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R. Prima di tutto l’infarto. Nei<br />

Paesi occidentali si sta assistendo ad<br />

un aumento delle malattie cardiovascolari<br />

ischemiche, appunto come<br />

infarti e angina, e a una diminuzione<br />

netta di quelle valvolari e infettive,<br />

anche se questo trend sta cambiando<br />

con l’arrivo degli extracomunitari<br />

che, invece, presentano malattie valvolari<br />

come la stenosi mitralica e<br />

quella aortica. Nella popolazione<br />

italiana, invece, l’infarto domina<br />

proprio a causa del disordinato regime<br />

alimentare e dello st<strong>il</strong>e di vita,<br />

spesso stressante, che mettono a dura<br />

prova le coronarie.<br />

D. Quali interventi vengono compiuti<br />

per queste differenti patologie?<br />

R. Sono vari, secondo le diverse<br />

malattie. Sicuramente per l’infarto e<br />

l’angina sono quelli volti a ridurre<br />

i fattori di rischio. Diciamo<br />

subito che i modi di<br />

intervenire, come è ovvio,<br />

sono cambiati negli anni, anche<br />

radicalmente. Quando io<br />

mi sono laureato nel 1974, la<br />

cura principale, per chi era<br />

colpito da infarto, era l’assoluto<br />

riposo a letto per un mese<br />

e più. Oggi, invece, grazie<br />

ad uno studio italiano che si<br />

chiama «Gissi», si è visto che<br />

c’erano dei farmaci in grado<br />

di sciogliere <strong>il</strong> trombo che<br />

ostruisce un’arteria e provoca<br />

l’infarto perché impedisce<br />

di portare <strong>il</strong> sangue al cuore.<br />

Fu dimostrato dai ricercatori italiani<br />

che un farmaco, la streptochinasi, riusciva<br />

a sciogliere <strong>il</strong> trombo che ostruiva<br />

l’arteria e a ripristinare la regolarità<br />

della circolazione sanguigna.<br />

D. Come mai allora si verificano<br />

morti improvvise per infarto addirittura<br />

in sala operatoria, come è accaduto<br />

a più di un chirurgo mentre eseguiva<br />

l’intervento su un paziente?<br />

Perché non hanno somministrato subito<br />

<strong>il</strong> farmaco miracoloso?<br />

R. Nelle prime fasi dell’infarto intervengono<br />

una serie di aritmie , cioè<br />

i battiti fuori tempo del cuore, che<br />

possono essere anche molto violente<br />

tanto da provocare l’arresto cardiaco<br />

impedendo qualsiasi soccorso. Oggi,<br />

per fronteggiare questo gravissimo<br />

aspetto dell’infarto, si sta sv<strong>il</strong>uppando<br />

in tutte le città una rete di defibr<strong>il</strong>latori<br />

per favorire <strong>il</strong> più rapido intervento<br />

sui pazienti colpiti da aritmie<br />

cardiache. Dopo lo studio Gissi si sono<br />

compiuti altri progressi.<br />

D. Quali, in particolare?<br />

R. Si è dimostrato che <strong>il</strong> farmaco<br />

scioglieva <strong>il</strong> trombo in poco meno del<br />

60 per cento dei soggetti colpiti da infarto<br />

mentre in oltre <strong>il</strong> 40 per cento dei<br />

casi la coronaria rimaneva chiusa. Per<br />

cui si è sv<strong>il</strong>uppata un’altra tecnica che<br />

si chiama angioplastica primaria e che<br />

«Ogni regione ha un<br />

centro-trapianti,<br />

ma in realtà in 7 o 8 di<br />

essi non è stato mai<br />

compiuto un trapianto:<br />

assistiamo ad uno<br />

spreco di risorse e<br />

competenze. Sarebbe<br />

preferib<strong>il</strong>e averne<br />

meno, ma farli lavorare<br />

di più realizzando<br />

economie di scala,<br />

nuove esperienze<br />

Il Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma<br />

consiste, in pratica, nel portare con un<br />

catetere un palloncino dentro l’arteria<br />

e nel gonfiarlo: in tal modo nella coronaria<br />

torna a scorrere <strong>il</strong> sangue. L’intervento<br />

ha successo nell’85 per cento<br />

dei casi. E la mortalità, che in fase acuta<br />

prima era del 30 per cento, ora si è<br />

ridotta al 6 per cento.<br />

D. Quali sono i principali fattori<br />

del rischio di infarto?<br />

R. Sono quelli che portano alla formazione<br />

della placca che ostruisce le<br />

arterie. Quindi, direi anzitutto malattie<br />

