Comunali - A Termoli esclusa una lista di Antonio Di Brino

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PER UGO CIARFEO Dieci attrici per un... capolavoro ’La casa di Bernarda Alba’ urlando fa svegliare tutta la Nel week end alla galleria civica di arte contemporanea di Termoli TERMOLI - Siamo al quinto spettacolo di Termoli Winter 2009/2010 e la Compagnia "LALTROTHEA- TRO" di Ugo Ciarfeo si cimenta in un capolavoro della drammaturgia moderna della Spagna, firmato da Federico Garcia Lorca: "La casa di Bernarda Alba". Il dramma, truce storia di compressa verginità, narra la vicenda di una madre di cinque figlie che, dopo il funerale del suo secondo marito, impone in casa un lutto stretto per otto anni, controllando, reprimendo e anche castigando il comportamento delle cinque donne e soprattutto il contatto con il genere maschile. Angustias, figlia di primo letto di Bernarda ed unica erede della fortuna lasciatale dal padre, è la promessa sposa di Pepe il romano, il giovane più bello del paese, ma interessato solo al denaro di Angustias, poco aggraziata e malaticcia, oltre ad essere più grande di lui. Ma Pepe è innamorato,corrisposto,di Adele, sorella minore ed anche la più bella tra le altre. Con l’arrivo dell’afa estiva e dei mietitori, le figlie di Bernarda trattengono a stento la loro sensualità. Reciproche gelosie tra Martirio, taciturna e rancorosa adoratrice di Pepe, e le altre, alla fine scoppiano e Bernarda, messa sull’avviso da Ponzia, decide di sorvegliare di persona le figlie per evitare che accada l’irreparabile. Una notte, come accade ormai quasi tutte le notti, Pepe si incontra con Adele; Martirio, scoperta la tresca, Memorie di un molisano nazional-conservatore "Raggiunsi il Montenegro alla fine del 1942. I miei superiori avevano destinato me (giovane sottotenente e reduce dallo scacchiere bellico greco-albanese) al Comando Supremo Militare del Governatorato di quella regione balcanica". Esordisce così Claudio Orazi, raccontando a chi scrive (nell’ormai lontano 1972) le proprie vicende ed esperienze legate alla Seconda Guerra Mondiale. Breve premessa. Qualche anno fa, rispolverando e catalogando alcuni vecchi appunti risalenti al periodo della mia naja militare, sono letteralmente "incappato" in uno straordinario documento. Trattasi di una sorta di racconto-testimonianza (rilasciatomi dal mio Comandante di Reggimento) che menziona anche, apertis verbis, un singolare e coraggioso intervento da parte di Elena Baleshit-Pejeterit-Njegushit (figlia di Nicola I del Montenegro nonché Seconda Regina d’Italia in quanto Consorte di Vittorio Emanuele III) concernente la tragica questione degli ebrei. Ecco, ora, uno stralcio della rievocazione di Claudio Orazi (oggi novantenne Generale di Divisione in pensione). "L’ondata di persecuzioni contro gli ebrei partì, come tutti sanno, da Adolf Hitler, e Mussolini dovette, a malincuore, sottostare alla volontà del potente alleato. Nel Montenegro gli ebrei erano pochi, molto pochi. Ma il problema divenne per il Governatore Alessandro Pirzio Biroli ugualmente pressante ed angoscioso, allorché, per accordi presi con i tedeschi, le nostre truppe dovettero abbandonare la zona di Skoplje (gennaio 1943), confinante con il Montenegro, e in particolare Visegrad. La, infatti, si erano raccolti numerosi ebrei, profughi dalle regioni limitrofe già in mano germanica. Così accadde che quando le truppe italiane dovettero lasciare Visegrad, il Generale Pirzio Biroli fu supplicato affinché cinquemila ebrei ci potessero seguire nel territorio da noi presieduto. Ricordo che, in uno di quei giorni così convulsi e drammatici, venne recapitato al Governatore un messaggio urgentissimo e firmato dal Generale Paolo Puntoni. In esso risultava chiarissimo e perentorio il desiderio di Sua Maestà la Regina Elena affinché il Governatore del Montenegro si adoperasse, in