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e subito i focolai <strong>del</strong>la rivolta, rimase a guardia <strong>del</strong><br />

Regno e immediatamente inviò un corriere via mare a<br />

Grosseto che informò tempestivamente l’Imperatore<br />

<strong>del</strong>l’attentato imminente.<br />

Ma chi era questo Riccardo? Aveva sposato<br />

Violante, la figlia di Federico II. Proprio un<br />

Sanseverino, il conte di Caserta, aveva svelato la terribile<br />

congiura, in cui erano implicati anche i suoi congiunti<br />

<strong>del</strong> ramo primogenito. Per motivi dinastici, tra i<br />

due rami dei Sanseverino, infatti, non era mai corso<br />

buon sangue 18 . Riccardo era più legato alla Casa sveva<br />

che ai Sanseverino, suoi stretti parenti, in quanto aveva<br />

sposato Violante, figlia di Federico. Poteva egli consentire<br />

che il suocero, il padre di sua moglie, fosse<br />

assassinato?<br />

Tommaso e Guglielmo Sanseverino aspettavano<br />

nel Regno l’annuncio <strong>del</strong>la morte di Federico, ma,<br />

appena arrivò la notizia che la congiura era fallita, terrorizzati,<br />

si rifugiarono nel castello di Sala (Consilina) 19<br />

con le loro famiglie.<br />

L’Imperatore 20 attesta che i castelli occupati dai<br />

congiurati erano di sua proprietà:<br />

«Alcuni dei nostri sudditi – tiene a far presente<br />

l’Imperatore - sobillati dal pontefice e dai Frati Minori,<br />

che, sostenitori <strong>del</strong>la Chiesa Romana, diedero ad essi<br />

la Croce, cospirarono contro la nostra persona.<br />

Invitati a giustificarsi, non comparvero alla nostra presenza.<br />

Teobaldo Francesco e Guglielmo Sanseverino<br />

occuparono nel Regno di Sicilia due nostri Castelli,<br />

Capaccio e Sala».<br />

Anche altri congiurati - tra cui Riccardo di<br />

Bisaccia-, guidati da Teobaldo, occuparono il castello<br />

di Capaccio, posto in luogo sicuro e elevato, e si prepararono<br />

a sostenere l’attacco violento <strong>del</strong>l’Imperatore. I<br />

ribelli avevano scelto come rifugio i castelli di Sala<br />

Consilina, Altavilla Silentina e di Capaccio perché<br />

erano i migliori presidi nel Regno 21 . I principali congiurati,<br />

asserragliatisi nel castello di Capaccio, ben<br />

riforniti di viveri e d’acqua, si prepararono a subire<br />

l’attacco e l’assedio <strong>del</strong>le truppe imperiali. Sapevano<br />

che Federico non avrebbe risparmiato loro le punizioni<br />

più dure e spietate.<br />

Appena arrivata la notizia <strong>del</strong>la fallita congiura, il<br />

Pontefice, da Lione, dove si era rifugiato, inviò ai congiurati<br />

lettere di consolazione, infarcite di retorica religiosa:<br />

«Noi dal dì che fummo elevati a pastore <strong>del</strong>la<br />

Chiesa non cessammo di effondere lunghi e amari<br />

SALTERNUM<br />

- 12 -<br />

sospiri, elevando a Dio coi gemiti <strong>del</strong> cuore la nostra<br />

preghiera che si fosse degnato Egli di rendervi <strong>del</strong><br />

numero dei nostri figli.<br />

Mentre ci allieta la fiducia che per divina bontà sia<br />

dato esito salutare alle vostre angustie e a quelle di<br />

tanti altri, scongiuriamo voi tutti e v’ingiungiamo, a<br />

remissione dei vostri peccati, di voler presto inviare a<br />

Noi e ai vostri fratelli, che come Noi gemono sulla<br />

vostra afflizione, la lieta novella <strong>del</strong> vostro ritorno in<br />

seno alla santa romana Chiesa, vostra madre, di cui<br />

siete figli prediletti, sottraendovi per sempre al giogo<br />

di quell’uomo scomunicato, al quale non dovete più<br />

niente, sciolti come siete per Noi da ogni giuramento<br />

di fe<strong>del</strong>tà.<br />

Noi sempre pronti ad aiutarvi nel modo che<br />

meglio possiamo nel Signore, per procurare la vostra<br />

salvezza, ecco che vi mandiamo quegli aiuti che più<br />

sono necessari in questo momento. Ecco quello che fa<br />

d’uopo a voi che gemete sotto il torchio di pene e di<br />

dolori, voi che vi dolete perché le continue esazioni<br />

sminuiscono le vostre sostanze. Ormai vi è noto che<br />

cosa Noi vi promettiamo. Pensate a far cadere dal<br />

vostro collo la catena <strong>del</strong> servaggio perché possiate<br />

rifiorire nel gaudio <strong>del</strong>la libertà e <strong>del</strong>la pace» 22 .<br />

«Iddio vi ha irradiati con lo splendore <strong>del</strong> suo<br />

volto, sottraendo le vostre persone al giogo <strong>del</strong><br />

Faraone […]. Voi dunque da satelliti <strong>del</strong>l’empio tiranno,<br />

divenuti lottatori <strong>del</strong> Cristo Signore, procurate con<br />

costanza e animo indefesso di rendere il vostro nome<br />

più glorioso innanzi alle genti, nella ferma fiducia che<br />

se la virtù <strong>del</strong>l’Altissimo per mezzo vostro e con l’aiuto<br />

dei figli devoti <strong>del</strong>la Chiesa porrà fine ai gemiti di<br />

coloro che versano nel dolore e nell’afflizione, la Sede<br />

apostolica vi reputerà tra i suoi figli più cari come<br />

quelli cui rendono illustri la nobiltà <strong>del</strong> sangue e il<br />

valore <strong>del</strong>l’animo» 23 .<br />

In queste lettere, come si può notare, il Pontefice<br />

non menziona mai il nome <strong>del</strong>l’Imperatore: lo definisce<br />

con disprezzo «uomo scomunicato». Nella lettera<br />

di consolazione, inoltre, egli allude ai feudi promessi<br />

ai congiurati («Ormai vi è noto che cosa Noi vi promettiamo»);<br />

egli aveva promesso anche aiuti militari<br />

agli assediati e aveva incaricato due suoi speciali legati,<br />

il cardinale Ranieri di S. Maria in Cosmedin e il cardinale<br />

di S. Maria in Trastevere, di recare soccorso agli<br />

assediati 24 .<br />

La spedizione militare era stata preparata nel mese<br />

di Marzo. Il cardinale Ranieri, allestito un esercito, for-

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