Download del file - Gruppo Archeologico Salernitano
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tesi che la ‘cista mystica’ (contenitore in vimini<br />
che rivestiva certo un’importante funzione<br />
cultuale, e che compare in molti affreschi e<br />
rappresentazioni di tema ‘isiaco’ 64 ), contenesse<br />
appunto tali frutti secchi fino al momento<br />
<strong>del</strong>la loro combustione, come deducibile dall’osservazione<br />
<strong>del</strong>la decorazione di due lucerne,<br />
una da Napoli e una da Pompei, da un<br />
rilievo conservato al Museo Egizio di Torino 65<br />
e da un bassorilievo che decora l’ara di Titus<br />
Flavius Antilius conservata ai Musei Vaticani 66 .<br />
A Benevento ne è stato rinvenuto un esemplare<br />
in porfido rosso, ricavato da un unico blocco<br />
di pietra il cui coperchio forma quindi un<br />
tutt’uno con il corpo <strong>del</strong>la cista 67 . Si tratta evidentemente<br />
di un falso contenitore, versione<br />
‘monumentale’ <strong>del</strong>la cista in vimini<br />
realmente usata durante le processioni,<br />
la quale probabilmente era di per sé<br />
oggetto di adorazione da parte dei fe<strong>del</strong>i,<br />
al pari <strong>del</strong> vaso canopo 68 .<br />
Il Purgatorium<br />
Non lontano dalla cella, presso l’angolo<br />
sud-est <strong>del</strong>la corte, sorge un piccolo<br />
edificio ipetro dall’aspetto di un tempietto<br />
scoperto le cui pareti erano coronate<br />
da antefisse a maschera teatrale; la<br />
facciata è scandita da quattro lesene le<br />
quali sorreggono un fregio-architrave<br />
che corre su tutte e quattro le pareti visibili, interrotto<br />
sulla facciata dalla porta sormontata da un arco inserito<br />
nel timpano 69 .<br />
Le lesene, che poggiano su un basso zoccolo<br />
decorato a stucco, presentano base attica e sono<br />
anch’esse decorate a stucco: le due più esterne sono<br />
decorate con una coppia di tralci vegetali che, intersecandosi,<br />
formano ampi occhielli entro i quali sono raffigurati<br />
a rilievo soggetti legati al mondo egizio: il<br />
cobra, la corona hatef, l’ippopotamo, il demone Bes<br />
seduto, il sistro, la situla mammelliforme, il bucranio e<br />
l’amorino. Un can<strong>del</strong>abro, in entrambi i casi mal conservato,<br />
orna invece le lesene interne, incorniciate da<br />
baccellature. Esse presentano capitello corinzieggiante<br />
recante una figura umana al centro <strong>del</strong> kalathos, raccordato<br />
al soprastante architrave da un piccolo listello<br />
e da una gola diritta decorata con un kyma ad onda. I<br />
pannelli fra le lesene ospitano <strong>del</strong>icati rilievi che pog-<br />
SALTERNUM<br />
Fig. 7 - Ara di Titus<br />
Flavius Antylius, con raffigurazione<br />
<strong>del</strong> contenuto<br />
<strong>del</strong>la cista mystica, con<br />
due serpenti agathodaimones.<br />
Musei Vaticani, Galleria<br />
dei Can<strong>del</strong>abri.<br />
Fig. 8 - Cista ‘mystica’. Granito rosso, h m<br />
0, 47. Benevento, Museo <strong>del</strong> Sannio.<br />
- 38 -<br />
giano su mensole leggermente aggettanti, i<br />
quali raffigurano statue di sacerdotesse in<br />
piedi sotto una sorta di piccolo velarium decorato<br />
con motivi marini da cui pendono ghirlande.<br />
Le decorazioni <strong>del</strong>l’architrave e <strong>del</strong><br />
timpano, separati da un piccolo listello scanalato<br />
e da una sima a gola diritta intagliata con<br />
un kyma in cui si alternano fiori di loto e<br />
archetti che racchiudono foglie atrofizzate,<br />
sono mal conservate: dai disegni eseguiti<br />
dopo la scoperta sappiamo che sul primo<br />
erano dipinti Anubis con caduceo e bastone,<br />
un sacerdote con cobra, uno con situla e ramo<br />
di palma e uno con lituo; vi erano poi una<br />
donna a torso nudo e cinque supplicanti; sul<br />
secondo, invece, una hydrìa fra due<br />
figure in ginocchio e due geni alati con<br />
trofei si stagliavano contro il fondo<br />
verde.<br />
Un secondo kyma, in cui si alternano<br />
trifogli e fiori di loto, decora la cornice<br />
inferiore <strong>del</strong>la trabeazione, immediatamente<br />
al di sotto <strong>del</strong>l’architrave; lo<br />
stesso motivo, ma invertito, è intagliato<br />
lungo l’archivolto. Il geison obliquo presenta<br />
una sima a gola diritta decorata<br />
con un kyma composto da palmette<br />
sotto archi e fiori di loto.<br />
Le pareti Est e Ovest sono tripartite<br />
in pannelli con amorini ai lati e coppie<br />
in volo nel campo centrale, forse Perseo e Andromeda<br />
a est e Marte e Venere a ovest; in alto, a terminare la<br />
decorazione parietale, sono due filari di finti ortostati in<br />
stucco. Il fregio ionico, che corre al di sopra degli ortostati<br />
è ornato con <strong>del</strong>fini e amorini; un kyma di trifogli<br />
e fiori di loto, uguale a quello presente in facciata, separa<br />
il fregio dagli ortostati; la parte superiore di questo è<br />
invece decorata con un kyma a palmette inscritte e fiori<br />
di loto.<br />
All’interno <strong>del</strong> recinto una breve scalinata introduce<br />
ad una stanza ipogea di m 2 x 1,50, in un angolo<br />
<strong>del</strong>la quale sorge un piccolo podio 70 . L’interpretazione<br />
<strong>del</strong>la funzione <strong>del</strong>l’aula è controversa: la struttura<br />
induce a pensare che si tratti di un edificio destinato a<br />
contenere acqua lustrale (<strong>del</strong> Nilo?) e, pertanto, che<br />
fosse collegato ai riti di purificazione che precedevano<br />
l’iniziazione dei mystae. Il Breton lo qualifica come purgatorium,<br />
mentre il Lafaye ed il Morel definiscono la