00 0.97 0.72 0.48 0.24<br />

C_9 riffle 6.77 28.50 15.50 0.75 2.27 2.30 1.01 0.94 0.70 0.47 0.24<br />

Appartengono al Tipo Fluviale C_4 le stazioni “Fosso di Rimone” e “Parco<br />

Bimbi” sul Torrente Serra; le due stazioni sul Vezza, “A monte del Canale<br />

Giardino” e “Discesa alveo cava”, e la stazione “Petrognano” sul Fiume Serchio<br />

appartengono al Tipo Fluviale C_7; infine la stazione “Ghivizzano” sul Fiume<br />

Serchio appartiene al Tipo Fluviale C_9.<br />

log(SelEPTD+1)<br />

STAR_ICMi<br />

Elevato/Buono<br />

Buono/Sufficiente<br />

Sufficiente/Scarso<br />

Scarso/Cattivo


3. RISULTATI<br />

L’esposizione dei risultati ottenuti nell’ambito del presente lavoro è stata<br />

organizzata in modo tale da presentare in una prima sezione (“Struttura delle<br />

comunità”) i dati relativi alla composizione della comunità campionata,<br />

mettendo a confronto la struttura ottenuta con il campionamento su transetto<br />

(metodo IBE) rispetto a quella individuata con il campionamento di tipo<br />

multihabitat proporzionale (metodo MacrOper). Inoltre vengono analizzate le<br />

comunità campionate nei diversi microhabitat, al fine di valutarne le eventuali<br />

differenze.<br />

In una seconda sezione (“Calcolo degli indici di qualità”), sono illustrati i dati<br />

relativi alle classi di qualità individuate per ciascuna stazione, con entrambi i<br />

metodi utilizzati, e viene presentato un tentativo di individuare modalità di<br />

valutazione delle abbondanze ai fini dell’indice Star_ICMi.<br />

3.1 Struttura delle Comunità<br />

I risultati dei campionamenti sono stati elaborati per ciascuna stazione<br />

separatamente, raccogliendo nelle rispettive tabelle. I valori ottenuti con il<br />

metodo IBE e con il metodo MacrOper. Per ciascuna stazione viene riportato<br />

l’elenco dei taxa rilevati e il numero degli individui raccolti in ciascun<br />

microhabitat e complessivamente.<br />

In primo luogo sono state evidenziate le differenze emerse tra i due metodi di<br />

indagine, attraverso il confronto tra i taxa campionati e le loro abbondanze. Per<br />

quanto riguarda il campionamento di tipo multihabitat proporzionale i dati<br />

sono relativi al conteggio totale degli organismi raccolti; per il campionamento<br />

IBE, che invece prevede il conteggio degli organismi solo fino a 10 individui,<br />

oltre il quale è prevista una stima delle abbondanze suddivise in 3 classi (I, L, U),<br />

al fine di quantificare le presenza dei vari taxa all’interno della comunità, i<br />

simboli delle abbondanze assegnati a ciascun taxon sono stati convertiti in<br />

valori numerici, sulla base del “giudizio esperto” (BALDACCINI et al., 2009). In tale<br />

procedura si tiene conto della frequenza tipica di ciascun taxon considerato<br />

65


all’interno della comunità, nella consapevolezza che il numero ottenuto è<br />

comunque calcolato per difetto ed è puramente indicativo.<br />

In secondo luogo sono state invece evidenziate le eventuali differenze che<br />

possono emergere tra le comunità individuate nei diversi microhabitat censiti<br />

all’interno di una stessa stazione. Tali comunità sono state confrontate per<br />

quanto riguarda la composizione percentuale in taxa. Inoltre, si è ritenuto<br />

opportuno confrontare tra loro alcuni parametri, quali: il numero di taxa, il<br />

numero di individui e l’indice di Shannon. Poiché per ciascuna stazione erano<br />

disponibili, in totale, dieci unità di campionamento, che, suddivise<br />

proporzionalmente per i microhabitat presenti nel sito, hanno fornito un<br />

numero di repliche abbastanza esiguo per ciascun microhabitat, non è stato<br />

possibile effettuare un confronto basato su elaborazioni statistiche dei dati.<br />

Sono stati quindi costruiti box plot a cui attribuire un valore puramente<br />

descrittivo.<br />

Con una ulteriore elaborazione sono stati invece raggruppati i dati provenienti<br />

da microhabitat identici di 4 stazioni diverse, in modo da avere a disposizione<br />

un numero di dati congruo per un’analisi statistica. In uno studio di COSTA e<br />

MELO (2007), sono stati confrontati 12 campioni di macroinvertebrati prelevati<br />

in tre corsi d’acqua diversi; in ciascun corso d’acqua, sono stati raccolti<br />

campioni in quattro diverse tipologie di microhabitat. I 12 campioni sono poi<br />

stati confrontati per quanto riguarda la ricchezza in taxa, e risultati hanno<br />

dimostrato come i campioni raccolti in microhabitat uguali di siti diversi fossero<br />

più simili l’uno con l’altro rispetto a campioni ottenuti in microhabitat diversi di<br />

uno stesso sito. Di conseguenza si è ritenuto plausibile confrontare<br />

microhabitat uguali di stazioni diverse, con la precauzione di esaminare<br />

solamente le stazioni aventi medesima classe di qualità.<br />

Nel nostro caso abbiamo dunque preso in considerazione le stazioni di:<br />

Petrognano, Ghivizzano, Parco Bimbi e Vezza-A monte del Canale Giardino, le<br />

quali corrispondono tutte ad una II^ classe di qualità, secondo il metodo IBE.<br />

Abbiamo poi preso in considerazione i microhabitat meglio rappresentati in<br />

termini numerici, e cioè: mesolithal (17 U.C.), megalithal (13 U.C.) e macrolithal<br />

(7 U.C.).<br />

66


Per l’elaborazione dei dati è stato scelto l’utilizzo di statistiche non<br />

parametriche, idonee anche per campioni non caratterizzati da distribuzione<br />

gaussiana. Nel nostro caso abbiamo utilizzato il test U di Mann-Whitney-<br />

Wilcoxon o “della somma dei ranghi” (WILCOXON, 1945; MANN e WHITNEY, 1947).<br />

Questo test è utilizzato per comparare le mediane di due campioni<br />

indipendenti. L’ipotesi nulla è che i due campioni messi a confronto siano stati<br />

presi dalla stessa popolazione e quindi abbiano la stessa mediana (FOWLER e<br />

COHEN, 1993).<br />

Stazione n.1 Fiume Serchio-Petrognano<br />

Nella stazione di Petrognano sono stati evidenziati, con il campionamento di<br />

tipo multihabitat proporzionale, 5 microhabitat diversi, così rappresentati: 30%<br />

macrolithal, 30% mesolithal, 20% megalithal, 10% alghe e 10% microlithal. Nel<br />

rispetto delle proporzioni previste dal metodo sono state quindi effettuate le<br />

rispettive unità di campionamento, così come riportato in Tab. 3.1.<br />

67


Tabella 3.1 - Elenco dei taxa rilevati nella stazione "Petrognano" sul Fiume Serchio, secondo il metodo MacrOper e il metodo IBE. I taxa censiti con metodo MacrOper sono suddivisi nelle 10 unità di<br />

campionamento raccolte nella stazione; per il metodo IBE sono riportati presenza e abbondanza (l’asterisco indica che il taxon è considerato come drift e comunque non valido per il calcolo dell’indice IBE ).<br />

68<br />

MacrOper<br />

ORDINE FAMIGLIA GENERE MGL1 MGL2 MAC 3 MAC4 MAC5 MES6 MES7 MES8 MIC9 AL10 TOTALE PRESENZA ABBONDANZA<br />

PLECOTTERI Leuctridae Leuctra 1 2 1 1 1 1 7 2 *<br />

Nemouridae Amphinemoura 1 1<br />

Protonemoura 1 8 3 2 6 3 1 24 > I<br />

Chloroperlidae Chloroperla 1 1 2<br />

Perlodidae Isoperla 1 1 2<br />

EFEMEROTTERI Baetidae Baetis 4 13 15 12 9 4 39 8 9 4 117 > I<br />

Caenidae Caenis<br />

TRICOTTERI Rhyacophilidae<br />

Ephemerellidae Ephemerella<br />

Heptageniidae Epeorus<br />

Hydropsychidae<br />

Sericostomatidae<br />

Ecdyonurus<br />

Rhithrogena<br />

1 1<br />

1 7<br />

12<br />

3 3<br />

2 4<br />

6 4 21 9 1 2 55 > I<br />

2<br />

4 1 1<br />

3 1<br />

1 6 3 6 1 11 7<br />

2 5 11<br />

1<br />

10 7 1<br />

1 2<br />

IBE<br />

6 2 *<br />

16 6 I<br />

4 2 *<br />

35 > I<br />

36 > I<br />

Psychomyidae<br />

1<br />

COLEOTTERI Elmidae 1 4 3 1 6 1 2 9 6 4 37 10 I<br />

Gyrinidae<br />

1<br />

DITTERI Chironomidae 654 228 530 298 197 277 320 598 74 533 3709 > U<br />

Simuliidae<br />

2 24 45 34 3 1 7 1<br />

117 > I<br />

Tabanidae<br />

Ceratopogonidae<br />

OLIGOCHETI Lumbricidae<br />

3<br />

1<br />

1<br />

3<br />

1 1 4<br />

4<br />

4<br />

9 8 I<br />

1 1 I<br />

Naididae 12 11 579 283 98 222 459 122 363 74 2223 > L<br />

TOTALE IND 671 262 1194 653 376 513 880 777 466 621<br />

6413<br />

*<br />

I


Per quanto riguarda il confronto tra i due metodi, è possibile effettuare le<br />

seguenti osservazioni:<br />

- Il numero totale di taxa campionati con il metodo MacrOper è superiore a<br />

quello raccolto con il metodo IBE; con il primo sono stati rilevati 21 taxa, di cui<br />

2 rappresentati da un solo individuo, mentre con il secondo sono stati contati<br />

17 taxa, di cui 3 rappresentati da un solo individuo (Tab. 3.2).<br />

- Considerando la composizione totale della comunità campionata, possiamo<br />

osservare nell'IBE la presenza di 3 taxa che sono assenti nel MacrOper:<br />

Ecdyonurus, Psycomydae, Gyrinidae, mentre nel MacrOper sono presenti 8<br />

taxa, assenti nell'IBE : Ceratopogonidae, Caenis, Rhitrogena, Sericostomatidae,<br />

Tabanidae, Chloroperla, Isoperla, Amphinemoura. Inoltre i taxa<br />

numericamente più abbondanti sono simili nelle due comunità.<br />

Tabella 3.2 - Elenco dei taxa e rispettive abbondanze rilevati con metodo MacrOper e metodo IBE. Per i taxa<br />

raccolti con il metodo IBE che superavano il numero di 10 individui l’abbondanza è stimata con “giudizio<br />

esperto”. Stazione Petrognano.<br />

MacrOper ABBONDANZA<br />

IBE<br />

N. TAXA<br />

CONTATA<br />

N. TAXA ABBONDANZA STIMATA<br />

1 Chironomidae 3709 1 Chironomidae 240<br />

2 Naididae 2223 2 Naididae 40<br />

3 Baetis 117 3 Baetis 30<br />

4 Simuliidae 117 4 Ephemerella 30<br />

5 Ephemerella 55 5 Hydropsychidae 30<br />

6 Elmidae 37 6 Simuliidae 30<br />

7 Hydropsychidae 36 7 Rhyacophilidae 20<br />

8 Rhyacophilidae 35 8 Elmidae 10<br />

9 Protonemoura 24 9 Protonemoura 10<br />

10 Ecdyonurus 16 10 Ceratopogonidae 8<br />

11 Ceratopogonidae 9 11 Ecdyonurus 6<br />

12 Leuctra 7 12 Leuctra 2<br />

13 Epeorus 6 13 Epeorus 2<br />

14 Caenis 4 14 Rhithrogena 2<br />

15 Rhithrogena 4 15 Psychomyidae 1<br />

16 Sericostomatidae 4 16 Gyrinidae 1<br />

17 Tabanidae 4 17 Lumbricidae 1<br />

18 Chloroperla 2<br />

19 Isoperla 2<br />

20 Amphinemoura 1<br />

21 Lumbricidae 1<br />

69


Al fine di confrontare la distribuzione dei popolamenti dei diversi microhabitat<br />

rinvenuti nella stazione, sono state calcolate le composizioni percentuali in<br />

taxa di ciascun microhabitat (Tab. 3.3). La composizione percentuale è stata<br />

calcolata sul totale dei taxa rinvenuti in ciascuno dei microhabitat uguali.<br />

Osservando i risultati di tale elaborazione (Fig. 3.1) emerge come, nonostante<br />

i taxa prevalenti siano rappresentati da Naididae e Chironomidae in tutti i<br />

microhabitat censiti, essi sono distribuiti in modo variabile a seconda dei<br />

diversi substrati: i Chironomidae costituiscono quasi il totale della comunità<br />

nel megalithal, e una buona percentuale nelle alghe; nel macrolithal e nel<br />

mesolithal Chironomidae e Naididae costituiscono ciascuno circa la metà della<br />

comunità, e infine nel microlithal i Naididae prevalgono nettamente sui<br />

Chironomidae e sul resto della comunità.<br />

Tabella 3.3 - Composizione percentuale in taxa (Famiglia o Genere) delle comunità dei diversi microhabitat<br />

ottenute sommando i popolamenti dei microhabitat uguali. Stazione Petrognano.<br />

TAXA MAC TAXA MES TAXA MIC<br />

Chironomidae 46.11% Chironomidae 55.07% Naididae 77.90%<br />

Naididae 43.18% Naididae 37.00% Chironomidae 15.88%<br />

Simuliidae 4.63% Baetis 2.35% Baetis 1.93%<br />

Baetis 1.62% Ephemerella 1.57% Elmidae 1.29%<br />

Ephemerella 0.81% Rhyacophilidae 0.88% Ceratopogonidae 0.86%<br />

Hydropsychidae 0.81% Hydropsychidae 0.78% Tabanidae 0.64%<br />

Rhyacophilidae 0.67% Elmidae 0.55% Leuctra 0.21%<br />

Protonemoura 0.58% Simuliidae 0.51% Protonemoura 0.21%<br />

Elmidae 0.45% Protonemoura 0.41% Chloroperla 0.21%<br />

Ecdyonurus 0.40% Ecdyonurus 0.23% Ephemerella 0.21%<br />

Epeorus 0.27% Rhithrogena 0.18% Ecdyonurus 0.21%<br />

Leuctra 0.13% Sericostomatidae 0.14% Hydropsychidae 0.21%<br />

Ceratopogonidae 0.13% Leuctra 0.09% Simuliidae 0.21%<br />

Amphinemoura 0.04% Isoperla 0.09%<br />

Caenis 0.04% Ceratopogonidae 0.09%<br />

Sericostomatidae 0.04% Tabanidae 0.05%<br />

Lumbricidae 0.04%<br />

TAXA MGL TAXA AL<br />

Chironomidae 94.53% Chironomidae 85.83%<br />

Naididae 2.47% Naididae 11.92%<br />

Baetis 1.82% Baetidae 0.64%<br />

Elmidae 0.54% Elmidae 0.64%<br />

Simuliidae 0.21% Caenidae 0.32%<br />

Protonemoura 0.11% Ephemerellidae 0.32%<br />

Caenis 0.11% Leuctridae 0.16%<br />

Ecdyonurus 0.11% Chloroperlidae 0.16%<br />

Rhyacophilidae 0.11%<br />

70


Figura 3.1 - Grafici a torta rappresentanti la composizione percentuale in taxa delle comunità rinvenute nei<br />

diversi microhabitat campionati nella stazione Petrognano (Fiume Serchio). Nel grafico non sono riportati i<br />

nomi dei taxa con presenza inferiore a 1%.<br />

Sempre con l’obiettivo di analizzare le eventuali differenze tra i popolamenti<br />

dei microhabitat presenti nel sito, è stato effettuato un confronto grafico sulla<br />

base di alcuni parametri (numero di taxa, numero di individui e Indice di<br />

Shannon) (Fig. 3.2). I due microhabitat microlithal e alghe non sono stati<br />

rappresentati in quanto consistono in una sola unità di campionamento.<br />

71


Emerge una sensibile differenza tra il megalithal e gli altri due microhabitat<br />

