Download del file - Gruppo Archeologico Salernitano
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Fig. 8 - Impugnatura bronzea di caduceus, con l’iscrizione «DE».<br />
Il documento di gran lunga più qualificante fra i<br />
reperti <strong>del</strong>l’edificio in questione è un grosso puntale di<br />
bronzo (h 25 cm ca.), sagomato in maniera piuttosto<br />
elaborata, da cui usciva un’asta in ferro ora disgregata<br />
a causa <strong>del</strong>l’avanzato stato di ossidazione (fig. 8), che<br />
ha fornito la forte suggestione che possa trattarsi <strong>del</strong>l’impugnatura<br />
di un oggetto da parata, identificato da<br />
una iscrizione quale oggetto di proprietà ‘pubblica’ e<br />
depositato nell’edificio in questione.<br />
Il caduceo con iscrizione «de(mosion)»: l’emergere di una identità<br />
‘politica’?<br />
Ritorniamo dunque in maggior dettaglio su quello<br />
che senza dubbio costituisce, da solo, il dato più qualificante<br />
per la natura e funzionalità <strong>del</strong>l’edificio in questione:<br />
l’impugnatura in bronzo con iscrizione incisa<br />
<strong>del</strong>le due lettere «DH» = «de(mosion)» 31 (fig. 8). Lo stato<br />
di conservazione frammentario <strong>del</strong>l’oggetto ha dato<br />
adito a non pochi equivoci sulla sua interpretazione,<br />
ancor più quando si consideri il fatto che un tale rinvenimento<br />
è avvenuto in uno stadio iniziale <strong>del</strong>la ricerca<br />
sul sito (nel Marzo 1977) cioè in un momento in cui,<br />
nonostante gli obiettivi e le ipotesi di lavoro qui formulati<br />
nel primo paragrafo, la documentazione sul tipo di<br />
organizzazione <strong>del</strong>l’abitato all’interno <strong>del</strong>la fortificazione<br />
era estremamente frammentaria ed inquadrata<br />
per lo più nell’ambito di un approccio concettuale che<br />
privilegiava la natura non-complessa e certamente non<br />
‘urbana’ di tali insediamenti. Non deve stupire pertanto<br />
il fatto che una iscrizione <strong>del</strong> genere, peraltro in<br />
greco, che dichiarava la natura ‘pubblica’ <strong>del</strong> manufatto<br />
abbia dato adito, in un momento iniziale, ad ipotesi<br />
interpretative che, con il senno di poi (in particolare<br />
l’importantissimo testo in osco di contenuto giuridico<br />
<strong>del</strong> frammento di tabula bronzea rinvenuto nel 1999) 32<br />
SALTERNUM<br />
- 24 -<br />
potrebbero apparire approssimate, se non <strong>del</strong> tutto<br />
fuorvianti. In una prima presentazione, tale manufatto<br />
33 , sulla base di raffronti tipologici puntuali dall’area<br />
magno-greca, era stato identificato quale sauroter, cioè<br />
puntale di lancia, evidentemente per particolari usi ‘da<br />
parata’, date le dimensioni e l’elaborata sagomatura,<br />
simili a quelle di due esemplari iscritti con dedica provenienti<br />
da un’area sacra di Crotone, in località Vigna<br />
Nuova 34 . Inoltre, la paleografia <strong>del</strong> graffito nonché la<br />
particolare disposizione <strong>del</strong>le lettere e <strong>del</strong> nesso <strong>del</strong>taeta,<br />
perfettamente raffrontabili con i bolli su mattoni<br />
velini <strong>del</strong>la prima metà <strong>del</strong> III secolo, aveva fatto inizialmente<br />
pensare ad un trofeo dalla vicina Velia (con<br />
cui <strong>del</strong> resto il centro è strettamente legato per la circolazione<br />
monetaria, sino ai primi decenni <strong>del</strong> III secolo)<br />
35 . Come già sopra accennato, tuttavia, alla luce <strong>del</strong>la<br />
più recente documentazione epigrafica sul sito è possibile<br />
darne una ben diversa interpretazione. Si tratta evidentemente<br />
<strong>del</strong>l’impugnatura bronzea di un kerykeion<br />
(lat. caduceus) 36 , originario attributo di Hermes, che poi<br />
diviene in età classica il simbolo qualificante <strong>del</strong>l’araldo<br />
(greco: keryx) «… che parla a nome <strong>del</strong>la città…».<br />
Pertanto, come efficacemente sottolineato da M.<br />
Guarducci , esso viene a costituire un «simbolo ufficiale<br />
<strong>del</strong>lo Stato» 37 e, aggiungerei, il simbolo pregnante<br />
<strong>del</strong>le ambascerie di guerra e pace 38 .<br />
Presumibilmente, l’esemplare dal pianoro centrale<br />
<strong>del</strong>l’abitato lucano di Roccagloriosa era depositato nel<br />
menzionato edificio ‘pubblico’ in cui è stato rinvenuto.<br />
Il graffito «DE» enfaticamente ne designa l’appartenenza<br />
‘al popolo’, ovverosia lo qualifica quale oggetto<br />
di proprietà <strong>del</strong>la comunità, che quindi aveva adottato<br />
sia il simbolo stesso sia il termine demosion (attributo<br />
<strong>del</strong>l’oggetto) dall’apparato <strong>del</strong>le città italiote 39 .<br />
Pertanto, pur in mancanza <strong>del</strong> genitivo plurale <strong>del</strong>l’etnico<br />
di pertinenza, come indicato in tanti altri casi di<br />
rinvenimenti sia dalla Grecia che dalla Magna Grecia,<br />
è la documentazione stessa <strong>del</strong> caduceo in questione<br />
e la sua qualificazione di oggetto ‘pubblico’ (o più correttamente<br />
‘appartenente alla comunità’) a fornirci una<br />
immagine eloquente di una emergente ‘identità politica’<br />
all’interno <strong>del</strong>la comunità locale.<br />
Considerazioni conclusive<br />
Il quadro archeologico fornito dalla più recente<br />
ricerca sul sito e le considerazioni appena fatte sulla<br />
documentazione epigrafica rinvenuta, non solo apportano<br />
elementi di rilievo alla problematica <strong>del</strong>la com-