Il numero di Playboy con Stephanie Seymour
Il numero di Playboy con Stephanie Seymour
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pivo: non capivo le scariche <strong>di</strong> rumore bianco<br />
all’interno dei pezzi, non venivo dai Sonic<br />
Youth e mi erano estranee; non capivo i pezzi<br />
più rumorosi; non capivo tutto. Ma che<br />
Nevermind fosse una bomba, quello sì, lo capii<br />
subito. In capo a una settimana lo sapevo tutto<br />
a memoria, <strong>con</strong> buona pace <strong>di</strong> Weird Al Jankovic<br />
e dei suoi perculi all’in<strong>di</strong>rizzo della <strong>di</strong>zione<br />
<strong>di</strong> Cobain. Ero, già allora, il tipo <strong>di</strong><br />
persona che si attacca a un <strong>di</strong>sco e lo ascolta<br />
ossessivamente: era più facile, non c’era<br />
Internet, non c’erano gli mp3, ogni <strong>di</strong>sco era a<br />
suo modo una <strong>con</strong>quista.<br />
Non ricordo l’ultima volta che l’ho ascoltato,<br />
doveva essere anni fa. Non ho mai posseduto<br />
l’originale: né <strong>di</strong> quello, né <strong>di</strong> In Utero. Bleach<br />
invece sì, quello me l’ero comprato, anche se<br />
ascoltavo solo due pezzi, About a Girl e Love<br />
Buzz. Ma quella è un’altra storia, un altro<br />
<strong>di</strong>sco.