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Download del file - Gruppo Archeologico Salernitano

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Fig. 13 - Statua di Teti (?), rinvenuta<br />

a Lanuvio, poi entrata nella collezione<br />

Albani. Marmo bianco (h m 2,11).<br />

Parigi Museo <strong>del</strong> Louvre (Ma 2344).<br />

Fig. 14 - Statua di Teti (?), Museo <strong>del</strong> Louvre: dettaglio <strong>del</strong> piede sulla barca.<br />

Posillipo e Pozzuoli. Bisogna infatti tener presente che<br />

anche una sua identificazione quale Teti o Nereide è<br />

abbastanza incerta: la nave su cui la donna poggia i<br />

piedi non fa parte infatti <strong>del</strong>l’iconografia <strong>del</strong>le figlie di<br />

Nereo. Nonostante il più comune tipo iconografico<br />

ritragga la dea nell’atto di creare una vela usando il proprio<br />

mantello, tenuto fermo con il piede, qualora si trattasse<br />

di una statua di Iside Pelagia l’opera <strong>del</strong> Louvre<br />

potrebbe costituire invece una variante iconografia in<br />

cui la dea, spogliatasi <strong>del</strong>la veste, è rappresentata sul<br />

punto di utilizzarla quale vela. La statua, rinvenuta a<br />

Lanuvio nel 1764 ed entrata a far parte <strong>del</strong>la collezione<br />

Albani, è stata restaurata in modo radicale da<br />

Bartolomeo Cavaceppi il quale, partendo dai resti <strong>del</strong>la<br />

nave posti sotto il piede sinistro, ne ha ricostruito tutta<br />

la prua. Anche la testa è frutto <strong>del</strong>l’inventiva <strong>del</strong> restauratore,<br />

che ha tratto spunto dall’immagine <strong>del</strong>la<br />

Giunone Ludovisi. L’opera faceva parte di un gruppo<br />

di dieci sculture che decoravano il portico semicircolare<br />

di Villa Albani ed è stata portata a Parigi a seguito <strong>del</strong><br />

Trattato di Tolentino, nel 1797 92 .<br />

SALTERNUM<br />

- 42 -<br />

Città campane con attestazioni minori<br />

Cuma<br />

Anche a Cuma sono stati recentemente rinvenuti i<br />

resti di un Iseo: si tratta di un tempio la cui prima fase<br />

costruttiva risale al I sec. a. C., edificato a Sud-Ovest<br />

<strong>del</strong>l’Acropoli. Del santuario sono rimasti solo il podio,<br />

tracce <strong>del</strong> portico e di un bassin ornato di marmi policromi,<br />

con un sistema di adduzione e scolo <strong>del</strong>le<br />

acque 93 . Tale scoperta può essere collegata al rinvenimento,<br />

avvenuto nel 1836, di una statua raffigurante<br />

Anubis o un sacerdote con la maschera <strong>del</strong> dio sciacallo<br />

94 . Si tratta di un’opera inquadrabile nella temperie<br />

culturale isiaca puteolana: il dio, infatti, lungi dall’essere<br />

rappresentato come ‘l’abbaiante Anubis’, è vestito<br />

con un chitone lungo fino al ginocchio e una clamide<br />

che, agganciata alla spalla destra, scende con ampi<br />

panneggi fino alla tibia. Si notano le tracce <strong>del</strong> caduceo<br />

che il dio, assimilato da lungo tempo con Hermes,<br />

recava nella mano sinistra. L’atteggiamento è statico e<br />

‘civile’: è forte il contrasto fra le testa canina e l’impostazione<br />

pacata <strong>del</strong> corpo, che trasmette una gravità<br />

degna di un dio olimpico.<br />

Capua<br />

Attraverso la via Campana, i culti isiaci hanno raggiunto<br />

anche Capua; l’antica città etrusca ha restituito<br />

importanti attestazioni materiali collegabili alla<br />

religione egizia, quali ad esempio la celebre epigrafe<br />

in cui Iside è definita «una quae es omnia», <strong>del</strong> tardo III<br />

sec. d. C 95 . Interessanti sono anche i busti di Iside e<br />

Zeus-Ammon che decoravano alcune chiavi di volta<br />

<strong>del</strong>l’anfiteatro campano 96 . I mercatores capuani, stando<br />

alle attestazioni epigrafiche, frequentavano l’isola di<br />

Delo contemporaneamente ai puteolani; è pertanto<br />

ipotizzabile, sebbene manchino attestazioni materiali<br />

a dimostrarlo, che il culto <strong>del</strong>le divinità egizie fosse<br />

praticato fin da tempi abbastanza antichi (II-I sec. a.<br />

C. ?) Il fatto stesso che la testa di Ammon fosse collocata<br />

a decorare uno degli edifici più importanti, come<br />

era avvenuto anche per gli dèi più antichi <strong>del</strong>la città<br />

quali Volturnus, Diana Tifatina, Demetra, permette di<br />

pensare che le divinità egizie fossero entrate a pieno<br />

titolo nel pantheon cittadino 97 .<br />

Carinola<br />

Dal territorio <strong>del</strong>la cittadina campana (nei pressi di<br />

Piedimonte Matese) proviene un’epigrafe di notevole

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