EDITORI MUSICALI,UNA PASSIONE LUNGA UN SECOLO - Siae
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ROCCO BUTTIGLIONE<br />
MINISTRO PER I BENI E LE ATTIVITÁ CULTURALI<br />
“Impossibile tenere aperti i musei con tagli per 198<br />
milioni di euro. Mi impegnerò per scongiurare questa<br />
autentica sciagura. È assurdo tagliare<br />
selvaggiamente sulla cultura. Quest'anno il turismo<br />
clturale è aumentato del 4% mentre i turisti in totale<br />
sono calati dell'1%. Con i musei chiusi o ad orario<br />
ridotto quanti stranieri verranno ancora in Italia?<br />
Sappiamo che le risorse sono quelle che sono e che<br />
dobbiamo fare meglio con meno, ma ci sono limiti<br />
oltre cui non si può andare. Oltre c'è l'abisso del<br />
degrado.Mi impegno a prosciugare ogni sacca di<br />
inefficienza e sprechi e propongo il sistema francese di<br />
autofinanziamento della cultura. Sono pronto ad<br />
aumentare i prezzi dei biglietti d'ingresso dei musei e<br />
a tassare ogni passaggio in Tv, Internet e cinema dei<br />
film. Lo Stato però non può far mancare così<br />
clamorosamente il suo contributo. (…) Non si deve<br />
pensare che si possa tagliare sulla cultura con<br />
maggiore facilità che altrove”.<br />
La Stampa, 4 ottobre 2005<br />
“Ci sono film già avviati che aspettano i soldi per<br />
continuare e per i quali quest'interruzione può significare<br />
la fine delle attività. Tutto il cinema italiano è<br />
arrabbiatissimo e anch'io lo sono. (…) E comunque<br />
sui tagli della Finanziaria ho lanciato tempestivamente<br />
un grido di allarme: se si prosegue su questa<br />
strada si rischia di liquidare il nostro patrimonio.<br />
Sarei costretto a chiudere un certo numero di archivi<br />
e di musei. Dunque, i tagli devono rientrare”.<br />
Il Sole 24 Ore, 9 ottobre 2005<br />
“Il settore della cultura è già stato tagliato e tagli<br />
ulteriori lo condannano a morte. E' quanto ho detto<br />
al Governo. La cultura è un corpo vivo, sono grato a<br />
chi lo capisce e meno a chi la butta in politica(…)<br />
la cultura non è di parte, appartiene a tutti”.<br />
la Repubblica, 14 ottobre 2005<br />
GIORGIO ALBERTAZZI<br />
“I tagli sono un provvedimento brutale. Questo<br />
Governo considera il teatro una spesa, uno spreco,<br />
non un investimento che lo Stato fa per i suoi<br />
cittadini. Questo Governo è incapace di vedere<br />
nella cultura un'identificazione di sé e per questo<br />
va criticato e combattuto anche con uno sciopero”.<br />
la Repubblica, 14 ottobre 2005<br />
ROBERTO BENIGNI<br />
“In Italia l'arte non interessa più. Non servono tagli<br />
ma molto tempo, denaro, talento, lavoro, e la cultura<br />
in Italia conta sempre meno. Tutto lo spettacolo e il<br />
cinema in particolare non interessano più, visto che<br />
non si dà loro alcun valore. (…) Si vede che mancano<br />
i fondi perché non c'è una fioritura dei giovani.<br />
Abbiamo così tanti grandi talenti che potrebbero<br />
girare il mondo ed è triste che ciò non accada”.<br />
Il Giornale dello Spettacolo, 7 ottobre 2005<br />
“La cultura è arrivata al fondo e ora le tagliano pure<br />
il Fondo. Del resto in questo Paese ormai tagliano<br />
tutto. Ora ci tagliano anche l'anima. Eppure è la<br />
cultura che ci fa venire voglia di vivere”.<br />
la Repubblica, 21 ottobre 2005<br />
SALVATORE ACCARDO<br />
“È agghiacciante. Quello che sta succedendo e che<br />
si prefigura con i tagli allo spettacolo è semplicemente<br />
un massacro. Per tutta la cultura, ma in<br />
particolare per i giovani. (…) So e parlo dei giovani<br />
musicisti, ma è un massacro che non investe<br />
