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Edizione del 10/05/2013 - Corriere

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Nove maggio, giornata <strong>del</strong>la memoria:<br />

sembra esercizio retorico,<br />

di questi tempi; eppure proprio<br />

l’emergenza dei tempi impone un<br />

pensiero fermo, alla luce anche<br />

<strong>del</strong> momento elettorale, che interessa<br />

la città capoluogo come gli<br />

altri Comuni chiamati al rinnovo<br />

degli organismi amministrativi.<br />

Enzo De Luca, già senatore <strong>del</strong><br />

Pd, parte dalla lezione di Aldo<br />

Moro.<br />

«Penso sia abbastanza nota la<br />

mia posizione convintissima sul<br />

ruolo di Aldo Moro e sull’influenza<br />

che ha avuto il suo pensiero. Il<br />

fatto che il presidente <strong>del</strong>la Repubblica<br />

non smetta di trasmetterne<br />

il messaggio è un segno tangibile<br />

<strong>del</strong>la grande attualità <strong>del</strong><br />

suo messaggio».<br />

Sappiamo che non intende entrare<br />

in polemiche e beghe. Cominciamo<br />

allora dalla grande storia<br />

che si celebra oggi.<br />

Qual è secondo lei l’attualità <strong>del</strong><br />

pensiero di Aldo Moro?<br />

«Moro è uno statista morto 35 anni<br />

fa, quando fu messo in crisi il<br />

sistema istituzionale <strong>del</strong> paese.<br />

Ma quella storia non si è mai<br />

spezzata. Quello era certo un tempo<br />

diverso. Ma ricordo benissimo<br />

la grande commozione che attraversò<br />

il paese, che attraversò me,<br />

sia per il rapimento, sia quando<br />

ci fu il ritrovamento, il nove maggio,<br />

appunto, <strong>del</strong> corpo senza vita.<br />

Ricordo la reazione <strong>del</strong> Paese,<br />

rispetto all’ “attacco al cuore <strong>del</strong>lo<br />

Stato”. Moro e Berlinguer avevano<br />

il senso <strong>del</strong>lo Stato, e quel<br />

sentimento è servito per superare<br />

momenti difficilissimi <strong>del</strong>la nostra<br />

democrazia».<br />

Con che cosa coincide oggi<br />

la fine di Aldo Moro?<br />

«Moro incarnava l’anima <strong>del</strong> paese.<br />

Le brigate rosse, quando l’hanno<br />

ammazzato, hanno anche decretato<br />

la fine <strong>del</strong> terrorismo. E’<br />

venuta meno quella ideologia rivoluzionaria.<br />

E nonostante quei<br />

fatti così gravi, resta una lezione<br />

straordinaria, perché si riuscì a<br />

trovare il senso <strong>del</strong>la comunità,<br />

tanto da parlare di solidarietà nazionale<br />

e compromesso storico. In<br />

quella occasione c’erano i partiti,<br />

e c’erano gli uomini di Stato».<br />

Dicevamo, oggi, che cos’è<br />

quella storia?<br />

«La difficoltà sta nel ricercare<br />

quella stessa solidarietà. Oggi si<br />

avverte qualcosa di più drammatico.<br />

Non possiamo certo parlare<br />

