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orientali in Campania, ritengo sia opportuno introdurre<br />

alcuni concetti di carattere prettamente storico-religioso<br />

utili a orientare la ricerca sui fenomeni cultuali di<br />

cui si tratta in questa sede. Le forme di culto antiche,<br />

studiate con grande acume critico da Ugo Bianchi 4 , ai<br />

cui lavori si fa riferimento in questa parte <strong>del</strong>la trattazione,<br />

possono essere divise in diverse categorie.<br />

Si intende per ‘culti soterici’ quel tipo di sistemi<br />

religiosi che fanno <strong>del</strong>la promessa <strong>del</strong>la salvezza un<br />

punto chiave nel proselitismo e nella pratica liturgica;<br />

la salvezza offerta può avere carattere ‘intramondano’<br />

– che si palesa in un miglioramento <strong>del</strong>le condizioni<br />

di vita <strong>del</strong> fe<strong>del</strong>e – oppure ‘extramondano’, basato<br />

sulla prospettiva di una vita migliore dopo la morte.<br />

Inoltre, le attese escatologiche possono essere colletive<br />

– e riguardare pertanto tutta la comunità dei<br />

fe<strong>del</strong>i - o solo individuali. Nel Cristianesimo, ad<br />

esempio, la speranza soterica individuale si accompagna<br />

all’attesa, di carattere universale, per la fine <strong>del</strong><br />

mondo e per la resurrezione dei morti. Spesso i culti<br />

soterici sono venati da forte misticismo, ovvero da<br />

un’intensa compenetrazione fra i piani <strong>del</strong> divino, <strong>del</strong><br />

cosmico e <strong>del</strong>l’umano; contrariamente a quanto<br />

avviene per le religioni ‘olimpiche’ – che potremmo<br />

chiamare anche ‘omeriche’ - in cui si percepisce la<br />

distanza fra il tempo dorato ed eterno degli dèi e<br />

quello duro e finito degli uomini, tipica <strong>del</strong>le religioni<br />

mistiche è la forte vicinanza <strong>del</strong>l’uomo al dio e,<br />

soprattutto, <strong>del</strong> dio all’uomo.<br />

La componente misterica, comune ad alcune religioni<br />

‘orientali’ (Iside, Mitra, forse Cibele) ed ‘occidentali’<br />

(Eleusi, Andania, Samotracia) può essere considerata<br />

come l’evoluzione di una concezione semplicemente<br />

‘mistica’ <strong>del</strong>la fede, basata sull’identificazione<br />

<strong>del</strong> fe<strong>del</strong>e con la divinità venerata sulla base di alcune<br />

esperienze comuni, in genere dolorose.<br />

La divinità ‘mistica’, mediante una vicenda personale<br />

di dolore e passione, vive la stesse sofferenze <strong>del</strong>l’essere<br />

umano e finisce quasi con l’identificarvisi. Il<br />

dolore patito da Demetra per il distacco dalla figlia,<br />

l’angoscia <strong>del</strong>la ricerca, la gioia <strong>del</strong> temporaneo ritorno<br />

sono sentimenti in tutto e per tutto umani.<br />

Le religioni di mistero offrivano al fe<strong>del</strong>e la possibilità,<br />

tramite un particolare rito o una serie di riti,<br />

di diventare ‘mysta’, traduzione latina <strong>del</strong> greco<br />

‘mystès’ che noi rendiamo in italiano con il termine<br />

‘iniziato’. I mystài avevano privilegi peculiari; chi aveva<br />

un legame speciale con una determinata divinità gode-<br />

SALTERNUM<br />

- 30 -<br />

va <strong>del</strong>la sua protezione e, per così dire, di una prossimità<br />

preclusa ai non iniziati; è il caso, ad esempio, <strong>del</strong>l’iniziazione<br />

ai culti isiaci. Secondo la celebre testimonianza<br />

di Apuleio è Iside stessa che, comparendo in<br />

sogno ai suoi fe<strong>del</strong>i, sceglie chi debba essere introdotto<br />

ai suoi misteri; il mysta ha la possibilità esclusiva di<br />

vivere in prima persona, attraverso una complicata<br />

serie di rituali, la vicenda <strong>del</strong> dio venerato e di provare<br />

dunque il dolore, l’angoscia, la speranza e infine la<br />

gioia per la risoluzione <strong>del</strong>la vicenda. L’aver rivissuto<br />

ritualmente le sofferenze di Iside rende l’iniziato<br />

degno di accedere al naòs <strong>del</strong> santuario e di essere<br />

venerato nel giorno finale <strong>del</strong>le celebrazioni come se<br />

fosse egli stesso un dio 5 : il fe<strong>del</strong>e, attraverso questa<br />

forma di pathei mathos, accede a un più alto livello di<br />

conoscenza e consapevolezza. Il rito ha pertanto una<br />

centralità fondamentale; in alcuni casi i culti misterici<br />

sono inamovibilmente legati a un determinato luogo,<br />

e non è possibile praticarli altrove 6 ; in altri casi invece<br />

è possibile che essi vengano celebrati ovunque, purché<br />

sempre all’interno di santuari o di strutture sacre adeguate<br />

7 .<br />

Ruolo centrale nella pratica dei misteri riveste però<br />

anche la dottrina; libri sono presenti nella ritualità<br />

misterica sin da tempi molto antichi. In alcuni tipi di<br />

culto però la conoscenza <strong>del</strong>la dottrina diventa importante<br />

quanto il rito stesso, se non addirittura preminente;<br />

non basta che l’iniziando, per entrare nel novero<br />

dei mystae, dimostri particolare devozione alla divinità<br />

(e sia anche in possesso dei necessari mezzi economici,<br />

come avviene per Apuleio) rivelandosi degno<br />

di ricoprire il ruolo cui aspira, ma è necessario che egli<br />

acquisisca determinate conoscenze che lo elevino a<br />

una nuova ‘sophia’. E’ l’anima stessa <strong>del</strong>l’iniziato a vivere,<br />

così, una vicenda di ascesa e purificazione verso la<br />

salvezza. Tali culti sono definiti ‘misteriosofici’ in<br />

quanto l’iniziazione non si risolve nella semplice ritualità<br />

ma in un graduale e complesso apprendimento da<br />

parte <strong>del</strong> mysta, elemento attivo nel processo di iniziazione<br />

mediante lo studio e la pratica <strong>del</strong>le idee <strong>del</strong>la<br />

setta. Il Mitraismo è probabilmente l’esempio più calzante<br />

di questo tipo di religiosità 8 .<br />

Iside e divinità egizie in Italia<br />

Intensi contatti fra l’Italia e l’Egitto faraonico vi<br />

furono già fra il IX ed il VI sec. a. C. Prova materiale<br />

di questi rapporti, che furono soprattutto di natura<br />

commerciale, sono i c.d. Aegyptiaca 9 , rinvenuti in mol

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