(mesolithal e macrolithal), sia per quanto riguarda il numero di taxa, che per<br />

quanto riguarda l’indice di Shannon, come si vede dal valore della media e dai<br />

valori della deviazione standard. Come già accennato in precedenza, non è<br />

stato possibile eseguire dei test statistici a causa dell’esiguità dei dati,<br />

intrinseca nel tipo di raccolta del campione.<br />

72


Figura 3.2 - Box-plot relativi al confronto tra i popolamenti di diversi microhabitat sulla base di tre<br />

parametri: numero di taxa, numero di individui, Indice di Shannon. Il grafico rappresenta per ciascun<br />

microhabitat la media dei valori, la deviazione standard e l’errore standard, gli Outlier 5 e gli Estremi 6 .<br />

Stazione Petrognano.<br />

5 Outlier. Un punto è indicato come outlier se valgono le condizioni seguenti:<br />

valore del punto > VSB + c.o.*(VSB - VIB) o valore del punto < VIB - c.o.*(VSB - VIB)<br />

dove: VSB è il valore superiore del box nel box plot (per es., media + err.std. o il 75mo percentile),<br />

VIB è il valore inferiore del box nel box plot (per es., media - err.std. o il 25mo percentile),<br />

c.o. è il coefficiente di outlier pari a 1.5<br />

6 Estremi. un punto è indicato come valore estremo se valgono le condizioni seguenti:<br />

valore del punto > VSB + 2*c.o.*(VSB - VIB) o valore del punto < VIB - 2*c.o.*(VSB - VIB)<br />

dove: VSB è il valore superiore del box nel box plot (per es., media + err.std. o il 75mo percentile).<br />

VIB è il valore inferiore del box nel box plot (per es., media - err.std. o il 25mo percentile).<br />

c.o. è il coefficiente di outlier pari a 1.5, quindi, i valori estremi sono quelli che sono esterni all'intervallo di 3 volte la lunghezza<br />

dell'intervallo dal valore superiore a quello inferiore del box.<br />

73


Stazione n.2 Fiume Serchio - Ghivizzano<br />

Nel caso della stazione di Ghivizzano, sono stati individuati due microhabitat:<br />

mesolithal nella proporzione dell’80% e macrolithal nella proporzione del 20%.<br />

Delle dieci unità di campionamento dunque, due sono state effettuate nel<br />

macrolithal e 8 nel mesolithal (Tab. 3.4).<br />

74


Tabella 3.4 - Elenco dei taxa rilevati nella stazione "Ghivizzano" sul Fiume Serchio, secondo il metodo MacrOper e il metodo IBE. I taxa censiti con metodo MacrOper sono suddivisi nelle<br />

10 unità di campionamento raccolte nella stazione; per il metodo IBE sono riportati presenza e abbondanza (l’asterisco indica che il taxon è considerato come drift e comunque non<br />

valido per il calcolo dell’indice IBE)<br />

75<br />

MacrOper IBE<br />

ORDINE FAMIGLIA GENERE MAC1 MAC2 MES3 MES4 MES5 MES6 MES7 MES8 MES9 MES10 PRESENZA ABBONDANZA<br />

PLECOTTERI Leuctridae Leuctra 2 4 6 5 1 11 1 2 1 33 9 I<br />

Nemouridae Protonemoura 1 1 7 I<br />

Nemoura 1 1 2 *<br />

Heptageniidae Dictiogenus 1 1<br />

EFEMEROTTERI Baetidae Baetis 70 34 15 24 19 35 38 39 25 36 335 > I<br />

Caenidae Caenis 1 7 3 1 1 5 1 4 2 25<br />

Ephemerellidae Ephemerella 41 72 71 85 81 63 159 78 71 115 836 > L<br />

Leptophlebiidae Paraleptophlebia 5 5<br />

Habrophlebia 2 1 3 12 1 3 22<br />

TRICOTTERI Rhyacophilidae 1 1 1 2 1 6 4 I<br />

Hydropsychidae 1 1 1 2 5<br />

Psychomyidae 1 1<br />

COLEOTTERI Elmidae 1 2 1 4 3 I<br />

Hydrophilidae 1 1<br />

DITTERI Chironomidae 26 16 26 23 29 27 33 39 33 21 273 > I<br />

Simuliidae 6 6 > I<br />

Limoniidae 1 1 2 I<br />

Ceratopogonidae 7 1 1 9 > I<br />

Sratyomidae 1 *<br />

CROSTACEI Gammaridae 1 1<br />

GASTEROPODI Asellidae 1 1<br />

IRUDINEI Trocheta 1 1<br />

OLIGOCHETI Lumbricidae 1 2 1 1 5 1 I<br />

Lumbriculidae 1 1 2<br />

Naididae 90 48 26 46 42 110 166 113 62 79 782 > I<br />

TOTALE IND 237 181 147 189 184 238 436 281 201 263 2357


Per quanto riguarda il confronto tra i due metodi, è possibile effettuare le<br />

seguenti osservazioni:<br />

-Il numero totale di taxa campionati con il metodo MacrOper è superiore a<br />

quello raccolto con il metodo IBE; con il primo sono stati rinvenuti 24 taxa (di<br />

cui 9 rappresentati da un solo individuo), mentre con l’IBE i taxa rinvenuti<br />

sono 14 (di cui 2 rappresentati da un solo individuo). E’ evidente come, in<br />

realtà, se consideriamo i taxa rappresentati da un solo individuo come drift, i<br />

taxa validi all’incirca si equivalgano (Tab. 3.5).<br />

- Considerando la composizione totale della comunità campionata, possiamo<br />

osservare nell'IBE la presenza di un taxon assente nel MacrOper:<br />

Statyomiidae. Nel MacrOper sono presenti 11 taxa assenti nell'IBE, tra i quali<br />

Caenis, Habrophlebia, ben rappresentati e Paraleptophlebia, Hydropsychidae,<br />

Lumbriculidae, Dictiogenus, Psychomyidae, Hydrophilidae, Gammaridae,<br />

Asellidae, Trocheta con presenze molto ridotte se non individuali.<br />

76


Tabella 3.5 - Elenco dei taxa e rispettive abbondanze rilevati con metodo MacrOper e metodo IBE.<br />

Per i taxa raccolti con il metodo IBE che superavano il numero di 10 individui l’abbondanza è<br />

stimata con “giudizio esperto” Stazione Ghivizzano.<br />

MacrOper<br />

IBE<br />

ABBONDANZA<br />

ABBONDANZA<br />

N TAXA<br />

CONTATA N TAXA<br />

STIMATA<br />

1 Ephemerella 836 1 Ephemerella 60<br />

2 Naididae 782 2 Chironomidae 40<br />

3 Baetis 335 3 Baetis 30<br />

4 Chironomidae 273 4 Simuliidae 30<br />

5 Leuctra 33 5 Naididae 20<br />

6 Caenis 25 6 Ceratopogonidae 10<br />

7 Habrophlebia 22 7 Leuctra 9<br />

8 Ceratopogonidae 9 8 Protonemoura 7<br />

9 Rhyacophilidae 6 9 Rhyacophilidae 4<br />

10 Simuliidae 6 10 Elmidae 3<br />

11 Paraleptophlebia 5 11 Nemoura 2<br />

12 Hydropsychidae 5 12 Limoniidae 2<br />

13 Lumbricidae 5 13 Sratyomidae 1<br />

14 Elmidae 4 14 Lumbricidae 1<br />

15 Lumbriculidae 2<br />

16 Protonemoura 1<br />

17 Nemoura 1<br />

18 Dictiogenus 1<br />

19 Psychomyidae 1<br />

20 Hydrophilidae 1<br />

21 Limoniidae 1<br />

22 Gammaridae 1<br />

23 Asellidae 1<br />

24 Trocheta 1<br />

Al fine di confrontare i popolamenti individuati nei diversi microhabitat che<br />

caratterizzano la stazione, sono state calcolate le composizioni percentuali in<br />

taxa di ciascun microhabitat (Tab. 3.6 e Fig. 3.3). La composizione percentuale<br />

si riferisce al totale dei taxa rinvenuti nei microhabitat censiti. Osservando tale<br />

elaborazione si evince come, non ci sia una grande differenza nella<br />

composizione percentuale in taxa delle comunità tra macrolithal e mesolithal.<br />

77


Tabella 3.6 - Composizione percentuale in taxa (Famiglia o Genere) delle comunità dei diversi microhabitat<br />

ottenute sommando i popolamenti dei microhabitat uguali nella Stazione Ghivizzano.<br />

TAXA MES<br />

Ephemerella 37.40%<br />

Naididae 33.32%<br />

Baetis 11.95%<br />

Chironomidae 11.95%<br />

Leuctra 1.40%<br />

Caenis 1.24%<br />

Habrophlebia 1.03%<br />

Ceratopogonidae 0.47%<br />

Lumbricidae 0.26%<br />

Rhyacophilidae 0.21%<br />

Hydropsichidae 0.21%<br />

Elmidae 0.21%<br />

Protonemoura 0.05%<br />

Dictyogenus 0.05%<br />

Hydrophilidae 0.05%<br />

Limoniidae 0.05%<br />

Asellidae 0.05%<br />

Trocheta 0.05%<br />

Lumbriculidae 0.05%<br />

TAXA MAC<br />

Naididae 33.50%<br />

Ephemerella 27.43%<br />

Baetis 25.24%<br />

Chironomidae 10.19%<br />

Leuctra 1.46%<br />

Habrophlebia 0.49%<br />

Rhyacophilidae 0.49%<br />

Nemoura 0.24%<br />

Hydropsichidae 0.24%<br />

Psychomyidae 0.24%<br />

Gammaridae 0.24%<br />

Lumbriculidae 0.24%<br />

Figura 3.3 - Grafici a torta rappresentanti la composizione percentuale in taxa delle comunità rinvenute nei<br />

diversi microhabitat campionati nella stazione Ghivizzano sul Fiume Serchio. Nel grafico non sono riportati i<br />

nomi dei taxa con presenza inferiore a 1%.<br />

78


Dalle elaborazioni grafiche effettuate su numero di taxa, numero di individui e<br />

Indice di Shannon dei popolamenti individuati nel mesolithal e nel macrolithal<br />

della stazione di Ghivizzano non emergono sostanziali differenze (Fig. 3.4).<br />

79


Figura 3.4 - Box-plot relativi al confronto tra i popolamenti di diversi microhabitat sulla base di tre<br />

parametri: numero di taxa, numero di individui, Indice di Shannon. Il grafico rappresenta per ciascun<br />

microhabitat la media dei valori, la deviazione standard e l’errore standard. Stazione Ghivizzano.<br />

80


Stazione n.3 Torrente Serra-Fosso di Rimone<br />

Il campionamento nella stazione denominata Fosso di Rimone ha permesso di<br />

identificare 3 microhabitat nelle seguenti proporzioni: 10% microlithal, 20%<br />

megalithal, 70% mesolithal. Secondo queste proporzioni sono stati effettuati i<br />

relativi campionamenti, come riportato in Tabella 3.7.<br />

81


Tabella 3.7 - Elenco dei taxa rilevati nella stazione "Fosso di Rimone" sul Torrente Serra, secondo il metodo MacrOper e il metodo IBE. I taxa censiti con metodo MacrOper sono suddivisi<br />

nelle 10 unità di campionamento raccolte nella stazione; per il metodo IBE sono riportati presenza e abbondanza (l’asterisco indica che il taxon è considerato come drift e comunque non<br />

valido per il calcolo dell’indice IBE).<br />

82<br />

MacrOper IBE<br />

ORDINE FAMIGLIA GENERE MIC 1 MES 2 MES 3 MES 4 MES 5 MES 6 MES 7 MES 8 MGL 9 MGL 10 TOTALE PRESENZA ABBONDANZA<br />

PLECOTTERI Leuctridae Leuctra 58 11 12 11 26 32 17 1 168 > I<br />

Perlidae Dinocras 1 *<br />

Nemouridae Protonemoura 2 2 3 3 2 12 > I<br />

EFEMEROTTERI Baetidae Baetis 2 34 27 30 50 109 40 40 15 347 > I<br />

Pseudocentroptilum 7 10 5 22<br />

Acentrella 20 20 3 I<br />

Caenidae Caenis 1 1 2<br />

Ephemerellidae Ephemerella 1 2 9 11 4 4 2 33 7 I<br />

Ecdyonurus 17 22 25 12 34 71 19 2 202 > I<br />

Habrophlebidae Habrophlebia 2 3 2 1 8<br />

TRICOTTERI Rhyacophilidae 1 1 1 1 1 5 7 I<br />

Hydropsychidae 4 1 5 11 9 3 33 > I<br />

Philopotamidae 5 3 10 2 20 > I<br />

Brachycentridae 1 1 2<br />

Sericostomatidae 1 2 3<br />

Beraeidae 1 *<br />

Glossosomatidae 3 3<br />

Goeridae 1 1 2<br />

COLEOTTERI Elmidae 162 54 68 30 116 268 98 5 50 23 874 > L<br />

Hydraenidae 1 2 4 6 13 > I<br />

DITTERI Chironomidae 2 4 3 3 4 3 19 > I<br />

Simuliidae 1 2 8 1 1 13 > I<br />

Athericidae 1 1 2 4 3 2 13 > I<br />

Empididae 1 1 1 I<br />

Blephariceridae 1 1 2 5 I<br />

Stratyomidae 1 *<br />

Ceratopogonidae 1 1 1 *<br />

GASTEROPODI Ancylidae 2 1 5 1 1 10 2 I<br />

TRICLADI Dugesiidae Dugesia 2 5 3 3 5 6 2 1 27 > I<br />

TOTALE IND 248 150 151 110 274 535 197 15 125 50 1855


Per quanto riguarda il confronto tra i due metodi , è possibile fare le seguenti<br />

osservazioni:<br />

-Il numero totale di taxa campionati con il metodo MacrOper è superiore a<br />

quello raccolto con il metodo IBE; con il primo sono stati rinvenuti 26 taxa (di<br />

