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Download del file - Gruppo Archeologico Salernitano

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Fig. 11 - Statua di Iside, rinvenuta a Napoli. Marmo bigio morato; testa, mani e piedi<br />

in marmo bianco (h m 1, 30).<br />

Vienna, Kunsthistorisches Museum (inv. 1-158), (da Egittomania 2006).<br />

Fig. 12 - Statua di Iside Pelagia, da Posillipo.<br />

Museo <strong>del</strong>le Belle Arti di Budapest (da Egittomania 2006).<br />

più antichi ai quali dovevano appartenere il puteale in<br />

terracotta <strong>del</strong>la metà <strong>del</strong> II sec. a. C. qui rinvenuto e la<br />

cista in piombo, trovata in situ ancora collegata alla<br />

fistola di piombo e con la chiave di arresto, che testimoniano<br />

ancora una volta l’importanza <strong>del</strong>l’acqua<br />

nella celebrazione <strong>del</strong>la liturgia isiaca 78 .<br />

Ercolano<br />

La seconda città vesuviana ad essere distrutta dall’eruzione<br />

<strong>del</strong> 79 non ha restituito i resti di alcun santuario<br />

isiaco; tuttavia, la grande quantità di materiale<br />

pertinente rinvenuto in città induce a ritenere che ve<br />

ne fosse almeno uno. La maggior parte dei reperti<br />

sono stati trovati nella zona <strong>del</strong>la c.d. palestra, e fra<br />

essi forse erano anche il celebre affresco, diviso in<br />

due scene, di cui all’epoca <strong>del</strong>lo stacco non fu indicata<br />

la provenienza; il Müller interpreta le scene l’una<br />

come ‘danza rituale isiaca’, l’altra come ‘cerimonia<br />

<strong>del</strong> mattino’ 79 , mentre il Malaise le considera come<br />

pertinente ad un unico rituale, la celebrazione<br />

<strong>del</strong>l’Inventio Osiridis nel mese di Novembre. Si tratta di<br />

due opere di grande rilievo, perché permettono di<br />

inquadrare molti reperti in un contesto rituale ‘vivo’,<br />

còlto nel pieno <strong>del</strong> suo svolgimento ed interpretabile<br />

anche con l’aiuto <strong>del</strong>le fonti.<br />

SALTERNUM<br />

- 40 -<br />

Fra i materiali di pregio va menzionata la statua <strong>del</strong><br />

dio Atoum 80 , divinità solare e creatrice su cui il Faraone<br />

‘eretico’ Akenathon (1338-1331 a. C.), marito di Nefertiti,<br />

volle incentrare la sua riforma monoteista. L’opera è<br />

datata fra il 1405 e il 1370 a. C. ed è stata rinvenuta all’interno<br />

<strong>del</strong>la c.d. ‘palestra’. Degna di nota è anche la base<br />

con geroglifici di fantasia <strong>del</strong> I sec. d. C., i cui disegni<br />

sono ispirati al culto di Horus 81 . E’ un’importante testimonianza<br />

di come la religione isiaca in Italia avesse<br />

perso in parte i contatti con la cultura egizia, non<br />

riuscendo a produrre opere con geroglifici significanti<br />

e utilizzando questi alla stregua di decorazioni sacre, la<br />

cui sola presenza serviva a qualificare un oggetto<br />

come ‘sacro’, ‘egizio’ ma anche, probabilmente, ‘alla<br />

moda’. La singolarità di questo manufatto sta nell’essere<br />

contemporaneamente sia un oggetto di culto<br />

destinato all’ uso sacro sia una testimonianza <strong>del</strong>l’egittomania,<br />

che imperversò nel mondo romano a partire<br />

sopratutto dal I sec. a. C. 82<br />

Iside a Napoli<br />

Gli dèi nilotici ottennero largo seguito anche presso<br />

la graeca urbs campana per eccellenza; Iside non<br />

dovette impiegare molto per giungere da Pozzuoli a<br />

Napoli. Due iscrizioni in greco fanno riferimento<br />

anche a un’associazione di atleti alessandrini, i quali<br />

certamente erano devoti agli dèi <strong>del</strong>la madrepatria 83 ;<br />

inoltre la presenza di questi doveva essere consistente<br />

se Nerone poté assoldare una claque alessandrina per la<br />

sua esibizione teatrale in città 84 . Napoli ha restituito<br />

reperti archeologici di grande interesse per gli studi<br />

isiaci. In particolare si segnalano due statue di Iside,<br />

una conservata presso il Museo <strong>Archeologico</strong><br />

Nazionale 85 ed una presso il Kunsthistorisches Museum di<br />

Vienna 86 ; si tratta di opere di pregio elevato, eseguite<br />

con molta probabilità nel corso <strong>del</strong> II sec. d. C..<br />

L’Iside <strong>del</strong> Museo Nazionale è un acrolito con testa,<br />

braccia e piedi in marmo bianco; i capelli sono invece<br />

parzialmente coperti da un kredemnon in marmo grigio<br />

e sono raccolti in una treccia che corre tutta attorno<br />

alla testa. Sulla fronte è un fiore di loto; anche il<br />

lungo chitone e l’himation a frange, che si intreccia sul<br />

petto a formare il caratteristico nodo isiaco, sono in<br />

marmo grigio. La mano sinistra, distesa lungo il corpo,<br />

regge un’oinochoe in marmo bianco; la destra, sollevata,<br />

regge invece un sistro metallico.<br />

La statua di Vienna è quasi identica alla precedente<br />

nell’iconografia, ma è l’opera di un artista di grande

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