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Download del file - Gruppo Archeologico Salernitano

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Fig. 2 - Roccagloriosa: pianta generale <strong>del</strong>l’abitato fortificato.<br />

romano tra i progetti di interesse scientifico <strong>del</strong>la<br />

Fondazione stessa. Parallelamente, la ricognizione<br />

sistematica di superficie <strong>del</strong> territorio tutt’intorno al<br />

sito fortificato ha <strong>del</strong>ineato il quadro dettagliato <strong>del</strong><br />

paesaggio e <strong>del</strong>le forme di occupazione <strong>del</strong> territorio<br />

in cui si collocava l’abitato di altura. Tutto ciò, è<br />

opportuno ribadirlo, in un comprensorio che, sin<br />

quasi alla fine degli anni ’70, rimaneva ancora una<br />

sorta di ‘terra incognita’ nel panorama generale <strong>del</strong>la<br />

Magna Grecia e, più in particolare, nel quadro degli<br />

sviluppi <strong>del</strong> popolamento italico nel sud <strong>del</strong>la penisola.<br />

La ricerca condotta in maniera continuativa e<br />

sistematica, con ripetute verifiche <strong>del</strong>le strategie di<br />

intervento sul terreno e degli obiettivi <strong>del</strong>la ricerca,<br />

adattandoli alla documentazione che l’esplorazione sul<br />

terreno veniva progressivamente accumulando, ha<br />

fornito serie complementari di dati che (caso più<br />

unico che raro per un sito ‘indigeno’ <strong>del</strong>la Magna<br />

Grecia), riguardano i diversi aspetti <strong>del</strong>la organizzazione<br />

<strong>del</strong>la comunità. Tali dati si integrano utilmente,<br />

permettendoci di definire con ricchezza di dettagli<br />

modi di occupazione <strong>del</strong> territorio con le attività economiche<br />

connesse, l’organizzazione sociale ed una<br />

embrionale struttura istituzionale. Ne deriva un quadro<br />

coerente di un abitato che, da iniziale insediamento<br />

di limitate dimensioni nei decenni finali <strong>del</strong> V secolo<br />

a. C., probabilmente ancora a livello di poche famiglie<br />

appartenenti al gruppo gentilizio ristretto che ne<br />

manteneva il controllo, si va sviluppando tra IV e<br />

prima metà <strong>del</strong> III secolo in un vasto agglomerato con<br />

un tipo di strutturazione che include spazi collettivi ed<br />

edifici di natura non abitativa che potremmo in prima<br />

approssimazione, seppur con molta cautela, assimilare<br />

alla categoria <strong>del</strong> ‘pubblico’ 5 .<br />

SALTERNUM<br />

- 20 -<br />

Organizzazione generale <strong>del</strong>l’abitato<br />

Alla luce dei dati raccolti (in buona parte già pubblicati<br />

in maniera analitica) e <strong>del</strong> dibattito che ne è seguito<br />

6 è possibile definire alcuni aspetti fondamentali <strong>del</strong>l’organizzazione<br />

topografica, socio-economica e territoriale<br />

<strong>del</strong>la Roccagloriosa lucana, che riassumo brevemente.<br />

Il sito di Roccagloriosa (SA), a ca. 6 km in linea d’aria<br />

da Policastro Bussentino 7 e in posizione di comando<br />

nell’entroterra <strong>del</strong>l’omonimo Golfo, costituisce<br />

indubbiamente un punto di osservazione privilegiato<br />

per quelle forme di organizzazione insediativa ed i<br />

mutamenti <strong>del</strong>l’assetto territoriale che si verificano fra<br />

V e IV secolo a. C. in numerose aree <strong>del</strong>l’Italia centromeridionale<br />

8 che siamo soliti denominare quali ‘sannitizzazione’<br />

o ‘lucanizzazione’.<br />

La poderosa cinta muraria di Roccagloriosa, costruita<br />

nel corso <strong>del</strong>la prima metà <strong>del</strong> IV secolo, se da un<br />

lato costituisce una linea di difesa <strong>del</strong>la parte piu’ elevata<br />

<strong>del</strong>l’abitato (fig. 2), naturalmente protetto verso la<br />

costa dal crinale <strong>del</strong> M. Capitenali, viene altresì a definire<br />

un’area insediativa (quella sul Pianoro Centrale) che<br />

mostra una più rigorosa organizzazione <strong>del</strong>lo spazio .<br />

Sono contemporanee a questo processo di monumentalizzazione<br />

<strong>del</strong>l’abitato di altura le grandi case a<br />

cortile e, poco più tardi, la impostazione dei due grandi<br />

recinti funerari alle estremità <strong>del</strong>l’area di necropoli in<br />

località La Scala, utilizzata da gruppi elitari con un rituale<br />

funerario ben caratterizzato 9 . La presenza costante<br />

<strong>del</strong> cinturone di tipo ‘sannitico’ nelle tombe dei maschi<br />

adulti, pur in assenza di armi, ne sottolinea lo status di<br />

guerriero, in almeno un caso montato a cavallo, come<br />

mostrano gli elementi <strong>del</strong>la bardatura equina rinvenuti<br />

in una tomba a camera <strong>del</strong> recinto nord (T. 19). Lungo<br />

un arco cronologico che va fra il 400 ed il 290/280 a. C.,<br />

le tombe <strong>del</strong>la necropoli in località ‘La Scala’, ci consentono<br />

di seguire nella sua gradualità il processo di strutturazione<br />

di gruppi socialmente egemoni 10 che potremmo<br />

più specificamente qualificare quali esponenti <strong>del</strong>le<br />

«familiae illustres lucanae» di Livio (8, 24, 4) o, utilizzando<br />

una felice definizione di E. Lepore, quale una vera e propria<br />

‘oligarchia’ lucana. E’ interessante, a Roccagloriosa,<br />

osservare il fatto che, considerata la stretta relazione<br />

topografica fra le aree di necropoli monumentali e l’abitato<br />

fortificato, è legittimo ipotizzare che si tratti <strong>del</strong>le<br />

sepolture <strong>del</strong>le stesse élites stanziate nelle dimore signorili<br />

(spesso a cortile centrale lastricato) 11 documentate nei<br />

nuclei abitativi all’interno <strong>del</strong>la mura. Inoltre, alla luce

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