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note per la storia della cultura greca della calabria medioevale

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64 SANTO LUCÀ<br />

essere destinato al<strong>la</strong> conservazione come status-symbol, o come<br />

«libro di famiglia», giacché sul margine di f. 94 occorre un elenco<br />

di spese sostenute <strong>per</strong> <strong>la</strong> riparazione dell’abitazione del notaio<br />

Nico<strong>la</strong> Pelekanos (61). D’altro canto, vale <strong>la</strong> pena di ripetere che <strong>la</strong><br />

traduzione in greco delle stesse Costituzioni non è certo indirizzata<br />

al<strong>la</strong> componente grecofona, oramai completamente <strong>la</strong>tinizzatasi<br />

almeno a livello delle c<strong>la</strong>ssi professionali, ma si inserisce piuttosto<br />

fra le manifestazioni di quel<strong>la</strong> letteratura eulogica, volta a magnificare<br />

virtù e gesta dell’im<strong>per</strong>atore. E, dunque, essa <strong>per</strong>segue, a mio<br />

parere, scopi propagandistici, sottesi all’ideologia sveva, tutta protesa<br />

ad esaltare <strong>la</strong> maiestas di Federico II.<br />

Merita maggiore attenzione, invece, l’altro caso nel quale il<br />

restauro testuale manifesta un qualche serio interesse di studio in<br />

epoca tarda (fine del sec. XV).<br />

L’o<strong>per</strong>a di Giovanni Damasceno, è notorio, godette di grande<br />

successo in ambito monastico e non. In partico<strong>la</strong>re, <strong>la</strong> Πηγ<br />

γνώσεως, che nel<strong>la</strong> Dialectica recepisce concetti, definizioni, sillogismi<br />

di Aristotele e di Porfirio, fu tramandata, letta e studiata anche<br />

nei milieux aristocratici d’epoca tarda, i quali, proprio in quanto<br />

assorbiti e assunti in una dimensione occidentale, riscoprirono il<br />

pensiero aristotelico, a noi più congeniale, anche attraverso <strong>la</strong><br />

mediazione del teologo di Damasco. Interpreta e testimonia al<br />

meglio il rovesciamento di valori, <strong>cultura</strong>li e linguistici, l’omeliario<br />

di Αγγελς Καλαρς τ Φιλλέτη, ieromonaco del S. Salvatore di<br />

Messina e allievo di Costantino Lascaris nel secolo XV/XVI. In<br />

effetti, le orazioni sono scritte in greco, ma – come scrisse Giovanni<br />

Mercati (62) – «nel<strong>la</strong> composizione e nel tono si vede <strong>la</strong> mente di<br />

un predicatore <strong>la</strong>tino del suo tempo».<br />

Rilevo ancora che l’o<strong>per</strong>a di Giovanni aveva destato l’interesse<br />

di un altro ca<strong>la</strong>brese del XV secolo. In un codice parigino <strong>la</strong>tore<br />

dell’o<strong>per</strong>a del teologo di Damasco (Par. gr. 1116), ne ho già fatto<br />

cenno, prodotto probabilmente a Rossano nel 1123/1124 <strong>per</strong> il<br />

sacerdote Michele Philes dal notaio Basilio Scalidròs, uno studente<br />

ca<strong>la</strong>brese affidò a margine del f. 5r (siamo proprio all’inizio del<strong>la</strong><br />

Dialectica) le sue amare e disincantate riflessioni, in un greco demo-<br />

(61) LUCÀ, Il libro greco cit., p. 353. Il cognome Pellicano/Pellicanò è assai<br />

diffuso nel meridione d’Italia.<br />

(62) G. MERCATI, Per <strong>la</strong> <strong>storia</strong> dei manoscritti greci di Genova, di varie<br />

badie basiliane d’Italia e di Patmo, Città del Vaticano 1935 (Studi e testi, 68), p.<br />

106 n. 1.

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