tutti i modi e con energia, affinché fosse garantita la salvezza di tutte le comunità ebraiche. Pirzio Biroli, confortato anche dalla volontà della Sovrana, autorizzò il Comandante della nostra colonna a lasciarsi seguire dai cinquemila ebrei, che in tal modo potereno salvarsi". Ancora una volta, dunque, l’illustre progenie (rappresentata da Elena Baleshit-Pejeterit-Njegushit) del Principe shqipetar Aleksander Krahumire (trisnipote di Genzio, a sua volta quinto ed ultimo Sovrano d’Illiria dal 181 al 167 a.C.) e della nobile Romana Sempronia Drusilla (discendente di Publio Sempronio Sofo, Console di Roma nel 304 a.C.) doveva affidare alla memoria dei posteri un gesto di coraggio e libertà! Tiberio Occhionero casa e Bernarda allora va fuori, dove si era nascosto Pepe e spara col suo fucile. Adele, credendo morto il suo amante, si impicca. Rientrata in casa, Bernarda ordina alle figlie di tacere la verità, imponendo che i funerali della sorella siano quelli di una vergine, quando in realtà era incinta di Pepe e privi di compianto funebre. Dieci personaggi al femminile; le dieci attrici che ridanno vita ad un teatro meraviglioso e mediterraneo sono: Elisa Amoruso (Bernarda Alba), Alessia Mancini (Josefa), Franca Sciarretta (Angustias), Anna Maria Petruccelli (Maddalena), Marcella Occhionero (Amelia), Annamaria Graziani (Martirio), Silvia Caia (Adele), Concetta Pilla (Ponzia), Ida Mazzocchetti (Prudenza) e Giuseppina Bucci (la serva). Pepe il romano non si vedrà mai sulla scena, però la sua presenza domina la vita di tutte le donne della casa. La regia è di Ugo Ciarfeo. Direzione artistica di Mario Tofani, effetti sonori con Alessio Guadrini, scena di Gabriel Coiman, costumi disegnati e realizzati dal Laboratorio de "Laltrotheatro", immagine del manifesto di Bruno D’Apice. Sabato 6 marzo, ore 21 e domenica alle 18.
«Abbiamo cambiato tutto, ma dove sono i risultati? Un altro acquisto? Forse, ma servirà davvero?» «La squadra non va, lo dico da tre settimane. E’ ora di finirla con le passerelle» Capone: «Ma quali playoff!» Deluso dal pareggio con il Casoli, il patron sembra alzare bandiera bianca: «Non ci siamo» «BASTA con le passerelle, la squadra non va. Lo avevo già detto tre settimane fa. I playoff? Se non cambiamo marcia non ci andremo mai. Lo dico perché abbiamo sbaggliato tre delle ultime cinque partite e perché domenica scorsa non è andata bene». Aveva deciso di non parlare subito dopo la partita. Meno male, visto quello che ha detto ieri a mente fredda. Era troppo nervoso dopo il pareggio casalingo dei lupi con il Casoli. Rischiava di alzare la voce e di farsi prendere dall’ira come a Trivento dopo lo stentato 1-0 con il fanalino di coda Montecchio. La notte porta consiglio anche per il patron di Montella e allora, un giorno dopo, eccolo esternare dalle nostre colonne le sue sensazioni e la delusione dopo l’ennesimo passo falso dei lupi. Un punto soltanto contro il Casoli e ora anche i playoff sembrano lontani. «Sono amareggiato - commenta - La squadra non va da diverse settimane». Ma c’è stato un buon secondo tempo, presidente? «No, domenica scorsa, per me, non è andata bene». Il patron è andato via al rigore sbagliato e si è perso la bella reazione rossoblù. E’ deluso per i playoff che si allontanano? «Certo, abbiamo cambiato allenatore, investito tanti altri soldi e i risultati sono sempre gli stessi. Anzi siamo sempre più in deficit. Peccato, perché stavamo andando bene e ora anche con La Cava è aumentata la distanza dalla quinta in classifica (in realtà, anche se la sostanza cambia poco, quando Paolucci è stato esononerato i lupi erano distanti dalla quinta, il Chieti, sette punti, mentre oggi sono a sei lunghezze sempre dai teatini che sono ancora quinti in classifica, ndr)». Dunque, per lei ci sono poche speranze per i playoff? «Con una squadra che non vince non si va da nessuna parte. Bisogna