A DAY IN MATERDEI COSMO-RUSHDIE FUORI ORARIO - Urban
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C<strong>IN</strong>DERELLA MAN<br />
Ron Howard<br />
Strano titolo per un film che parla<br />
di pugilato. Non fatevi ingannare,<br />
ma l’unico elemento che ha in comune<br />
con la celebre fiaba è che<br />
anche gli ultimi possono diventare<br />
i primi. Siamo in un’America<br />
che sta cercando di uscire dalla<br />
grande depressione. Non c’è<br />
lavoro. La vita è difficile, soprattutto<br />
per chi come Jim Braddock<br />
(personaggio realmente esistito)<br />
ha tre figli e una moglie a carico.<br />
Ma la possibilità di riscattarsi è<br />
dietro l’angolo. Per Jim, dopo parecchio<br />
tempo di inattività, è un<br />
incontro con il detentore del titolo.<br />
Russell Crowe con quella sua<br />
faccia da uno che nella vita ne ha<br />
prese tante è perfetto nel ruolo<br />
di Braddock. Al suo fianco Renée<br />
Zellweger che ha perso le moine<br />
da zitella cicciottella. La coppia<br />
Ron Howard (riuscirà mai a non<br />
essere ricordato solo come Ricky<br />
Cunningham?) Russell Crowe si<br />
riunisce dopo My beautiful mind e<br />
ritrova una bella armonia.<br />
La storia è ben raccontata, con<br />
una piccola dose di humour, che<br />
male non fa. Peccato quel pizzico<br />
di retorica di troppo. Belle le<br />
ricostruzioni degli anni Trenta.<br />
Efficaci e non scontate le scene<br />
del combattimento, nonostante<br />
se ne siano viste ormai a decine.<br />
Tutta l’arte di un<br />
maestro manga per<br />
un film incantato<br />
IL CASTELLO ERRANTE<br />
DI HOWL<br />
Hayao Miyazaki<br />
Vedere un cartone animato di<br />
Miyazaki è un’esperienza per i<br />
sensi ma anche per il cuore. A<br />
differenza dei megaprodotti di<br />
animazione, i cartoni dell’artista<br />
giapponese cercano di essere più<br />
cinema e meno intrattenimento,<br />
non cadono nella trappola del<br />
dualismo tra “bene” e “male”,<br />
non si aggrappano all’azione per<br />
tenere alta l’attenzione. I suoi<br />
film sono come le vecchie storie<br />
della nonna, ricche di magici<br />
FANTASTICI QUATTRO<br />
Tim Story<br />
I personaggi della Marvel sono<br />
decine e credo che ormai si<br />
debba aspettare che si esauriscano<br />
tutti per vedere una svolta<br />
nella produzione americana.<br />
Quest’anno è il turno di quattro<br />
scienziati (in realtà cinque)<br />
che per andare a scoprire che<br />
cosa succede all’interno di una<br />
nebulosa si vedono alterare il<br />
Dna e diventano così i mirabolanti<br />
“Fantastici Quattro”. In<br />
cinque, perché oltre a Ben Grimm<br />
(Michael Chiklis), conosciuto<br />
come “La Cosa” per via di quella<br />
pelle un po’ porosa; a Reed<br />
Richards (Ioan Gruffudd) “Mister<br />
Fantastic”, capace di allungarsi<br />
all’infinito; a Johnny Storm (Chris<br />
Evans), detto “La Torcia” perché<br />
quando vola si accende come<br />
un cerino, e a Sue Storm (Jessica<br />
Alba), ovvero “La donna invisibile”,<br />
sull’astronave c’era anche il<br />
dottor Victor Van Doom, che però<br />
non si fa buono, anzi diventa il<br />
loro più acerrimo nemico. Come<br />
accade spesso ai numeri uno ci si<br />
sofferma troppo sulla genesi dei<br />
personaggi (imbarazzante la parte<br />
in cui i quattro non accettano<br />
la loro diversità) lasciando la trama<br />
ai sequel. Fatto per un pubblico<br />
di teenager, è con Daredevil<br />
il peggiore finora prodotto.<br />
personaggi e di morali nascoste.<br />
Tutte queste prerogative fanno<br />
di Miyazaki un autore rispettato<br />
non solo in Giappone (ricordiamo<br />
che ha firmato anche Heidi<br />
e Lupin III) ma in tutto il mondo.<br />
Per questo motivo, quest’anno<br />
gli è stato assegnato un Leone<br />
d’oro alla carriera alla Mostra di<br />
Venezia. La sua ultima fatica si<br />
SKELETON KEY<br />
Iain Softley<br />
Una giovane infermiera che<br />
dopo anni di routine vuole<br />
cambiare vita. Un annuncio<br />
su un giornale per assistere<br />
un vecchio malato. E una casa<br />
antica nel profondo sud americano.<br />
Sì, sì, ancora la solita<br />
vecchia casa piena di spiriti, di<br />
ricordi non sepolti, di segreti<br />
mai svelati. Ma è possibile che<br />
dopo cento anni di cinema si<br />
debba fare ancora paura con<br />
porte che sbattono e maniglie<br />
che girano? In più, tra riti voodoo<br />
e reincarnazioni, la storia<br />
si complica non poco. Scoprire<br />
chi è coinvolto e chi no diventa<br />
l’unico piccolo e noioso gioco<br />
per arrivare alla fine di un film<br />
che di affascinante ha il bel<br />
volto di Kate Hudson e le tre<br />
parole sbiascicate da un paralitico<br />
John Hurt (qui lontano dalle<br />
sue migliori interpretazioni).<br />
Skeleton Key è come un aereo<br />
che sta perennemente sulla<br />
pista di rullaggio, che promette<br />