solo la musica, investe tutto, il teatro, la danza, e<br />
sono le nuove generazioni a venir tagliate fuori.<br />
(…) Dobbiamo anche chiederci da dove viene<br />
tutto ciò. Una risposta arriva dal fatto che in<br />
Italia c'è sempre stata un'ignoranza smisurata<br />
sulla musica, non si insegna a scuola, e questa<br />
mancanza gravissima si ripercuote su chi ci governa<br />
che è portato a non capirne niente, non solo di<br />
musica ma anche di cultura. Non si diventa colti<br />
e curiosi per folgorazione divina: senza un'educazione<br />
adeguata nelle scuole siamo tutti fregati.<br />
E temo, inoltre, che così facendo le prossime due<br />
generazioni non potranno nemmeno sapere<br />
(e quindi gustare) cos'è la musica classica”.<br />
l'Unità, 7 ottobre 20055<br />
MARCO TULLIO GIORDANA<br />
“Non si tratta di chiedere elemosine, ma di<br />
considerare che i cittadini delegano allo Stato una<br />
serie di spese, dalle strade alla sanità, alla cultura<br />
e noi chiediamo soldi che ci spettano per gli<br />
investimenti che un Paese fa sul proprio futuro”.<br />
la Repubblica, 15 ottobre 2005<br />
MASSIMO GHINI<br />
“Dinanzi allo sconcerto per i tagli decretati dalla<br />
Finanziaria al Fondo unico dello Spettacolo, e che<br />
penalizzano, mortificano e di sicuro condannano a<br />
morte vasti settori dello spettacolo e della cultura<br />
italiani, mi vengono in mente le parole del<br />
Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi<br />
pronunciate pochi giorni or sono: 'Il grado di civiltà<br />
di un Paese si misura anche dal numero dei suoi<br />
teatri. È nel teatro che si rispecchia l'identità di un<br />
popolo'. Se nel teatro, nel cinema, nella musica si<br />
riducono con un taglio di 164 milioni a soli 300 i<br />
milioni di euro disponibili, le conseguenze disastrose<br />
ricadono prima di tutto sull'occupazione di<br />
migliaia e migliaia di operatori dello spettacolo,<br />
attori, registi, tecnici e personale delle scuole di formazione.<br />
Ma ricadono anche sulla 'qualità della<br />
vita' degli italiani, costretti a rinuciare ad una<br />
identità culturale e artistica frutto di una tradizione<br />
creativa riconosciuta e celebrata in tutto il mondo”.<br />
l'Unità, 7 ottobre 2005<br />
STHEPHÁNE LISSNER<br />
SOVRAINTENDENTE TEATRO LA SCALA<br />
“Se le cose restano così la stagione è a rischio. Ci<br />
dovrà essere un ridimensionamento. Non c'è solo il<br />
problema del Fus. C'è anche il probelma dei soci<br />
fondatori. Lo Statuto della Scala prevede che i soci<br />
fiinanzino la Scala pagando l'8% della<br />
contribuzione del Fus. C'è il rischio che i soci privati<br />
si pongano una domanda: perché dobbiamo pagare<br />
tanto se il Governo si ritira? Se non possiamo portare<br />
a termine la stagione di cui abbiamo già venduto<br />
biglietti e abbonamenti, si pone un problema con gli<br />
artisti, un problema di credibilità e di rispetto degli<br />
artisti. (…) Se un domani non possiamo rispettare<br />
questi impegni, se la Scala vuole invitare i migliori<br />
artisti mondiali, se si comincia a dire che la Scala<br />
non rispetta gli impegni, beh… Vuol dire che si<br />
aprono le porte per dire che la Scala è di serie B a<br />
livello internazionale. Vedremo per la stagione. Il<br />
punto è convincere il Governo a tornare sulla propria<br />
decisione. L'arte e la cultura rappresentano un<br />
collante e lo sviluppo della democrazia. È una<br />
battaglia che dobbiamo combattere tutti e che la<br />
Scala combatte da oltre 200 anni”.<br />
Corriere della Sera, 11 0tt0bre 2005