cui due rappresentati da un solo individuo), mentre il secondo ha permesso di<br />

contare 22 taxa (di cui 5 rappresentati da un solo individuo) (Tab. 3.8).<br />

- Considerando la composizione totale della comunità campionata, possiamo<br />

osservare nell'IBE la presenza di 3 taxa che nel MacrOper sono assenti:<br />

Beraeidae, Dinocras e Stratyomiidae. Nel MacrOper sono presenti 7 taxa che<br />

nell'IBE non emergono, quasi tutti sufficientemente rappresentati:<br />

Pseudocentroptilum, Habrophlebia, Sericostomatidae, Glossosomatidae,<br />

Caenis, Brachycentridae, Goeridae.<br />

Tabella 3.8 - Elenco dei taxa e rispettive abbondanze rilevati con metodo MacrOper e metodo IBE. Per i taxa<br />

raccolti con il metodo IBE che superavano il numero di 10 individui l’abbondanza è stimata con “giudizio<br />

esperto”. Stazione Fosso di Rimone.<br />

N TAXA<br />

MacrOper ABBONDANZA<br />

CONTATA N TAXA<br />

1 Elmidae 874 1 Chironomidae 40<br />

2 Baetis 347 2 Baetis 30<br />

3 Ecdyonurus 202 3 Hydropsychidae 30<br />

4 Leuctra 168 4 Simuliidae 30<br />

5 Ephemerella 33 5 Leuctra 25<br />

6 Hydropsychidae 33 6 Elmidae 20<br />

7 Dugesia 27 7 Ecdyonurus 15<br />

8 Pseudocentroptilum 22 8 Philopotamidae 10<br />

9 Acentrella 20 9 Hydraenidae 10<br />

10 Philopotamidae 20 10 Dugesia 10<br />

11 Chironomidae 19 11 Protonemoura 10<br />

12 Hydraenidae 13 12 Athericidae 10<br />

13 Simuliidae 13 13 Ephemerella 7<br />

14 Athericidae 13 14 Rhyacophilidae 7<br />

15 Protonemoura 12 15 Blephariceridae 5<br />

16 Ancylidae 10 16 Acentrella 3<br />

17 Habrophlebia 8 17 Ancylidae 2<br />

18 Rhyacophilidae 5 18 Dinocras 1<br />

19 Sericostomatidae 3 19 Beraeidae 1<br />

20 Glossosomatidae 3 20 Empididae 1<br />

21 Caenis 2 21 Stratyomidae 1<br />

22 Brachycentridae 2 22 Ceratopogonidae 1<br />

23 Goeridae 2<br />

24 Blephariceridae 2<br />

25 Empididae 1<br />

26 Ceratopogonidae 1<br />

83<br />

IBE-ABBONDANZA<br />

STIMATA


Al fine di confrontare i popolamenti dei diversi microhabitat rinvenuti nella<br />

stazione, sono state calcolate le composizioni percentuali in taxa di ciascun<br />

microhabitat (Tab. 3.9). La composizione percentuale è stata ottenuta dal<br />

totale dei taxa rinvenuti nei vari microhabitat .<br />

Dall’osservazione dei relativi grafici (Fig. 3.5) emergono alcune considerazioni:<br />

gli Elmidae dominano nei tre i microhabitat considerati, e, insieme a Leuctra e<br />

Ecdyonurus, costituiscono quasi l’intera comunità del microlithal; Leuctra<br />

invece appare in percentuale bassa nel mesolithal, e bassissima nel megalithal,<br />

confermando il suo comportamento prevalentemente stigofilo. Del tutto<br />

attesa è anche la presenza abbondante dei Baetidae nel megalithal, dove<br />

costituiscono circa la metà della comunità.<br />

Tabella 3.9 - Composizione percentuale in taxa (Famiglia o Genere) delle comunità dei diversi microhabitat<br />

ottenute sommando i popolamenti dei microhabitat uguali. Stazione Fosso di Rimone sul Torrente Serra.<br />

TAXA MES<br />

Elmidae 44.62%<br />

Baetis 20.25%<br />

Ecdyonurus 12.78%<br />

Leuctra 7.61%<br />

Hydropsichidae 2.30%<br />

Ephemerella 2.16%<br />

Dugesia 1.75%<br />

Philopotamidae 1.40%<br />

Chironomidae 1.19%<br />

Hydraenidae 0.91%<br />

Protonemura 0.84%<br />

Simuliidae 0.84%<br />

Athericidae 0.84%<br />

Ancylidae 0.70%<br />

Pseudocentroptilum 0.49%<br />

Habrophlebia 0.42%<br />

Rhyacophilidae 0.21%<br />

Sericostomatidae 0.21%<br />

Goeridae 0.14%<br />

Blephariceridae 0.14%<br />

Brachycentridae 0.07%<br />

Empididae 0.07%<br />

Ceratopogonidae 0.07%<br />

TAXA MGL<br />

Elmidae 41.71%<br />

Baetis 31.43%<br />

Acentrella 11.43%<br />

Pseudocentroptilum 8.57%<br />

Glossosomatidae 1.71%<br />

Ephemerella 1.14%<br />

Ecdyonurus 1.14%<br />

Rhyacophilidae 1.14%<br />

Leuctra 0.57%<br />

Caenis 0.57%<br />

Simuliidae 0.57%<br />

84<br />

TAXA MIC<br />

Elmidae 65.32%<br />

Leuctra 23.39%<br />

Ecdyonurus 6.85%<br />

Baetis 0.81%<br />

Habrophlebia 0.81%<br />

Chironomidae 0.81%<br />

Dugesia 0.81%<br />

Caenis 0.40%<br />

Brachycentridae 0.40%<br />

Athericidae 0.40%


Figura 3.5 - Grafici a torta rappresentanti la composizione percentuale in taxa delle comunità rinvenute nei<br />

diversi microhabitat campionati nella stazione Fosso di Rimone sul Torrente Serra. Nel grafico non sono<br />

riportati i nomi dei taxa con presenza inferiore a 1%.<br />

Nel confronto grafico sulla base dei parametri considerati, il microhabitat<br />

microlithal non è stato incluso in quanto è rappresentato da una sola unità di<br />

campionamento. Tra il popolamento del megalithal e quello del mesolithal<br />

emerge una notevole differenza rispetto al numero di taxa e all’Indice di<br />

Shannon, che sono inferiori nel megalithal (Fig. 3.6).<br />

85


Figura 3.13 - Box-plot relativi al confronto tra i popolamenti di diversi microhabitat sulla base di tre<br />

parametri: numero di taxa, numero di individui, Indice di Shannon. Il grafico rappresenta per ciascun<br />

microhabitat la media dei valori, la deviazione standard e l’errore standard. Stazione Fosso di Rimone.<br />

Stazione n.4 Torrente Serra - Parco Bimbi<br />

Nella stazione Parco Bimbi sono stati evidenziati, con il campionamento di tipo<br />

multihabitat proporzionale, 3 microhabitat diversi, così rappresentati: 50%<br />

mesolithal, 20% macrolithal, e 30% megalithal. Nel rispetto delle proporzioni<br />

previste dal metodo sono state quindi effettuate le rispettive unità di<br />

campionamento, così come riportato in Tabella 3.10.<br />

87


Tabella 3.10 - Elenco dei taxa rilevati nella stazione "Parco bimbi" sul Torrente Serra, secondo il metodo MacrOper e il metodo IBE. I taxa censiti con metodo MacrOper sono suddivisi<br />

nelle 10 unità di campionamento raccolte nella stazione; per il metodo IBE sono riportati presenza e abbondanza (l’asterisco indica che il taxon è considerato come drift e comunque non<br />

valido per il calcolo dell’indice IBE)<br />

88<br />

MacrOper IBE<br />

ORDINE FAMIGLIA GENERE MES 1 MES 2 MES 3 MES 4 MES 5 MAC 6 MAC 7 MGL 8 MGL 9 MGL 10 TOTALE PRESENZA ABBONDANZA<br />

PLECOTTERI Leuctridae Leuctra 6 22 77 52 39 3 48 1 2 250 > I<br />

EFEMEROTTERI Baetidae Baetis 9 6 4 2 30 17 3 2 73 > I<br />

Acentrella 1 1<br />

Caenidae Caenis 10 9 44 22 52 1 138 4 *<br />

Heptageniidae Helectrogena 1 *<br />

TRICOTTERI Hydropsychidae 17 6 9 5 4 36 1 78 > I<br />

Policentropodidae 7 2 11 15 4 39 3 I<br />

Philopotamidae 1 *<br />

Brachycentridae 1 1 2<br />

Hydroptilidae 7 22 16 2 9 2 1 2 61 > I<br />

Limnephilidae 1 1<br />

Sericostomatidae 3 3 2 1 5 14 6 I<br />

Leptoceridae 1 1<br />

COLEOTTERI Elmidae 28 28 12 7 18 6 8 1 2 110 > I<br />

Hydraenidae 1 *<br />

Hydrophilidae 1 *<br />

Elophoridae 1 1<br />

Gyrinidae 5 5 3 I<br />

ODONATI Gomphidae Onicogomphus 1 2 3


89<br />

MacrOper IBE<br />

ORDINE FAMIGLIA GENERE MES 1 MES 2 MES 3 MES 4 MES 5 MAC 6 MAC 7 MGL 8 MGL 9 MGL 10 TOTALE PRESENZA ABBONDANZA<br />

DITTERI Chironomidae 14 15 23 38 34 82 13 5 14 238 > L<br />

Simuliidae 81 7 4 2 6 100 L<br />

Limoniidae 4 1 3 7 3 1 19 4 I<br />

Athericidae 1 1<br />

Empididae 1 1<br />

Tipulidae 1 1<br />

Ceratopogonidae 1 5 22 1 2 31 > I<br />

Stratyomidae 2 I<br />

GASTEROPODI Ancylidae 1 1<br />

Neritidae 6 3 3 3 15 > I<br />

Hydrobioidea 3 3 2 1 3 12 6 I<br />

TRICLADI Dugesiidae Dugesia 163 62 146 131 20 114 3 3 642 > U<br />

OLIGOCHETI Lumbricidae 3 3<br />

Lumbriculidae 1 1 2<br />

Naididae 1 2 1 4<br />

Nemertinidae 1 1<br />

TOTALE IND 276 189 361 101 327 184 333 27 22 28 1848


Per quanto riguarda il confronto tra i due metodi, è possibile effettuare le<br />

seguenti osservazioni:<br />

- Il numero totale di taxa campionati con il metodo MacrOper è superiore a<br />

quelli campionati con il metodo IBE; con il primo sono stati campionati 30 taxa<br />

(di cui 9 rappresentati da un solo individuo campionato), mentre con il<br />

metodo IBE sono stati campionati 21 taxa (4 con un solo individuo) (Tab. 3.11).<br />

- Considerando la composizione totale della comunità campionata, possiamo<br />

osservare nell'IBE la presenza di 5 taxa che nel MacrOper sono assenti:<br />

Stratyomiidae, Helectrogena, Philopotamidae, Hydraenidae, Hydrophilidae.<br />

Nel MacrOper sono presenti 14 taxa che nell'IBE non emergono, tra cui<br />

Naididae, Onicogomphus, Lumbricidae, Brachycentridae, Lumbriculidae,<br />

sufficientemente rappresentati, mentre Acentrella, Limnephilidae,<br />

Leptoceridae, Elophoridae, Athericidae, Empididae, Tipulidae, Ancylidae,<br />

Nemertinidae, presenti con una sola unità.<br />

90


Tabella 3.11 - Elenco dei taxa e rispettive abbondanze rilevati con metodo MacrOper tar_ICMi e metodo<br />

IBE. Per i taxa raccolti con il metodo IBE che superavano il numero di 10 individui l’abbondanza è stimata<br />

con “giudizio esperto” . Stazione Parco bimbi sul Torrente Serra.<br />

N TAXA<br />

MacrOper ABBONDANZA<br />

CONTATA N TAXA<br />

1 Dugesia 642 1 Chironomidae 80<br />

2 Leuctra 250 2 Simuliidae 60<br />

3 Chironomidae 238 3 Dugesia 60<br />

4 Caenis 138 4 Baetis 30<br />

5 Elmidae 110 5 Hydropsychidae 30<br />

6 Simuliidae 100 6 Leuctra 25<br />

7 Hydropsychidae 78 7 Hydroptilidae 10<br />

8 Baetis 73 8 Elmidae 10<br />

9 Hydroptilidae 61 9 Ceratopogonidae 10<br />

10 Policentropodidae 39 10 Neritidae 10<br />

11 Ceratopogonidae 31 11 Sericostomatidae 6<br />

12 Limoniidae 19 12 Hydrobioidea 6<br />

13 Neritidae 15 13 Caenis 4<br />

14 Sericostomatidae 14 14 Limoniidae 4<br />

15 Hydrobioidea 12 15 Policentropodidae 3<br />

16 Gyrinidae 5 16 Gyrinidae 3<br />

17 Naididae 4 17 Stratyomidae 2<br />

18 Onicogomphus 3 18 Helectrogena 1<br />

19 Lumbricidae 3 19 Philopotamidae 1<br />

20 Brachycentridae 2 20 Hydraenidae 1<br />

21 Lumbriculidae 2 21 Hydrophilidae 1<br />

22 Acentrella 1<br />

23 Limnephilidae 1<br />

24 Leptoceridae 1<br />

25 Elophoridae 1<br />

26 Athericidae 1<br />

27 Empididae 1<br />

28 Tipulidae 1<br />

29 Ancylidae 1<br />

30 Nemertinidae 1<br />

91<br />

IBE ABBONDANZA<br />

STIMATA<br />

Dall’analisi delle composizioni % delle comunità presenti nei vari microhabitat<br />

emerge come queste si dimostrino sempre ben diversificate, mentre<br />

evidenzino il differente contributo fornito da ciascun taxon (Tab. 3.12 e<br />

Fig.3.7). Nel megalithal i Chironomidae rappresentano una buona percentuale<br />

della comunità; essi sono presenti significativamente anche nel macrolithal,<br />

mentre nel mesolithal la loro presenza è marginale. Dugesia, dal tipico


comportamento sciafilo, è ben rappresentata nel macrolithal e nel mesolithal,<br />

più scarsa, anche se ancora significativa, nel megalithal. Interessante anche<br />

notare come i Simulidae siano ben rappresentati sia nel megalithal che nel<br />

macrolithal, dove trovano evidentemente un buon substrato di ancoraggio,<br />

mentre il mesolithal non rappresenta un substrato adatto.<br />

Tabella 3.12 - Composizione percentuale in taxa (Famiglia o Genere) delle comunità dei diversi microhabitat<br />

ottenute sommando i popolamenti dei microhabitat uguali. Stazione Parco bimbi sul Torrente Serra.<br />

