La Provincia di Milano per la pace e la cooperazione in Africa
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economici che <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i politici. Furono <strong>in</strong>trodotte Costituzioni che ammettevano il pluralismo e il<br />
multipartitismo. Qua e là si svolsero elezioni con il corredo delle garanzie necessarie.<br />
Il s<strong>in</strong>golo fatto più importante fu lo smantel<strong>la</strong>mento dell’apartheid <strong>in</strong> Sud <strong>Africa</strong>. È f<strong>in</strong>ito un regime<br />
o<strong>di</strong>oso e il più importante Stato del cont<strong>in</strong>ente è stato restituito al<strong>la</strong> politica dell’<strong>Africa</strong> mettendo<br />
f<strong>in</strong>almente <strong>in</strong> circolo le sue risorse, <strong>la</strong> sua forza economica e politica, mentre il grande fasc<strong>in</strong>o<br />
<strong>per</strong>sonale <strong>di</strong> Nelson Mande<strong>la</strong>, <strong>in</strong>coronato presidente nel 1994, riempiva il vuoto nel<strong>la</strong> leadership<br />
del cont<strong>in</strong>ente nero che si era a<strong>per</strong>to con l’uscita <strong>di</strong> scena dei “padri del<strong>la</strong> patria”, dei Senghor,<br />
dei Nyerere. Dopo aver colpevolmente tollerato il razzismo, il mondo non ha compreso l’enorme<br />
valore del processo che si è compiuto <strong>in</strong> Sud <strong>Africa</strong>. Forse non si vuole ammettere che accettare<br />
e praticare il “plurale” voluto dal<strong>la</strong> storia - al<strong>la</strong> so<strong>la</strong> con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> ripu<strong>di</strong>are il razzismo e <strong>la</strong> <strong>di</strong>scrim<strong>in</strong>azione<br />
- è meglio che pretendere <strong>di</strong> “territorializzare” i <strong>di</strong>ritti dei popoli o le aspettative delle<br />
m<strong>in</strong>oranze. Il Sud <strong>Africa</strong> dovrebbe costituire un term<strong>in</strong>e <strong>di</strong> riferimento <strong>di</strong> ogni politica <strong>in</strong>tesa ad<br />
alleviare i problemi del<strong>la</strong> transizione <strong>in</strong> <strong>Africa</strong>.<br />
Magari senza esau<strong>di</strong>re f<strong>in</strong>o <strong>in</strong> fondo le aspettative, negli ultimi 10-15 anni l’<strong>Africa</strong> ha conosciuto<br />
progressi notevoli. In molti paesi africani, soprattutto nel<strong>la</strong> regione che dal Corno si sp<strong>in</strong>ge verso i<br />
Gran<strong>di</strong> <strong>La</strong>ghi f<strong>in</strong>o al Congo, si è prodotta una mutazione <strong>di</strong> gruppi <strong>di</strong>rigenti. Al posto <strong>di</strong> regimi che<br />
coltivavano il caos come so<strong>la</strong> alternativa all’impotenza dello Stato e al<strong>la</strong> mancanza <strong>di</strong> risorse da<br />
<strong>di</strong>stribuire, <strong>in</strong>tanto ai propri clienti, sono arrivati al potere governi che <strong>in</strong>terpretano gli <strong>in</strong>teressi <strong>di</strong><br />
ceti <strong>in</strong> crescita, che credono nel<strong>la</strong> legalità, fosse pure a proprio profitto, prendendo <strong>per</strong> buona <strong>la</strong><br />
sfida del<strong>la</strong> globalizzazione. I risultati non sono def<strong>in</strong>itivi. Lo <strong>di</strong>mostrano gli strappi recenti <strong>in</strong> Gu<strong>in</strong>ea,<br />
Madagascar, Mauritania. <strong>La</strong> violenza cont<strong>in</strong>ua a pendere come una m<strong>in</strong>accia <strong>in</strong> molte situazioni.<br />
Anche le elezioni sono e sono state causa <strong>di</strong> sospetti, <strong>di</strong>spute e scontri (<strong>in</strong> Costa d’Avorio, <strong>in</strong><br />
Kenya, <strong>in</strong> Zimbabwe). <strong>La</strong> pacificazione del Congo è <strong>la</strong>rgamente <strong>in</strong>compiuta. <strong>La</strong> guerra fra Eritrea<br />
e Etiopia (1998-2000), scoppiata fra due paesi che sembravano dei capisal<strong>di</strong> del “nuovo or<strong>di</strong>ne”,<br />
è un segnale <strong>in</strong>quietante. Resta il fatto che <strong>la</strong> successione <strong>in</strong> paesi come il Ruanda, l’Uganda,<br />
forse <strong>la</strong> Nigeria e, con molti <strong>in</strong>terrogativi, il Congo-Zaire, oltre all’Etiopia (l’Eritrea rischia <strong>di</strong> f<strong>in</strong>ire nel<br />
novero degli Stati “falliti”), ha rappresentato un salto <strong>di</strong> qualità effettivo con prospettive <strong>di</strong> durata.<br />
Gli Stati Uniti, con una forzatura, hanno salutato a suo tempo questi governi come “democratici”.<br />
Ma essi non sono propriamente democratici. Molto più semplicemente, essi praticano il libero<br />
mercato come <strong>di</strong>scepoli molto <strong>di</strong>ligenti. Per il resto, molti governi hanno un’irresistibile vocazione<br />
all’uso del<strong>la</strong> forza, suscitando una stessa turbolenza fra le opposizioni, sempre sull’orlo del<strong>la</strong> protesta<br />
o del<strong>la</strong> rivolta. <strong>La</strong> legittimazione <strong>di</strong>scende spesso dall’aver v<strong>in</strong>to una guerra civile. <strong>La</strong> sanzione<br />
<strong>di</strong> tipo democratico, dove e quando sono state <strong>in</strong>dette elezioni con un m<strong>in</strong>imo <strong>di</strong> garanzie, è stata<br />
un passaggio poco più che formale.<br />
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