di attacco al cuore <strong>del</strong>lo Stato: lo<br />

Stato è saltato. Non possiamo parlare<br />

di bene comune. Il bene comune<br />

non c’è. L’attualità <strong>del</strong>la<br />

giornata <strong>del</strong>la memoria, <strong>del</strong> nove<br />

maggio, nel ricordo di quanti sono<br />

stati uccisi dal terrorismo o<br />

dalla mafia, è ritrovare quel senso<br />

comune, quell’interesse generale,<br />

quella speranza per i giovani,<br />

le donne, perché quelle ener-<br />

3<br />

CORRIERE<br />

L’INTERVISTA<br />

Venerdì <strong>10</strong> maggio <strong>2013</strong><br />

gie positive possano entrare nelle<br />

istituzioni, oggi aggredite e vituperate».<br />

Questo salto culturale è quel che<br />

manca?<br />

«Sì, credo proprio di sì, quella storia,<br />

e quella lezione, dopo 35 ani,<br />

pare si siano spezzate, specie dagli<br />

anni novanta, con l’invasione<br />

<strong>del</strong> populismo e <strong>del</strong>la demagogia<br />

berlusconiana».<br />

Che fare, oggi?<br />

«Torno a dire, intercettiamo l’attualità<br />

<strong>del</strong>la storia, e quel che Moro<br />

richiamava nei suoi discorsi:<br />

far emergere il senso di responsabilità,<br />

altrimenti è difficile uscirne.<br />

Il Pd non è da meno, anzi, è fortemente<br />

chiamato a rispondere,<br />

sul piano <strong>del</strong>la responsabilità diffusa,<br />

specie in questi giorni, dopo<br />

le vicende <strong>del</strong> governo, e <strong>del</strong> presidente<br />

<strong>del</strong>la Repubblica. Una forte<br />

autocritica è necessaria. Credo<br />

sia altrettanto impellente una riconsiderazione<br />

<strong>del</strong>la storia morotea-berlingueriana».<br />

Detta in altri termini?<br />

«Arrivare ad un pensiero attualissimo<br />

di Moro: l’alternanza democratica.<br />

Se non si approda a<br />

questa condizione, diventa difficile<br />

uscire dalla profondissima crisi<br />

in cui viviamo. Basta spezzoni,<br />

basta frammenti di partito».<br />

Il linguaggio di unità. Ma se non<br />

c’è neanche territorialmente...<br />

«Vero, ma è anacronistico parlare<br />

di fasce costiere e aree interne, di<br />

nord e sud. Cose superate. Siamo<br />

in un contesto globale, e un anniversario<br />

importante come quello<br />

di oggi serve a capire che l’unità<br />

d’intenti è la leva, qualcosa<br />

da cui ripartire. Questo credo sia<br />

il vero senso <strong>del</strong> suo messaggio, a<br />

35 anni dalla morte per mano <strong>del</strong>-<br />

politica<br />

Enzo De Luca: ripartiamo dall’attualità <strong>del</strong>la lezione di Aldo Moro<br />

«Il monito? Responsabilità»<br />

Il messaggio ai candidati <strong>del</strong> centrosinistra, esteso anche agli avversari, per<br />

un ritrovato “senso <strong>del</strong> dovere” capace di costruire un nuovo Mezzogiorno<br />