TAXA MES<br />

Dugesia 40.03%<br />

Leuctra 15.63%<br />

Caenis 10.93%<br />

Elmidae 7.42%<br />

Chironomidae 7.18%<br />

Hydroptilidae 4.47%<br />

Policentropodidae 3.11%<br />

Hydropsichidae 2.95%<br />

Ceratopogonidae 2.23%<br />

Baetis 1.67%<br />

Neritidae 0.96%<br />

Sericostomatidae 0.64%<br />

Hydrobioidea 0.64%<br />

Gyrinidae 0.40%<br />

Limoniidae 0.32%<br />

Naididae 0.32%<br />

Onicogomphus 0.24%<br />

Lumbriculidae 0.16%<br />

Acentrella 0.08%<br />

Brachycentridae 0.08%<br />

Limnephilidae 0.08%<br />

Leptoceridae 0.08%<br />

Athericidae 0.08%<br />

Empididae 0.08%<br />

Tipulidae 0.08%<br />

Ancylidae 0.08%<br />

Nemertinidae 0.08%<br />

TAXA MAC<br />

Dugesia 25.92%<br />

Chironomidae 22.44%<br />

Simuliidae 17.02%<br />

Leuctra 9.86%<br />

Baetis 9.09%<br />

Hydropsichidae 7.74%<br />

Elmidae 2.71%<br />

Sericostomatidae 1.16%<br />

Limoniidae 0.77%<br />

Hydrobioidea 0.77%<br />

Ceratopogonidae 0.58%<br />

Neritidae 0.58%<br />

Lumbricidae 0.58%<br />

Hydroptilidae 0.39%<br />

Caenis 0.19%<br />

Brachycentridae 0.19%<br />

92<br />

TAXA MGL<br />

Chironomidae 41.56%<br />

Simuliidae 15.58%<br />

Limoniidae 14.29%<br />

Dugesia 7.79%<br />

Baetis 6.49%<br />

Leuctra 3.90%<br />

Hydroptilidae 3.90%<br />

Elmidae 3.90%<br />

Hydropsichidae 1.30%<br />

Elophoridae 1.30%


Figura 3.14 - Grafici a torta rappresentanti la composizione percentuale in taxa delle comunità rinvenute<br />

nei diversi microhabitat campionati nella stazione Parco bimbi sul Torrente Serra. Nel grafico non sono<br />

riportati i nomi dei taxa con presenza inferiore a 1%.<br />

Sempre con l’obiettivo di analizzare le eventuali differenze tra i popolamenti<br />

dei microhabitat presenti nel sito, è stato effettuato un confronto grafico sulla<br />

base di alcuni parametri (numero di taxa, numero di individui e Indice di<br />

Shannon) (Fig. 3.8). Non emergono differenze per quanto riguarda l’Indice di<br />

Shannon, mentre emerge una differenza tra megalithal e gli altri due<br />

microhabitat (mesolithal e macrolithal), rispetto al numero di taxa e al numero<br />

di individui. In particolare è notevole la differenza per quanto riguarda il<br />

numero di individui, che nel megalithal è decisamente inferiore.<br />

93


Figura 3.8 - Box-plot relativi al confronto tra i popolamenti di diversi microhabitat sulla base di tre<br />

parametri: numero di taxa, numero di individui, Indice di Shannon. Il grafico rappresenta per ciascun<br />

microhabitat la media dei valori, la deviazione standard e l’errore standard. Stazione Parco bimbi.<br />

Stazione n. 5 Fiume Vezza-A monte del Canale Giardino<br />

Nella stazione Vezza - A monte del Canale Giardino sono stati evidenziati, con<br />

il campionamento multi habitat, microhabitat diversi, così rappresentati: 80%<br />

megalithal, 10% mesolithal e 10% ghiaia. Nel rispetto delle proporzioni<br />

previste dal metodo sono stati quindi effettuate le rispettive unità di<br />

campionamento, così come riportato in Tabella 3.13.<br />

95


Tabella 3.13 - Elenco dei taxa rilevati nella stazione sul Torrente Vezza a monte del Canale Giardino, secondo il metodo MacrOper e il metodo IBE. I taxa censiti con metodo MacrOper<br />

sono suddivisi nelle 10 unità di campionamento raccolte nella stazione; per il metodo IBE sono riportati presenza e abbondanza (l’asterisco indica che il taxon è considerato come drift e<br />

comunque non valido per il calcolo dell’indice IBE)<br />

96<br />

MacrOper<br />

ORDINE FAMIGLIA GENERE MGL1 MGL2 MGL3 MGL4 MGL5 MGL6 MGL7 MGL8 MES9 GHI10 TOTALE PRESENZA ABBONDANZA<br />

PLECOTTERI Leuctridae Leuctra > I<br />

Nemouridae Protonemoura 1 1 2 4 *<br />

Nemoura 1 1 2<br />

EFEMEROTTERI Baetidae Baetis 340 135 140 230 291 194 247 170 37 47 1831 > I<br />

Caenidae Caenis 1 1 2 *<br />

Ephemerellidae Ephemerella 18 2 3 7 7 37 > I<br />

Heptageniidae Ecdyonurus 1 1 2 *<br />

Habraphlebidae Habrophlebia 1 1<br />

Habroleptoides 1 1 1 *<br />

TRICOTTERI Rhyacophilidae 8 1 2 3 4 2 2 22 > I<br />

Hydropsychidae 1 1 > I<br />

Policentropodidae 1 1 1 *<br />

Philopotamidae 2 2 > I<br />

Hydroptilidae 1 1 2<br />

Sericostomatidae 1 *<br />

Goeridae 1 1<br />

COLEOTTERI Elmidae 87 6 1 3 1 8 17 3 2 128 > I<br />

DITTERI Chironomidae 46 1 5 5 2 6 1 80 1 3 150 > I<br />

Simuliidae 103 49 70 73 39 8 125 20 6 10 503 > L<br />

Limoniidae 4 1 9 1 1 16 1 *<br />

Empididae 1 1 3 I<br />

Tipulidae 1 1<br />

Blephariceridae 2 1 2 5 > I<br />

Ceratopogonidae 1 1 8 I<br />

IBE


97<br />

MacrOper IBE<br />

ORDINE FAMIGLIA GENERE MGL1 MGL2 MGL3 MGL4 MGL5 MGL6 MGL7 MGL8 MES9 GHI10 TOTALE PRESENZA ABBONDANZA<br />

CROSTACEI Gammaridae 3 *<br />

GASTEROPODI Ancylidae 1 1 7 I<br />

TRICLADI Dugesiidae Dugesia 3 3 > I<br />

OLIGOCHETI Lumbricidae > I<br />

Lumbriculidae 1 I<br />

Naididae 18 1 2 5 1 2 3 35 6 73 > I<br />

TOTALE IND 632 189 225 318 340 223 388 335 53 84 2787


Per quanto riguarda il confronto tra i due metodi , è possibile effettuare le<br />

seguenti osservazioni:<br />

- Il numero totale di taxa campionati con il metodo IBE è di poco superiore a<br />

quello raccolto con il metodo MacrOper; con il primo sono stati rilevati 25<br />

taxa, di cui 5 rappresentati da un solo individuo, mentre con il secondo sono<br />

stati contati 24 taxa, di cui 10 rappresentati da un solo individuo (Tab. 3.14).<br />

Quindi, a differenza delle altre stazioni, questa stazione è l’unico caso in cui<br />

sono stati campionati più taxa con il metodo IBE rispetto al multihabitat.<br />

- Considerando la composizione totale della comunità campionata, possiamo<br />

osservare nell'IBE la presenza di 5 taxa che sono assenti nel MacrOper:<br />

Leuctra, Lumbricidae, Gammaridae, Sericostomatidae, Lumbriculidae mentre<br />

nel MacrOper sono presenti 4 taxa, assenti nell'IBE: Nemoura, Hidroptilidae,<br />

Habrophlebia, Tipulidae. E’ interessante anche notare come gli<br />

Hydropsychidae siano rappresentati da una buona abbondanza con il metodo<br />

IBE, mentre con il metodo multihabitat ne sia stato rinvenuto un solo<br />

individuo.<br />

98


Tabella 3.14 - Elenco dei taxa e rispettive abbondanze rilevati con metodo MacrOper e metodo IBE. Per i<br />

taxa raccolti con il metodo IBE che superavano il numero di 10 individui l’abbondanza è stimata con<br />

“giudizio esperto”. Stazione sul Torrente Vezza-A monte del Canale Giardino.<br />

N TAXA<br />

MacrOper<br />

ABBONDANZA<br />

CONTATA N TAXA<br />

1 Baetis 1831 1 Simuliidae 60<br />

2 Simuliidae 503 2 Chironomidae 40<br />

3 Chironomidae 150 3 Baetis 30<br />

4 Elmidae 128 4 Ephemerella 30<br />

5 Naididae 73 5 Hydropsychidae 30<br />

6 Ephemerella 37 6 Leuctra 25<br />

7 Rhyacophilidae 22 7 Rhyacophilidae 20<br />

8 Limoniidae 16 8 Naididae 20<br />

9 Blephariceridae 5 9 Philopotamidae 10<br />

10 Dugesia 3 10 Elmidae 10<br />

11 Protonemoura 2 11 Dugesia 10<br />

12 Nemoura 2 12 Lumbricidae 10<br />

13 Philopotamidae 2 13 Blephariceridae 10<br />

14 Hydroptilidae 2 14 Ceratopogonidae 8<br />

15 Caenis 1 15 Ancylidae 7<br />

16 Ecdyonurus 1 16 Protonemoura 4<br />

17 Habrophlebia 1 17 Empididae 3<br />

18 Habroleptoides 1 18 Gammaridae 3<br />

19 Hydropsychidae 1 19 Caenis 2<br />

20 Policentropodidae 1 20 Ecdyonurus 2<br />

21 Empididae 1 21 Habroleptoides 1<br />

22 Tipulidae 1 22 Policentropodidae 1<br />

23 Ceratopogonidae 1 23 Sericostomatidae 1<br />

24 Ancylidae 1 24 Limoniidae 1<br />

25 Lumbriculidae 1<br />

99<br />

IBE ABBONDANZA<br />

STIMATA<br />

Dall’analisi delle elaborazioni grafiche delle comunità di ciascun microhabitat<br />

emerge come, non ci siano grosse differenze tra i popolamenti censiti nei tre<br />

diversi substrati; le tre popolazioni sono costituite per la maggior parte da<br />

Baetis e, in percentuale significativa, da Simulidae (Fig. 3.9).


Tabella 3.15 - Composizione percentuale in taxa (Famiglia o Genere) delle comunità dei diversi microhabitat<br />

ottenute sommando i popolamenti dei microhabitat uguali. Stazione sul Torrente Vezza-A monte del<br />

Canale Giardino.<br />

TAXA MGL<br />

Baetis 65.92%<br />

Simuliidae 18.38%<br />

Chironomidae 5.51%<br />

Elmidae 4.64%<br />

Naididae 2.53%<br />

Ephemerella 1.13%<br />

Rhyacophilidae 0.68%<br />

Limoniidae 0.57%<br />

Blephariceridae 0.11%<br />

Dugesia 0.11%<br />

Protonemura 0.08%<br />

Nemoura 0.08%<br />

Philopotamidae 0.08%<br />

Caenis 0.04%<br />

Hydropsichidae 0.04%<br />

Policentropodidae 0.04%<br />

Hydroptilidae 0.04%<br />

Empididae 0.04%<br />

TAXA GHI<br />

Baetis 55.95%<br />

Simuliidae 11.90%<br />

Ephemerella 8.33%<br />

Naididae 7.14%<br />

Chironomidae 3.57%<br />

Rhyacophilidae 2.38%<br />

Elmidae 2.38%<br />

Blephariceridae 2.38%<br />

Goeridae 1.19%<br />

Limoniidae 1.19%<br />

Tipulidae 1.19%<br />

Ceratopogonidae 1.19%<br />

Ancylidae 1.19%<br />

100<br />

TAXA MES<br />

Baetis 69.81%<br />

Simuliidae 11.32%<br />

Elmidae 5.66%<br />

Rhyacophilidae 3.77%<br />

Ecdyonurus 1.89%<br />

Habrophlebia 1.89%<br />

Habroleptoides 1.89%<br />

Hydroptilidae 1.89%<br />

Chironomidae 1.89%


Figura 3.15 - Grafici a torta rappresentanti la composizione percentuale in taxa delle comunità rinvenute<br />

nei diversi microhabitat campionati nella stazione sul Torrente Vezza-A monte del Canale Giardino. Nel<br />

grafico non sono riportati i nomi dei taxa con presenza inferiore a 1%.<br />

Per quanto riguarda questa stazione, non sono riportate elaborazioni grafiche<br />

relative al confronto tra i popolamenti dei diversi microhabitat a causa della<br />

loro composizione. Delle 10 unità di campionamento infatti 8 corrispondono a<br />

megalithal, una a mesolithal e una a ghiaia.<br />

Stazione n. 6 Torrente Vezza-Discesa alveo cava<br />

Nella stazione di Petrognano sono stati evidenziati, con il campionamento<br />

multihabitat, 3 microhabitat diversi, così rappresentati: mesolithal per il 60%,<br />

ghiaia per il 10%, e alghe per il 30%. Nel rispetto delle proporzioni previste dal<br />

metodo sono stati quindi effettuate le rispettive unità di campionamento, così<br />

come riportato in Tabella 3.16.<br />

101


Tabella 3.16 - Elenco dei taxa rilevati nella stazione sul Torrente Vezza-Discesa alveo cava, secondo il metodo MacrOper e il metodo IBE. I taxa censiti con metodo MacrOper sono<br />

suddivisi nelle 10 unità di campionamento raccolte nella stazione; per il metodo IBE sono riportati presenza e abbondanza (l’asterisco indica che il taxon è considerato come drift e<br />

comunque non valido per il calcolo dell’indice IBE)<br />

102<br />

MacrOper<br />

ORDINE FAMIGLIA GENERE MES1 MES2 MES3 MES4 MES5 MES6 GHI7 AL8 AL9 AL10 TOTALE PRESENZA ABBONDANZA<br />

PLECOTTERI Leuctridae Leuctra 2 1 1 4 3 *<br />

Nemouridae Protonemoura 3 *<br />

EFEMEROTTERI Baetidae Baetis 13 29 52 31 11 19 2 8 5 170 > L<br />

Caenidae Caenis 1 2 2 4 7 7 23 4 *<br />

Ephemerellidae Ephemerella 4 6 4 3 1 2 4 24 > I<br />

Heptageniidae Ecdyonurus 1 1 2 2 *<br />

Heptagenia 1 1<br />

Leptophlebiidae Paraleptophlebia 1 1<br />

Habrophlebia 1 *<br />

Habroleptoides 2 2 1 *<br />

TRICOTTERI Rhyacophilidae 1 1 3 5<br />

Hydropsychidae 1 1 1 1 1 5<br />

Policentropodidae 1 1<br />

Philopotamidae 1 1<br />

Hydroptilidae 1 1<br />

Psychomyidae 1 1<br />

COLEOTTERI Elmidae 1 2 3 1 4 1 12 > I<br />

Dytiscidae 1 1 2<br />

Hydrophilidae 1 1<br />

DITTERI Chironomidae 24 19 8 9 4 6 38 78 11 197 > L<br />

Simuliidae 1 1 2 3 7 > I<br />

Limoniidae 1 1 2 2 I<br />

Athericidae 1 *<br />

Stratyomiidae 1 *<br />

Ceratopogonidae 3 2 1 2 2 10 1 *<br />

OLIGOCHETI Lumbricidae 1 1<br />

Lumbriculidae 1 I<br />

Naididae 2 1 1 3 1 1 9 > I<br />

TOTALE IND 49 52 78 58 26 39 2 57 100 23 482<br />

IBE


Per quanto riguarda il confronto tra i due metodi, è possibile effettuare le<br />

seguenti osservazioni:<br />

- Il numero totale di taxa campionati con il metodo MacrOper è superiore a<br />

quello raccolto con il metodo IBE; con il primo sono stati rilevati 23 taxa, di cui<br />

