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PROGETTOScuola-Museo - Regione Siciliana

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66 3<br />

Successivamente alla definizione<br />

dei “fianchi” [fig. 5], si realizza<br />

“l’imbuto”o “campa” [fig. 6], che<br />

viene inserito all’interno del corpo<br />

della nassa ed ancorato alla base.<br />

La parte finale dell’imbuto prende il<br />

nome di “bocca” [fig. 6], mentre i<br />

rami terminali al suo interno, che si<br />

flettono per consentire al pesce di<br />

entrare all’interno non<br />

permettendone però l’uscita, si<br />

chiamano “pupi” [fig. 6].<br />

Infine viene realizzato il<br />

“coperchio” [figg. 7-8], utilizzato per<br />

chiudere l’estremità superiore della<br />

nassa, attraverso la quale viene<br />

introdotta l’esca per la cattura del<br />

pesce.<br />

Con le nasse si possono pescare<br />

anguille, orate, aragoste, astici e<br />

varie altre specie di pesci. È una<br />

tecnica particolarmente raffinata<br />

perché il pesce rimane vivo.<br />

Uno degli ultimi anziani nassaroli<br />

siciliani era mastro Vincenzo Asaro<br />

[figg. 1-13] che sino a novant’anni<br />

realizzava nasse di ogni tipo.<br />

PERapprofondire<br />

BUTTITTA A., (a cura di) Le<br />

forme del lavoro. Mestieri<br />

tradizionali in Sicilia, Palermo<br />

1988.<br />

5<br />

6<br />

<strong>PROGETTOScuola</strong>-<strong>Museo</strong><br />

Ippocampo Tecniche, strutture e ritualità della cultura del mare<br />

bocca<br />

fianchi<br />

pupi

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