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Download del file - Gruppo Archeologico Salernitano

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Federico II cadde in una momentanea depressione:<br />

pensava di non meritare una sorte <strong>del</strong> genere 1 . La notizia<br />

<strong>del</strong> complotto, con tutti i dettagli <strong>del</strong>l’esecuzione,<br />

era stata data a Riccardo Sanseverino da Giovanni da<br />

Presenzano, un congiurato pentito.<br />

La notizia, annunziata da Riccardo, genero<br />

all’Imperatore 2 , trovò immediata conferma nella fuga<br />

di alcuni complici. I cospiratori erano nobili e alti funzionari<br />

<strong>del</strong> Regno. I congiurati Pandolfo e Matteo<br />

Fasanella, Roberto e Guglielmo di Marzano, Giacomo<br />

e Goffredo di Morra, insieme con altri presenti nella<br />

corte imperiale, fuggirono precipitosamente riparando<br />

a Roma, presso la Corte Pontificia 3 .<br />

Promotore e mente <strong>del</strong>la congiura era Innocenzo<br />

IV. Le prove circostanziali erano la fuga dei congiurati<br />

riparati presso la Corte pontificia e le confessioni dei<br />

ribelli prima di essere giustiziati e i diplomi originali<br />

inviati dal Papa trovati nel castello di Capaccio dopo la<br />

resa dei congiurati. In questo folle tentativo di far<br />

assassinare l’Imperatore, il Pontefice era sostenuto dai<br />

pochi cardinali rimasti a Roma, fra cui si distingueva il<br />

fanatico Ranieri di Viterbo.<br />

Nel Settembre <strong>del</strong> 1245, Federico già aveva scoperto<br />

i primi segni premonitori <strong>del</strong>la congiura. Nel<br />

Convento di Fontevivo, presso Parma, erano stati rinvenuti<br />

alcuni documenti da cui risultava un complotto<br />

diretto ad assassinare l’imperatore e il figlio Enzo. Il<br />

complotto era stato ideato a Parma, città che stava per<br />

tradirlo.<br />

Federico per impedire questa defezione, recatosi a<br />

Parma in tutta fretta, scoprì con sua sorpresa che<br />

Orlando de’ Rossi, cognato <strong>del</strong> Papa, uno dei suoi<br />

migliori partigiani, era fuggito con un certo numero di<br />

cavalieri guelfi e aveva preso la via di Piacenza e<br />

Milano. Era il primo segnale <strong>del</strong> tradimento.<br />

Questo personaggio, noto in tutta l’Italia settentrionale,<br />

era molto vicino all’Imperatore: aveva ricoperto<br />

più volte la carica di podestà in città imperiali come<br />

Siena e Firenze. Federico aveva nominato podestà il<br />

cognato <strong>del</strong> Papa perché sperava di concludere le trattative<br />

di pace allora in corso.<br />

Ernest Kantorovicz scrive in proposito: «Il gioco<br />

fallì questa volta perché, invece di essere Orlando a<br />

guadagnargli il papa, fu il papa a fare un guelfo <strong>del</strong><br />

cognato». Orlando de’ Rossi era anche un guerriero<br />

terribile capace di far roteare a dritta e a manca la sua<br />

mazza ferrata: la sua presenza in campo di battaglia<br />

atterriva e metteva in fuga i suoi nemici.<br />

SALTERNUM<br />

- 10 -<br />

La congiura era stata organizzata materialmente<br />

proprio da Bernardo Orlando de’ Rossi di Parma, che<br />

aveva sposato una sorella <strong>del</strong> Papa; questo personaggio,<br />

già sostenitore di Federico, dopo la scomunica<br />

comminata a quest’ultimo, era passato dalla parte <strong>del</strong><br />

cognato, Innocenzo IV; in veste di podestà di Firenze,<br />

aveva coinvolto nella congiura Pandolfo Fasanella,<br />

podestà di Novara, e Teobaldo Francesco, vicario<br />

generale <strong>del</strong>la Marca trevigiana, il quale, per la sua<br />

posizione nella pubblica amministrazione, era considerato<br />

il capo dei congiurati.<br />

Appena ebbe la notizia che il complotto era fallito,<br />

Teobaldo, che era in contatto con Andrea de’ Cicala,<br />

capitano di Sicilia, con Ruggero de’ Amicis e con il<br />

poeta Giacomo Morra, fuggì precipitosamente. I congiurati<br />

erano persone che godevano la fiducia e la<br />

stima di Federico e perciò governavano le province<br />

più importanti.<br />

I promotori <strong>del</strong> piano criminale erano proprio i<br />

personaggi di corte più vicini all’Imperatore (erano le<br />

persone di cui Federico si fidava di più) e che si erano<br />

fatte irretire e corrompere dalle promesse mirabolanti<br />

<strong>del</strong> Papa.<br />

La scoperta <strong>del</strong>la congiura fu un brutto colpo per<br />

l’Imperatore: i congiurati erano persone che egli riteneva<br />

degne <strong>del</strong>la sua massima fiducia, erano amici intimi<br />

che sedevano alla sua stessa tavola, che conversavano<br />

con lui nelle sale <strong>del</strong>la corte, che conoscevano i<br />

suoi segreti, che partecipavano alle feste e alle danze di<br />

corte. Federico definì quei rinnegati, che avevano ordito<br />

la congiura, «parricidi, figliastri, omuncoli miserabili,<br />

animali inferiori, dotati solo d’istinto bestiale».<br />

Chi erano i cospiratori? Erano tutti nobili e alti<br />

funzionari <strong>del</strong> regno, i quali, dopo il Concilio <strong>del</strong> 1245,<br />

si erano orientati verso la politica pontificia. In primo<br />

luogo avevano aderito alla congiura i Sanseverino,<br />

discendenti di una famiglia, che, sorta e glorificata<br />

sotto la dinastia normanna, avevano ereditato la devota<br />

sudditanza al Papa e l’odio atavico contro<br />

l’Imperatore.<br />

I principali congiurati erano, come abbiamo accennato,<br />

i più alti funzionari di corte: Pandolfo Fasanella,<br />

podestà imperiale a Novara nel 1238 e vicario generale<br />

<strong>del</strong>la Toscana dal 1240 al Febbraio 1246, che poco<br />

tempo prima era stato deposto dall’Imperatore dalla<br />

prestigiosa carica, a causa di accertate corruzioni e<br />

irregolarità amministrative; Teobaldo Francesco,<br />

podestà di Parma, cui era stato promesso il Regno

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