8 rappresentati da un solo individuo, mentre con il secondo sono stati contati<br />

17 taxa, di cui 6 rappresentati da un solo individuo (Tab. 3.17).<br />

- Considerando la composizione totale della comunità campionata, possiamo<br />

osservare nell'IBE la presenza di 4 taxa che nel MacrOper sono assenti:<br />

Protonemoura, Athericidae, Stratyomiidae, Lumbriculidae; nel MacrOper sono<br />

presenti 11 taxa che nell'IBE risultano assenti: Rhyacophilidae,<br />

Hydropsychidae, Dytiscidae, Heptagenia, Paraleptophlebia, Policentropodidae,<br />

Philopotamidae, Hydroptilidae, Psycomiidae, Hydrophilidae, Lumbricidae,<br />

quasi tutti scarsamente rappresentati.<br />

Tabella 3.17 - Elenco dei taxa e rispettive abbondanze rilevati con metodo MacrOper e metodo IBE. Per i taxa raccolti<br />

con il metodo IBE che superavano il numero di 10 individui l’abbondanza è stimata con “giudizio esperto”. Stazione sul<br />

Torrente Vezza-Discesa alveo cava.<br />

N TAXA<br />

MacrOper ABBONDANZA<br />

CONTATA N TAXA<br />

1 Chironomidae 197 1 Chironomidae 80<br />

2 Baetis 170 2 Baetis 60<br />

3 Ephemerella 24 3 Ephemerella 30<br />

4 Caenis 23 4 Simuliidae 30<br />

5 Elmidae 12 5 Naididae 20<br />

6 Ceratopogonidae 10 6 Elmidae 10<br />

7 Naididae 9 7 Caenis 4<br />

8 Simuliidae 7 8 Leuctra 3<br />

9 Rhyacophilidae 5 9 Protonemoura 3<br />

10 Hydropsychidae 5 10 Ecdyonurus 2<br />

11 Leuctra 4 11 Limoniidae 2<br />

12 Ecdyonurus 2 12 Habrophlebia 1<br />

13 Habroleptoides 2 13 Habroleptoides 1<br />

14 Dytiscidae 2 14 Athericidae 1<br />

15 Limoniidae 2 15 Stratyomiidae 1<br />

16 Heptagenia 1 16 Ceratopogonidae 1<br />

17 Paraleptophlebia 1 17 Lumbriculidae 1<br />

18 Policentropodidae 1<br />

19 Philopotamidae 1<br />

20 Hydroptilidae 1<br />

21 Psychomyidae 1<br />

22 Hydrophilidae 1<br />

23 Lumbricidae 1<br />

103<br />

IBE ABBONDANZA<br />

STIMATA


Osservando la composizione % delle comunità, calcolata per ciascun gruppo di<br />

microhabitat rilevati in questa stazione, emerge come il mesolithal e le alghe<br />

sembrino avere popolamenti abbastanza differenti; infatti nella comunità<br />

delle alghe c’è una notevole predominanza di Chironomidae, mentre nel<br />

mesolithal prevale Baetis, e i Chironomidae rappresentano una percentuale<br />

significativa ma non predominante (Tab. 3.18 e Fig. 3.10). L’unità di<br />

campionamento relativa alla ghiaia non è stata presa in considerazione in<br />

quanto costituita da due soli individui di Baetis.<br />

Tabella 3.18 - Composizione percentuale in taxa (Famiglia o Genere) delle comunità dei diversi microhabitat<br />

ottenute sommando i popolamenti dei microhabitat uguali. Stazione sul Torrente Vezza-Discesa alveo cava<br />

TAXA MES<br />

Baetis 51.32%<br />

Chironomidae 23.18%<br />

Ephemerella 5.96%<br />

Elmidae 3.64%<br />

Simuliidae 2.98%<br />

Ceratopogonidae 1.99%<br />

Caenis 1.66%<br />

Rhyacophilidae 1.66%<br />

Hydropsichidae 1.32%<br />

Naididae 1.32%<br />

Leuctra 0.99%<br />

Habroleptoides 0.66%<br />

Ecdyonurus 0.33%<br />

Heptagenia 0.33%<br />

Paraleptophlebia 0.33%<br />

Policentropodidae 0.33%<br />

Philopotamidae 0.33%<br />

Psychomyidae 0.33%<br />

Dytiscidae 0.33%<br />

Hydrophilidae 0.33%<br />

Limoniidae 0.33%<br />

Lumbricidae 0.33%<br />

TAXA AL<br />

Chironomidae 70.56%<br />

Caenis 10.00%<br />

Baetis 7.22%<br />

Ephemerella 3.33%<br />

Naididae 2.78%<br />

Ceratopogonidae 2.22%<br />

Leuctra 0.56%<br />

Ecdyonurus 0.56%<br />

Hydropsichidae 0.56%<br />

Hydroptilidae 0.56%<br />

Elmidae 0.56%<br />

Dytiscidae 0.56%<br />

Limoniidae 0.56%<br />

104


Figura 3.10 - Grafici a torta rappresentanti la composizione percentuale in taxa delle comunità rinvenute<br />

nei diversi microhabitat campionati nella stazione sul Torrente Vezza-Discesa alveo cava. Nel grafico non<br />

sono riportati i nomi dei taxa con presenza inferiore a 1%.<br />

Dal confronto grafico sulla base dei parametri considerati, si può osservare<br />

che nella alghe la media del numero di taxa e dell’indice di Shannon sono di<br />

poco inferiori rispetto al mesolithal, anche se l’intervallo totale è, almeno in<br />

parte, sovrapponibile (Fig. 3.11).<br />

105


Figura 3.11 - Box-plot relativi al confronto tra i popolamenti di diversi microhabitat sulla base di tre<br />

parametri: numero di taxa, numero di individui, Indice di Shannon. Il grafico rappresenta per ciascun<br />

microhabitat la media dei valori, la deviazione standard e l’errore standard. Stazione sul Torrente Vezza-<br />

Discesa alveo cava.<br />

106


Confronto tra microhabitat<br />

Dalla elaborazione statistica dei dati ottenuti raggruppando tra loro<br />

microhabitat identici di 4 stazioni, emergono differenze significative, per<br />

quanto riguarda il numero di taxa e l’Indice di Shannon, tra il megalithal e gli<br />

altri microhabitat (mesolithal e macrolithal). Non emergono invece differenze<br />

significative tra i popolamenti di mesolithal e macrolithal (Tab 3.19).<br />

Tabella 3.19 - Test U di Mann-Whitney eseguito per rilevare eventuali differenze tra i popolamenti dei 3<br />

microhabitat Mesolithal, Macrolithal e Megalithal relativamente ai parametri: Numero di taxa, Numero di<br />

individui e Indice di Shannon. Il test risulta significativo quando p esatto < 0,05.<br />

variabile<br />

Var2 num taxa<br />

Var3 num individui<br />

Var4Shannon<br />

variabile<br />

Var2 num taxa<br />

Var3 num individui<br />

Var4Shannon<br />

variabile<br />

Var2 num taxa<br />

Var3 num individui<br />

Var4Shannon<br />

Test U Mann-Whitney (Spreadsheet1)<br />

Variabile Var1microhabitat<br />

Test marcati significativi liv. p


108


Figura 3.12 - Box-plot relativi al confronto tra i popolamenti di diversi microhabitat sulla base di tre<br />

parametri: numero di taxa, numero di individui, Indice di Shannon. Il grafico rappresenta per ciascun<br />

microhabitat la mediana dei valori, l’intervallo t venticinquesimo e settantacinquesimo percentile,<br />

l’intervallo non Outlier 7 , gli Outlier e gli Estremi.<br />

7 L'intervallo non-outlier è l'intervallo di valori che ricade tra il limite superiore di outlier (per esempio, +1.5 *<br />

l'altezza del box) e il limite di outlier inferiore (per esempio, -1.5 * l'altezza del box).<br />

109


3.2 Calcolo degli indici di qualità<br />

Sulla base dei risultati ottenuti con l’applicazione dei due metodi, si sono<br />

calcolati i rispettivi indici al fine di classificare, dal punto di vista biologico, le<br />

varie stazioni prese in esame. Ricordiamo, come descritto nella sezione<br />

Materiali e Metodi, che il metodo I.B.E. prevede il calcolo dell’indice<br />

direttamente sul campo, tramite una tabella a doppia entrata che permette di<br />

individuare un valore di I.B.E., corrispondente a una delle 5 Classi di qualità. Il<br />

metodo MacrOper, richiede per il calcolo dell’indice l’utilizzo del software<br />

ICMeasy, e classifica la stazione secondo 5 classi di Stato ecologico (Tab. 3.20).<br />

Tabella 3.20 - Tabella comparativa delle classi di qualità individuate dal metodo IBE e dal metodo<br />

MacrOper.<br />

Classi di<br />

qualità<br />

Classe I^<br />

Classe II^ 8-9<br />

Classe<br />

III^ 6-7<br />

Classe<br />

IV^ 4-5<br />

Classe V^ 0-1-2-3<br />

I.B.E.<br />

Valori di<br />

I.B.E. giudizio di qualità<br />

10-11- Ambiente non<br />

12-…<br />

Stato<br />

ecologico<br />

110<br />

Codice<br />

num<br />

MacrOper<br />

Limiti di<br />

classe C_4<br />

Limiti di<br />

classe C_7<br />

Limiti di classe<br />

C_9<br />

inquinato Elevato 5 0,97-1 0,97-1 0,94-1<br />

Ambiente<br />

moderatamente<br />

inquinato Buono 4 0,72-0,97 0,72-0,97 0,7-0,94<br />

Ambiente<br />

inquinato<br />

Ambiente molto<br />

Sufficiente 3 0,48-0,72 0,48- 0,72 0,47-0,7<br />

inquinato<br />

Ambiente<br />

fortemente<br />

Scarso 2 0,24-0,48 0,24-0,48 0,24-0,47<br />

inquinato Cattivo 1 0-0,24 0-0,24 0-0,24<br />

Vengono riportati di seguito gli indici di qualità biologica calcolati sia con il<br />

metodo I.B.E. che con il metodo MacrOper, per ciascuna stazione.