genetiche come <strong>il</strong> diabete, l’ipercolesterolemia,<br />

l’aumento dell’LDL colesterolo,<br />

cioè del colesterolo cattivo,<br />

l’ipertensione, <strong>il</strong> tipo di vita. Si impone<br />

quindi una prevenzione primaria<br />

per chi non ha avuto una patologia<br />

cardiovascolare ma potrebbe andarvi<br />

incontro, e una prevenzione secondaria<br />

per chi invece già è stato colpito<br />

da infarto. Chi ha <strong>il</strong> diabete deve evitare<br />

l’innalzamento dei valori glicemici,<br />

chi ha l’ipercolesterolemia deve<br />

evitare i cibi grassi, le carni rosse, i<br />

formaggi soprattutto quelli stagionati,<br />

<strong>il</strong> sale che costituisce un fattore di<br />

rischio grave.<br />

D. Quali sono i valori che occorre<br />

rispettare per la glicemia e per <strong>il</strong> colesterolo?<br />

R. Diciamo che, per la glicemia,<br />

specchio<br />

economico<br />

51<br />

quello che importa è che vi sia l’emoglobina<br />

glicata, ossia che <strong>il</strong> livello di<br />

glucosio nel sangue durante le varie<br />

fasi della giornata non superi <strong>il</strong> 6,5<br />

per cento. Per <strong>il</strong> colesterolo è essenziale<br />

invece distinguere tra pazienti<br />

con altri fattori di rischio e pazienti<br />

senza questi fattori. Per quest’ultimi<br />

diciamo che <strong>il</strong> livello dell’LDL colesterolo<br />

non deve superare i 130 m<strong>il</strong>ligrammi<br />

per dec<strong>il</strong>itro di sangue, mentre<br />

per coloro che hanno altri problemi,<br />

come diabete e ipertensione, questi<br />

valori non devono superare i 100<br />

m<strong>il</strong>ligrammi, e secondo alcuni scienziati<br />

devono addirittura essere sotto i<br />

70 m<strong>il</strong>ligrammi per dec<strong>il</strong>itro. Il colesterolo<br />

totale deve essere, invece, al<br />

di sotto dei 200 m<strong>il</strong>ligrammi in persone<br />

sia sane che malate. Ma attenzione,<br />

chi ha <strong>il</strong> diabete è come<br />

una persona che ha già avuto<br />

un infarto.<br />

D. Quanto sono pericolosi<br />

altri fattori di rischio, come <strong>il</strong><br />

fumo e l’uso di droghe, in<br />

particolare la cocaina?<br />

R. Il fumo di sigaretta rappresenta<br />

sicuramente un alto<br />

rischio, come fattore scatenante<br />

però più del tumore<br />

polmonare che direttamente<br />

dell’infarto. Chi fuma riduce<br />

la capacità dei polmoni di<br />

pompare <strong>il</strong> sangue, e ciò contribuisce<br />

notevolmente ad affaticare<br />

<strong>il</strong> cuore. Altro problema<br />

è la cocaina. Il suo effetto<br />

consiste nel provocare una vasocostrizione<br />

molto energica ed immediata.<br />

Questo stupefacente si «sniffa»,<br />

per cui la forte vasocostrizione da esso<br />

provocata conduce la necrosi delle<br />

cellule nasali. Per le coronarie, invece,<br />

la vasocostrizione prolungata può<br />

portare anche all’infarto. Due sono,<br />

in sintesi, i possib<strong>il</strong>i effetti: o la vasocostrizione<br />

di un grosso vaso, che<br />

porta all’infarto, o tante microcostrizioni<br />

che provocano microinfarti che,<br />

sommandosi nel tempo, portano allo<br />

scompenso cardiaco. Occorre riflettere<br />

bene su questo dato: trent’anni fa<br />

era molto raro, in pronto soccorso, intervenire<br />

su persone giovani colpite<br />

da infarto; oggi invece è sempre più<br />

frequente soccorrere uomini e donne<br />

con meno di 40 anni colpiti da patologie<br />

cardiache spesso dovute all’assunzione<br />

di cocaina.<br />

D. Quali sono i sintomi cui prestare<br />

particolare attenzione, rappresentando<br />

veri campanelli d’allarme ?<br />

R. L’affanno e la tachicardia per<br />

sforzi modesti che potrebbero essere<br />

un segnale di scompenso, i dolori al<br />

centro del petto, segno di stenosi coronarica.<br />

Ma vediamo in particolare che<br />

cos’è lo scompenso cardiaco. È l’affaticamento<br />

del cuore che non ce la fa a<br />

pompare la necessaria quantità di san-

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