LE STRADE DEI PARCHI - Naturainviaggio.It
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Tratto VICOVARO - JENNE<br />
Jenne Subiaco<br />
Dopo circa otto chilometri di tornanti, gallerie e scorci di<br />
paesaggio, una strada asfaltata sulla destra sale rapidamente<br />
verso il Monastero di S. Benedetto, o Sacro Speco. Superato il<br />
parcheggio del piazzale, vi si accede a piedi lungo un viottolo<br />
che attraversa un piccolo bosco di lecci secolari.<br />
L’edificio appare all’improvviso, addossato ad una parete rocciosa<br />
a strapiombo quasi a sfidare la forza di gravità, tutto costruito<br />
attorno alla grotta (o “speco”) in cui, intorno al 500 d.<br />
C., il giovane Benedetto da Norcia si ritirò per tre anni in solitudine<br />
e meditazione assoluta.<br />
Il complesso si compone di due chiese sovrapposte, interamente<br />
affrescate dalle più importanti scuole pittoriche italiane del periodo<br />
fra il ‘200 e il<br />
‘500, cui sono collegate<br />
diverse cappelle,<br />
un insieme irregolare<br />
di passaggi, volte,<br />
scale e lembi di nuda<br />
roccia affiorante.<br />
Pio II lo definì “nido<br />
di rondine”, Petrarca<br />
“soglia del paradiso”, a testimonianza di come, da secoli, questo<br />
intenso e silenzioso luogo dello spirito abbia meravigliato papi,<br />
artisti, letterati e milioni di pellegrini.<br />
S.Benedetto, da Subiaco all’Europa<br />
Dopo i tre anni di eremitaggio nella grotta, Benedetto si dedicò alla predicazione<br />
tra le popolazioni di pastori della valle dell’Aniene e vi fondò<br />
13 monasteri. Nel 529 partì alla volta di Cassino, dove nel 540 scrisse<br />
la famosissima “Regola Monasteriorum” improntata alla preghiera, al<br />
lavoro e allo spirito pratico (“ora et labora”).<br />
Secondo lo storico tedesco Gregorovius fu però proprio nello speco, in<br />
questa “selvaggia solitudine fra i monti”, che germogliarono i primi semi<br />
spirituali da cui poi si sarebbe diffusa la grande pianta del monachesimo<br />
europeo.<br />
Scrive poi Gregorovius: “In mezzo alla barbarie di secoli oscuri, i monaci<br />
mantennero stretti i rapporti con Roma, posero i germi della civiltà (...) e<br />
tennero viva la cultura classica copiando, scrivendo e studiando i codici, alla<br />
fioca luce della lampada, nelle loro buie celle”.<br />
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