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PROGETTOScuola-Museo - Regione Siciliana

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ente disgregazione della religione del lavoro, a ben<br />

guardare, non è così profonda. Basta uscire dai circuiti<br />

festaioli proposti dalle riviste di promozione<br />

turistica e da un’infinità di siti internet per vedere<br />

come in molti centri la vita delle comunità e l’andamento<br />

dell’annata siano ancora accompagnati da<br />

precise occorrenze rituali. Processioni di rami di alloro,<br />

processioni in barca o sulla battigia a lambire<br />

le onde, offerte primiziali e alimentari, processioni<br />

per scongiurare calamità naturali, falò cerimoniali,<br />

questue, consumi di cibi ritualmente formalizzati,<br />

balli e corse di fercoli recanti statue o reliquie di san-<br />

delle nuove generazioni nella<br />

propria cultura, l’invenzione e la<br />

innovazione da parte di<br />

confraternite o gruppi di fedeli,<br />

l’acquisizione di pratiche da<br />

comunità limitrofe, il loro adattarsi<br />

alle esigenze del “mercato” sono<br />

tra i principali fattori che hanno<br />

diversamente influito sulle scelte,<br />

sulle modalità espressive e<br />

sull’eventuale trasferimento delle<br />

ricorrenze festive. Particolare<br />

influenza sul cambiamento delle<br />

scadenze cerimoniali e sui loro<br />

contenuti hanno esercitato le<br />

trasformazioni socio-economiche<br />

intervenute dal secondo<br />

dopoguerra.<br />

Spentosi progressivamente,<br />

almeno in apparenza, il legame di<br />

diretta dipendenza tra comunità e<br />

territorio, sembrano essersi<br />

esaurite le ragioni che<br />

ancoravano i riti ai ritmi dei cicli<br />

stagionali. Alcune celebrazioni<br />

sembrano avere perduto ogni<br />

legame con i processi produttivi<br />

tradizionali e con lo stesso<br />

calendario festivo cristiano. Le<br />

feste si sono così slegate, anche<br />

Mazara del Vallo (TP) - Festa di S. Vito (fotografia di Melo Minnella).<br />

ti, canti, musiche e danze cerimoniali non sono fatti<br />

eccezionali ma ancora ampiamente osservabili.<br />

LE FESTE “MARINARE”<br />

Le feste delle comunità costiere e delle isole minori<br />

si rivelano fenomeno diffuso e variegato, luoghi<br />

della tradizione e dell’innovazione, della dialettica<br />

tra istanze diverse e non di rado contraddittorie. In<br />

questo senso esemplari sono per un verso il caso della<br />

festa patronale di San Giovanni ad Aci Trezza,<br />

dove uno dei suoi momenti costitutivi e qualificanti,<br />

che ne rivela l’originaria profonda connessione<br />

con la pratica della pesca del pesce spada, il rituale<br />

de u pisci a mari, ha subito nel corso degli ultimi<br />

anni significative variazioni in direzione di una maggiore<br />

“spettacolarità” ad uso turistico e, per altro<br />

verso, quelli della festa della Madonna del Lume a<br />

Porticello e della festa dei Santi Cosma e Damiano<br />

a Sferracavallo che continuano a configurarsi, nonostante<br />

tutto, come occasioni di richiesta di protezione<br />

contro i rischi del lavoro del mare, ringraziamento<br />

per l’annata trascorsa e richiesta di una<br />

pesca prospera per gli anni a venire.<br />

■<br />

PERapprofondire<br />

BUTTITTA I. E., I morti e il grano. Tempi del lavoro e ritmi<br />

della festa, Roma 2006.<br />

GIALLOMBARDO F., Sferracavallo. Borgo marinaro,<br />

Palermo 1998.<br />

LANTERNARI V., La grande festa. Vita rituale e sistemi di<br />

produzione nelle società tradizionali, Bari 1976.<br />

MONDARDINI MORELLI G., I figli di Glaukos. Temi e<br />

materiali di culture marinare, Sassari 1995.<br />

SORGI O., Festa e economia, in AA. VV., La cultura materiale<br />

in Sicilia, Palermo 1980, pp. 611-619.<br />

nella coscienza della comunità,<br />

con le ragioni stesse che ne<br />

sostanziavano l’istituzione.<br />

Innumerevoli festività patronali, per<br />

esempio, un tempo celebrate in<br />

inverno, autunno o primavera, sono<br />

state trasferite in estate perché è<br />

in questa stagione che le comunità<br />

tradizionali si ricostituiscono per<br />

qualche settimana anche grazie al<br />

rientro degli emigrati. Spesso<br />

“richiamare” questi ultimi, e<br />

sempre più oggi anche i “turisti”,<br />

diventa uno degli scopi della festa,<br />

e a ciò conseguono opportuni e<br />

prevedibili riadattamenti delle<br />

pratiche rituali. Consentire la<br />

partecipazione di emigrati e turisti<br />

risponde, in particolare, a<br />

un’esigenza oltre che affettiva<br />

anche culturale ed economica. Da<br />

un lato si consente loro di<br />

partecipare ai momenti decisivi e<br />

qualificanti della identità della<br />

propria comunità, dall’altro si<br />

favorisce la raccolta di fondi<br />

determinanti per la migliore<br />

riuscita delle cerimonie e si<br />

promuove l’immagine del “paese”<br />

nel mondo.<br />

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