Delle rime volgari trattato di Antonio da Tempo, composto nel 1332 ...

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« Caro frai-, dolze Affenido,
« el è ver eh' io son to sposa,
« e varderéme de far cosa
« clie me i tu sepi, io te nd' afido.
« E quando eli' el sera di notte,
« se tu vien apiornado, "^
« io te dare tante botte
« che tu non gaverà del flado;
« e se avesse a zo pensado,
« no nd' avaria tolto marido. » -
Lo sier Atfenido
oidi questa reposta,
'lo la vardà de posta,
e de i una goltada.
Diodada,
e' oidi el buffetto,
e so frar Coletto
se i fese davanti
e pluxor mercatanti
zentilhomini. E cominzar
a eridar
per tramezar
la briga;
e nde fò gran fatiga
e gran messedada.
E può' venne so cugnada
e donna Marta
.de chi no nd' à affar si parta,
e fese adur una quarta
de castron
griguol ^ bon,
la fese arostir,
e fese vegnir
Affenido e Eobosa
topina dolorosa
' nome, noma; da non magis.
2 piorno (Purg. XXV, 911.
più dilicato.
« Caro fratello, dolce Compiti .
« egli è ver eh' io son tua spo-
« e guarderai di farmi cosa
« che sol tu sappia, io ti sfido.
« E quando sarà di notte,
« se tu vieni annuvolato,
« io ti darò tante botte
« che non avrai fiato;
« e se avessi a ciò pensato,
« non avrei preso marito. » —
Ser Compito
udì questa risposta,
la guardò di posta,
e dielle una guanciata.
Diodata,
che udì il buffetto,
e suo fratel Coletto
gli si fecero avanti
e parecchi mercanti
gentiluomini. E cominciar
a gridare
per appaciare
la briga;
e ci fu gran fatica
e gran rimescolamento.
E poi venne sua cognata
e donna Marta
Di-chi-non-ha-affar-si-parta,
e fece recare un quarto
di castrato
greggiuolo buono,
lo fece arrostire
e fece venire
Compito e Garosa
tapina dolorosa
Di greggia o di mandria dicesi ancora in Istria il vitello nutrito nelle stalle e
i