le brigate rosse».<br />

Ma gli scontri continuano, dentro<br />

e fuori il Pd.<br />

«Dico che è inaccettabile la vio-<br />

lenza <strong>del</strong>lo scontro nel Mezzogiorno,<br />

in Campania, in Irpinia e<br />

in città. Il confronto-scontro, se<br />

vuole, deve avvenire - visto che voi<br />

<strong>del</strong> <strong>Corriere</strong> mi state sollecitando<br />

questa riflessione - sul piano progettuale.<br />

Sembrerà una frase fatta,<br />

ma è questo che serve. Serve<br />

l’idea, non l’occupazione <strong>del</strong>lo<br />

spazio. Serve agire nel giusto, non<br />

per l’interesse particolare. Serve<br />

abbandonare <strong>del</strong> tutto l’antica<br />

malattia <strong>del</strong> Mezzogiorno, che fa<br />

riferimento all’era giolittiana, trasformismo<br />

e opportunismo. Quando<br />

ho visto oltre cento parlamentari<br />

andare da una parte all’altra,<br />

mi sono fatto promotore, nella legislatura<br />

appena passata, di emendamenti<br />

con i quali ho proposto<br />

la decadenza. Non c’è stata<br />

risposta. Altro che bene comune.<br />

Altro che senso <strong>del</strong>lo Stato. Allora,<br />

recuperiamo noi stessi, recuperiamo<br />

il nostro essere soggetti<br />

di questa nazione, di questo<br />

tempo. Animiamo un confronto<br />

non tra nemici, ma tra avversari<br />

che si contrappongono e si confrontano<br />

su disegni alternativi.<br />

Non possiamo ridurci a questi<br />

frammenti. La frammentazione è<br />

indice di scarsa credibilità, e di<br />

non democrazia. Ricordo che Aldo<br />

Moro fu commemorato alla Camera<br />

con uno straordinario intervento,<br />

il più straordinario fra<br />

tutti, quello di Enrico Berlinguer.<br />

E ciò perché venne meno il vero<br />

riferimento <strong>del</strong>lo Stato».<br />

Come recuperare questa storia?<br />

«Questa lezione va recuperata nell’ambito<br />

dei partiti, anche per la<br />

crisi che stiamo attraversando,<br />

perché finalmente possiamo guardare<br />

al bene comune. Certo, sono<br />

tempi diversi, c’è una crisi economica<br />

gravissima, e istituzioni<br />

e democrazia sono ad altissimo<br />

rischio, non reggono più. Ma<br />

non si può e non si deve tacere,<br />

* “L’Irpinia non dimentica Peppino Impastato”<br />

La memoria<br />

Nel giorno <strong>del</strong> ricordo <strong>del</strong>le vittime <strong>del</strong>la mafia<br />

e <strong>del</strong> terrorismo Rifondazione non dimentica<br />

la figura di Peppino Impastato, il<br />

giovane militante comunista che a Cinisi<br />

scelse di ribellarsi alla mafia e per questo,<br />

considerato scomodo a causa <strong>del</strong>le sue denunce<br />

attraverso “Radio Aut”, fu ucciso.<br />

«Peppino logorato dalla consapevolezza decise<br />

di ribellarsi - ricorda il segretario Tony<br />

Della Pia - di urlare con forza che "la mafia<br />

è una montagna di merda" , praticò il metodo<br />

<strong>del</strong>l'inchiesta per focalizzare dinamiche<br />

e, gli intrecci che le determinavano , ideò<br />

sistemi comunicativi, Radio Aut e L’Idea<br />

Socialista, luoghi di confronto democratico,<br />

il Circolo Musica e Cultura, per sollecitare<br />

partecipazione, diffondere cultura,consapevolezza,<br />

voglia di libertà, per contrastare<br />

le paure e la rassegnazione da sempre<br />

armi letali nelle mani dei potenti. Noi<br />

non intendiamo commemorarlo non sarebbe<br />

giusto, consuetudine vuole che si celebrino<br />

i morti, ma Peppino non è morto, Peppino<br />

vive in quanti ancora oggi lottano la<br />

stessa battaglia e urlano in ogni angolo <strong>del</strong><br />

Paese che la mafia è una montagna di merda».<br />

Anche Marcello Rocco <strong>del</strong> Pd di Serino in una<br />

nota ricorda Impastato associandolo alla<br />

figura <strong>del</strong>l’ex presidente Dc Aldo Moro,<br />

vittima <strong>del</strong> terrorismo.<br />

«Due fatti di sangue contraddistinsero quella<br />

triste giornata - ricorda - l’assassinio <strong>del</strong><br />

Presidente <strong>del</strong>la Democrazia Cristina Aldo<br />

Moro, per mano <strong>del</strong>le Brigate Rosse ed il ritrovamento<br />

<strong>del</strong> suo cadavere in via Caetani<br />

a Roma, e l’omicidio <strong>del</strong> giovane militante<br />

di Sinistra siciliano Peppino Impastato ad<br />

opera <strong>del</strong>la mafia. Ricordare, a 35 anni di<br />

distanza, quelle due morti rappresenta, per<br />

tanti di noi, un momento di vicinanza verso<br />

chi, anche a costo <strong>del</strong>la vita, ha speso la<br />

propria esistenza per l’interesse generale».<br />

Impastato, conclude, «vive ogni giorno attraverso<br />

l’azione di tutti coloro che si impegnano<br />

in politica e nel sociale per migliorare<br />

la realtà nella quale vivono 365<br />

giorni all’anno e non soltanto durante le<br />

campagne elettorali. L’antipolitica ed il malaffare<br />

si combattono con la buona politica<br />

attraverso l’esercizio <strong>del</strong>la legalità, <strong>del</strong>la trasparenza<br />

