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La Provincia di Milano per la pace e la cooperazione in Africa

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agroalimentari, spesso OGM, che garantiscono sì un buon raccolto, ma anche <strong>la</strong> <strong>di</strong>pendenza<br />

costante da un mercato governato da pochi e soggetto a specu<strong>la</strong>zioni monopolistiche, oppure<br />

le sementi migliorate <strong>di</strong> varietà locali, prodotte dagli stessi conta<strong>di</strong>ni utilizzando meto<strong>di</strong> e tecniche<br />

governabili da loro stessi dopo un processo <strong>di</strong> formazione che li rende padroni e consapevoli dello<br />

sviluppo possibile del<strong>la</strong> loro attività? E quale mercato? Quello delle monoculture <strong>per</strong> l’esportazione,<br />

o quello locale, dei prodotti <strong>per</strong> l’alimentazione <strong>di</strong> base, entrambi <strong>per</strong> altro non accessibili ai piccoli<br />

produttori? Sono solo due dei temi <strong>di</strong> cui molto si è par<strong>la</strong>to e <strong>di</strong>scusso negli ultimi decenni, ma su<br />

cui ancora non si è trovata una s<strong>in</strong>tesi; o meglio, su cui gli <strong>in</strong>teressi sono talmente contrapposti<br />

che ben <strong>di</strong>fficilmente potrà essere trovata una formu<strong>la</strong> che metta d’accordo tutti gli attori <strong>in</strong> gioco,<br />

e che, soprattutto, <strong>per</strong>metta all’80% dei conta<strong>di</strong>ni africani <strong>di</strong> uscire dal<strong>la</strong> povertà e <strong>di</strong> produrre il<br />

cibo sufficiente a sfamare se stessi e tutta <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione del cont<strong>in</strong>ente.<br />

E che <strong>di</strong>re del<strong>la</strong> terra? Anche qui il <strong>di</strong>scorso potrebbe prendere <strong>di</strong>rezioni <strong>di</strong>verse: <strong>la</strong> conservazione<br />

del territorio, l’impatto del riscaldamento globale sui processi <strong>di</strong> desertificazione e sui <strong>di</strong>sastri ambientali,<br />

ad esempio, che colpiscono sempre più spesso e con maggior violenza proprio i paesi<br />

del Sud del mondo. Tutti argomenti molto <strong>per</strong>t<strong>in</strong>enti, e molto complicati <strong>in</strong> sé stessi, e soprattutto<br />

quando si par<strong>la</strong> del sostegno al<strong>la</strong> produzione agrico<strong>la</strong> dei conta<strong>di</strong>ni che <strong>la</strong>vorano contando sulle<br />

con<strong>di</strong>zioni climatiche <strong>per</strong> godere del frutto del<strong>la</strong> propria fatica. Qui <strong>per</strong>ò vogliamo puntare l’attenzione<br />

sul fenomeno del momento: l’accaparramento del terreno adatto al<strong>la</strong> sviluppo dell’agricoltura<br />

meccanizzata: il <strong>la</strong>nd grabb<strong>in</strong>g che sp<strong>in</strong>ge i conta<strong>di</strong>ni poveri nelle aree più marg<strong>in</strong>ali e meno<br />

produttive.<br />

Secondo le stime dell’International Food Policy Research Institute, dal 2006 ad oggi sarebbero<br />

stati resi <strong>di</strong>sponibili <strong>per</strong> gli <strong>in</strong>vestitori stranieri nei paesi <strong>in</strong> via <strong>di</strong> sviluppo dai 15 ai 20 milioni <strong>di</strong><br />

ettari <strong>di</strong> terreno coltivabile, un’estensione pari al terreno agricolo francese, <strong>per</strong> un valore stimato<br />

annualmente tra i 20 e i 30 miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> dol<strong>la</strong>ri. Si tratta dei terreni potenzialmente più produttivi,<br />

quelli più facilmente dotabili delle necessarie <strong>in</strong>frastrutture <strong>per</strong> l’irrigazione, lo stoccaggio e <strong>la</strong><br />

commercializzazione.<br />

Tra i Paesi <strong>in</strong>teressati dal fenomeno molti si trovano nell’<strong>Africa</strong> Sub – Sahariana: Camerun, Etiopia,<br />

Congo RDC, Madagascar, Somalia, Sudan, Tanzania, Zambia quelli citati nel rapporto come i casi<br />

più ec<strong>la</strong>tanti. Un fenomeno così rilevante da essere def<strong>in</strong>ito come una nuova forma <strong>di</strong> colonialismo<br />

da Diouf, il già citato <strong>di</strong>rettore generale del<strong>la</strong> FAO.<br />

Ma chi <strong>in</strong>veste <strong>in</strong> terreni agricoli e <strong>per</strong>ché? In <strong>Africa</strong> Orientale sono soprattutto le mult<strong>in</strong>azionali e<br />

i governi asiatici e me<strong>di</strong>orientali ad accaparrarsi i terreni agricoli migliori.<br />

In Sudan, ad esempio, un fondo d’<strong>in</strong>vestimenti <strong>di</strong> Abu Dhabi ha ottenuto 28.000 ettari <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />

produzione <strong>di</strong> patate, fagioli e granoturco dest<strong>in</strong>ati agli Emirati Arabi mentre l’Egitto e gli Emirati<br />

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