Stazione n. 1 Fiume Serchio - Petrognano<br />

Qualità biologica secondo l’indice I.B.E.<br />

Rilevate Valide<br />

TOTALE U.S. 17 13<br />

Entrata orizzontale in tabella 1 PLECOTTERO<br />

Valore di I.B.E. 8<br />

Classe di qualità<br />

II^<br />

Ambiente con moderati sintomi<br />

di inquinamento o di alterazione<br />

Qualità biologica secondo l’indice Star_ICMi<br />

Number of<br />

EPT Families 1-GOLD<br />

111<br />

Shannon<br />

Diversity log(SelEPTD+1)<br />

Total Number<br />

of Families<br />

ASPT<br />

Valori calcolati<br />

(VC) 6.50 10 0.05 1.04 1.72 18<br />

Valori di<br />

riferimento C_7<br />

(VR)<br />

6.81 15 0.79 2.35 2.44 32<br />

EQR (VC/VR) 0.66 0.67 0.06 0.44 0.70 0.56<br />

Valori pesati 0.22 0.06 0.00 0.04 0.19 0.09<br />

Valore indice<br />

Star_ICMi 0.60<br />

Valore indice<br />

Star_ICMi<br />

normalizzato<br />

0.60<br />

STATO<br />

ECOLOGICO SUFFICIENTE


Stazione n. 2 Fiume Serchio-Ghivizzano<br />

Qualità biologica secondo l’indice I.B.E.<br />

Rilevate Valide<br />

TOTALE U.S. 15 12<br />

Entrata orizzontale in tabella + PLECOTTERI<br />

Valore di I.B.E. 9<br />

Classe di qualità<br />

II^<br />

Ambiente con moderati sintomi<br />

di inquinamento o di<br />

alterazione<br />

Qualità biologica secondo l’indice Star_ICMi<br />

ASPT<br />

Number of<br />

EPT Families 1-GOLD<br />

112<br />

Shannon<br />

Diversity log(SelEPTD+1)<br />

Total<br />

Number of<br />

Families<br />

Valori calcolati (VC) 5.72 9 0.47 1.32 1.48 20<br />

Valori di riferimento<br />

C_7 (VR)<br />

6.77 15.5 0.75 2.27 2.30 28.5<br />

EQR (VC/VR) 0.55 0.58 0.63 0.58 0.64 0.70<br />

Valori pesati 0.18 0.05 0.04 0.05 0.17 0.12<br />

Valore indice<br />

Star_ICMi 0.61<br />

Valore indice<br />

Star_ICMi<br />

normalizzato 0.60<br />

STATO<br />

ECOLOGICO SUFFICIENTE


Stazione n. 3 Torrente Serra-Fosso di Rimone<br />

Qualità biologica secondo l’indice I.B.E.<br />

Rilevate Valide<br />

TOTALE U.S. 22 17<br />

Entrata orizzontale in tabella + PLECOTTERI<br />

Valore di I.B.E. 10<br />

Classe di qualità<br />

I^<br />

Ambiente non inquinato o<br />

comunque non alterato in modo<br />

sensibile<br />

Qualità biologica secondo l’indice Star_ICMi<br />

ASPT<br />

Number of EPT<br />

Families<br />

1-<br />

GOLD<br />

113<br />

Shannon<br />

Diversity log(SelEPTD+1)<br />

Total Number of<br />

Families<br />

Valori calcolati (VC) 7 13 0.97 1.65 1.59 23<br />

Valori di<br />

riferimento C_7<br />

(VR) 6.81 15 0.79 2.35 2.44 32<br />

EQR (VC/VR) 0.73 0.87 1.23 0.70 0.65 0.72<br />

Valori pesati 0.25 0.07 0.08 0.06 0.17 0.12<br />

Valore indice<br />

Star_ICMi 0.75<br />

Valore indice<br />

Star_ICMi<br />

normalizzato<br />

0.75<br />

STATO<br />

ECOLOGICO BUONO


Stazione n.4 Torrente Serra-Parco Bimbi<br />

Qualità biologica secondo l’indice I.B.E.<br />

Rilevate Valide<br />

TOTALE U.S. 21 16<br />

Entrata orizzontale in tabella + TRICOTTERI<br />

Valore di I.B.E. 8<br />

Classe di qualità<br />

II^<br />

Ambiente con moderati sintomi di<br />

inquinamento o di alterazione<br />

Qualità biologica secondo l’indice Star_ICMi<br />

Number of<br />

EPT Families 1-GOLD<br />

114<br />

Shannon<br />

Diversity log(SelEPTD+1)<br />

Total Number of<br />

Families<br />

ASPT<br />

Valori calcolati<br />

(VC) 5.58 9 0.77 2.2 1.65 29<br />

Valori di<br />

riferimento C_7<br />

(VR)<br />

6.81 15 0.79 2.35 2.44 32<br />

EQR (VC/VR) 0.53 0.60 0.97 0.94 0.68 0.91<br />

Valori pesati 0.18 0.05 0.07 0.08 0.18 0.15<br />

Valore indice<br />

Star_ICMi 0.70<br />

Valore indice<br />

Star_ICMi<br />

normalizzato<br />

0.70<br />

STATO<br />

ECOLOGICO SUFFICIENTE


Stazione n.5 Torrente Vezza- A monte del canale Giardino<br />

Qualità biologica secondo l’indice I.B.E.<br />

Rilevate Valide<br />

TOTALE U.S. 27 18<br />

Entrata orizzontale in tabella + PLECOTTERI<br />

Valore di I.B.E. 9<br />

Classe di qualità<br />

II^<br />

Ambiente con moderati sintomi di<br />

inquinamento o di alterazione<br />

Qualità biologica secondo l’indice Star_ICMi<br />

Number of<br />

EPT Families 1-GOLD<br />

115<br />

Shannon<br />

Diversity log(SelEPTD+1)<br />

Total Number of<br />

Families<br />

ASPT<br />

Valori calcolati<br />

(VC) 6.32 12 0.73 1.17 1.04 23<br />

Valori di<br />

riferimento C_7<br />

(VR)<br />

6.81 15 0.79 2.35 2.44 32<br />

EQR (VC/VR) 0.63 0.80 0.92 0.50 0.43 0.72<br />

Valori pesati 0.21 0.07 0.06 0.04 0.11 0.12<br />

Valore indice<br />

Star_ICMi 0.61<br />

Valore indice<br />

Star_ICMi<br />

normalizzato 0.61<br />

STATO<br />

ECOLOGICO SUFFICIENTE


Stazione n. 6 Torrente Vezza-Discesa alveo cava<br />

Qualità biologica secondo l’indice I.B.E.<br />

Rilevate Valide<br />

TOTALE U.S. 20 9<br />

Entrata orizzontale in tabella 1 EFEMEROTTERO<br />

Valore di I.B.E. 6<br />

Classe di qualità<br />

III^<br />

Ambiente inquinato o<br />

comunque alterato<br />

Qualità biologica secondo l’indice Star_ICMi<br />

Number of<br />

EPT Families 1-GOLD<br />

116<br />

Shannon<br />

Diversity log(SelEPTD+1)<br />

Total Number of<br />

Families<br />

ASPT<br />

Valori calcolati<br />

(VC) 6.11 12 0.53 1.66 0.90 21<br />

Valori di<br />

riferimento C_7<br />

(VR)<br />

6.81 15 0.79 2.35 2.44 32<br />

EQR (VC/VR) 0.60 0.80 0.67 0.71 0.37 0.66<br />

Valori pesati 0.20 0.07 0.04 0.06 0.10 0.11<br />

Valore indice<br />

Star_ICMi 0.58<br />

Valore indice<br />

Star_ICMi<br />

normalizzato 0.58<br />

STATO<br />

ECOLOGICO SUFFICIENTE


3.3 Simulazioni di stime<br />

MacrOper è un metodo di tipo quantitativo, dunque l’indice dipende oltreché<br />

dalla composizione in taxa, anche dalle abbondanze numeriche di ciascun<br />

taxa. In particolare le metriche che dipendono dall’abbondanza sono 1-GOLD,<br />

l’Indice di Shannon e log(SelEPTD+1). GOLD rappresenta l’abbondanza relativa<br />

dei taxa appartenenti a Gasteropodi, Ditteri e Oligocheti rispetto al totale,<br />

l’Indice di Shannon è un indice di diversità e log(SelEPTD+1) è il logaritmo delle<br />

abbondanze di alcune famiglie di Efemerotteri, Plecotteri, Tricotteri e Ditteri<br />

(Tab. 2.2).<br />

Come è stato già esplicitato nella sezione “Materiali e Metodi”, nel corso dei<br />

campionamenti è stato eseguito un conteggio completo di tutti gli organismi<br />

presenti, al fine di avere a disposizione dati numericamente esatti. Tuttavia,<br />

nella applicazione corrente della procedura da parte delle Agenzie, potrebbe<br />

risultare alquanto difficoltoso applicare un conteggio completo della<br />

comunità, in termini pratici ed economici. In occasione di un Meeting<br />

organizzato dal CISBA (Centro Italiano Studi di Biologia Ambientale) su “I<br />

Macroinvertebrati bentonici nel monitoraggio delle acque correnti”, sono stati<br />

presentati diversi contributi da parte delle Agenzie per l’Ambiente<br />

partecipanti. In particolare uno degli aspetti su cui si è focalizzata l’attenzione,<br />

è stato proprio quello relativo alla scelta di un metodo efficace per la stima<br />

delle abbondanze, durante l’analisi della comunità campionata. In questa sede<br />

si è ritenuto opportuno prendere in considerazione due modalità di stima.<br />

Una riguarda la stima tramite sub campioni, l’altra prende in considerazione la<br />

possibilità di stabilire a priori un tetto massimo di abbondanza nel conteggio<br />

degli organismi, entrambe con il fine di verificare la praticabilità di una<br />

possibile alternativa al conteggio totale degli organismi e nel contempo<br />

valutare il possibile errore nel calcolo dell’indice Star_ICMi della comunità<br />

stimata rispetto a quella conteggiata.<br />

117


Stima mediante subcampioni<br />

Nella stazione “Fosso di Rimone”, è stato effettuato un apposito<br />

campionamento, mirato alla stima delle abbondanze mediante subcampioni.<br />

In tale occasione, le 10 unità di campionamento raccolte non sono state<br />

tenute separate, ma sono state raccolte in un unico contenitore. Il campione<br />

totale, una volta mescolato, è stato ulteriormente suddiviso in 4 subcampioni,<br />

sui quali è stato effettuato un conteggio completo degli individui raccolti. E’<br />

stato calcolato l’indice Star_ICMi innanzitutto sul campione totale, ottenuto<br />

dalla somma dei 4 subcampioni, successivamente sui risultati derivanti dai<br />

campioni stimati, ottenuti moltiplicando i dati di ciascun subcampione per<br />

quattro (Tab. 3.21).<br />

118


Tabella 3.21 - Simulazione di stime tramite subcampioni nella stazione Fosso di Rimone. La tabella riporta i valori calcolati per le metriche (sono evidenziate in giallo le metriche<br />

dipendenti dall’abbondanza, in arancio le altre), il valore dell’indice Star_ICMi (evidenziato in verde), e l’errore percentuale dovuto alla stima (evidenziato in rosso).<br />

Number of EPT<br />

Shannon<br />

Total Number of<br />

CONTEGGIO TOTALE ASPT Families 1-GOLD Diversity log(SelEPTD+1) Families<br />

Valori calcolati (VC) 6.26 10 0.84 2.17 2.21 23<br />

6.81 15.00 0.79 2.35 2.44 32.00<br />

INDICE<br />

Valori di riferimento<br />

Star_ICMi<br />

(VR)<br />

INDICE Star_ICMi NORMALIZZATO<br />

EQR (VC/VR) 0.63 0.67 1.06 0.92 0.91 0.72 0.773<br />

STATO<br />

0.773<br />

Valori pesati 0.21 0.06 0.07 0.08 0.24 0.12 ECOLOGICO BUONO<br />

Number of EPT<br />

Shannon<br />

Total Number of<br />

STIMA 1 ASPT Families 1-GOLD Diversity log(SelEPTD+1) Families<br />

Valori calcolati (VC) 6 6 0.87 2.21 2.36 16<br />

6.81 15.00 0.79 2.35 2.44 32.00<br />

INDICE<br />

Valori di riferimento<br />

Star_ICMi<br />

(VR)<br />

INDICE Star_ICMi NORMALIZZATO<br />

EQR (VC/VR) 0.59 0.40 1.10 0.94 0.97 0.50 0.722<br />

STATO<br />

0.722 errore<br />

Valori pesati 0.20 0.03 0.07 0.08 0.26 0.08 ECOLOGICO BUONO -6.61%<br />

Number of EPT<br />

Shannon<br />

Total Number of<br />

STIMA 2 ASPT Families 1-GOLD Diversity log(SelEPTD+1) Families<br />

Valori calcolati (VC) 6.06 8 0.86 2.2 2.16 19<br />

6.81 15.00 0.79 2.35 2.44 32.00<br />

INDICE<br />

Valori di riferimento<br />

Star_ICMi<br />

(VR)<br />

INDICE Star_ICMi NORMALIZZATO<br />

EQR (VC/VR) 0.60 0.53 1.09 0.94 0.89 0.59 0.729<br />

STATO<br />

0.729 errore<br />

Valori pesati 0.20 0.04 0.07 0.08 0.24 0.10 ECOLOGICO BUONO -5.75%<br />

119


Number of EPT<br />

Shannon<br />

Total Number of<br />

STIMA 3 ASPT Families 1-GOLD Diversity log(SelEPTD+1) Families<br />

Valori calcolati (VC) 6.29 7 0.72 2.25 2.05 16<br />

6.81 15.00 0.79 2.35 2.44 32.00<br />

INDICE<br />

Valori di riferimento<br />

Star_ICMi<br />

(VR)<br />

INDICE Star_ICMi NORMALIZZATO<br />

EQR (VC/VR) 0.63 0.47 0.91 0.96 0.84 0.50 0.697<br />

STATO<br />

0.697 errore<br />

Valori pesati 0.21 0.04 0.06 0.08 0.22 0.08 ECOLOGICO SUFFICIENTE -9.89%<br />

Number of EPT<br />

Shannon<br />

Total Number of<br />

STIMA 4 ASPT Families 1-GOLD Diversity log(SelEPTD+1) Families<br />

Valori calcolati (VC) 6.67 7 0.89 2.17 2.2 17<br />

6.81 15.00 0.79 2.35 2.44 32.00<br />

INDICE<br />

Valori di riferimento<br />

Star_ICMi<br />

(VR)<br />

INDICE Star_ICMi NORMALIZZATO<br />

EQR (VC/VR) 0.69 0.47 1.13 0.92 0.90 0.53 0.748<br />

STATO<br />

0.748 errore<br />

Valori pesati 0.23 0.04 0.08 0.08 0.24 0.09 ECOLOGICO BUONO -3.19%<br />

120


Nella tabella 3.21 sono riportati tutti i dati relativi alle diverse metriche che<br />

compongono l’indice Star_ICMi; in particolare sono evidenziate in giallo le<br />

metriche che dipendono dalle abbondanze, e che quindi sono più influenzate<br />

dalle diverse stime effettuate. In realtà nel calcolo dell’indice effettuato<br />

tramite sub campioni, possono variare non solo le metriche strettamente<br />

dipendenti dall’abbondanza (1-GOLD, Shannon e log(SelEPTD+1)), ma anche le<br />

metriche dipendenti dal numero di taxa rilevati (evidenziate in arancio).<br />

Infatti, è possibile che un taxon venga rilevato in un subcampione e non negli<br />

altri, soprattutto per quanto riguarda i taxa rari. Inoltre è evidenziato in verde<br />

il valore dell’indice finale, ed è riportato l’errore percentuale di ciascuna stima<br />

rispetto al totale (evidenziato in rosso). L’errore si riferisce all’indice calcolato<br />

grazie alla stima ottenuta con ciascun sub campione, rispetto all’indice<br />

“reale”, ottenuto dalla somma dei quattro sub campioni.<br />

Da tale analisi emerge come l’errore nel calcolo dell’indice finale non sia del<br />

tutto trascurabile: esso varia infatti da un minimo del 3,19% ad un massimo<br />

del 9,89%. L’entità dell’errore può quindi determinare una diversa<br />

assegnazione della classe di Stato Ecologico, come nel caso della STIMA 3<br />

(errore pari a 9,89%), dove lo classe di Stato Ecologico individuata è inferiore<br />

alla classe calcolata con il conteggio totale.<br />

Stima mediante un tetto massimo di abbondanza<br />

Un secondo metodo di stima è stato quello di presupporre un tetto massimo<br />

di abbondanza e verificare le eventuali differenze riscontrabili<br />

nell’elaborazione dell’indice; tale metodo prevede il conteggio completo di<br />

tutti gli organismi fino ad una cifra massima determinata, che sarà<br />

l’abbondanza di tutti quei taxa che superano tale cifra (ad esempio: se il tetto<br />

massimo è 100, saranno contati tutti i taxa fino a 100 individui, dopodiché<br />

tutti i taxa numericamente superiori verranno considerati pari al valore<br />

stimato di 100 individui).<br />

A tal fine sono state considerate diverse classi di abbondanza. Per quanto<br />

riguarda la prima simulazione (Stazione Vezza-A monte del Canale Giardino),<br />

sono state considerate le classi: 100, 200, 400, 500, 1000. Nella seconda<br />

121


simulazione (Stazione Fosso di Rimone-1) invece sono state considerate le 4<br />

classi: 100, 200, 400, 800.<br />

Confrontando i risultati ottenuti nell’ambito delle varie simulazioni (Tabb.<br />

