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EDITORI MUSICALI,UNA PASSIONE LUNGA UN SECOLO - Siae

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assi o deteriori. Non ho mai pensato di poter<br />

utilizzare quello che so fare e in un ambito che<br />

non fosse quello che, a fatica, dopo molti anni<br />

un pochettino ho imparato a fare.<br />

Com’è la tua scrittura?<br />

Non credo di essere uno di grandissima fantasia.<br />

Sono una persona che deve vivere un’esperienza,<br />

anche piccola, per poi dilatarne il confine<br />

o metterla in relazione con altre fino a comporre<br />

un filo che può assomigliare a una narrazione,<br />

a una storia.<br />

Quindi storie come parte del proprio vissuto…<br />

Come sempre. Penso che tutti i lavori che ho<br />

fatto sono sempre stati dei prolungamenti di<br />

cellule di cose che ho attraversato. Il segreto<br />

della mia piccola immaginazione sta un po’ nel<br />

lavorare in questo modo. In questo caso c’era<br />

una piccola cellula importante, perché una<br />

breve malattia ha la sua importanza, delle connotazioni<br />

esistenziali. Ho provato a lasciarmi<br />

andare a occhi chiusi su come poteva andare a<br />

finire quella storia di quell’individuo alle prese<br />

con questa ferita che gli arriva inaspettatamente<br />

in un momento non qualsiasi della sua vita.<br />

Bene, gli elementi ci son tutti, sbattiamo nel<br />

frullatore…, ma come si parte? Da dove si<br />

comincia a scrivere?<br />

Quando si hanno gli elementi per una storia,<br />

più che immaginare lo svolgimento, la cosa<br />

fondamentale è avere un senso musicale degli<br />

stessi, che ti fa dire se stanno bene, cantano<br />

bene insieme o stonano. Come per le prime<br />

note di una canzone…<br />

Cioè l’abbrivio, l’attacco o lead di un articolo…<br />

È la stessa cosa?<br />

Abbrivio, parola giustissima. Per raccontare il<br />

profilarsi del sintomo della malattia m’è venuta<br />

l’immagine della carpa, questo pesce che<br />

morde. È l’abbrivio. Finita questa fase non ho<br />

mai pensato d’aver scritto una cosa che potesse<br />

avere una copertina ed esser messa nello scaffale<br />

d’una libreria. Sono stati gli altri a dirmelo.<br />

Sono stati altri a riconoscere l’oggetto e a incoraggiarmi.<br />

Come spesso avviene sono gli altri a<br />

vedere qualcosa di te che tu non vedi. A dare un<br />

senso. Io spesso faccio ma non so cosa.<br />

Qui la storia è un’autobiografia, ma cosa significa<br />

invece scrivere per il cinema?<br />

C’è una grande differenza tra scrivere un’autobiografia<br />

e scrivere biografie. Personalmente,<br />

eccetto qualche raro caso, sin dall’origine dell’idea<br />

ho sempre raccontato in fin dei conti un<br />

pezzo, un frammento più o meno grande della<br />

biografia di qualcuno che conoscevo. Sotto<br />

mentite spoglie, trasfigurato, rimescolato, ma al<br />

fondo riesco solo a raccontare di persone che in<br />

qualche modo ho attraversato. Il livello di<br />

conoscenza non necessariamente deve esser<br />

profondo, ma per me un film è sempre la biografia<br />

di qualcuno. Persone che mi hanno<br />

risuonato dentro, con cui sono per un po’<br />

entrato in una sorta d’intimità.<br />

Qualche esempio?<br />

Il Toro, Marrakech Express, penso a Luce dei<br />

miei occhi, ma anche Ovunque sei, La lingua<br />

del santo. Tutte storie che nascono da una relazione<br />

tra me, i registi, gli autori con i quali ho<br />

avuto la fortuna di lavorare dall’inizio, quando<br />

proprio si fabbricava e si cominciava a tessere<br />

l’idea.<br />

Cosa ti piace delle storie?<br />

A me piacciono gli esseri umani, mi incuriosi

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