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Download del file - Gruppo Archeologico Salernitano

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che fu oggetto di una mostra fotografica con catalogo<br />

3 . Eravamo diventati praticamente inseparabili e fu<br />

proprio grazie anche ad una sua segnalazione ad un<br />

Funzionario <strong>del</strong>la Soprintendenza di Salerno che fui<br />

poi nominato Ispettore onorario <strong>del</strong> Ministero<br />

MI.BAC per la zona Monti Alburni - Vallo di Diano.<br />

La nostra amicizia era riuscita anche ad accomunarci<br />

nelle cariche di volontariato: entrambi Ispettori<br />

onorari, entrambi Direttori - lui tecnico, io amministrativo<br />

- <strong>del</strong> <strong>Gruppo</strong> <strong>Archeologico</strong> <strong>Salernitano</strong>.<br />

La mattina dei fine settimana partivamo per ritrovare<br />

le ‘sepolte magneficenze’ <strong>del</strong>la via Regio-Capuam.<br />

Guardavo Nicola negli occhi: erano pieni di gioia;<br />

erano occhi che guardavano dappertutto, scrutavano<br />

ogni particolare che affiorava sul terreno, desiderosi di<br />

ritrovare qualche indizio che permettesse di ricostruire<br />

la storia di questo o quel posto. «Chi aveva costruito<br />

questa via? Marco Aquilio Gallo, Lucio Popilio<br />

Lenate, oppure i due Tito Annio, Lusco o Rufo?». Da<br />

queste domande, le sue ipotesi di come si dovesse<br />

chiamare questa strada: Via Aquilia, Popilia o Annia.<br />

Alla fine, forte di due documenti epigrafici, la chiamò<br />

‘via Appia-Annia’ 4 , quasi a voler fondere insieme le<br />

due ‘creature’ oggetto dei suoi studi.<br />

A ogni ricognizione recitavamo quei versi citati all’inizio…<br />

Nicola era desideroso e speranzoso di ritrovare,<br />

in quelle escursioni <strong>del</strong> sabato o <strong>del</strong>la domenica<br />

mattina, le «sepolte magneficenze». Un giorno, alle Nares<br />

Lucanae, quelle «magneficenze» le abbiamo ritrovate.<br />

Quella volta eravamo in quattro, con noi c’era anche la<br />

dott.ssa A<strong>del</strong>e Lagi, Ispettrice <strong>del</strong>la Soprintendenza<br />

Archeologica di Salerno. Eravamo andati a Zuppino,<br />

frazione di Sicignano degli Alburni, per prendere visione,<br />

in località Casali, di uno sterro fatto in un terreno<br />

privato, sbancato dalle ruspe per la costruzione di un<br />

nuovo fabbricato. Quel posto l’avevamo già indicato<br />

quale probabile luogo <strong>del</strong>la statio Nares Lucanae, ma non<br />

avevamo nessuna prova, se non un rinvenimento<br />

casuale fatto nel 1929 nello stesso luogo a seguito di<br />

lavori per portare l’acqua alla Stazione ferroviaria di<br />

Sicignano degli Alburni. Le Nares Lucanae erano importanti<br />

nell’economia <strong>del</strong>la strada e per questo erano state<br />

scelte per una sosta forzata da Cicerone in quel lontano<br />

8 aprile <strong>del</strong> 58 a. C. quando dovette scappare da<br />

Roma per ragioni politiche; lo stesso Cicerone le cita in<br />

SALTERNUM<br />

- 6 -<br />

un’accorata lettera all’amico Attico 5 . Le Nares erano<br />

state anche la sosta <strong>del</strong> bivacco di Spartaco durante la<br />

rivolta servile <strong>del</strong> 73 a. C., prima di arrivare a Forum<br />

Annii, l’attuale Polla, anch’essa citata nelle fonti scritte 6 .<br />

La scoperta che facemmo quel pomeriggio fu eccezionale<br />

perché ci permise di confermare la nostra ipotesi<br />

sull’ubicazione <strong>del</strong>le Nares Lucanae, che, dalla radice<br />

arcaica NAHAR, NAR, NER (corso d’acqua, fiume),<br />

significa ‘luogo ove abbondano acque sorgive’, come è<br />

ancora oggi di quel territorio. Sotto un cumulo di pietre<br />

furono rinvenuti due cippi funerari di II sec. d. C.,<br />

appartenuti uno ad un arcario, ovvero un esattore <strong>del</strong>le<br />

tasse, di nome Marco Mulusio Iuliano 7 , e l’altro ad uno<br />

schiavo, Ilarione, sposato a una certa Fallusa 8 . Due<br />

testimonianze che «…contemplammo con gioia, temperata di<br />

mestizia per la dolce memoria». Quel pomeriggio capimmo<br />

che avevamo concluso un percorso per il recupero di<br />

una identità storica: l’arcario poteva essere presente<br />

solo nelle mansiones e non nelle mutationes; le Nares,<br />

dunque, erano state senza dubbio una mansio. Quel<br />

giorno avevamo ridato ai cittadini di Zuppino e<br />

Sicignano degli Alburni quell’identità storica che cercavano<br />

sui loro antenati. Quei due cippi, affidati al proprietario<br />

<strong>del</strong> terreno e da lui mal custoditi, purtroppo<br />

scomparvero quasi subito e non ne abbiamo saputo<br />

più nulla.<br />

Ho voluto citare questa scoperta, tra le tante fatte da<br />

Nicola Fierro, perché ritengo che sia la più significativa<br />

per il <strong>Gruppo</strong> <strong>Archeologico</strong> <strong>Salernitano</strong>, ma grazie alla<br />

sua guida capace e intelligente molte altre scoperte sono<br />

state portate a termine e meglio conservate. Nell’Alta<br />

Irpinia, Bisaccia e la via Appia debbono a lui i rinvenimenti<br />

più esaltanti, a seguito <strong>del</strong>le preziose campagne di<br />

scavo egregiamente condotte dal compianto Gianni<br />

Bailo Modesti; alle sue molteplici segnalazioni, spesso<br />

pubblicate, si debbano tanti rinvenimenti e altrettanti<br />

vincoli disposti dalle Soprintendenze.<br />

Nicola Fierro non sarà una ‘sentinella dimenticata’<br />

- come è stato scritto 9 - ma un ‘segnacolo’, vigile e<br />

saldo nel nostro territorio; noi tutti, che abbiamo tratto<br />

dai suoi studi un valido insegnamento, fatto di<br />

amore e di dedizione per la ricerca <strong>del</strong>la verità storica,<br />

continueremo su quelle stesse strade; idealmente pensiamo<br />

che, da Lassù, lui le percorrerà insieme a noi,<br />

guidandoci nella nostra azione di volontariato.

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