riprendersi. Lo dico da tre settimane. Ma noi speriamo ancora». Infatti avete pensato di ingaggiare un altro attaccante. Dunque la speranza non è ancora morta. «Non so se arriverà questo giocatore. Forse sì, forse no. Del resto ci potrà davvero servire?». Non andiamo oltre. Il patron è deluso. Si rende perfettamente conto che in un campionato che nessuno sembra voler vincere il Campobasso si è fatto trovare ancora una volta impreparato. Certo è che il trittico di vittorie e l’entusiasmo del mese scorso sono sfumati nel nulla. E che, con i playoff a sei punti, anche il piano B si complica. Maurizio Cavaliere Patron Capone (solo) in tribuna La ’strage’ di palle gol contro il Casoli ha evidenziato i problemi di mira del reparto offensivo Lupi, arriva un altro attaccante La società non demorde: in prova l’argentino Andretta UN altro attaccante, per ora in prova. Si chiama Andretta è argentino e ha una discreta esperienza alle spalle. Il Campobasso ha deciso così di tentare un’ultima carta nella difficoltosa corsa ai playoff. L’assenza di un centravanti in grado di supportare Covelli e (magari) di fare pure qualche golletto tra una partita e l’altra, e la possibilità di pescare ancora qualcuno sul mercato, sono stati ovviamente gli argomenti del giorno in casa Campobasso. La strage di palle-gol di domenica scorsa a Selvapiana, costata ai lupi, due punti preziosi nella rincorsa ai playoff, ha evidenziato una volta ancora le difficoltà della squadra in fase offensiva. Alessandrì è solo generoso, Gallicchio (fermo fino al termine del campionato), purtroppo deve accontentarsi di indossare i panni di primo tifoso, Todino non è una seconda punta nel senso letterale del termine, ma un buon giocatore che ha bisogno di giocare con la palla tra i piedi, stesso discorso per Stephane Coquin che domenica è stato anche sfortunato. Morale: la palla, complice l’inedita imprecisione sotto porta di un Covelli comunque positivo per determinazione e personalità, non ha mai centrato il bersaglio grosso, tranne quando Minadeo ha messo sulla testa dello stesso centrattacco calabrese un pallone che non poteva (almeno quello) finire fuori dai sette metri e trentadue centimetri per due e quarantaquattro che delimitano la porta. Proprio Minadeo che, con il portiere Trinchera (in ritardissimo sull’uscita) condivide la responsabilità per il gol incassato, è stato uno tra gli uomini più pericolosi in fase offensiva: non solo per l’assist preciso per Covelli in occasione del succitato 1-1, ma anche per il netto fallo subito in area, giustamente punito dall’arbitro con un rigore. Senza dimenticare lo sfortunato palo di Follera (altro difensore con licenza di uccidere) a portiere battuto. Insomma le palle gol migliori (escluso Covelli) arrivano dai difensori. Segno che qualcosa non va, soprattutto in una squadra offensiva come il Campobas- so disegnato da La Cava. Ecco dunque che si torna a parlare di mercato, di attaccanti svincolati e di altri bomber di esperienza, ma ormai fuori dal grande giro. Una necessità per una società che, all’indomani del grave infortunio occorso a Gallicchio, aveva deciso di continuare con chi c’era già. Il fatto è che da quel maledetto pomeriggio di Atessa, che avrebbe potuto segnare la svolta del torneo dei lupi, sono arrivati la miseria di cinque punti in quattro gare (tre delle quali in casa) e soltanto tre gol. Troppo poco anche per chi, sfumata la possibilità di vincere il campionato, ha dirottato le proprie ambizioni verso i meno complicati playout. Meno complicati, ma solo a patto che si torni presto a vincere. Per ora, forse, arriverà un attaccante. Meglio che niente. Aspettando il ritorno in campo di Ermanno Cordua, che però, sembra essere ancora lontano, proprio come i playoff oggi a dieci turni dal triplice fischio del campionato. cp
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