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note per la storia della cultura greca della calabria medioevale

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78 SANTO LUCÀ<br />

del<strong>la</strong> propria dottrina (116), è possibile cogliere un’analoga modalità<br />

di fruizione (117).<br />

* * *<br />

Se quanto sommariamente fin qui delineato coglie il segno, <strong>la</strong><br />

realtà del secolo XV si salda quasi <strong>per</strong>fettamente con quel<strong>la</strong> che<br />

man mano è riaffiorata attraverso i manoscritti su<strong>per</strong>stiti dei secoli<br />

X-XIV. La facies <strong>cultura</strong>le del<strong>la</strong> Ca<strong>la</strong>bria di lingua <strong>greca</strong> è di netta<br />

impronta <strong>per</strong>iferica, nel senso che sono state le cerchie cólte delle<br />

province egizio-alessandrina, siro-palestinese, micrasiatica a imprimere<br />

fra VII e VIII secolo in modo indelebile quel αρακτήρ<br />

‘provinciale’ (l’aggettivo non ha valenza negativa), che, sia pure<br />

con qualche innesto ‘nuovo’, rimase nei secoli sostanzialmente<br />

immutato. Rammento di sfuggita che proprio a Rossano risultano<br />

(116) Per esempio i termini µελας, ρτιµς, <strong>la</strong> forma πασσν, ecc.,<br />

occorrenti nei Vat. gr. 2020, 2138 e 2000: E. FOLLIERI, Ciriaco µελας, in Zetesis.<br />

Bijdragen op het gebied van de k<strong>la</strong>ssieke filologie, filosofie, byzantinistiek<br />

patrologie en theologie. Door collega’s en vrienden aangeboden aan prof. dr. Emile<br />

de Strijcker ..., Antwerpen-Utrecht 1973, pp. 502-528, ora in EAD., Byzantina et<br />

Italograeca. Studi di Filologia e di Paleografia, a cura di A. ACCONCIA LONGO -<br />

L. PERRIA - A. LUZZI, Roma 1997 (Storia e letteratura. Raccolta di studi e testi,<br />

195), pp. 131-159. A mio parere, tuttavia, l’uso di tali termini non riflette necessariamente<br />

una ricezione diretta del<strong>la</strong> letteratura c<strong>la</strong>ssica, omerica nel caso specifico,<br />

ma piuttosto una ricezione mediata attraverso i Padri del<strong>la</strong> Chiesa, in<br />

primis Gregorio di Nazianzo, e <strong>la</strong> letteratura lessicografica, in partico<strong>la</strong>re il lessico<br />

dello Ps.-Cirillo, che, e<strong>la</strong>borato nell’Alessandria cristiana del secolo VI,<br />

ebbe poi ampia diffusione in Italia meridionale, specialmente in Ca<strong>la</strong>bria.<br />

(117) Su questi aspetti mi <strong>per</strong>metto di rinviare ad un mio prossimo <strong>la</strong>voro,<br />

in cui si tenterà di mostrare come l’utilizzazione, in ambito italomeridionale, di<br />

termini di ascendenza c<strong>la</strong>ssica in componimenti poetici o in sottoscrizioni<br />

metriche (e non) di manoscritti sia da corre<strong>la</strong>re non già all’acquisizione di una<br />

<strong>cultura</strong> ‘profana’ di buon livello, ma piuttosto a composizioni rinvenute nell’antigrafo,<br />

<strong>per</strong> lo più originario dell’ambito siro-palestinese, da cui si trascriveva.<br />

Gli italogreci, in altri termini, si sarebbero limitati a copiare e conservare,<br />

magari riadattandoli, formule, espressioni, componimenti metrici, termini rari,<br />

che avevano avuto modo di re<strong>per</strong>ire in codici più antichi, giunti in Italia a partire<br />

dal secolo VII grazie alle immigrazioni delle élites aristocratiche siro-palestinesi<br />

ed egizio-alessandrine esuli dopo <strong>la</strong> conquista araba. Rammento, di sfuggita,<br />

a mero titolo esemplificativo, che un manoscritto italogreco di «scuo<strong>la</strong><br />

niliana», l’attuale Vat. gr. 2028, è testis unicus di o<strong>per</strong>e di Evagrio Pontico<br />

(Kepha<strong>la</strong>ia gnostica e Lettere) <strong>note</strong> solo in versione siriaca, nonché dell’Ad imitationem<br />

Cantici, trasmessa in greco anche dal codice ‘niliano’ del Centro Ivan<br />

Dujčev di Sofia, gr. 160, che invece è noto solo in versione araba: P. GÉHIN,<br />

Evagriana d’un manuscrit basilien (Vaticanus gr. 2028, olim Basilianus 67), in Le<br />

Muséon 109 (1996), pp. 59-85.

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