VIVAVERDI 31
VIVAVERDI 32 opera Prima di farci travolgere dal canto, parliamo con Pasquale Panella, autore del testo di Giulietta e Romeo, sì, prima Giulietta e poi Romeo… “Giulietta e Romeo è italiana di nascita, come novella che passa di mano da Luigi Da Porto a Masuccio Salernitano, a Matteo Bandello: una novella, non ancora teatro, superiore in Bandello al dramma di Shakespeare, una storia talmente congenita all’uomo. La perdita della giovinezza, l’amore tanto grande in quanto non dura. Questo “non durare” è tanto grande!”. Intanto Cocciante canta: Giulietta, perché? Romeo, perché? Perché questo amore Muore per amore Perché? Panella e Cocciante nel concerto al Colosseo del 16 settembre scorso Di fianco la locandina dell’opera contemporanea. Insistiamo con Pasquale Panella, l’uomo che dice: “se devo chiedere un parere autorevole, lo chiedo a me”, ma noi siamo abbastanza d’accordo con l’opinione che lui ha di lui. Chi lo conosce bene, sa che la sua natura simile a quella di Carmelo Bene, lo avrebbe portato a film suoi tipo Capricci o Nostra Signora Dei Turchi, a dischi suoi, a distanze eccessive dal pubblico di maggioranza. E allora un giorno ha deciso di scrivere canzoni, lui che avrebbe potuto scrivere un libro alla settimana! Cominciò con Enzo Carella, raggiungendo quasi da subito risultati originali, raffinati ma anche graditi dal pubblico. Provò a trottolare con Minghi con successo, mentre tutti conoscono Don Giovanni e gli altri dischi con Lucio Battisti. Notre Dame De Paris, non è una casualità, un colpo di genio, perchè aveva già scritto svariati esperimenti per una via italiana al musical, vere e proprie perle, ma di “bigiotteria”, perché è così che definisce il musical: tra i tanti anche un’Odissea per un Ulisse troppo vero come Carella, un artista viaggiatore, uno che a Itaca non è ancora tornato. “Il loro amore è un oltraggio al mondo e alla contemporaneità! Due che si amano stabiliscono la Foto Miki più assoluta, esclusiva contemporaneità d’essi soli, circondati da esseri risibili e inattuali. L’attualità è essere soli al mondo, soli in due, circondati da cattivi esempi. Chi si ama è un’offesa agli affari, all’amministrazione locale: sto parlando dell’amore in fiamme, dell’amore insensato, della vampa nascente, dell’incendio che sa d’esser doloso. I nostri amori in anticipo sulla vita, quelli che nascono di nascosto, non manifesti per istinto, occultati alle più vicine e basse e alle più lontane e alte gerarchie, l’amore che nessuna forza dell’intero arco parlamentare può rappresentare, che sfugge alla statistica e al sondaggio, all’analisi di mercato, quell’amore senza prodotto. Ma soprattutto, finalmente, senza futuro. L’abbiamo conosciuto, mi vorrei rovinare… parlare del primo amore, dell’amor primo… è importante che Romeo fantastichi all’inizio per Rosalina, ma lo sanno tutti, è il suo amore costruttivo ossia non è l’amore, è dicibile ossia è futuro, è arredamento, è casa, famiglia, figli e un buon lavoro, non è amore, è adeguatezza. Poi Giulietta, il crollo del futuro, l’ora è adesso, la breve eternità umana tra l’usignolo e l’allodola, gli uccellini di Shakespeare che qui, stasera, non ci sono, qui c’è il canto umano, l’usignolo è lui, l’allodola è lei… Giulietta e Romeo è storia nostra, di noi creature viventi, è storia nostra, mortale. Primo in questo senso, l’amore: che l’eventuale secondo o terzo e via non sono che parodia… tutta la vita lo è un po’, escluso quell’amore, primo come primo esempio senza dimostrazione. Tutti lo conoscono, anche chi non lo conobbe, perché lo ha sognato… dopo di che morimmo… fermami, non farmi più parlare…”. Infatti non parla più, si ferma. “L’amore ferma il mondo…” sussurra quasi segretamente. Cocciante canta i Montecchi: Cercate lite voi qui? La lite siamo Noi. E canta il Principe: Avete un rancore Che non sa la ragione Come fosse un amore… L’Artista, solo in scena, canta i Capuleti e i Montecchi insieme: Maledizione a Verona Benedizione a Verona Se l’odio vince, muore L’amore vince e muore Dice Panella: “L’amore breve che preferisce morire piuttosto che continuare ad essere, o diventare, ‘mondo’. Quando ero più giovane, volavo con la mia auto, avrei voluto che non esistessero tragedie sulla terra non perché fossi buono ma perché non mi disturbassero. Correvo all’amore… ’il mondo’ non poteva darmi che fastidio. C’è odio tra le due famiglie di Verona, un odio precedente alle sue ragioni, c’è il mondo, volano ‘parole d’aria’, non si sa perché, la ragione è nell’essere umano, e questi esseri umani la trovano: si odiano perché loro due si ameranno. Si ameranno? Sì. E, in quel momento, la parola politica, la parola affaristica diventerà tremante parola d’amore, fine a se stessa e delirata in due. E questo non va bene al mondo, è cosa dell’altro mondo: la stessa circolazione delle merci è frutto di una controversia, c’è chi ce le ha e chi vuole averle e c’è chi ne ha bisogno, e in mezzo cosa c’è? L’ingaggio di un duello, la contrattazione… L’amore è un abbaglio, rende ciechi e disinteressati se non all’amore. E’ una lotta tra due cecità, l’altra è quella dell’odio. L ’amore nascente, questa grande tentazione, questo squilibrato tentativo… ma siamo nel mondo… appare subito il suo acquirente: una morte sollecita… c’è convenienza… può sembrare incredibile, c’è convenienza anche per gli amanti. Diventano, anche loro, subito merce, alimenti del sogno, della leg-