3.22, 3.23) con quelli derivanti dal conteggio totale degli individui emerge che,<br />

l’errore rilevato , non è eccessivamente elevato, e, in ogni caso, di molto<br />

inferiore a quello derivante dalla stima effettuata mediante subcampioni. In<br />

generale infatti l’errore varia tra 0,08% e 2,63%. Come prevedibile, l’errore<br />

diminuisce man mano che la stima si avvicina al valore reale, anche se non<br />

sempre con andamento lineare. Nelle simulazioni effettuate, l’errore<br />

riscontrato non causa variazioni nella definizione dello Stato Ecologico.<br />

Sebbene, in alcuni casi, ciò potrebbe verificarsi, il livello di accuratezza<br />

sarebbe comunque superiore a quello ottenuto con la stima del sub campione<br />

e il livello di incertezza più accettabile.<br />

122


Tabella 3.22 - Simulazione di stime nella stazione Vezza-A monte del Canale Giardino. La tabella riporta i valori calcolati per le metriche (sono evidenziate in<br />

giallo le metriche dipendenti dall’abbondanza), il valore dell’indice Star_ICMi (evidenziato in verde), e l’errore percentuale dovuto alla stima(evidenziato in<br />

rosso).<br />

Number of EPT<br />

Shannon<br />

Total Number<br />

TOTALE ASPT Families 1-GOLD Diversity log(SelEPTD+1) of Families<br />

Valori calcolati (VC)<br />

Valori di riferimento<br />

6.32 12 0.73 1.17 1.04 23<br />

(VR) 6.74 14.3 0.8 2.39 2.39 33 INDICE Star_ICMi<br />

123<br />

INDICE Star_ICMi<br />

NORMALIZZATO<br />

EQR (VC/VR) 0.64 0.84 0.91 0.49 0.44 0.70 0.618 0.612<br />

Valori pesati 0.21 0.07 0.06 0.04 0.12 0.12 STATO ECOLOGICO SUFFICIENTE<br />

Number of EPT<br />

Shannon<br />

Total Number<br />

PROVA100 ASPT Families 1-GOLD Diversity log(SelEPTD+1) of Families<br />

Valori calcolati (VC)<br />

Valori di riferimento<br />

6.32 12 0.48 2.14 1.04 23<br />

(VR) 6.74 14.3 0.8 2.39 2.39 33 INDICE Star_ICMi<br />

INDICE Star_ICMi<br />

NORMALIZZATO errore<br />

EQR (VC/VR) 0.64 0.84 0.60 0.90 0.44 0.70 0.630 0.624 2.06%<br />

Valori pesati 0.21 0.07 0.04 0.07 0.12 0.12 STATO ECOLOGICO SUFFICIENTE<br />

Number of EPT<br />

Shannon<br />

Total Number<br />

PROVA200 ASPT Families 1-GOLD Diversity log(SelEPTD+1) of Families<br />

Valori calcolati (VC)<br />

Valori di riferimento<br />

6.32 12 0.47 1.97 1.04 23<br />

(VR) 6.74 14.3 0.8 2.39 2.39 33 INDICE Star_ICMi<br />

INDICE Star_ICMi<br />

NORMALIZZATO errore<br />

EQR (VC/VR) 0.64 0.84 0.59 0.82 0.44 0.70 0.624 0.617 0.97%<br />

Valori pesati 0.21 0.07 0.04 0.07 0.12 0.12 STATO ECOLOGICO SUFFICIENTE<br />

Number of EPT<br />

Shannon<br />

Total Number<br />

PROVA400 ASPT Families 1-GOLD Diversity log(SelEPTD+1) of Families<br />

Valori calcolati (VC)<br />

Valori di riferimento<br />

6.32 12 0.48 1.75 1.04 23<br />

(VR) 6.74 14.3 0.8 2.39 2.39 33 INDICE Star_ICMi<br />

INDICE Star_ICMi<br />

NORMALIZZATO errore<br />

EQR (VC/VR) 0.64 0.84 0.60 0.73 0.44 0.70 0.617 0.611 -0.13%<br />

Valori pesati 0.21 0.07 0.04 0.06 0.12 0.12 STATO ECOLOGICO SUFFICIENTE


Number of EPT<br />

Shannon<br />

Total Number<br />

PROVA500 ASPT Families 1-GOLD Diversity log(SelEPTD+1) of Families<br />

Valori calcolati (VC)<br />

Valori di riferimento<br />

6.32 12 0.49 1.66 1.04 23<br />

(VR) 6.74 14.3 0.8 2.39 2.39 33 INDICE Star_ICMi<br />

124<br />

INDICE Star_ICMi<br />

NORMALIZZATO errore<br />

EQR (VC/VR) 0.64 0.84 0.61 0.69 0.44 0.70 0.615 0.608 -0.50%<br />

Valori pesati 0.21 0.07 0.04 0.06 0.12 0.12 STATO ECOLOGICO SUFFICIENTE<br />

Number of EPT<br />

Shannon<br />

Total Number<br />

PROVA1000 ASPT Families 1-GOLD Diversity log(SelEPTD+1) of Families<br />

Valori calcolati (VC)<br />

Valori di riferimento<br />

6.32 12 0.62 1.45 1.04 23<br />

(VR) 6.74 14.3 0.8 2.39 2.39 33 INDICE Star_ICMi<br />

INDICE Star_ICMi<br />

NORMALIZZATO errore<br />

EQR (VC/VR) 0.64 0.84 0.78 0.61 0.44 0.70 0.618 0.612 0.08%<br />

Valori pesati 0.21 0.07 0.05 0.05 0.12 0.12 STATO ECOLOGICO SUFFICIENTE<br />

Tabella 3.23 – Simulazione di stime nella stazione Fosso di Rimone (1° campionamento). La tabella riporta i valori calcolati per le metriche (sono evidenziate in giallo le<br />

metriche dipendenti dall’abbondanza), il valore dell’indice Star_ICMi (evidenziato in verde), e l’errore percentuale dovuto alla stima (evidenziato in rosso).<br />

TOTALE ASPT<br />

Number of EPT<br />

Families 1-GOLD<br />

Shannon<br />

Diversity log(SelEPTD+1)<br />

Total Number of<br />

Families<br />

Valori calcolati (VC) 7 13 0.97 1.65 1.59 23<br />

Valori di riferimento<br />

(VR) 6.74 14.3 0.8 2.39 2.39 33 INDICE Star_ICMi<br />

INDICE Star_ICMi<br />

NORMALIZZATO<br />

EQR (VC/VR) 0.74 0.91 1.21 0.69 0.67 0.70 0.755 0.748<br />

Valori pesati 0.25 0.08 0.08 0.06 0.18 0.12 STATO ECOLOGICO BUONO


PROVA 100 ASPT<br />

Number of EPT<br />

Families 1-GOLD<br />

Shannon<br />

Diversity log(SelEPTD+1)<br />

125<br />

Total Number of<br />

Families<br />

Valori calcolati (VC) 7 13 0.9 2.39 1.59 23<br />

Valori di riferimento<br />

(VR) 6.74 14.3 0.8 2.39 2.39 33 INDICE Star_ICMi<br />

INDICE Star_ICMi<br />

NORMALIZZATO errore<br />

EQR (VC/VR) 0.74 0.91 1.13 1.00 0.67 0.70 0.775 0.767 2.63%<br />

Valori pesati 0.25 0.08 0.08 0.08 0.18 0.12 STATO ECOLOGICO BUONO<br />

PROVA 200 ASPT<br />

Number of EPT<br />

Families 1-GOLD<br />

Shannon<br />

Diversity log(SelEPTD+1)<br />

Total Number of<br />

Families<br />

Valori calcolati (VC) 7 13 0.94 2.11 1.59 23<br />

Valori di riferimento<br />

(VR) 6.74 14.3 0.8 2.39 2.39 33 INDICE Star_ICMi<br />

INDICE Star_ICMi<br />

NORMALIZZATO errore<br />

EQR (VC/VR) 0.74 0.91 1.18 0.88 0.67 0.70 0.769 0.761 1.78%<br />

Valori pesati 0.25 0.08 0.08 0.07 0.18 0.12 STATO ECOLOGICO BUONO<br />

PROVA 400 ASPT<br />

Number of EPT<br />

Families 1-GOLD<br />

Shannon<br />

Diversity log(SelEPTD+1)<br />

Total Number of<br />

Families<br />

Valori calcolati (VC) 7 13 0.96 1.89 1.59 23<br />

Valori di riferimento<br />

(VR) 6.74 14.3 0.8 2.39 2.39 33 INDICE Star_ICMi<br />

INDICE Star_ICMi<br />

NORMALIZZATO errore<br />

EQR (VC/VR) 0.74 0.91 1.20 0.79 0.67 0.70 0.763 0.755 0.99%<br />

Valori pesati 0.25 0.08 0.08 0.07 0.18 0.12 STATO ECOLOGICO BUONO<br />

PROVA 800 ASPT<br />

Number of EPT<br />

Families 1-GOLD<br />

Shannon<br />

Diversity log(SelEPTD+1)<br />

Total Number of<br />

Families<br />

Valori calcolati (VC) 7 13 0.97 1.69 1.59 23<br />

Valori di riferimento<br />

(VR) 6.74 14.3 0.8 2.39 2.39 33 INDICE Star_ICMi<br />

INDICE Star_ICMi<br />

NORMALIZZATO errore<br />

EQR (VC/VR) 0.74 0.91 1.21 0.71 0.67 0.70 0.757 0.749 0.18%<br />

Valori pesati 0.25 0.08 0.08 0.06 0.18 0.12 STATO ECOLOGICO BUONO


4. Discussione<br />

4.1 Il campionamento secondo il metodo MacrOper<br />

Per quanto riguarda il campionamento secondo il metodo MacrOper, possiamo<br />

fare alcune considerazioni.<br />

L’identificazione della sequenza riffle/pool preliminare al campionamento non<br />

sempre è stata possibile, e nella maggior parte delle stazioni il campionamento<br />

è stato effettuato su un tratto generico rappresentativo del fiume. Anche dove<br />

la sequenza riffle/pool era ben riconoscibile, spesso la zona di pool non era<br />

agevolmente campionabile a causa del livello dell’acqua che avrebbe costretto<br />

a smuovere il substrato con i piedi anziché con le mani, facendo diminuire<br />

notevolmente l’accuratezza della prova. Si ritiene quindi più indicato, per<br />

quanto riguarda l’idroecoregione “Appennino Settentrionale”, privilegiare il<br />

campionamento nel “generico”.<br />

La stima della percentuale di copertura dei diversi microhabitat non ha<br />

rappresentato un problema, in quanto generalmente condivisa dai due<br />

operatori.<br />

Ciò che invece ha rappresentato un ostacolo dal punto di vista pratico del<br />

campionamento, è stato l’utilizzo della rete Surber. Teoricamente infatti, la<br />

rete dovrebbe essere sempre ben aderente al fondo, in modo da limitare al<br />

massimo l’eventuale fuoriuscita di organismi. Ciò risulta agevole su fondali<br />

piani e privi di asperità, costituiti da substrati rocciosi o a granulometria<br />

sufficientemente fine (≤ mesolithal). Su altri tipi di substrato è stato difficile, se<br />

non impossibile, posizionare la rete in modo adeguato. Ciò si è verificato in<br />

particolare nei microhabitat molto diversificati ma morfologicamente tali da<br />

non favorire il posizionamento del retino. Tali ambienti, per contro,<br />

costituiscono degli ottimi dispositivi di ritenzione, e quindi sono molto<br />

produttivi e in grado di accogliere comunità di macroinvertebrati complesse.<br />

Nell’ambito della presente indagine è stato effettuato il conteggio completo di<br />

tutti gli organismi campionati. L’applicazione del metodo ha così richiesto un<br />

notevole impegno in termini di tempo da parte degli operatori coinvolti nelle<br />

prove. Da una stima effettuata sulla base dei tempi impiegati per le fasi che<br />

126


isentono maggiormente delle modifiche apportate dal metodo MacrOper<br />

(campionamento e misura delle abbondanze), si calcolano tempi nell’ordine di<br />

12-15 ore/uomo per stazione, a fronte di circa 3 ore/uomo richieste dal<br />

metodo IBE. Ovviamente, nell’ottica delle campagne di campionamento svolte<br />

dalle Agenzie, questo incremento dei tempi può risultare una criticità da non<br />

sottovalutare. D’altronde l’unico parametro modificabile nel metodo è<br />

rappresentato dalla valutazione delle abbondanze. Da ciò la necessità di<br />

giungere a stime di abbondanza dei taxa campionati. Uno dei nodi non ancora<br />

del tutto risolti del nuovo metodo è proprio quello della stima delle<br />

abbondanze. Come è stato estesamente spiegato nella sezione Materiali e<br />

Metodi, per gli organismi presenti con abbondanza superiore a 10 individui, il<br />

metodo propone l’utilizzo di “classi numeriche predefinite specificate per i<br />

diversi taxa in relazione al tipo fluviale o all’idro-ecoregione di appartenenza”,<br />

ma sembra lasciare una certa libertà riguardo all’argomento. Nell’ambito della<br />

presente ricerca, sono stati confrontati due diversi metodi di stima, quello<br />

tramite subcampioni, e quello tramite “tetti di abbondanze”. Come è risultato<br />

dalle elaborazioni (Tab. 3.21), la stima mediante subcampioni, che sicuramente<br />

sarebbe la più vantaggiosa dal punto di vista dell’impegno richiesto, ha<br />

presentato un errore non trascurabile, che varia da 3,19% ad un massimo di<br />

9,89%. Inoltre con questa stima è maggiore il rischio di perdere i taxa più rari,<br />

che nel metodo MacrOper vengono comunque considerati al fine del calcolo<br />

dell’indice.<br />

Il secondo metodo di stima risulta più impegnativo ma meno penalizzante;<br />

infatti l’errore varia tra 0,08% e 2,63% (Tabb. 3.22 e 3.23). Anche con stime<br />

abbastanza grossolane dei taxa più abbondanti, ad esempio con un tetto<br />

massimo di 100 individui, le metriche dipendenti dall’abbondanza non vengono<br />

significativamente modificate e l’errore si può ritenere accettabile.<br />

4.2 Confronto tra i metodi IBE e MacrOper<br />

In cinque delle sei stazioni campionate, il campionamento MacrOper ha<br />

permesso di rilevare più taxa rispetto al campionamento IBE. La composizione<br />

delle comunità campionate con i due metodi è abbastanza simile per quanto<br />

riguarda i taxa più abbondanti, mentre è sensibilmente variabile per quanto<br />

riguarda i taxa più rari. A questo proposito, è utile ricordare come nel metodo<br />

127


IBE sia tenuto in considerazione il concetto di drift: infatti, per essere<br />

considerati validi i taxa devono raggiungere un numero minimo di individui che<br />

varia da taxon a taxon. Il concetto di drift è molto importante nell’analisi delle<br />

comunità delle acque correnti, in quanto tali comunità sono fortemente<br />

influenzate dalla dinamicità dell’ambiente fluviale, e in particolare dall’azione<br />

della corrente. Così la presenza di un taxon, soprattutto quando consistente in<br />

un basso numero di individui, o di piccole dimensioni, può essere considerata<br />

avventizia e occasionale, associabile al fenomeno del drift, e di conseguenza<br />

non rappresentativa della comunità. Il metodo MacrOper non tiene conto del<br />

fenomeno del drift, se non indirettamente: ad esempio, una Famiglia<br />

rappresentata da un solo individuo, verrà conteggiata nel numero di Famiglie,<br />

mentre avrà un peso diverso nelle metriche dipendenti dall’abbondanza.<br />

Il fatto che, nella presente indagine, il metodo MacrOper abbia permesso di<br />

rilevare più taxa rispetto all’IBE, è dovuto soprattutto alla diversa entità dello<br />

sforzo di cattura. Per il metodo MacrOper, infatti, il campionamento è stato<br />

standardizzato sia per quanto riguarda la superficie che per quanto riguarda la<br />

durata, che abbracciava un arco di tempo di circa 20 minuti effettivi. Per il<br />

metodo IBE, che non è di tipo quantitativo, la superficie campionata e la durata<br />

del campionamento dipendono in gran parte dalla valutazione dell’operatore.<br />

In ogni caso si può affermare che il campionamento IBE nella routine abbia una<br />

durata di 10’-15’, e quindi un tempo sensibilmente inferiore rispetto al<br />

campionamento MacrOper. E’ chiaro quindi, che ad un maggiore sforzo di<br />

campionamento, corrisponderà un aumento dei taxa campionati, come più<br />

volte descritto e dimostrato nella letteratura scientifica (ALLAN, 1995; BO et al.,<br />

