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anno 2007 - Istituto studi atellani

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Tigri (oggi conta oltre 900 mila abitanti), vi rimase fino al 1815. Scrisse «il primo libro<br />

storico sui Curdi, conosciuto in tutto il mondo» nel quale «narrava delle regioni del<br />

Kurdistan e delle religioni lì praticate». Considerato un classico ormai della storia di<br />

quella regione, il testo, di grande valore storico e etnografo, è stato tradotto in varie<br />

lingue e recentemente ripubblicato a Parigi, dall‟<strong>Istituto</strong> Kurdo, nella versione del padre<br />

domenicano Thomas Bois, il quale nella prefazione scrive: «il suo progetto sembra<br />

essere quello di volerci istruire sui costumi che egli ha conosciuto, dei fatti di cui è stato<br />

testimone, dei personaggi più o meno importanti che ha incontrato. Tutto quanto egli ci<br />

riferisce sulla geografia, sulla situazione economica, sulla vita sociale e religiosa è<br />

complessivamente esatto. Nelle sue descrizioni nulla è cambiato da allora perché egli<br />

conosce bene il Paese per averlo percorso in tutte le direzioni durante una dozzina<br />

d‟anni» 1 .<br />

Il nostro fondò «la missione che mantenne viva per una settantina d‟anni la scuola per<br />

gli <strong>studi</strong> fondamentali della curdologia». Esercitò le funzioni di Prefetto apostolico per<br />

la Mesopotamia e il Kurdistan fino al 1815.<br />

Strana sorte quella di Giuseppe Campanile, noto in tutto il mondo per il suo saggio sul<br />

Kurdistan, nel suo comune d‟origine è pressoché ignorato tanto che la commissione<br />

toponomastica del comune non ha ritenuto opportuno dedicargli una strada.<br />

La città di Mossul forse non l‟ha dimenticato. Di certo non l‟h<strong>anno</strong> dimenticato i kurdi<br />

che ne h<strong>anno</strong> ristampata l‟opera ancora recentemente.<br />

L‟Amministrazione della Cappella di S. Antimo potrebbe farsi promotrice di una<br />

ristampa anastatica dell‟opera sul Kurdistan, preceduta da un saggio sulla vita<br />

dell‟autore, per ricordare un concittadino che con le sue opere ha onorato il comune e il<br />

suo santo protettore in tutto il mondo. Sarebbe il primo omaggio in lingua italiana al<br />

Campanile perché la sua opera maggiore è stata ripubblicata, dopo la prima edizione del<br />

1818, solo in altre lingue.<br />

NELLO RONGA<br />

SALVATORE COSTANZO, La scuola del Vanvitelli, Clean Edizioni, Napoli 2006.<br />

Il Prof. Salvatore Costanzo, continuando la sua meritoria attività di <strong>studi</strong>oso di Storia<br />

dell‟Arte e di ricercatore impegnato sulle problematiche ambientali e la conservazione<br />

del patrimonio storico architettonico della Campania, ha licenziato alle stampe un<br />

corposo volume su La Scuola del Vanvitelli, per i tipi della Grafica Sannita – Clean<br />

Edizioni.<br />

Il saggio, dedicato alla memoria del compianto zio Federico Scialla, si sviluppa<br />

analizzando la significativa presenza di Luigi Vanvitelli che con un‟intensa attività è<br />

stato impegnato come architetto ed ingegnere idraulico su larga parte del territorio<br />

italiano ed in alcuni paese d‟Europa. La sua scuola è verificata nel tempo che corre dalla<br />

prima metà del Settecento fino agli inizi del nuovo secolo, partendo «Dai primi<br />

collaboratori del Maestro all‟opera dei suoi seguaci».<br />

Infatti la ricerca di Costanzo, oltre a rendere conto delle storie culturali, professionali e<br />

accademiche dei protagonisti, consente di scoprire come le realizzazioni del regio<br />

architetto abbiano lasciato un‟impronta creativa. Per tale via si apre una chiave di lettura<br />

sul filone vanvitelliano ancorata al percorso formativo, alle risultanze stilistiche e alla<br />

sfera d‟azione di una folta schiera di discepoli, aiutanti e seguaci, legati ai modelli<br />

progettuali, costruttivi e organizzativi del Maestro.<br />

1 R. P. GIUSEPPE CAMPANILE O. P., Histoire du Kurdistan, traduit de l‟italien par le P.P.<br />

Thomas Bois, O. P. Institut Kurde de Paris, 2004. La prefazione di Bois è stata tradotta in<br />

italiano dalla professoressa Enza Di Francesco, che ringrazio.<br />

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