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anno 2007 - Istituto studi atellani

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IL CULTO DI SANTO STEFANO A MELITO<br />

SILVANA GIUSTO<br />

Melito, cittadina della periferia Nord di Napoli, sta vivendo anni di crisi profonda e di<br />

grave degrado ambientale. Eppure, fino a qualche decennio fa, questo territorio<br />

costituiva l‟humus ideale per il prosperare di vivai di rara bellezza. Il nome Melito,<br />

secondo una delle ipotesi più accreditate, deriva dal greco melois ovvero frutti e, questa<br />

cittadina, un tempo era rinomata per i suoi vasti frutteti, soprattutto meleti in cui<br />

prosperava la mela annurca.<br />

Nell‟attuale oblio di una forsennata civiltà fumosa e oppiacea oggi qui resiste ancora un<br />

importante simbolo religioso: Santo Stefano Protomartire.<br />

Scorcio della chiesa di Santa Maria<br />

delle Grazie di Melito di Napoli<br />

Santo Stefano Protomartire,<br />

dipinto su intonaco<br />

Il culto per il primo martire della cristianità, è molto sentito dall‟originaria comunità<br />

locale, profondamente legata alle sue tradizioni contadine, infatti, nella parrocchia di<br />

Santa Maria delle Grazie si conservano tracce tangibili della fede dei Melitesi per il loro<br />

Patrono. Nel cappellone del Purgatorio, alla sinistra dell‟ingresso principale, si trova una<br />

delle immagini più antiche di Santo Stefano: un dipinto su intonaco, preesistente alla<br />

costruzione del nuovo tempio completata nel 1775 1 . In essa vi appare il Santo seduto<br />

vestito con la dalmatica, ossia la veste liturgica dei diaconi, la testa è incorniciata da<br />

un‟infuocata aureola che fa risaltare il volto giovanile dai lineamenti delicati, la mano<br />

sinistra è poggiata su un libro chiuso mentre l‟altra si allarga verso l‟esterno.<br />

Nel cappellone dedicato al Santo, alla destra dell‟altare, si trova la teca con il<br />

mezzobusto del diacono Stefano. La scultura, che ricalca le fattezze dell‟immagine<br />

sull‟intonaco, risale al 1675, al tempo in cui era parroco il Reverendo Ambrogio<br />

Salzano. Essa è opera di Angelo Picani scultore anche della statua di San Giuseppe che<br />

si trova nella chiesa di Sant‟Agostino alla Zecca in Napoli. Sempre nello stesso<br />

cappellone, in alto a sinistra, si può ammirare un bassorilievo in marmo bianco che ne<br />

rappresenta il martirio.<br />

1 Per ulteriori approfondimenti si rimanda al lavoro pubblicato dall‟autrice sul numero della<br />

«Rassegna storica dei comuni» n. 120-121, settembre–dicembre 2003, pag. 84, Il restauro del<br />

quadro di Santa Maria delle Grazie della Parrocchiale di Melito.<br />

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