PROGETTOScuola-Museo - Regione Siciliana
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Mario G. Giacomarra<br />
Lesalinedeltrapanese<br />
<strong>PROGETTOScuola</strong>-<strong>Museo</strong><br />
Ippocampo Tecniche, strutture e ritualità della cultura del mare<br />
alle pendici del monte Erice lo sguardo spazia<br />
“D sulla bianca città di Trapani, sul suo porto,<br />
sulle sue saline, fino a Torre Nubia e, nei giorni<br />
sereni, fino alle isole dello Stagnone e distingue<br />
nettamente, almeno nel territorio di Trapani e<br />
Paceco, la struttura particellare dell’area saliniera, la<br />
distribuzione delle varie saline attraverso i colori<br />
rossastri e bianchi delle loro vasche, la loro diversa<br />
grandezza in base all’estensione dei bacini salanti e<br />
al numero di cumuli di sale sulle aie. Si distinguono,<br />
inoltre, la rete dei canali principali, i barconi<br />
circolanti su di essi, il grande deposito del sale presso<br />
la banchina meridionale del porto, le numerose case<br />
dei salinai sormontate per lo più da torri coniche, i<br />
caratteristici aeromotori, le strade che penetrano<br />
nell’area saliniera” (Ruocco 1958).<br />
LA STRUTTURA DELLA SALINA<br />
Le vasche<br />
Una salina è costituita da una serie di vasche dette<br />
evaporanti, in cui l’acqua evapora per l’irraggiamento<br />
solare, e una vasca finale detta salante dove avviene<br />
la precipitazione del sale.<br />
Nelle saline del Trapanese operano, in genere, quattro<br />
ordini di vasche.<br />
COME SI ESTRAE<br />
IL SALE DALL’ACQUA<br />
I modi di estrarre il sale dall’acqua<br />
del mare nei diversi continenti<br />
sono sostanzialmente tre: il primo,<br />
adottato in regioni fredde, ricorre<br />
al congelamento dell’acqua, che si<br />
divide così in una parte ghiacciata<br />
e in una densa ma ancora liquida<br />
1<br />
Il primo è costituito da una vasca profonda e di<br />
ampie dimensioni, detta fridda: qui direttamente<br />
dal mare entra l’acqua vergine, grazie al gioco delle<br />
maree, a mezzo di paratie a tenuta stagna che vengono<br />
azionate a seconda del bisogno.<br />
Alla fridda segue un secondo ordine di vasche dette<br />
‘retrocalde’: sono i vasi di acqua vergine di livello<br />
superiore a quello del mare, dove l’acqua viene<br />
pompata facendo ricorso al mulino a vento.<br />
Il terzo ordine di vasche è costituito dalle ‘messaggere’<br />
o ‘mediatrici’ (chiamate ruffiani, con eventuali<br />
appendici dette ruffianeddi). Le vasche di<br />
quest’ordine sono generalmente ridotte in superficie<br />
e in profondità perché l’acqua che vi affluisce<br />
è più densa e più calda di quella delle precedenti.<br />
Il quarto ordine dei bacini di evaporazione è costituito<br />
dalle vasche calde (dette appunto càuri) che<br />
a fine ciclo danno acqua fatta, matura cioè per la<br />
deposizione del cloruro di sodio.<br />
Nei bacini di evaporazione visti finora si svolgono<br />
le fasi preparatorie alla produzione del sale. Quelle<br />
in cui il cloruro di sodio si cristallizza sono invece<br />
le caselle salanti (caseddi).<br />
1 Il sale grezzo.<br />
2 Mulino a vento delle saline di Nubia.<br />
3 Vista aerea di una salina (ortofotocarta digitale IT2000).<br />
in cui si concentra il sale; il<br />
secondo, adottato dove c’è grande<br />
disponibilità di materiale<br />
combustibile, ricorre<br />
all’evaporazione controllata del<br />
liquido acquoso per<br />
somministrazione regolata di<br />
calore; il terzo, infine, ricorre<br />
all’evaporazione spontanea all’aria<br />
libera.<br />
Quest’ultimo è il più diffuso nelle<br />
regioni calde o a clima temperatocaldo,<br />
purché all’adeguata<br />
sistemazione dell’area<br />
prospiciente il mare si accompagni<br />
in estate una temperatura elevata<br />
e duratura con venti caldi e secchi:<br />
tale è il mar Mediterraneo, lungo le<br />
cui coste la coltura del sale marino<br />
risale a tempi remoti.