libretto C.A. Badian partituurin mukaisena

cangiar.
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Scena Ultima
Con lusinghe e con bel vezzo, o per tema o per disprezzo, il capriccio sa
Olmiro tenuto da soldati e detti
OLMIRO: Lasciatemi, felloni! Ernando e Gilde,
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ecco Olmiro furente!
GILDE: Non dubitate. Io sanerò sua mente. (Corre da Olmiro prendendolo per la
mano.)
Mio sposo, amato Prence, son tua. La fè ti serbo.
ERNANDO: Olà, che fai?
GILDE: Mi dicesti poc’anzi che sanarlo potevo. Io lo sanai.
ALFO: Fui l’indovino.
ERNANDO: Audace dunque son io schernito?
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A Cintia tosto vieni, o t’uccido.
GILDE: Or tu m’assisti.
OLMIRO: Ernando, deh, concedi ch’Olmiro Gilde abbracci in sposa. Alla gran Dea di
Gilde istessa la prima donerò prole vezzosa.
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