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I culti orientali in Campania nelle testimonianze archeologiche «Nostra regio tam praesentibus plena est numinibus ut facilius possis deum quam hominem invenire». Petronio, Satyricon, 17. Le religioni ‘orientali’ in Italia: un problema terminologico. Le religioni cosiddette orientali, definizione con la quale si accorpano culti di diversa natura, provenienza, cronologia, tipologia entrati in contatto con il mondo romano e praticati anche da cittadini romani, formano un insieme eterogeneo e vario e sono a volte accomunate da una ‘generica’ provenienza orientale e da un forte esotismo nell’iconografia o anche solo nella liturgia, cosa che le distingue dalla religione greco-romana. In questa sede è opportuno dire che con il nome di religioni orientali si intendono in generale quei culti che si sono diffusi nei territori occidentali dell’Impero Romano, e in particolare in Italia, a partire dal III sec. a. C., trovando in alcuni casi un’accoglienza trionfale e ufficiale (è il caso del culto di Cibele, la Grande Madre degli dèi, introdotta a Roma per volontà del Senato nel 204 a. C. in seguito alla consultazione dei Libri Sibillini) in altri una strenua resistenza da parte dei patres in nome del rispetto del mos maiorum, per il quale si tendeva a respingere e tenere fuori gli dèi stranieri venerati dagli schiavi o dai mercanti 1 . La penetrazione dei culti levantini non è avvenuta in modo improvviso ma è frutto di una graduale e continua influenza, quasi sempre mediata dalla Grecia, esercitata dalla cultura orientale sull’Occidente. Non è GIOVANNI VERGINEO Fig. 1 - Statua di Serapide in trono (II sec. d. C.), rinvenuta nel macellum di Pozzuoli nel 1750. Marmo bianco, h m 1, 12. Museo Archeologico Nazionale di Napoli (inv. 975), (da Egittomania 2006). - 29 - un caso che le liturgie isiaca, metroaca, mitraica facciano abbondante uso di termini greci; a volte la stessa liturgia è greca nel rito e nella lingua. Seguendo quanto afferma Walter Burkert sarebbe effettivamente opportuno chiamare queste religioni ‘di origine orientale’, o meglio ‘grecoorientali’. Alla fine del IV sec d.C. i culti orientali giocano un ruolo di primo piano nella reazione anticristiana dell’aristocrazia pagana 2 . La reazione pagana al Cristianesimo si concretizza sostanzialmente in due tendenze: una che difendeva e portava avanti la religione tradizionale, l’altra che invece opponeva alla nova religio i culti orientali, in relazione ai quali spesso si ricoprivano nel corso della vita più cariche; nei secoli più tardi del paganesimo tale atteggiamento ha favorito la percezione che le religioni levantine fossero sovrapponibili e amalgamabili fra loro perché molto simili. Quest’approccio, presente in alcune fonti antiche, è stato usato anche da alcuni autori moderni che si sono occupati dell’argomento, Franz Cumont 3 in primis; di conseguenza è entrato nel comune linguaggio degli studi parlare di religioni orientali riferendosi ai culti di Iside, Cibele, Mitra come se fossero quasi un unico fenomeno; si ribadisce pertanto la necessità di valutare le singole realtà cultuali caso per caso, evidenziando le differenze fra di esse e considerando ogni singolo culto come indipendente. Culti soterici, mistici, misterici, misteriosofici. Prima di affrontare in modo più approfondito il problema della diffusione e del successo dei culti
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