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28<br />

H<br />

specchio<br />

economico<br />

onorè de Balzac scrive nel<br />

libro «César Birotteau»:<br />

«Lo sguardo del banchiere<br />

ha qualcosa di quello degli avvoltoi<br />

e degli avvocati: è avido ed indifferente,<br />

chiaro e scuro, br<strong>il</strong>lante e cupo».<br />

Banche e banchieri sono oggi al<br />

centro di critiche e di attacchi per la<br />

loro avidità di guadagno e per essere<br />

stati protagonisti dell’incauto e<br />

maldestro processo di finanziarizzazione<br />

dell’economia. Gli «indignati»<br />

hanno qualche ragione. Con i soldi<br />

dei risparmiatori le banche ne hanno<br />

fatte di tutti i colori. Si sono moltiplicate<br />

le operazioni volte all’elusione<br />

fiscale per ut<strong>il</strong>izzare a proprio<br />

vantaggio le complessità e le differenze<br />

dei sistemi di tassazione presenti<br />

nei vari Paesi.<br />

Tipico e non isolato è <strong>il</strong> recente caso<br />

dell’Unicredit. I giudici hanno<br />

ipotizzato <strong>il</strong> reato di «dichiarazione<br />

fiscale fraudolenta» riferita ad operazioni<br />

finanziarie compiute nel periodo<br />

2007-2009. Assieme alla Barclays<br />

si sono realizzate complesse operazioni<br />

al fine di evadere le tasse (cosiddetto<br />

«Brontos»): Unicredit avrebbe<br />

depositato soldi presso Barclays<br />

come se fossero contratti pronti contro<br />

termine, per pagare le tasse solo<br />

sul 5 per cento dei dividendi. Invece,<br />

sulla base di alcuni appunti sequestrati<br />

dalla Guardia di Finanza, si sarebbe<br />

trattato di un deposito bancario<br />

sul quale incide una tax rate del<br />

40 per cento. In sostanza, se dimostrata,<br />

si tratta di un’elusione fiscale<br />

di 245 m<strong>il</strong>ioni di euro (la differenza<br />

tra <strong>il</strong> 5 per cento pagato e <strong>il</strong> 40 per<br />

cento dovuto).<br />

Va sottolineato che Unicredit Barclays<br />

ha avuto un parere positivo<br />

dallo Studio Tremonti, Vitali, Romagnoli,<br />

Piccardi. Massimo Mucchetti<br />

in un editoriale sul Corriere della Sera<br />

si domanda: «Come può Profumo<br />

invocare la patrimoniale pesante e<br />

Tremonti fare <strong>il</strong> Robin Hood contro<br />

le banche italiane e la City e, poi, ricorrere<br />

nel proprio lavoro a tali furbizie,<br />

rifiutate ad esempio da Intesa<br />

San Paolo e Monte dei Paschi?».<br />

A queste operazioni dubbie si accompagnano<br />

altre che hanno contribuito<br />

fortemente al precipitare della<br />

crisi economica. Lo scenario è impietoso.<br />

Sono state piazzate ingenti<br />

masse di derivati tra i piccoli risparmiatori<br />

e la gran parte degli amministratori<br />

locali. È stata raggirata con<br />

titoli tossici (bond argentini, titoli<br />

della Lehman Brothers ecc.) la popolazione<br />

più anziana, polverizzando<br />

risparmi di una vita. Sono stati concessi<br />

mutui a chi non li può rimborsare<br />

e sono stati negati prestiti a chi<br />

svolge attività imprenditoriali: piccole<br />

imprese, servizi, artigianato, commercio<br />

ecc.<br />

BancHe e BancHieri<br />

nel mirino per l’ aviditÀ<br />

di guadagno, la finanza<br />

creativa, l’elusione fiscale<br />

L’attuale scenario<br />

è impietoso:<br />

sono state piazzate<br />

ingenti masse<br />

di derivati tra i piccoli<br />

risparmiatori e parte<br />

degli amministratori<br />

locali; sono stati<br />

raggirati con titoli<br />

tossici gli anziani,<br />

polverizzando i loro<br />

risparmi di una vita;<br />

si sono concessi mutui<br />

a chi non può<br />

rimborsarli e negati<br />

prestiti a chi svolge<br />

attività imprenditoriali.<br />

Gli «indignati»<br />

hanno qualche ragione<br />

di UGO<br />

NALDI<br />

La finanza<br />

creativa ha<br />

fatto sì che <strong>il</strong><br />

sistema bancario<br />

non si<br />

sia dotato di<br />

capitali sufficienti<br />

per tenersi<br />

in piedi.<br />

Secondo gli<br />

analisti di<br />

Bloomberg,<br />

sono necessari<br />

m<strong>il</strong>le m<strong>il</strong>iardi<br />

di dollari<br />

su scala<br />

m o n d i a l e .<br />

Non si sa dove<br />

trovarli.<br />

Quindi si<br />

metteranno le<br />

mani nelle tasche<br />

dei risparmiatori. La ricapitalizzazione<br />

forzata è una necessità. Ma<br />

non è la soluzione. È una condizione<br />

che va accompagnata dall’aumento<br />

della domanda per far ripartire l’economia,<br />

perché la crescita è l’unica<br />

medicina che funziona. Occorre andare<br />

oltre la denuncia e la protesta.<br />

Ci vogliono scelte razionali e responsab<strong>il</strong>i.<br />

In campo internazionale ci sono<br />

undici autorità finanziarie non coordinate,<br />

una vera e propria Babele: <strong>il</strong><br />

Comitato per la stab<strong>il</strong>ità finanziaria<br />

(FSB); la Banca per i regolamenti internazionali<br />

(BRI); <strong>il</strong> Comitato di Bas<strong>il</strong>ea<br />

per la vig<strong>il</strong>anza bancaria<br />

(CbvB); <strong>il</strong> Comitato sul sistema finanziario<br />

globale; <strong>il</strong> Comitato sul sistema<br />

dei pagamenti e dei regolamenti;<br />

l’Associazione internazionale<br />

degli organi di vig<strong>il</strong>anza del settore<br />

assicurativo; l’Organismo internazionale<br />

di normalizzazione contab<strong>il</strong>e<br />

(IASB); l’Organizzazione internazionale<br />

delle commissioni sui valori<br />

mob<strong>il</strong>iari (IOSCO); l’Organizzazione<br />

per la cooperazione economica e<br />

lo sv<strong>il</strong>uppo (OCSE); <strong>il</strong> Fondo monetario<br />

internazionale (FMI) e la Banca<br />

Mondiale.<br />

Tutte queste istituzioni non sono<br />

riuscite a tenere <strong>il</strong> passo delle trasformazioni<br />

geografiche della finanza<br />

globale. Sono figlie del ventesimo se-

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