Il numero di Playboy con Stephanie Seymour
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Paolo Belar<strong>di</strong>nelli<br />
I Nirvana vennero a Roma una sera <strong>di</strong> fine<br />
Novembre dell’89. Io quella notte ebbi una<br />
sorta <strong>di</strong> imprinting. Giá adoravo Bleach. Ma<br />
quel <strong>con</strong>certo <strong>di</strong>sastroso mi segnó. Cobain che<br />
prova invano a lanciarsi <strong>di</strong> testa da 5 metri <strong>di</strong><br />
amplificatori (“Buttate. Te pijamo noi” urlavano<br />
dal pubblico. E ad<strong>di</strong>o Nevermind, allora).<br />
Chad Channing <strong>di</strong>etro ai tamburi non tira mai<br />
la faccia fuori dai capelli. Novoselic e l’assolo <strong>di</strong><br />
basso piú lungo della storia del punk causa<br />
corda rotta e sostituita a bordo palco da Cobain<br />
in tempi biblici. Io ero lí <strong>con</strong> una pischella che<br />
mi piaceva parecchio ma nel pogo mi ruppi il<br />
naso e il seguito della serata non fu il massimo.<br />
La mattina che uscí Nevermind ero da<br />
Disfunzioni Musicali a Roma. Sentimmo il <strong>di</strong>sco<br />
per intero. Fu una sorta <strong>di</strong> commiato. Produzione<br />
liquida, singolo spaccamontagne, bat-