di decollare ma non lo fa mai,<br />
principalmente a causa della<br />
sceneggiatura che riesce a<br />
complicare l’evidente. E sì che<br />
chi l’ha scritta, tal Ehren Kruger,<br />
dopo Ring e Ring2 è uno dei<br />
più quotati del firmamento hollywoodiano.<br />
intitola Il castello errante di Howl<br />
ed è tratto da un racconto della<br />
scrittrice inglese Diana Wynne<br />
Jones. La piccola protagonista<br />
Sophie lavora come cappellaia<br />
nel negozio del papà. Per uno<br />
sgarbo fatto a una strega viene<br />
trasformata in una adorabile vecchietta.<br />
Sophie andrà alla ricerca<br />
del mago Howl per rimediare al<br />
HERBIE<br />
IL SUPERMAGGIOL<strong>IN</strong>O<br />
Angela Robinson<br />
In un periodo in cui troppo<br />
spesso mancano le idee rispolverare<br />
vecchi successi è all’ordine<br />
del giorno. Ma ripulire dalle<br />
tonnellate di polvere il vecchio<br />
maggiolone n. 53 protagonista<br />
di lontani ricordi da oratorio è<br />
sembrata una mossa veramente<br />
azzardata. Però, pur sapendo<br />
che il film è destinato ai più<br />
giovani, bisogna ammettere che<br />
Herbie riesce ancora a divertire.<br />
Come molti attori moderni, anche<br />
“lui” conosce poche espressioni<br />
ma a un’auto progettata<br />
negli anni Sessanta si perdona<br />
un po’ tutto...<br />
In questa nuova versione il<br />
proprietario di Herbie non è<br />
più uno scattante trentenne (il<br />
mitico Dick Jones), ma la nuova<br />
star dei teenager Lindsay<br />
Lohan, che grazie al vecchio<br />
maggiolone trova successo,<br />
amore e un compagno per affrontare<br />
altre mille avventure. Il<br />
cattivo di turno è l’affascinante<br />
Matt Dillon nei panni del supercampione<br />
della Formula 1<br />
americana. La trovata migliore<br />
è quando Herbie fa la corte alla<br />
nuova versione del maggiolone<br />
(che, chissà perché, deve essere<br />
femmina!).<br />
SOLO UN MAGO CREA UN MAGO<br />
sortilegio. Howl, la cui leggenda<br />
vuole che seduca le giovani<br />
donne per rubar loro il cuore,<br />
vive in un castello semovente un<br />
po’ claudicante. Un castello che<br />
permette di raggiungere, attraverso<br />
delle porte, mondi lontani.<br />
Sophie e Howl riusciranno, grazie<br />
al castello e ai suoi poteri, a cambiare<br />
il loro destino. Ambientato<br />
in un mondo governato da rudimentale<br />
tecnologia e da spiriti<br />
malvagi, il film di Miyazaki ripropone<br />
ancora una volta temi a lui<br />
cari come il disprezzo per le armi<br />
e l’amore per la natura, il rispetto<br />
per la saggezza degli anziani<br />
e la curiosità per l’inarrestabile<br />
evoluzione del mondo. Chi ha<br />
amato La città incantata o Il viaggio<br />
di Chihiro troverà anche nelle<br />
avventure di Sophie la stessa<br />
incantevole poesia.<br />
MILANO<br />
Dieci anni e non<br />
sentirli<br />
Il Milano Film Festival arriva<br />
alla sua decima edizione.<br />
Dieci anni non sono pochi per<br />
un’iniziativa che è partita in<br />
sordina e che anno dopo anno<br />
è riuscita a coinvolgere sempre<br />
più persone. Andare davanti al<br />
Piccolo Teatro durante il festival<br />
è un’esperienza interessante.<br />
Gli organizzatori di Esterni,<br />
grazie a un’abile e capillare<br />
campagna promozionale, riescono<br />
a far confluire giovani<br />
da ogni parte della città. Molti<br />
interessati più all’happening<br />
che alle proiezioni, anche se i<br />
cinefili dentro le sale si fanno<br />
vedere, valutando opere che<br />
arrivano dai quattro cantoni<br />
del mondo.<br />
Quest’anno il Milano Film<br />
Festival si svolgerà dal 16<br />
al 25 settembre tra il teatro<br />
di via Rovello e il fossato del<br />
Castello Sforzesco. Quali le<br />
novità? Innanzitutto un omaggio<br />
a un pezzo di storia del<br />
cinema, con una retrospettiva<br />
dedicata a Le Festival du<br />
Film Maudit di Biarritz del<br />
1949, poi un focus sui videoclip<br />
musicali.<br />
Il punto di forza del festival<br />
sono sempre stati i cortometraggi<br />
e a conferma di ciò<br />
anche quest’anno è stato dato<br />
uno spazio autogestito ai registi<br />
non selezionati (il Salon<br />
des Refusés). Chi ama, poi, il<br />
cinema “parlato” potrà seguire<br />
gli Incontri Italiani, seminari<br />
che affiancano proiezioni di<br />
cortometraggi a momenti di<br />
discussione con registi italiani.<br />
Parte importante della programmazione<br />
saranno gli<br />
eventi collaterali: come le<br />
proiezioni e gli incontri dedicati<br />
agli studenti e ai bambini<br />
e la Borsa Democratica del<br />
Cinema, spazio espositivo e di<br />
scambio, con un programma<br />
specifico di incontri per gli<br />
addetti ai lavori, ma che prevede<br />
anche momenti di partecipazione<br />
per il pubblico del<br />
festival. Per tutte le altre info:<br />
www.milanofilmfestival.it.<br />
URBAN 55