e <strong>del</strong>la difesa dei più deboli. L’impegno<br />

di tanti cittadini onesti e disinteressati<br />

alla vita pubblica attraverso l’associazionismo<br />

e l’attività politica ci mostra, ogni<br />

giorno, che ci sono i presupposti per un cambiamento<br />

reale ed in meglio. C'è l'Italia che<br />

onora Andreotti e quella che ricorda Peppino<br />

Impastato ed Aldo Moro. Siamo fieri<br />

d'appartenere a quest’ultima».<br />

bisogna parlare ai giovani, al<br />

Mezzogiorno. Stiamo trattando di<br />

attualità <strong>del</strong> pensiero di Moro. Bene,<br />

è o non è attualissimo quando<br />

diceva che ognuno deve recuperare<br />

il senso di responsabilità?<br />

Moro diceva, 35 anni fa: so bene<br />

che c’è la crisi, ma dobbiamo affrontare<br />

il nostro presente in tutta<br />

la sua drammaticità: questo è<br />

il senso <strong>del</strong>la politica. Non credo<br />

ci siano messaggi più attuali di<br />

questo».<br />

Il nove maggio è la data dalla<br />

quale ripartire?<br />

«Vi ringrazio di avermi chiesto<br />

questa riflessione oggi, e poi in una<br />

fase difficile <strong>del</strong>la mia vita: ricordare<br />

questa storia, quella fase<br />

storica, significa andare nella direzione<br />

di ripristinare il senso <strong>del</strong>lo<br />

Stato, perchè quando esso non<br />

c’è, prevalgono la prepotenza e la<br />

gestione <strong>del</strong> potere per il potere».<br />

Irpinia, Avellino al voto: la campagna<br />

elettorale è ancora localistica,<br />

poco attenta al salto di qualità,<br />

al pensare ad Avellino capoluogo,<br />

riferimento <strong>del</strong>le nuove<br />

politiche territoriali.<br />

«Sono d’accordo, e mi rivolgo alla<br />

città e alla provincia di Guido<br />

Dorso per dire che una visione<br />

non solo provinciale ma direi meridionale<br />

deve entrare a fare parte<br />

<strong>del</strong>la campagna elettorale in<br />

corso. Lo sa il nostro candidato a<br />

sindaco, Paolo Foti, a cui ho consigliato,<br />

insieme con gli altri candidati,<br />

di non rispondere alle provocazioni<br />

ma farsi carico <strong>del</strong>la capacità<br />

progettuale, e far emergere<br />

quella straordinaria espressione<br />

che è il senso <strong>del</strong>la comunità, fare<br />

cioé proposte alternative per<br />

guidare la città capoluogo. Essa<br />

non è più il paesone, né deve essere<br />

il centro <strong>del</strong>lo scontro o <strong>del</strong>l’insulto.<br />

Mi auguro che lo facciano tutti: i<br />

candidati <strong>del</strong> centrosinistra ma<br />

anche gli altri, gli avversari, a cui<br />

auguro di condurre la competizione<br />

sullo stesso livello, di altissima<br />

levatura. Credo che questa<br />

sia la versa sfida, leggere a fondo<br />

la lezione di Aldo Moro, degli anni<br />

bui <strong>del</strong> terrorismo, per dare risposte<br />

alla crisi economica e alla<br />

crisi occupazionale, che apre le<br />

porte alle infiltrazioni malavitose.<br />

Chiudo con un’ultima straordinaria<br />

e attualissima lezione di<br />

Moro: "Questo Paese non si salverà,<br />

la stagione dei diritti e <strong>del</strong>le<br />

libertà si rivelerà effimera se in<br />

Italia non nascerà un nuovo senso<br />

<strong>del</strong> dovere". Parole profetiche.<br />

Che non meritano nessun altro<br />

commento, se non la loro consegna,<br />

al dottor Foti come a tutti gli<br />

altri candidati. Sia questo il nuovo<br />

Mezzogiorno».<br />

(ivana picariello)

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