21.06.2013 Views

in Officina - Gustolocale

in Officina - Gustolocale

in Officina - Gustolocale

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

coli e dolci piselli, dove il tepido clima coll<strong>in</strong>are ed il sole primaverile riuscivano a farli maturare prima. Ma<br />

se le condizioni avverse non avessero permesso la maturazione dei piselli il rispetto della tradizione obbligava<br />

ad una apposita spedizione <strong>in</strong> Liguria dove da San Cipriano, sulle alture di Genova verso i Giovi, o da<br />

Albenga o da San Remo, con carriaggi, si portavano i piselli a Mestre, per venire poi imbarcati alla volta di<br />

Venezia.<br />

Questo piatto era ed è celebre <strong>in</strong> tutti i territori della Serenissima, talchè risi e bisi o rizi e bizi sono proposti<br />

ancora nei menù di tutte le città dell’Adriatico orientale, della Grecia e pers<strong>in</strong>o della Turchia, così come risibisi<br />

è il piatto che gli Austriaci, nel 1866, si portarono <strong>in</strong> patria, dopo l’abbandono di Venezia, come bott<strong>in</strong>o gastronomico<br />

ed è ancora possibile gustarlo nei ristoranti! Legume antico, il pisello, coltivato dall’uomo già da<br />

6000 anni <strong>in</strong> Asia M<strong>in</strong>ore e comunemente usato anche dagli Etruschi: nell’abitato di Bagnolo S.Vito, presso<br />

Mantova, cioè nell’Etruria padana, l’esame di resti paleobotanici ha portato all’<strong>in</strong>dividuazione di molti semi di<br />

legum<strong>in</strong>ose (fave e piselli) assai più abbondanti dei cereali (orzo e grano). I greci ed i romani lo conoscevano<br />

bene (biso deriva dal pisum romano) e Pl<strong>in</strong>io parla, fra i legumi secchi, dei piselli “avari” - probabilmente per<br />

la modesta dimensione del frutto rispetto al baccello - così come il greco Filone di Bisanzio, <strong>in</strong> un’opera <strong>in</strong> cui<br />

prevede m<strong>in</strong>uziosamente le scorte alimentari di una città assediata, afferma la necessità di costruire silos per<br />

riporre i piselli e gli altri legumi. Ma grande sviluppo il pisello lo ebbe nel Medioevo, periodo che segna una<br />

fondamentale rottura con la tradizione agricola romana che privilegiava il frumento come prodotto di pregio<br />

dest<strong>in</strong>ato ai mercati urbani; il successo di grani <strong>in</strong>feriori quali la segale, l’avena, l’orzo, la spelta e di cereali ad<br />

essi affi ancati, quali la fava, il fagiolo e poi ceci, cicerchie - spesso confuse con i piselli - sono il segno di una<br />

economia maggiormente condizionata dai bisogni alimentari immediati <strong>in</strong> un’ottica di “autoconsumo” che<br />

privilegiava la molteplicità dei prodotti per proteggersi meglio dalle conseguenze delle avversità climatiche,<br />

contro cui la tecnologia del tempo poco poteva, ed ancora poco può. Da noi, nel Vicent<strong>in</strong>o, la diffusione dei<br />

bisi la si deve ai monaci Benedett<strong>in</strong>i, gli stessi che bonifi carono queste zone ed ai quali si devono i nomi di<br />

alcune località: San Mauro, San Teobaldo, San Maiolo. Del resto la funzione di questi ord<strong>in</strong>i monastici nell’attività<br />

agricola ed “offi c<strong>in</strong>ale” è risaputa: non fosse stato per loro diffi cilmente sarebbero sopravvissute alcune<br />

specie di erbe o di piante (vale certamente per gli asparagi). La selezione è avvenuta nel corso dei secoli ed<br />

ancora le migliori qualità restano la “nana”, la Serpent<strong>in</strong>a, la Espresso generoso e la Palladio.<br />

Alfredo Pelle

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!