2006; FENOGLIO et al., 2007; BALDACCINI et al., 2008).<br />

In un’unica stazione (Vezza-A monte del Canale Giardino) il numero di taxa<br />

raccolti con l’IBE è risultato paragonabile a quello raccolto con il MacrOper,<br />

nell’ambito del quale l’80% delle unità di campionamento sono state effettuate<br />

su megalithal. Come dimostrato anche in questa indagine, tale microhabitat<br />

risulta meno produttivo degli altri, che in genere vengono privilegiati nel<br />

campionamento IBE. Di conseguenza in una stazione di questo tipo, si è<br />

verificata, tra i due metodi, una sorta di compensazione tra lo sforzo di cattura<br />

e la tipologia di substrato prevalentemente campionata.<br />

128


Una ulteriore considerazione va fatta per quanto riguarda il confronto tra le<br />

abbondanze. La stima proposta per valutare i taxa raccolti con il transetto<br />

(metodo IBE), basata sul “giudizio esperto”, ha fornito valori non concordanti<br />

con i risultati ottenuti per alcuni taxa con il metodo multihabitat, in quanto<br />

ampiamente sottostimati. Pur tenendo conto del maggiore sforzo di cattura<br />

impiegato con il metodo multihabitat proporzionale, i valori applicati alle tre<br />

classi di abbondanza previste per l’IBE risultavano comunque troppo bassi. E’<br />

pur vero che la stima dei taxa abbondanti, basata sul “giudizio esperto”, è stata<br />

utilizzata nella piena consapevolezza di non poter raggiungere numeri reali.<br />

L’esperienza induce comunque a rivalutare l’entità delle classi di abbondanze<br />

nella prospettiva di un loro futuro utilizzo e l’applicabilità del concetto di<br />

“giudizio esperto”, quando è richiesta l’attendibilità numerica.<br />

4.3 Le comunità dei microhabitat<br />

I microhabitat più frequenti incontrati nella tipologia fluviale<br />

dell’idroecoregione studiata sono rappresentati da Mesolithal (50%),<br />

Megalithal (25%) e Macrolithal (12%). Le rimanenti % sono rappresentate da<br />

Alghe (7%), Ghiaia (3%) e Microlithal (3%).<br />

I risultati scaturiti dal confronto effettuato tra la struttura delle comunità<br />

rilevate nei microhabitat, dimostrano come si possano evidenziare alcune<br />

sostanziali differenze. La composizione percentuale in taxa, calcolata nei diversi<br />

microhabitat, è molto variabile, soprattutto in funzione delle caratteristiche di<br />

qualità delle diverse stazioni. I microhabitat mesolithal e macrolithal<br />

presentano generalmente composizione dei popolamenti abbastanza simile e<br />

dovuta all’affinità esistente tra i caratteri morfologici di questi microhabitat; il<br />

popolamento del megalithal invece risente della forte esposizione alla forza<br />

della corrente e della mancanza di diversità morfologica, e quindi ospita<br />

comunità che presentano alcune differenze con quelle degli altri microhabitat.<br />

Da un punto di vista qualitativo le comunità rilevate rispecchiano gli<br />

adattamenti tipici dei taxa di volta in volta presenti. Forme come Leuctra e<br />

Naididae sono più frequenti negli habitat caratterizzati da substrati a<br />

granulometria fine (MIC, MES, MAC) in virtù della loro spiccata stigofilia.<br />

Dugesia privilegia habitat che offrono riparo dalla luce (MAC, MES), come<br />

Ecdyonurus , che predilige ripari sicuri dalla corrente. I Chironomidae risultano<br />

129


pressoché ubiquitari anche se con spiccate preferenze per habitat ricchi di<br />

periphyton (MGL, ALGHE). Baetis, caratterizzato da buona capacità natatorie,<br />

riesce ad essere dominante in habitat esposti alla corrente, ecc.<br />

Nelle quattro stazioni aventi stessa classe di qualità (Petrognano, Ghivizzano,<br />

Parco Bimbi e Vezza-A monte del Canale Giardino), è stato possibile<br />

confrontare le tre tipologie di habitat più comuni: mesolithal, macrolithal e<br />

megalithal. I test statistici applicati hanno rilevato differenze significative tra il<br />

megalithal e gli altri due microhabitat, sia per quanto riguarda il numero di taxa<br />

che per quanto riguarda l’indice di Shannon (Tab. 3.19). Questo risultato<br />

risponde alle aspettative, e conferma quanto osservato nelle singole stazioni<br />

con il semplice confronto dei grafici elaborati (Figg. 3.2, 3.6, 3.8).<br />

I due microhabitat mesolithal e macrolithal invece non presentano differenze<br />

significative. Ciò si spiega facilmente poiché i due microhabitat presentano<br />

caratteristiche abbastanza simili, soprattutto dal punto di vista della diversità e<br />

complessità dell’habitat. Essi infatti comprendono sia la superficie vera e<br />

propria dei ciottoli, che tutta la zona interstiziale del sedimento sottostante ad<br />

essi. Il megalithal invece offre come habitat ai macroinvertebrati solamente la<br />

superficie liscia, che non da grandi possibilità di riparo dalla corrente e dai<br />

predatori, e non costituisce un valido dispositivo di ritenzione della sostanza<br />

organica disponibile (foglie, detrito legnoso, ecc.). Di conseguenza nel<br />

megalithal, la ridotta funzione dell’habitat si traduce in una produttività<br />

inferiore, con minore ricchezza in taxa e un minore indice di diversità.<br />

4.4 Gli indici di qualità<br />

Il confronto tra la classificazione delle stazioni ottenuta con l’IBE e con il<br />

MacrOper risulta abbastanza agevole, poiché con entrambi i metodi vengono<br />

individuati 5 livelli di valutazione, che per facilità di lettura chiameremo classi di<br />

qualità.<br />

In una sola delle stazioni analizzate (Vezza-Discesa alveo cava), la classe di<br />

qualità individuata con l’indice Star_ICMi corrisponde alla classe individuata<br />

con l’indice IBE. Nelle altre cinque stazioni, la classe di qualità relativa all’indice<br />

Star_ICMi è inferiore di una classe a quella individuata con l’indice IBE. In<br />

130


generale quindi il calcolo dell’indice Star_ICMi dà valori di qualità inferiori<br />

rispetto a quelli assegnati con l’indice IBE.<br />

Occorre ricordare che il valore ottenuto con l’indice IBE deriva dal progressivo<br />

allontanamento della comunità studiata da una comunità teorica attesa, già<br />

insita nel meccanismo di calcolo. Il valore dell’indice Star_ICMi invece si ottiene<br />

dal rapporto tra le metriche calcolate e quelle di riferimento predefinite per i<br />

diversi tipi fluviali (EQR). Nel presente studio sono state utilizzate le metriche<br />

fornite direttamente dagli Autori del Metodo.<br />

Durante il calcolo degli EQR relativi alle metriche, ci si è resi conto che per le<br />

metriche di immediata comprensione, come Numero di Famiglie, e Numero di<br />

Famiglie EPT (Efemerotteri, Plecotteri, Tricotteri), i valori di riferimento<br />

risultavano superiori a quelli che potevano essere stimati in base alle<br />

esperienze pregresse su stazioni di campionamento risultate di qualità elevata,<br />

ma anche a quelle relative alla stazione che nell’ambito della presente ricerca<br />

veniva considerata un possibile sito di riferimento (Torrente Serra - Fosso di<br />

Rimone). Tali considerazioni hanno indotto ad effettuare una verifica sulle due<br />

metriche suddette, utilizzando valori ottenuti in esperienze passate (BALDACCINI<br />

e BIANUCCI, 1986; 1993; BALDACCINI et al., 1993; BALDACCINI et al., 2003; BALDACCINI<br />

e LEONE, 2006), su stazioni classificabili come qualità “elevata” (I^ classe di IBE)<br />

e rispondenti alle caratteristiche che dovrebbero avere i siti di riferimento<br />

(dimensioni, assenza di pressione antropica, integrità dell’habitat, ecc.).<br />

Le corrispondenti comunità esaminate, appartenenti a due diverse tipologie<br />

fluviali, sono state in totale 18 per la tipologia C_4 e 12 per la tipologia C_7. Per<br />

ciascuna tipologia è stata calcolata la mediana dei valori del numero di famiglie<br />

e del numero di famiglie di EPT (come richiesto per il calcolo delle metriche di<br />

riferimento). I valori ottenuti per le due metriche, in particolare per quanto<br />

riguarda il numero di famiglie, risultano sensibilmente inferiori ai valori di<br />

riferimento forniti dagli Autori (Tab. 4.1).<br />

131


Tabella 4.1 - Valori di riferimento per le metriche Numero di famiglie e Numero di Famiglie EPT, e valori<br />

calcolati sulla base di un’analisi effettuata su campionamenti degli anni passati, per le tipologie fluviali C_4 e<br />

C_7.<br />

NUMERO DI FAMIGLIE NUMERO DI FAMIGLIE EPT<br />

valore di riferimento<br />

Tipologia fluviale: C_4<br />

valore calcolato su<br />

comunità reali valore di riferimento<br />

132<br />

Tipologia fluviale: C_4<br />

32 27 15 13,5<br />

valore di riferimento<br />

Tipologia fluviale: C_7<br />

valore calcolato su<br />

comunità reali valore di riferimento<br />

valore calcolato su<br />

comunità reali<br />

Tipologia fluviale C_7<br />

32 27 15 14<br />

valore calcolato su<br />

comunità reali<br />

Pur nella consapevolezza che nel presente studio il campionamento di tipo IBE<br />

in generale ha permesso di raccogliere un numero di taxa (valutati a livello di<br />

Famiglia e Genere) inferiore rispetto al campionamento di tipo multihabitat,<br />

appare evidente che i valori delle metriche proposte come riferimento,<br />

tendono ad essere sovrastimate per questa area geografica della<br />

idroecoregione Appennino Settentrionale, anche in considerazione del fatto<br />

che si basano su livelli sistematici di Famiglia.<br />

Alla luce di questi risultati, sarebbe opportuno rivedere i valori di riferimento<br />

per i tipi fluviali presenti in questa area dell’idroecoregione Appennino<br />

Settentrionale, soprattutto per la necessità di valutarne il livello di stato<br />

ecologico nella reale misura.


5. Conclusioni<br />

Questa tesi nasce con lo scopo di applicare sul campo un nuovo metodo di<br />

monitoraggio delle acque correnti, basato sull’analisi della comunità di<br />

macroinvertebrati, denominato MacrOper, che nasce in risposta alle richieste<br />

della Direttiva Quadro sulle Acque e come sostituto del metodo<br />

tradizionalmente ed ufficialmente utilizzato fino ad oggi in Italia, l’Indice Biotico<br />

Esteso. Una delle richieste della Direttiva è quella di standardizzare il più<br />

possibile i metodi di indagine, al fine di rendere confrontabili i risultati ottenuti<br />

dai diversi operatori. Inoltre la Direttiva richiede che il metodo sia di tipo<br />

quantitativo, ovvero che nella definizione dello stato ecologico si tenga conto<br />

delle abbondanze della comunità.<br />

In base all’esperienza effettuata, è possibile affermare che il metodo, se<br />

applicato in ambienti e condizioni idrologiche che consentano l’utilizzo della<br />

principale strumentazione consigliata (Retino Surber) e vengono garantite le<br />

misure quantitative delle abbondanze, risponde sicuramente all’esigenza di<br />

standardizzazione richiesta dalla Direttiva. Nel caso in cui si debba ricorrere ad<br />

altri strumenti di campionamento, qualora ad esempio le condizioni idrologiche<br />

(es. periodo di morbida) impongano l’uso del retino tradizionale, verrebbero a<br />

cadere alcuni dei presupposti che garantiscono la standardizzazione degli<br />

spettri quantitativi. Lo stesso utilizzo del retino Surber ha presentato criticità in<br />

relazione al microhabitat campionato.<br />

Per mantenere lo standard massimo, dal punto di vista operativo, l’applicazione<br />

del metodo richiede un notevole impegno per quanto riguarda la tempistica.<br />

Durante la presente indagine si è infatti calcolato per l’applicazione del metodo<br />

un impegno considerevolmente superiore rispetto agli standard normalmente<br />

richiesti per l’applicazione dell’IBE (nell’ordine delle 12-15 ore/uomo, a fronte<br />

di un impegno di 3 ore/uomo nell’applicazione del metodo IBE). Questo fattore<br />

può rappresentare una criticità da non sottovalutare nel corso delle attività di<br />

monitoraggio previste dalle Agenzie per l’Ambiente e non solo. Da ciò prende<br />

forma la necessità di ridurre i tempi relativi al campionamento, e quindi di<br />

effettuare delle stime piuttosto che un conteggio completo degli organismi<br />

raccolti durante il campionamento, come tra l’altro previsto dagli Autori stessi<br />

del metodo, anche se tale operazione introduce un elemento di incertezza<br />

133


nell’applicazione delle metriche e sembra far allontanare la conformità del<br />

metodo alle richieste della Direttiva, oltre che aumentare l’incertezza del<br />

risultato. Da quanto sperimentato nella presente tesi, la stima effettuata<br />

tramite la suddivisione in sub campioni, mostra un errore non trascurabile, che<br />

in alcuni casi raggiunge quasi il 10%. Dunque non si ritiene consigliabile<br />

adottare questa tipologia di stima, mentre sarebbe preferibile adottare una<br />

tipologia di stima più affine a quella dei “tetti massimi di abbondanza”, nella<br />

quale l’errore calcolato raggiunge al massimo il 2,63%. Questa tipologia di<br />

stima richiede sicuramente un impegno maggiore, ma garantisce un livello di<br />

accuratezza superiore e un limite di incertezza più accettabile.<br />

Nell’adozione di certi adattamenti si ha quindi la consapevolezza che alcuni dei<br />

presupposti necessari per la standardizzazione del metodo in un certo senso<br />

vengono meno, in quanto, l’errore che ne deriva, incide comunque nella<br />

definizione dello stato ecologico.<br />

Per quanto riguarda la definizione della qualità delle stazioni prese in esame, in<br />

generale lo stato ecologico calcolato con il metodo MacrOper è risultato quasi<br />

sempre più basso, rispetto alla classe di qualità assegnata con l’IBE. Ciò è<br />

verosimilmente imputabile ai valori delle metriche di riferimento utilizzate per<br />

il calcolo dell’EQR (Rapporto di Qualità Ecologica); infatti, i calcoli effettuati<br />

sulle comunità di possibili corpi idrici di riferimento individuati nella<br />

Idroecoregione Appennino Settentrionale, relative ai campionamenti effettuati<br />

in anni passati, in particolare per quanto riguarda le metriche relative al<br />

Numero di Famiglie, e al Numero di Famiglie di EPT, dimostrano che i valori di<br />

riferimento attualmente disponibili sono sovrastimati (almeno per quanto<br />

riguarda le metriche citate), e che tali valori dovrebbero quindi essere<br />

ricalcolati, pena l’impossibilità di assegnare lo Stato Ecologico Elevato ad alcun<br />

tratto fluviale dell’area geografica oggetto della presente tesi.<br />

Tale considerazione induce a valutare i corpi idrici identificabili come siti di<br />

riferimento su cui applicare il metodo con la principale finalità di giungere ad<br />

una reale definizione delle comunità di riferimento e delle relative metriche per<br />

il calcolo dello Star_ICMi da adottare per la classificazione dello stato ecologico<br />

così come richiesto dalla Direttiva.<br />

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